La mia Storia 6
Alla fine Blake rimase da me tutta la notte, abbracciati, nonostante tremavamo moltissimo anche se coperti.
Era tutto molto strano. Questa dannata vita ci aveva uniti moltissimo. Non potevamo essere una semplice coppia che passeggiava in tutta tranquillità, noi eravamo altre persone.
Passarono dei giorni da quella notte. Gli effetti dell'eroina erano scomparsi.
I miei genitori erano convinti fossi rimasta incinta, dal momento che per diversi giorni vomitai molto, non avendo influenza.
No, non ero incinta! Ero solo in crisi d'astinenza. Solo dopo poche dosi...
Un pomeriggio Blake mi chiamò, il ché mi sembrò piuttosto strano perché fatalità i miei non c'erano. Mi chiese semplicemente di andare a casa di un suo componente della band, dove tutti stavano provando.
Senza pensarci due volte accettai, mi preparai e ci andai.
Appena entrata nel grage si sentiva già un forte odore di fumo, i portacenere straboccavano di mozziconi di sigarette e non solo. Sul tavolino altri pezzi di stagnola avvolti su se stessi.
I ragazzi invece di suonare stavano fumando e parlando, non fecero una piega neanche quando entrai io. Blake mi fece un gesto con la mano per indicarmi di sedermi accanto a lui, e così feci.
Parlavano di feste, chi si è fatto di questo, di quest'altro e qualcuno.
Blake mi teneva una braccio sulla spalla, quasi in segno di sua proprietà. Ci siamo baciati un paio di volte e poi si decisero a a provare i pezzi.
Blake mi chiamava sempre Amore
come se non avessi un nome.
Effettivamente essere chiamata Amore mi piaceva
di più, non ero semplicemente una persona
per lui, ero il suo Amore.
E lui il mio.
Eravamo insieme da quasi 2 anni ormai.
Quando finirono i pezzi però, mi raggiunsero al tavolino, dove c'erano delle panchine attorno.
C'era chi si accendeva una canna, e chi preparava la soluzione.
Blake faceva parte dei secondi. Voleva darmi ancora quella robaccia.
Mi sentivo in ansia, non volevo passare un'altra settimana di inferno.
Ma appena finì di preparare la siringa si voltò verso di me, mi prese il braccio con gentilezza e lo appoggiò sulla sua gamba.
I miei occhi iniziavano a riempirsi di lacrime e gli sussurravo:
"no no, no ti prego no..." Ma lui mi guardò con un sorriso, dicendomi " questa volta andrà meglio! " mantenendo il mio tono di voce.
Guardai altrove per non far notare la lacrima che scendeva, nel frattempo mi legò il laccio, e punse. Il liquido scorreva, e io iniziavo a sentirmi male, non per colpa dell'eroina, ma perché sentivo un peso enorme sul petto, sapevo cosa mi stava per accadere.
Quando finì mi baciò la mano, mi fece un grande sorriso e tornò a fondere altra polvere. Questa volta toccava a lui.
Gli rimasi accanto, fece tutto da solo, si legò il laccio, si infilò l'ago e in pochi secondi eravamo sulla stessa cresta d'onda.
Iniziai ad essere avvolta da una gioia pazzesca, saltai addosso a Blake per baciarlo fortissimo, iniziammo entrambi a ridere, divertirci e a farci scherzi. Era nonostante tutto una sensazione bellissima.
Non ricordo poi quanto durò questa euforia, ma iniziai tutto ad un tratto a deprimermi. Mi sedetti a terra con la testa tra le mani. Anche Blake aveva smesso di essere felice.
Non volevo che questo finisse. Presi Blake per un braccio e lo portai a sedere nuovamente sulla panchina. "Blake, ci serve ancora un po' di questa roba..." Dissi. Lui mi sorrise con occhi spenti e mi rispose " Lo sapevo amore che avresti cambiato idea".
Si rimise a bruciare la stagnola, raccogliere il contenuto con la siringa. Era la stessa di prima, ma non mi dava problemi.
Mi prese il braccio e fece lo stesso procedimento di prima, poi anche su lui stesso.
Ci abbracciammo a lungo, accompagnati da qualche bacio.
Poi l'adrenalina tornò a salire, e noi ci ritrovammo in paradiso.
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