La mia Storia 7
Anche per la seconda volta l'effetto era svanito. Ero tornata a deprimermi insieme a Blake. Le dosi erano finite. Non se ne era portata molta di droga. Rimaneva solo un po' di erba, ma che non cosiderammo nemmeno.
Alla saputa che era finita mi infuriai moltissimo. Lanciai il posacenere contro la parete ed iniziai ad agitarmi.
"Coraggio andiamo a casa..." Mi disse Blake infastidito.
Per tutto il viaggio in macchina, non durato molto, ero rimasta immobile mentre con le mie braccia avvolgevo le mie ginocchia. A volte piangevo, a volte urlavo dalla rabbia.
Arrivata a casa, ormai sera, i miei genitori erano preoccupatissimi. Appena li vidi mi misi a piangere, appena dopo ad urlargli contro.
Andai in camera mia, chiamai Blake e gli raccomandai di portarne di più la volta dopo.
Poi iniziò la crisi.
Vomitai molto, e continuavo ad avere sbalzi di umore fortissimi.
I miei iniziarono a preoccuparsi seriamente e contro la mia volontà, mi portarono in ospedale.
Arrivati al Pronto Soccorso mi portarono immediatamente a sdraiare su un lettino. Un dottore si avvicinò, mi controllò gli occhi pieni di lacrime e la bocca completamente asciutta.
Chiese ai miei genitori dove ero stata, ma loro non lo sapevano. Sapevano solo che ero con "quella sua cattiva compagnia".
Poi chiese loro cosa feci appena ero tornata a casa. "Piangeva, tremava e continuava ad urlarci contro come una forsennata e appena dopo piangeva e diventava ansiosa"
Poi si rivolse a me: "È vero quello che hanno appena detto?" Io non risposi, ma i miei occhi lacrimavano ancora.
Con un tono gentile mi disse poi che mi avrebbero fatto un prelievo, io ero già più calma ed accettai solo perché non avevo altra scelta. Iniziai però dopo ad agitarmi.
Cosa avrebbero potuto farmi dopo che avrebbero scoperto che ero piena di eroina? Mi avrebbero impedita per sempre di vedere Blake? Mi avrebbero rinchiusa da qualche centro di tossicodipendenza? Avevo paura.
Nel frattempo arrivò una infermiera. Quando mi mise il laccio sorrisi, sapevo che non mi avrebbe iniettato nulla, ma il senso di sentire l'ago entrare nella vena mi tranquillizzava, così successe.
Ormai era fatta, quando sarebbero arrivate quelle analisi avrebbero deciso cosa farne di me, ma anche di Blake...
Tornati a casa, i miei mi lasciarono stare da sola in camera senza problemi. Ovviamente come prima cosa chiamai Blake e gli raccontai cosa mi era successo. Lui rispondeva ma del discorso non si capì poi molto, era sicuramente fatto, e io non ero con lui. Questa cosa mi rattristì.
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