Ch.45: Giudizio di Radamanto P.2
《La verità è come il sole: fa bene finché non brucia.》
Emanuela Breda
[■■● AVVISO: Questo ch. Per quanto non in termini espliciti tratta di temi delicati. Anche se la storia è vietata ai minori, ci tengo ad avvisare che potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno●■■]
La Allen aveva messo in scena uno spettacolo da Oscar. Le accuse della Miles a inizio processo, in confronto, non avevano sortito alcun effetto, nonostante il suo notevole impegno. La difesa era riuscita a insinuare il dubbio e a ribaltare i fatti.
Così un "Ho visto la Professoressa baciare il collo del sig. Morris!" era diventato: "Dalla porta socchiusa, potrei aver visto la Professoressa indicare qualcosa su un foglio da sopra la spalla del Sig. Morris."
Qualunque cosa dicesse la Miles, perdeva immediatamente di credibilità.
Alla fine, mancava poco a che l'accusassero di non avere nemmeno l'abilitazione da insegnante.
E ora è arrivato il mio turno.
Maledizione!
- Restava spesso dopo le lezioni con la professoressa Allen?
- Si, dopo la metà del terzo anno, iniziò a chiedermi di fermarmi oltre l'orario. Diceva di volermi aiutare ad alzare la media. - rispondo atono e fisso il vuoto, dato che tutti in quest'aula mi guardano come se avessi ucciso qualcuno.
Soprattutto la donna con i capelli afro, in prima fila nella giuria, mi sta incenerendo da quando mi sono seduto al banco dei testimoni. Devo averle stirato il gatto, o qualcosa di simile, per starle tanto sulle palle.
- E col passare del tempo gli incontri si intensificarono? - prosegue la brutta copia di un vampiro, assoldata dal preside Allen per difendere l'onore della moglie.
- Verso la fine di quell'anno mi fermavo circa una volta a settimana, per rivedere il programma.
- Quindi, voleva davvero aiutarla.
-Si, cioè... No! - Mi correggo subito.
- Inizialmente pensavo volesse solo agevolarmi, dato che mi ero trasferito al terzo anno! Avevo molta stima per la Professoressa Allen, all'epoca. - Uso quel poco di autocontrollo che mi resta.
- Secondo lei, la signora Allen è una bella donna? - Mi interrompe, non preoccupandosi di nascondere dove vuole andare a parare.
- Ha cinque anni più di mia madre! - Esclamo indignato.
- Risponda alla domanda! Non le ho chiesto quanti anni ha. Le ho chiesto se la trova una bella donna e non serve che le ricordi che è sotto giuramento!
- È sicuramente una bella donna! Ma non~ - tento di spiegare, ma vengo nuovamente interrotto.
- La trovava attraente? - Sorride sadico.
- No! Forse, ma non in quel~ - farfuglio agitato e mi passo nervosamente le mani tra i capelli.
- Quindi, non nega che avrebbe voluto avere un rapporto con lei? - Continua implacabile la difesa, senza darmi tregua.
No, porca puttana! Non me la sono scopata e mai avrei voluto!
Vorrei urlarlo forte, in modo che tutti in quest'aula lo possano sentire. Ma devo mantenere la calma.
- Il testimone non ha modo di parlare! - Interviene la tappetta in mia difesa, alzandosi di scatto.
- Avvocato la prego di lasciar finire il testimone. - Si pronuncia il giudice, massaggiandosi i baffetti grigi.
Mortimer fa un piccolo inchino aprendo le braccia e torna a sedere alla sua postazione.
Le labbra gli scoprono i denti ingialliti che, stranamente, non prevedono lunghi canini.
Metto insieme le idee: - Inizialmente, avevo molto rispetto per la professoressa Allen, credevo fosse una brava insegnante e restavo volentieri in sua compagnia. La trovavo una bella donna, ma non avevo certo un interesse sessuale nei suoi confronti. Ero solo un ragazzino, cazzo!
- Linguaggio! - Mi riprendono dal banco.
Alzo una mano, ora ricoperta di tatuaggi, in segno di scuse, e proseguo.
