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CAPITOLO XVI.

- Sei sicuro di volerlo fare?- gli chiedo.

Nagisa annuisce.

- Non voglio iniziare l'anno nuovo senza aver chiarito con loro- mormora.

Sta tremando leggermente, ma finge sia per il freddo.

Io e Nagisa passeremo le vacanze di Natale a casa mia: mio fratello maggiore non riuscirà a tornare a casa in tempo, così i miei hanno accolto volentieri un secondo figlio adottivo.

E poi adorano Nagisa e la sua allegria, dicono che mi ha aiutato molto ad aprirmi, per cui è sempre ben accetto e lo sa.

Oggi è Capodanno, per cui Nagisa ha deciso di venire a parlare con i suoi genitori prima di andare a festeggiare.

Fa un respiro profondo e bussa alla porta.

Poco dopo, quest'ultima viene aperta da sua sorella.

Quando ci vede, spalanca la bocca.

- Nagisa!- urla, abbracciando di slancio il fratello.

Il ragazzo rimane di sasso e mi guarda, non sapendo bene come reagire.

Non ha neanche tanto tempo per pensarci dato che, probabilmente attirati dall'urlo della figlia, i genitori di Nagisa si fiondano all'entrata.

- Ciao- li saluta il ragazzo, ancora stretto nell'abbraccio della sorella.

- Buonasera- dico.

- Cosa ci fate qui?- ci chiede suo padre.

- Voglio parlare con voi- afferma Nagisa.

Suo padre ci squadra un attimo, poi fissa la figlia; non so quale conversazione mentale stiano avendo, ma alla fine la coppia si sposta e ci permette di entrare in casa.

Nanako lascia andare Nagisa e la seguiamo fino alla cucina.

Loro quattro si siedono, mentre io decido di rimanere in piedi dietro a Nagisa per ogni evenienza.

- Allora. Di cosa vuoi parlare?- è sua madre a prendere la parola per prima.

Nagisa fa un respiro profondo.

- Innanzitutto, vorrei scusarmi per come mi sono comportato l'ultima volta- inizia.

- È il minimo, dopo che siete scappati nel bel mezzo della notte- commenta suo padre.

- Non avevo altra scelta!- esclama Nagisa.

Gli metto una mano sulla spalla, cercando di comunicargli di non scaldarsi troppo per non peggiorare le cose.

Lui pare rilassarsi; intravedo sua madre guardarmi male, ma non tolgo lo sguardo dal ragazzo.

- Mi avete sempre spronato a dare il meglio in tutto, ma solo perché volevate fossi perfetto: quando sbagliavo, o non accadeva quello che volevate, non facevate altro che sgridarmi. Io cercavo di migliorare, per farvi felici; però non mi piaceva studiare, non mi piaceva essere trattato da ragazza e non volevo sicuramente essere il migliore nella squadra di nuoto.

- Ciò che desideravo, e desidero tutt'ora, è nuotare con i miei amici, divertirmi con loro ed essere trattato come tutti gli altri. E so che studiare è importante, ma passare le giornate sui libri per prendere il massimo dei voti mi fa solo male.

- Io so di non essere una persona normale, sono consapevole di avere le mie stranezze, ma tutti le hanno. Io vorrei che la mia famiglia le accettasse e mi sostenesse, come fanno i miei amici; invece per tutti questi anni mi sono sentito soffocare da voi. Per questo sono scappato: non ce la facevo più. Ma mi sono reso conto che, se non vi avessi detto niente, non sarebbe mai cambiato nulla; per cui sono tornato-.

L'ultima frase è quasi un sussurro.

Nagisa tiene sempre i suoi sentimenti dentro si sé, finché non esplodono: questo è il risultato di anni di soffocamento da parte della sua famiglia.

Ora sta sfogando tutto il dolore e la frustrazione che ha provato negli anni, nel venire trattato come sbagliato.

- Come facevamo a sapere che non stavi bene? Tu sorridevi sempre...- mormora sua mamma.

- Perché mi piace sorridere: trovo che non ci sia nulla di male nel cercare di non essere tristi e vedere il lato positivo in ciò che accade. Io voglio essere fonte di gioia per gli altri, ma questo non significa che non stia mai male- le spiega lui.

Per un attimo cala il silenzio.

- Potrai anche addossare a noi la colpa della tua frustrazione; ma finché tu non ti comporti da persona matura, per noi rimarrai sempre un ragazzino indisciplinato- afferma suo padre.

Spalanco gli occhi: ma allora non ha capito niente del discorso.

- Ho sedici anni: io non sono ancora una persona matura. Non come un adulto almeno; ma questo non significa che non ho mie opinioni o sentimenti- ribatte Nagisa.

- Nagi, io non pensavo che...-.

- Tu non hai colpe, Nanako; è tuo fratello che non ha mai avuto la forza di esprimersi- la interrompe il padre.

- Nagisa. Dato che sei stato in silenzio per tutto il tempo, ci risulta molto difficile credere che quello che dici sia vero, e non una scusa che ti stai inventando per come ti sei comportato- continua poi, rivolto verso il figlio.

- Posso testimoniare che Nagisa ha sempre provato questi sentimenti- intervengo.

- Per quanto ti reputi un bravo ragazzo, non posso certo crede dalla parte di qualcuno che è talmente traviato da mio figlio da trattare degli adulti come hai fatto tu l'ultima volta- sua madre si alza e punta lo sguardo sul figlio.

- Finché il tuo rendimento sarà almeno soddisfacente, potrai continuare a vivere come vuoi. Se riterremo che questa libertà stia minando il tuo futuro, ti riporteremo immediatamente a casa- afferma.

