Ch. 49: Scommetti?
《Scommettere sulla propria sconfitta è un modo conveniente di assicurarsi la vittoria.》
Giovanni Soriano
Stringo le dita, sentendole scrocchiare una a una. Sciolgo i muscoli tesi ciondolando la testa e mi volto dopo aver indossato la maschera omicida più cattiva che sia in grado di mostrare.
I nostri occhi si incontrano, impassibili. Nessuno lascia trasparire la minima incertezza. Giacca in pelle, una canottiera bianca e due iridi gialle.
- E tu chi saresti? - squittiscono all'unisono le gemelle, infastidite da questa inaspettata intromissione.
Nessuna risposta. Resta in piedi, fiera, sfidandomi come sempre.
I denti scricchiolano, la mandibola fa male e la fessura che rimane tra le ciglia è troppo stretta per metterla completamente a fuoco.
Che cazzo ci fa qui?
- Lucas, davvero duri tre minuti? - Ridacchia la presunta minorenne.
Sparite!
È passato un mese dal funerale. Credevo... Speravo non l'avrei più rivista!
- Oh, sì! Te lo posso assicurare! Tre minuti scarsi! Per non parlare della volta in cui ha avuto un'erezione durante la lezione di ginnastica! - Sorride falsa, rivolgendosi al tavolo.
Scatto. Il mio torace sbatte sul suo seno. L'afferro per il retro del collo e avvicino la bocca al suo orecchio, ignorando la resistenza che oppone.
- Che diavolo pensi di fare? - Ringhio.
Inclina il viso, per quel poco che la mia presa le permette. Le nostre labbra si sfiorano, l'odore nostalgico della sua pelle mi arriva al cervello, il mio corpo copre la vista del suo a tutti i curiosi.
- Sembri conoscerlo bene... Perché non ti unisci a noi? - La invita Simon, con voce da serpente a sonagli.
Prima che Alexis possa accettare, la trascino per un braccio e attraverso la casa come una furia.
- Max, mi serve la tua stanza! - Urlo incazzato nero verso il nostro linebaker dai capelli a spazzola, che si sta intrattenendo con una mora.
- Lucas, lo sai che n~
- Dammi quelle fottute chiavi! - sbotto, fermo sul primo gradino della scala che porta al piano superiore.
Studia titubante la situazione. Decide di non ribattere e mi lancia ciò che ho chiesto. Leggo la preoccupazione sul suo volto mentre le ricevo al volo, ma me ne frego.
Litigo con la serratura che non vuole collaborare. La ragazza, che ancora trattengo per il polso, sbuffa, senza opporre alcuna resistenza.
Oltrepassata la soglia, accendo la luce e la spingo con forza contro la parete. Quando i palmi delle mie mani sbattono rumorosamente sul muro, ai lati della sua testa, per un istante chiude gli occhi; subito dopo, però, torna a guardarmi con sufficienza.
Avvicino il viso al suo: - Che cazzo ci fai qui? - Sputo quelle parole sfiorando la sua mandibola, come fossero una minaccia.
- Questa scena mi ricorda qualcosa. Fammi indovinare... - Scopre i denti perfetti, - ti sei appena fatto fare un pompino e ora vuoi mettermi la lingua in bocca? - Solleva il mento, senza nessuna esitazione, incurante dall'essere a meno di un soffio dal baciarmi.
- Nel caso, attento! L'ultima volta non è finita bene per te! - Mi provoca strafottente, arricciando il naso.
Mi ritraggo di scatto. Mi rendo improvvisamente conto che stavo già rischiando di avvicinare troppo le labbra alle sue e mi odio per questo.
Mi prenderei a schiaffii da solo. La detesto, vorrei ucciderla.
Eppure ogni cellula del mio corpo reagisce al suo.
Il suo sguardo si illumina, vedendomi arretrare.
Perché, dopo più di un anno, spunta dal nulla, spiattellando i fatti miei?
- Ti ho chiesto, che cazzo ci fai qui? - Sbraito, incapace di trattenermi e di gestire i sentimenti contrastanti che scatena.
- Anche io sono felice di rivederti, Lucas!
Fanculo!
Distendo il braccio, piantando un pugno all'armadio di Max.
Gli devo un'anta nuova.
- Non farmi perdere tempo! Cosa vuoi? Perché sei venuta? - Cerco di moderare il tono.
- Non posso stare qui? È un mio diritto, dato che anche io studio al MIT. - Approfitta dello spazio riguadagnato per sistemarsi la gonna e i capelli.
Cos'ha detto?