- Col tempo ho iniziato a notare gli sfioramenti e le carezze eccessive che mi rivolgeva, ma giustificavo il tutto con un atteggiamento affettuoso. Un pomeriggio, però, a metà del quarto anno, oltre la mano che di consueto scendeva sul cul~ sul sedere, durante gli approfondimenti privati alla lavagna, iniziò a toccarmi anche... sì, insomma. Penso possiate arrivarci. - Sollevo un sopracciglio.
Il procuratore che ci è stato assegnato lascia ricadere disperata la fronte sul plico di fogli che tiene tra le mani.
Che ho fatto ora di sbagliato?
L'unico raggio di sole di questa merda di giornata grigia si infrange sulle vetrate zigrinate e mi obbliga a tenere le ciglia socchiuse. Sembro io l'imputato. Faccio scrocchiare il collo cercando di distendere i muscoli.
- In quel momento ebbi la certezza che il comportamento della professoressa fosse tutto fuorché materno. - Sogghigno, contento di essere riuscito a raccontare una parte della storia.
Un continuo bisbigliare alla mia sinistra mi da ai nervi.
- È stato di sicuro quel teppista. - Annuisce il giurato più alto, all'affermazione della tizia a cui devo aver investito anche il marito, oltre che il gatto.
Li fisso con tutta l'insofferenza che sto provando. Quando mi notano, distolgono subito lo sguardo, ma le loro facce restano deformate in maschere di disapprovazione.
- Se è vero che non era attratto dalla sua insegnante e che, come dice lei, era un ragazzino senza secondi fini, perché non ha detto niente? Se quello che sostiene è vero, non deve essere stato piacevole per lei. Perché non ha chiesto aiuto? - La voce proviene forte e chiara dal lato della Allen, ma evito di voltarmi.
- Non sapevo cosa fare. Inizialmente non mi sono opposto, ero incredulo. Non capivo cosa stesse succedendo. - Provo a spiegare, e mi trovo patetico.
- Oh, insomma! ci vuole far credere che lei a diciotto anni era un povero bambino manipolabile? Sappiamo tutti cosa fanno i ragazzi di oggi a quell'età e lei, ammesso stia dicendo la verità, "Non capiva cosa stesse succedendo?"
Non vedo la sua faccia da cazzo ma ne avverto il tono di scherno.
Mortimer estrae qualcosa da una busta e continua: - Vorrei sottoporre alla giuria una foto del testimone al tempo dell'accaduto. - Osservo, impotente, ognuno dei dodici membri passarsi l'immagine con aria contrariata.
Alla fine arriva anche tra le mie mani.
Ci sono io che bevo da una bottiglia di birra, gli occhi rossi, il colorito bianco, i capelli scarmigliati e un sorriso impertinente sulle labbra.
Merda!
Non ricordo dove mi trovassi, ma era una delle feste a cui andavo con Mark.
Si è rotta l'aria condizionata o qui dentro, ora, c'è un caldo asfissiante?
Lo sguardo della professoressa Allen che percepisco puntato addosso, come allora, mi provoca l'orticaria.
Immagino il viso deluso della Miles. La tappetta che ci difende porta desolata le braccia lungo i fianchi e serra le palpebre. Fisso il pavimento in marmo grigio. Ho sputtanato tutto.
- Io, sicuro, me la sarei scopata! Ma non conta ciò che avrei fatto io! Vi posso assicurare che a diciott'anni era uno sfigato senza eguali e che la stronza se n'è approfittata! - La voce di Asher rimbomba in tutta l'aula, nel silenzio più assoluto.
Di colpo, rumori di sedie si mischiano a insulti e grida.
Mark viene trattenuto a stento dalla sua combriccola, mentre si sbraccia per raggiungerlo. Luis resta stravaccato sulla panca e se la ride consapevole di essere finito sulla loro lista nera dalla volta che mi ha aiutato quando si sono presentati a Breintree.
- La prego di uscire dall'aula! - Ordina il giudice, richiamando l'ordine a colpi di martelletto che risuona, provando inutilmente a sovrastare la confusione.
Un ghigno mi curva involontariamente le labbra nell'assistere alla scena di lui che, mantenendo la posizione di saluto militare, viene trascinato fuori.
Che grandissimo coglione!
Torno a respirare e mi ricompongo. Non sono io che dev'essere giudicato! Devo smettere di preoccuparmi di ciò che pensano tutti.
