La mia storia 15
Dopo meno di un quarto d'ora, Blake arrivò. Riuscii a farlo entrare di nascosto in camera mia. Era evidentemente stordito, era stanco e fatto.
Dormiva poco e quando era sveglio fumava o si pungeva con gli aghi. Ero piuttosto preoccupata, ma in quel momento preciso ero persa nella mia astinenza.
Lo feci sedere sul letto e dopo aver preso la siringa e la droga che mi aveva regalato lui, gli diedi tutto nelle sue mani: "ti prego, insegnami come fare... Così non ti dovrò più disturbare in questo modo...". Lui fece un sorriso e mi disse di non preoccuparmi, che per lui era sempre un piacere vedermi. Era però alle mie orecchie una classica frase fatta, forse me la avesse detta solo per dire qualcosa, forse per auto-convincersi che fosse così. D'altronde in quel momento avevo le paranoie.
-Mi prese il braccio e ci legò il laccio emostatico sopra il gomito.
-Nel frattempo lui srotolò la stagnola e mi disse che quella era una quantità normale.
-Con l'accendino fuse la polvere bianca rendendola una soluzione liquida.
-Con la siringa prese la maggior parte di soluzione possibile.
-Riprese il mio braccio e mi fece vedere le vene più "belle".
-Inserì l'ago a 30 gradi e, premendo, fece entrare la droga nel mio sangue.
Questo era il procedimento. Nulla di particolarmente complicato e complesso, ma allo stesso tempo dovevo stare molto attenta, perché in gioco c'era la vita.
Ormai che era sveglio, anche Blake si fece una dose.
Il problema a cui non avevamo pensato, però... È che eravamo in camera mia. Era mattina presto ed entrambi, dopo pochi secondi, ci saremmo trovati sulla cresta dell'onda.
Non facemmo molto, restavamo semplicemente sdraiati sul mio letto tra qualche chiacchiera e qualche bacio. Non stavamo distruggendo niente e non facevamo poi molto rumore, ma comunque prima o poi i miei si sarebbero svegliati, e sarebbero venuti in camera per controllare che ci fossi e che fossi viva... Eravamo in un bel guaio...
Eravamo comunque sia fatti di eroina... E qui si può solo immaginare quanto i nostri cervelli fossero effettivamente funzionanti e reattivi... Soprattutto ai pericoli.
Avevo pensato ad un scappatoia, nonostante fosse esattamente una delle cose più sbagliate che avessi potuto pensare... Ovvero, uscire di casa.
È così che, come Bonnie e Clyde, iniziammo a scappare con la macchina di Blake.
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