La guardo con gli occhi spalancati e carichi della rabbia che ancora mi deforma il viso.
- Gia! Sono tornata. Mi spiace che l'idea di riavermi in giro ti irriti tanto! - Solleva le spalle con naturalezza.
- Ma che? - Biascico senza forze.
È un incubo? Voglio svegliarmi!
- Mia nonna è morta e mi ha lasciato tutto. La zia che mi ha ospitato... ha fatto fin troppo per me. - La matita nera le fa risaltare lo sguardo e il rossetto che le scurisce appena le labbra la fa sembrare più donna. Lei parla e il mio cervello non recepisce più nulla di sensato.
- Inoltre non devo più andare e venire dalla casa di riposo. Quindi... eccomi qui! - Spiega con quel finto sorriso stampato in faccia che mi fa contorcere lo stomaco.
Mi concentro sul poster di un'attrice mezza nuda vicino al letto di Max! - Perché, tra tutti i college, proprio al MIT? - Torno a scrutarla e con l'indice seguo il girocollo della maglietta che, improvvisamente, pare strangolarmi.
Sto facendo un solco sul parquet a furia di fare avanti e indietro in un metro quadro.
- Mi mancava casa, non me ne sarei mai voluta andare, e i miei amici sono qui! Ti basta? - Risponde togliendosi finalmente quell'espressione divertita dal viso.
- Di che amici parli? Non ricordo ti sia degnata di salutare nessuno quando sei sparita! - La fulmino, - No, anzi! - sollevo la mano aperta nella sua direzione - Non me ne frega niente! - Sbuffo sonoramente, strattonandomi i capelli che sporgono oltre la fronte.
- La cosa è reciproca, Lucas! Per questo mi sto domandando perché mi hai trascinata qui. - Indurisce i lineamenti.
- Puoi stare fermo? Dio mio, mi stai facendo venire il mal di mare!
Indico la porta, come fosse ovvio, e rispondo: - Ti ho portata via per evitare che raccontassi i cazzi miei a gente che conosco appena! - marchio a fuoco la sua sagoma sul muro.
Incrocia le braccia sotto al seno - Ah, ti stavo rovinando l'immagine da figo che scopa come un dio? Mi viene da ridere all'idea che qualcuno ci creda ancora!
Mi blocco sul posto. Il cinquanta percento dei muscoli del mio corpo si sta impegnando per non ucciderla e l'altra metà per non farmela contro quella dannata parete.
- Mi stai provocando, Micheal? Non ti senti ridicola a rivangare una scopata di un secolo fa? Ero un ragazzino e avevo bevuto! - d'un tratto mi sembra di riavere diciott'anni.
Non devo giustificare un cazzo! Quella era la mia prima volta. Ora ho tutta l'esperienza che mi sarebbe potuta servire e lei non è diversa da tutte le altre.
Con una sola falcata, le sono di nuovo addosso. Il mio stivale si posiziona tra le sue scarpe da ginnastica. Aderisco con forza a lei, fino a sovrastarla con tutta la mia altezza.
Siamo a un soffio ma nessuno dei due cede.
- Ovviamente, l'erezione che sento ora sulla pancia, è per il Viagra che ti avranno versato negli shottini e non perchè, quoto, "ti viene duro ogni volta che mi vedi!" - Sogghigna, toccando un altro nervo scoperto di quel passato che volevo scordare.
L'interno della mia guancia si lacera sotto la pressione dei molari.
Il colore dei suoi occhi si frammenta riflettendo la luce che li colpisce appena sposto la testa dalla traiettoria del lampadario.
- Nel caso l'avessi dimenticato... sono le esatte parole che mi hai detto quella sera, prima di negare ogni cosa! Quindi, scusa se ora credo poco a ciò che dici o a ciò che ti inventi! - Solleva il capo impertinente, accorciando, se possibile, ancora di più la distanza tra le nostre bocche.
Tento di reprimere il senso di vuoto che provo, a ogni suo respiro.
- Non serve che continui a provocare, Alexis. - Il mio gomito si piega sopra la sua testa, dandomi appoggio, - Se vuoi che ti scopi, basta dirlo! - Le soffio nel timpano, con un fremito che mi attraversa la spina dorsale, mentre una contrazione spinge il mio membro contro il suo bacino.
- Fottiti, Lucas, vivo anche senza i tuoi tre minuti di gloria! - Imprime ad ogni singola parola tutto lo sdegno che prova e con forza mi allontana. Le punte dei suoi capelli mi sferzano il viso quando, con un movimento netto, mira alla porta.
Afferra la maniglia e spegne la luce, lasciandomi al buio.