- Stava dicendo che quel giorno, la sua insegnante, passò dall'avere degli atteggiamenti equivoci, a molestarla sessualmente. - Mi incita a procedere l'accusa prendendo, fortunatamente, il posto del vampiro.
- Tutti avete visto la foto che è girata poco fa, quindi non ci sono dubbi. Andavo alle feste, sapevo cosa fosse il sesso, non cadevo certo dalle nuvole riguardo ciò che mi stava succedendo in quell'aula. Ma, per quanto possa sembrare assurdo, quel comportamento, tenuto da una donna adulta che prima stimavo, mi lasciava spiazzato. Non sapevo cosa fare e non riuscivo a reagire. Mi faceva solo schifo.
Il silenzio che si è venuto a creare è terrificante. Il ticchettare compulsivo di unghie sul legno è l'unica cosa che non si ferma, diventando, se possibile, ancora più frenetico.
- Perché non ha chiesto subito aiuto? - Domanda comprensiva la piccoletta in tailleur scuro.
- Lo feci! Rientrato a casa, dissi a mia madre che la Allen, a scuola, aveva cercato di avere un rapporto con me. - Parlo piano, ponderando ogni parola. Cercando accuratamente di evitare qualunque linguaggio poco consono.
Non posso semplicemente dire che quella stronza di mia madre mi ordinò di tacere.
- Lei però non mi credette e mi ordinò di non andar contro la stimabile professoressa Allen.- stringo i pugni al ricordo di quel giorno, - Alla fine, chi crederebbe a un bel ragazzo di un metro e ottanta che si atteggia? Nessuno - scorro uno per uno tutti i giurati che, a disagio, evitano di ricambiare.
- E, per inciso, mio padre non è mai stato né violento, né alcolista. Potete verificare! - Un leggero brusio torna ad animare la sala.
- Cosa successe dopo?
- La professoressa Allen, da quel giorno, smise di approfondire le lezioni. Faceva in modo di restare sola con me, poi otteneva ciò che le interessava.
Qualcuno tra il pubblico e tra la giuria ha cambiato espressione e ora le facce contrite per la compassione mi irritano persino più di quelle accusatorie di poco fa.
- E cosa le interessava, Lucas? - poggia i palmi sul tavolo dei testimoni il nostro avvocato, spronandomi a non mollare.
Capisco il bisogno di toccare la sensibilità del giudice, ma come può pensare che lo racconti qui?
- Voleva divertirsi con un ragazzo più giovane. - Preciso, tagliando corto.
- Cosa ti faceva, Lucas? - Passa a darmi improvvisamente del tu, decisa a farmi parlare, io vorrei solo alzarmi e mandarla a farsi fottere!
Cosa dovrei dire? Che per mesi me l'ha succhiato? Che mi ha obbligato a toccarla? Che mi costringevo a fingere di godere anche quando avrei voluto vomitare?
O dovrei ammettere che, in fondo, ho sempre pensato di essere responsabile in parte di ciò che mi faceva perché, per quanto disgustato, spesso il mio corpo reagiva alle sue mani?
- Mi spingeva a subire preliminari o a ricambiarli, il più delle volte. - Riassumo, sperando basti.
- Non avrebbe potuto opporsi o semplicemente non fermarsi dopo le lezioni?
- La professoressa Allen è bravissima a manovrare le persone. Era stata chiara: se mi fossi ribellato, avrei perso l'anno e mi avrebbe accusato di aver tentato di abusare di lei. - Rabbrividisco, ricordando il gelo che le aveva attraversato gli occhi quel giorno che avevo provato ad andarmene.
- Quindi la cosa continuò?
Prendo un respiro: - La cosa continuò e verso la fine dell'anno avevo iniziato a convivere abbastanza bene con ciò che succedeva in quell'aula, ogni mercoledì. So che è squallido, ma mi ci ero quasi abituato. In fondo, che cosa subivo di tanto grave? Una donna mi faceva un~ - Tossisco non finendo la frase.
- Una donna giocava un po' con me e io ottenevo voti eccellenti. Vivevo tranquillo e con le spalle coperte. - Dico quella falsa verità, che per anni ho raccontato anche a me stesso, ricoprendomi di pelle d'oca.