Guardo Nagisa, cercando di capire se voglia dire ancora qualcosa.

Lui si alza, si volta verso di me e sorride.

- Hey Rei-chan, facciamo in modo che io non debba più tornare, va bene?- mi chiede.

Rimando un attimo sorpreso, ma poi sorrido.

- Conta pure su di me- affermo.

Il suo sorriso si allarga.

- Allora, ci vediamo- saluta la sua famiglia, poi mi prende per mano e mi porta fuori dalla casa.

Quando usciamo, rilascia un sospiro di sollievo.

Mi lascia andare ma mano e si stiracchia.

- Torniamo a casa, Rei-chan?- mi chiede.

- Certo-.

- Scusate...-.

Ci voltiamo: Nanako è a pochi passi da noi.

Nagisa mi prende nuovamente la mano.

- Nagi, mi dispiace per come mi sono comportata quando eravamo piccoli. Mi sentivo sola, tu eri sempre disponibile e sorridente e mi piaceva essere coccolata dai nostri genitori. Pensavo che essendo un bambino te ne saresti dimenticato in fretta, invece...-.

- Ormai è passato, Nanako; non mi interessa più. Ho detto tutti quello che dovevo dire- afferma.

- Pensi che potremmo... Riprendere ad esser fratelli? Mi piacerebbe conoscerti di più-.

- Ma certo!-.

La ragazza sembra sorpresa della sua risposta.

Abbassa lo sguardo, portandolo sulle nostre mani intrecciate, poi annuisce e fa un piccolo sorriso.

- Allora ci vediamo- afferma, prima di tornare in casa.

Nagisa stringe leggermente la mia mano.

- Bene, andiamo!-.

Per fortuna non è troppo tardi, così riusciamo a salire su un pullman.

- Invece di andare a casa, c'è un altro posto che mi piacerebbe visitare- affermo, iniziando a camminare.

- Quale?-.

- È una sorpresa-.

- Mi piacciono le sorprese!- esclama.

Sorrido.

- Lo so-.

Scendiamo dal pullman ad una fermata vicino a casa mia.

Camminiamo ancora per una decina di minuti, poi mi fermo davanti ad un locale.

- Ma questo... Sembra quello in cui abbiamo mangiato i pancake!- esclama.

- Si, ne ho trovato uno vicino a casa mia- spiego.

- Sei il migliore Rei!- esclama, fiondandosi all'interno del locale.

Lo seguo e ci accomodiamo ad un tavolo.

- Passare Capodanno mangiando pancake era un desiderio che non pensavo di avere- ridacchia.

- Ho immaginato ti avrebbe fatto piacere. E poi, date le festività c'è uno sconto, quindi puoi ordinare tutto quello che vuoi- affermo.

Non avrei dovuto dirlo: Nagisa ha ordinato mezzo menù. E tre diverse bibite.

- Mi sa che dobbiamo metterci a dieta finite le feste...- mormoro.

- Sai che ho il metabolismo veloce! E poi facciamo sport-.

Mi fissa per un attimo e scoppia a ridere.

- Parlavo dei nuoto Rei-chan!-.

Mi rendo conto solo ora che sono arrossito.

- Ovvio che pensavo al nuoto, è che fa caldo- mormoro.

Anche se non siamo ancora arrivati fino in fondo, diciamo che spesso ci alleniamo anche in camera.

Molto spesso.

- Rei-chan, ci stai ancora pensando- canticchia Nagisa.

- Sto mangiando e basta- mormoro, mettendo in bocca un pezzo di pancake.

- Rei-chan, festeggiamo così tutti gli anni!- propone.

- Volentieri- rispondo.

- Portiamoci anche i bambini!-.

Stavolta mi sto strozzando davvero.

Afferro il mio drink e ne bevo una lunga sorsata.

- Scusami Rei-chan, ho parlato senza pensare come al solito. È che sono sicuro che rimarremo insieme per sempre- afferma.

Lo osservo; sta ancora sorridendo. Ed è bellissimo come al solito.

- Non potrei mai lasciarti andare- dichiaro.

- Andare dove? Andiamo in viaggio?-.

- È un modo di dire...-.

Lui ride.

- Lo so Rei-chan. Ed io non intendo andare da nessuna parte; per cui, godiamoci i pancake per sempre!- esclama, rincominciano a mangiare.

Sorrido: non potrei mai rinunciare a lui.

Nagisa mi ha portato ad amare il nuoto, ad aprirmi con le persone e a sorridere.

È sempre pronto a regalare sorrisi, nonostante quello che ha vissuto.

Merita tutto il meglio: e se vuole che io sia io a darglielo, allora esauriró questo suo desiderio.

Mi alzo e, sotto il suo sguardo curioso, mi sposto sulla panchina di fianco a lui.

Dalla televisione del locale, sento partire il countdown della mezzanotte.

- 10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1...-.

Appoggio la mano sotto il mento di Nagisa e mi sporgo verso di lui per baciarlo.

- Buon anno- sussurro.

Lui sorride.

- Buon anno Rei-chan!- esclama.

- Dobbiamo assolutamente fare un video per gli altri; devo dirgli che mi hai baciato in pubblico- ride.

Sospiro; dovevo aspettarmelo.

Mentre Nagisa prende il cellulare, vedo un ragazzo passarci davanti per uscire dal locale e sorridere.

Mi tranquillizzo e osservo Nagisa, che ha fatto partire un video.

Finché ho lui al mio fianco, potrò accettare tutto.

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