La mia storia 20
Alzai la cornetta del cellulare. I miei occhi erano lucidi ed erano puntati su quelli di Blake, che cercava di evitarli. Mi spostai di scatto:
"P-pronto?" Balbettai.
"Dove caspita sei?" Chiese mia madre.
"Sono all'area campeggio... Mi...passate a prendere?"
"Ma neanche per sogno! Se sei arrivata fin lì, puoi ben tornare a casa... Muoviti."
La sua reazione mi aveva a dir poco spiazzata. Sul serio valevo così poco per loro? Veramente non contavo Nulla?
La chiamata non si era ancora interrotta, aspettava una mia reazione.
"Come puoi lontanamente pensare che ora io torni a casa dopo quello che mi hai appena detto?" Domamdai d'istinto.
"E tu signorinella, come pensi che possa venire a prenderti dopo che so benissimo con chi sei lì? Non sognartelo. Se è davvero questo il cavaliere che vuoi farmi credere, fatti almeno accompagnare a casa dalla sua incantevole carrozza di rottami..."
Le sue parole mi avevano distrutta. Riagganciai subito, iniziai a piangere.
Blake iniziò a parlare...
"Se ti vogliono così bene perché non ti vengono neanche a prendere?"
Ne avevo abbastanza, non sapevo a chi dare ragione. Se solo Blake fosse riuscito ad ascoltare una sola parola del mio discorso con mia mamma sarebbe stato zitto, se solo mia mamma avesse saputo in che situazione mi trovavo sarebbe semplicemente venuta.
Complessi, complessi dovunque e in ogni parte.
In quel momento volevo solo morire.
Volevo solo fermare tutto, fermare Blake, fermare la mia famiglia. Volevo contare qualcosa, un briciolo di qualcosa.
Volevo Essere.
... Tornare a scuola, avere una vita semplice.
... Avere diciotto anni a breve.
... Avere qualcosa da poter stringere che non fosse un laccio emostatico.
Forse non potevo avere tutto, o forse niente.
Non sapevo nemmeno cosa volevo veramente... Sapevo solo di non volere la mia vita.
Avrei preso una decisione, pensavo di averne bisogno.
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