Mi domando per l'ennesima volta se davvero a quel punto mi fossi rassegnato alle sue mani su di me. Se almeno una volta avessi provato piacere, per ciò che mi faceva.
- È pallido! Si sente bene? - Mi chiede una voce che non riesco a mettere a fuoco.
- È tutta una messa in scena! - Urla la Allen, senza essere interpellata.
- Lei e il figlio dell'imputata avete la stessa età, vero? - Riprende veloce l'accusa, ignorando la donna alzatasi e temendo, probabilmente, che crollerò a breve.
Annuisco con la testa.
- Sta mentendo! È stato lui. - Urla di nuovo, ma Mortimer la zittisce.
- Io e suo figlio, ai tempi, eravamo amici, se così si può dire. Nella foto di poco fa è ritratto anche lui sullo sfondo.
L'immagine torna a circolare. L'avvocato della controparte, che evidentemente non ci aveva fatto caso, tenta in ogni modo di recuperarla. Risulta quasi comico, con il naso arcigno e le dita ossute tese in direzione dell'anziana signora col pellicciotto che osserva sconvolta il ritratto di quella festa senza freni.
Mark è immortalato, in secondo piano, con una tipa cadaverica e mezza nuda, schiacciata tra lui e la parete. Le versa dell'alcol in bocca, direttamente dalla bottiglia.
- Che insegnante può essere, se il figlio è un individuo del genere? - bisbiglia di nuovo la donna dai capelli afro.
Dei bagliori a intermittenza invadono l'aula e si stabilizzano con una luce giallastra. Dalle vetrate non filtra più sole, non so dire se per via del cielo che preannuncia pioggia o se per le ore che si susseguono.
- Avete mai fatto sesso? - A quella domanda, torna il silenzio.
- No.
- Io ero vergine. - Ammetto attirando lo stupore di tutti i presenti.
- Non ho mai voluto andare oltre ai preliminari. - Mi obbligo a rispondere, respingendo l'imbarazzo.
- E alla Professoressa Allen la cosa stava bene?
- Assolutamente no. Il fatto che non mi concedessi completamente era diventato il suo chiodo fisso e forse anche per questo ero il suo preferito. - Soffio.
- Il suo preferito? Non era l'unico, quindi, con cui l'imputata intratteneva questo tipo di rapporti? - Domanda il nostro avvocato, fingendo di esserne all'oscuro
Abbiamo altri testimoni, sa benissimo che eravamo in tanti.
- Eravamo un po'. Alcuni li conoscevo di vista. - Sollevo le spalle, sperando di aver concluso.
- Non ha mai cercato appoggio da uno di questi? - si aggira per lo spazio vuoto che mi divide dalla Miles, massaggiandosi il mento pensierosa.
Tutto questo teatrino a che cazzo serve?
- Una volta mi confrontai con uno di loro, ma mi disse di non rompere i coglioni!
Il giudice arricciare il naso per il disappunto
- Scusate! -
Mi fa segno di proseguire.
- A quel ragazzo, i voti servivano per il college. Mi domandai persino se fossi io strano a non gioire, nell'avere voti alti e sesso a disposizione. - Sollevo le spalle.
- Ma alla fine decise di rivelare tutto quanto, non è vero? Cosa la spinse a farlo? - Non ce la faccio più! Datemi una cazzo di sigaretta o finirò per strozzare anche la bionda che mi fa le domande.
- Un giorno, vidi un amico in aula con la professoressa Allen. Stavo andando da lei come mi aveva chiesto, ma arrivai in anticipo.
Il ragazzo piangeva, pregandola di smettere mentre lei gli abbassava i pantaloni.
Gli ordinò di stare fermo, usando come ricatto il posto di lavoro della madre, che lì era una dipendente scolastica. - Cerco Henry tra il pubblico ma gli altri testimoni non sono ancora stati fatti entrare.
- Fu quello il momento in cui decisi di rivelare tutto, ma nessuno mi credette. Rimasi solo. - Concludo, lasciando trasparire il rancore rimasto.
- Ma ora non è più solo, vero? - Mi pone quella stupida domanda, a cui non mi degno di rispondere, aspettando un gesto che mi confermi che finalmente sono libero.
Dopo di me, altri ragazzi si susseguono sul banco dei testimoni.