La mia mano aderisce pesante al legno e l'uscio si richiude con un colpo secco.
Volto Alexis per una spalla, inchiodandola all'anta.
- Piantala di fare la stronza e vediamo se saranno ancora tre minuti!
Resto immobile.
Che cazzo ho detto?
La vista non si è ancora abituata all'oscurità ma la percepisco perfettamente: ha smesso di respirare.
Impedisco al mio corpo di tremare, per il nervoso o per la paura che rifiuti la mia assurda proposta.
- Vorresti fare sesso solo per dimostrarmi di essere migliorato? - Intravedo le sue sopracciglia avvicinarsi tra loro.
Sono un coglione!
- Niente coinvolgimenti, solo sesso! E quando mi pregherai di smettere, ti rimangerai quello che hai detto! - Deglutisco ma la saliva è lì, bloccata.
- In fondo era quello che volevi all'epoca, no? - Rincaro.
È la scommessa più idiota ed infantile che sia mai stata fatta.
Non credevo di saper ancora arrossire, ma ringrazio il buio che ora ci avvolge.
Mi studia titubante, senza dire nulla. Dopo un tempo che pare infinito, solleva un angolo della bocca.
Dovrei prenderlo per un sì?
Il cuore mi esplode.
Mi avvicino di più a lei, in attesa di un segnale che sigli l'accordo.
Non parla, fissa un punto indefinito alla base della mia gola: - E... cosa ci guadagnerei io? - scandisce lentamente ogni parola.
Ci sta?
Sorrido, quasi sulle sue labbra.
- Il miglior sesso della tua vita. - Sussurro, divaricandole le gambe col ginocchio, risalendo la coscia per sollevarle la gonna.
I nostri battiti impazziti si scontrano a turno, incontrandosi grazie alla pressione del mio corpo sul suo.
Annuso il suo profumo, percorrendo leggero tutto il suo collo che espone per assecondare il mio movimento.
Si morde il labbro nella penombra che pian piano acquista contorni, mentre accarezzo la sua pelle millimetro dopo millimetro verso il suo inguine.
- Ho i miei dubbi, ma l~ - Non termina la frase.
L'elastico delle sue mutandine preme sui miei polpastrelli, già pronti a insinuarsi dentro di lei.
Le sue mani, di colpo, si stringono al mio avambraccio, stritolano la carne e facendo leva mi impediscono di proseguire.
- Stai scherzando? - Sputa, indignata.
Mi allontano di poco, confuso.
- Vuoi davvero scopare adesso? - Due colpi sul mio petto mi costringono ad arretrare di più. - Trovati un'altra! Io non ho accettato! - Sta quasi urlando.
- Non hai neanche detto di no! - Ci spero, ancora, di nuovo, un'ultima volta.
-No! - Nemmeno ci riflette.
Io mi frantumo. La odio per ciò che provo standole vicino. Ha la capacità di farmi sempre sentire un coglione, proprio come allora.
- Tutto il campus ti crede, no? Cosa te ne frega di quello che penso io? - Non sembra più incazzata, la voce quasi le trema e si avvolge le braccia attorno al corpo, come se avesse improvvisamente freddo.
Detesto essere al buio, non riesco a vedere chiaramente la sua espressione.
- Mi interessa che tu non metta in giro strane voci e...
Cosa cazzo mi invento?
- Quella volta, potrei non aver dato il meglio... Non lascio nessuna insoddisfatta! - Chiudo le palpebre, tentando di mantenere un tono convinto e di non assecondare la voglia di prendere a testate il muro.
- Tu... - Mi interrompe e il suo sospiro risuona in tutta la stanza.
Di colpo si avvicina, abbandonando la rigidità che la caratterizzava poco fa e decide di finire la frase: - Faresti sicuramente un'altra figuraccia!
Il tono di scherno che usa nell'ultima frase è una boccata d'aria fresca che mi restituisce ossigeno. Non importa che fosse l'ennesima presa per il culo, non è offesa. Non troppo, almeno.
- Ci vediamo, Lucas. - Si volta e questa volta la lascio andare. Si immerge nella luce del corridoio.
Non finisce qui! Benché mi abbia respinto, ho sentito quanto erano bagnate le sue mutandine.
A presto, Alexis. Questa volta sono pronto a giocare.
🖋Spazio Autore
È un idiota? Si... 😅
Sicuramente è meno insicuro di prima ma probabilmente questo lo rende ancora più c*******😩
Che dire di questa scommessa? Sembra solo un'assurda scusa, per tenerla legata in qualche modo🤦🏼♀️
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