Il preside Allen se n'è andato in silenzio dopo l'intervento del primo.
Henry non aveva mai balbettato tanto come oggi.
Non sapevo che anche Tobias fosse stato bersaglio della Allen, in quanto si era diplomato l'anno che l'ho conosciuto.
Gli altri tre ragazzi, che hanno accettato di venire, non li conosco. Non li ascolto nemmeno.
Spero solo finisca e che questa sensazione soffocante, da ragazzina vittima di stupro, sparisca.
Io non sono una vittima! Mi ripeto per la centocinquantesima volta. Accettavo quello che mi faceva quella donna.
Probabilmente, a distanza di anni, sto ancora mentendo a me stesso, trovando più facile pensarla così. Lo stomaco mi si contrae e io esaurisco la sopportazione.
Esco dall'aula. Certo che questa volta, con le prove raccolte, non avrà scampo.
Mi precipito fuori, ma forse è più corretto dire: fuggo.
Percepisco mio fratello e Ben aumentare il passo per raggiungermi.
L'aria carica di pioggia mi ingloba, l'umidità mi si attacca sulle braccia ricoperte di pelle d'oca.
Percepisco l'odore dell'asfalto bagnato. Deve aver diluviato mentre eravamo dentro.
È finita!
- Era ora! Non ne potevo più di aspettare! - Mi investe Asher, come un carro armato, strattonandomi per il collo e facendomi spuntare un sorriso sulle labbra.
È finita!
- Morris! Dove credi di andare? Ti uccido! - La voce inferocita di Mark mi raggiunge dalle porte del tribunale.
Non prosegue oltre, bloccato da alcuni ragazzi più giovani che lo trattengono, impedendogli, purtroppo, di farsi arrestare.
Allen continua a inveire e a minacciarmi, mentre in tutti i modi tenta di liberarsi per raggiungermi.
Tutti gli agenti di polizia sulla piazza si voltano a osservare la scena di lui che sbraita, pronti a intervenire.
- Forza, Allen, non ti scaldare tanto! Mica è colpa nostra se tua madre si è fatta scopare da mezza scuola! Chissà se anche i tuoi amichetti che ti tengono si sono divertiti? - Lo provoca Asher, meritandosi uno schiaffo sulla nuca da mio fratello, che inizia a trascinarlo verso l'auto, per poi scaraventarcelo dentro.
Ben li segue, borbottando qualcosa sul quoziente intellettivo di Luis.
Fisso Allen per quella che spero sia l'ultima volta. Vorrei fargliela pagare, ma non posso rischiare di perdere la testa ora. Non ne vale la pena.
Vedo mio fratello tornare sui suoi passi e superarmi. Resto confuso mentre marcia verso Mark.
- Tu sappi solo che se mai ti dovessi azzardare a toccare di nuovo mio fratello... - Non sento il resto della frase, sussurrata direttamente nel suo timpano. Tuttavia noto il viso di Allen, ancora deformato dalla rabbia, impallidire leggermente.
I nostri occhi si piantano gli uni negli altri, ricordo ogni istante di ciò che ho passato per causa sua.
- Non finisce qui, Morris! - Mima con le labbra. La mia palpebra scatta, in un occhiolino che sa di promessa, poi mi volto per raggiungere gli altri.
È finita!
Mi ripeto un'ultima volta, mentre la Camaru di mio fratello si allontana da Portland, portandoci via prima ancora che il processo sia terminato.
🖋Spazio Autore
Ed eccoci di nuovo qui.🫡
Il passato di Lucas ora è di dominio pubblico! Era chiaro fin dall'inizio?😗Quanti credevano che avessero una relazione? Forse nemmeno Lucas ha voluto accettare del tutto di essere stata una vittima.
Pare che per la Prof. Allen non finirà bene! Direi che se lo merita, no?😉
Ora possiamo tornare alla nostra storia!! Magari qualcuno di voi ha notato che ora Lucas ha un braccio ricoperto di tatuaggi... quanto tempo è passato, che fine ha fatto Lex???😱
Ci rivediamo martedì con un ch. Spero divertente🤣😆
Grazie come sempre a chi mi segue!! Impazzisco per far girare questa storia e il vostro sostegno per me è davvero tutto❤️❤️❤️❤️
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro