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Ch. 27 p.1: A volte ritornano

《Ci sono due cose che non tornano mai indietro: una freccia scagliata e un'occasione perduta.》
(Jim Rohn)


Il risveglio da Mayer è stato traumatico. Aver dormito appiccicato al biondino mi ha provocato un gran mal di schiena e mi ha garantito incubi per i prossimi tre anni.

La luce del sole mi colpisce più forte di un pugno in faccia e non basta l'aria fresca a dare sollievo alla nausea che sembra essere diventata la mia compagna più fiatata. Su quel cazzo di divano, con Asher, ieri sera ho continuato a bere in religioso silenzio fino a perdere i sensi. Neanche lui stamattina era messo bene: se n'è andato ancora barcollante. La situazione con Hanna pare più complicata del previsto e la streghetta mi deve, senza dubbio, qualche spiegazione

Come se non bastasse, mettere insieme i frammenti di ciò che è successo con Alexis è stata un'impresa e, ora che ne ho la consapevolezza, gestirla è tutt'altro che facile.

Me ne pento?
No!
Lo rifarei?
Anche ora!
Mio fratello mi ammazzerà?
Sicuramente!
Non c'è nulla da fare...

Si dice che siamo uguali perché prima o poi moriamo tutti. In realtà lo siamo perché l'amore non fa alcuna distinzione, annienta chiunque. Persino la persona più coraggiosa finisce per essere distrutta dai sentimenti.
Anche quelli che sostengono di non amare vogliono semplicemente evitare di soffrire ancora. La differenza sta solo in chi è bravo a nascondere ciò che prova e chi non lo è.

Mi tiro nervosamente il ciuffo, alla ricerca di una magica soluzione che possa risolvere tutto.

Non era sufficiente l'apparizione di Allen, con la schiera di cretini al suo seguito, dell'altro giorno a tormentarmi. Fortunatamente Lex dopo l'accaduto non ha fatto domande, intuendo che non volessi parlarne. In quell'occasione è stata davvero dolce: mi ha stretto con tutte le sue forze, come se, allentando la presa, mi sarei sgretolato tra le sue dita da un secondo all'altro. È riuscita, in qualche modo, a tenere uniti i pezzi mentre la paura mi dilaniava. Ma questa volta non ho speranze di passarla liscia... pretenderà delle scuse. Le vorrà, eccome!

La protagonista dei miei pensieri fa il suo ingresso in cucina come una furia cieca; lo sguardo truce e sfuggente, i capelli sciolti, la canottiera striminzita e un paio di pantaloncini di cotone troppo corti. È una visione a cui difficilmente si può non prestare attenzione.

Stringo il ponte del naso sbuffando, manca solo che mi becchi a guardarle il culo e posso iniziare a comprarmi la bara!

- Per ciò che è~ - Mi accingo a scusarmi, ma il rumore improvviso della brocca del caffè battuta sul ripiano interrompe il mio tentativo di instaurare un dialogo.

Resta di spalle, rigida e immobile per qualche istante. Poi se ne va con la tazza, senza considerarmi minimamente.

Non me lo perdonerà.
Eppure, per un attimo, mi era sembrato avesse ricambiato il mio bacio.
Probabilmente avevo solo la mente annebbiata da ciò che avevo bevuto.

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- Non ti sto giudicando... ma? Asher Luis? - La provoco divertito.
Hanna solleva le sopracciglia e, con una smorfia da bambina, mi fa la linguaccia.

Questa mattina, appena ha saputo della visita di Henry Vincent e degli strani messaggi che ho ricevuto, ha subito indetto una riunione di emergenza e così, eccoci qui, seduti con carta e penna.

- Cosa ti devo dire?! Ero giovane ed ingenua! - Risponde con finta disinvoltura e un tono da novantenne vissuta.

- Poi, ha parlato quello a cui piace farselo succhiare in mondovisione!- Mi mostra il dito medio, infierendo a sua volta.
Già, preferirei non ricordare quel momento...

A Portland non disdegnavo le attenzioni delle tipe che facevano la fila per uscire col nostro gruppo, ma odiavo l'idea che uno di noi valesse l'altro. La gavetta, comunque, l'avevo fatta senza dubbio con la Professoressa Allen, dopo le lezioni.

- Quindi ora, per lui, tu...
- Assolutamente niente! - Si affretta a chiarire stizzita, ancor prima che abbia terminato di parlare.
Alzo le mani in segno di resa, continuando a osservarla e trattengo a stento le risa.

Sembra stanca, il suo solito colorito roseo oggi tende al bianco e la crocchia disordinata sulla testa denota che non ha perso tempo a sistemarsi. Quella di ieri è stata una serata impegnativa per tutti.

- Per ciò riguarda i ragazzi della squadra... davvero qualcuno ha colto l'occasione e non gli ha detto nulla? - Domando, non riuscendo a nascondere la curiosità.

Si leva la biro dalle labbra e indurisce lo sguardo - Cos'è? Siete diventati migliori amici e ora gli devi fornire informazioni anche tu? Da che parte stai? Forse non te lo ricordi, ma è quello che mi ha umiliata e poi mi ha impedito di avere una relazione, obbligando i suoi compagni a fingere di interessarsi a me!

Beh, ovviamente, vista così, Asher è indifendibile. Ma non riesco a non pensare che tutta quella folle macchinazione fosse solo un'idea infantile per evitare che qualcun altro la toccasse. Per quanto fossi ubriaco, sarei intervenuto per difenderla ma, da come si è evoluta la discussione, quello che, a mio parere, ne è uscito più ferito, è stato proprio lui.
- Non avete mai provato a~ 

- Che si mangia? - La voce calda di Mayer, che spunta dalla porta a vetri sul retro, interrompe la nostra conversazione. L'ho visto poche ore fa, quando mi sono risvegliato nel suo salotto, e per colazione si era mangiato tre brioches. Può avere ancora fame?

- Ti pare il momento di pensare al cibo? - Lo rimprovera la streghetta.

- Inoltre le spie sotto copertura restano a digiuno! - prosegue, con una nota acida.

- Io... mi aveva chiesto se voi... non ho mai... Gli ho solo detto che non stavate insieme e che... - balbetta Ben, un po' imbarazzato dall'essere etichettato come spione, massaggiandosi la base della nuca.

- Lascia perdere, non mi interessa ciò che riferisci della mia vita al tuo idiota di un capitano. Siamo qui per risolvere l'enigma!

- Enigma? - Si guarda intorno spaesato, appendendo il berretto alla sedia. Probabilmente l'ha chiamato a rapporto senza avergli spiegato nulla e ora gli mostra il foglio su cui ha riportato il messaggio in codice con nonchalance.
Radunati al grande tavolo della cucina di casa Summers, spremiamo le meningi nell'intento di capirci qualcosa.

È quasi l'una quando il sig. Summers si materializza di fronte a noi.
- Cosa ci fate qui?

Impallidisco e senza riflettere mi metto in posizione eretta sullo sgabello - Buongiorno, Coach! Non siamo in camera!

- Lo vedo ragazzo... lo vedo. Buon per te! - Mi scruta minaccioso, tornando verso il salotto e sghignazzando soddisfatto nella sua tuta verde, mentre gli altri due non provano nemmeno a nascondere il divertimento.
Al diavolo, quell'uomo fa paura!

Dopo una minuziosa analisi del testo, Ben, che appare sfinito quanto un militare in missione, si infila le mani nei riccioli corti strofinandoseli nervosamente e poi, emettendo un lamento profondo, si strattona la maglietta che riporta la scritta: "resta calmo e fatti un panino!". Infine, si alza.

- È più di un'ora che siamo qui e non abbiamo risolto nulla! Mi è venuto mal di testa e ho fame! - Brontola, al pari di un bambino di cinque anni stufo di stare seduto.

Effettivamente ha ragione, non abbiamo ancora cavato un ragno dal buco.

Ci stiracchiamo pigramente, dibattendo su cosa preparare da mangiare e il ragazzone ne approfitta per sparire in bagno.

- Se davvero è un messaggio di Liam, devo riuscire a decifrarlo! - Penso ad alta voce, sperando in una rivelazione divina.

- Ci riusciremo. - Sussurra dolce, in risposta, la piccoletta al mio fianco.

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L'orologio moderno, posto sopra il frigorifero a due ante, segna quasi le 2pm.

- È scritto al contrario! - Esclama Hanna nello stesso istante in cui Lex bussa e saluta il Coach Summers.

Con la massima naturalezza mi supera, attenta a non incrociare il mio sguardo e, come nulla fosse, si accomoda accanto a Ben.
Cosa ci fa qui?!
Dall'espressione della biondina accanto a me, posso dedurre che anche lei sia confusa dalla sua apparizione.

Non abbiamo neanche il tempo di fare supposizioni che entra anche Asher, senza troppi convenevoli, e il viso della mia amica cambia tre tonalità di rosso, per poi deformarsi in una smorfia contrariata.

- Non ho capito perché cazzo sono dovuto correre qui! - Esordisce l'ultimo arrivato.

Io e la streghetta ci voltiamo all'unisono in direzione di Mayer.

- Non avremmo risolto nulla da soli, ci servivano rinforzi! - Si giustifica il bestione con fare innocente, prima di illustrare il problema anche alle nuove reclute.

L'aria qui dentro è talmente tesa e imbarazzante che nemmeno una mosca avrebbe il coraggio di chiedere il permesso per sorvolare la zona. Verrebbe fulminata da una delle occhiate furtive che ci stiamo scambiando a turno.

Io non riesco proprio a concentrarmi, continuo a sbirciare in direzione di Alexis. Le sue labbra ieri sera erano sulle mie e la sua bocca... Al diavolo, devo pensare solo a Liam!

Ben, infastidito, interrompe il momento: - Dobbiamo risolverlo! Potrebbe essere importante! Devo molto a tuo fratello!

- E io che cazzo c'entro con i vostri problemi? - Si lamenta il capitano, facendo ondeggiare la sua impeccabile capigliatura chiara.

- Taci, Asher!! - Lo zittiscono all'unisono.

[ saxeT ni onoS.-.. everb a àreilgevs is otineB, opmet ocop oh arO.. N29°38' enoissim al rep otaicsal oveva ehc otnas la onif selfnuarb weN rep iuges e eseap len artnE.- W98°28' alliv al iarevort otsocsan noynac li e arteip ednarg al art E-- ]

[51x 07 324 th 1m 05 47 20 u2 22 45 ]

- Come dicevo, è scritto al contrario! - Ribadisce la piccoletta.

- E tra la grande pietra e il canyon nascosto troverai la villa. W98°28' Entra nel paese e segui per New braunfles fino al santo che avevo lasciato per la missione. N29°38' Ora ho poco tempo, Benito si sveglierà a breve. Sono in Texas.- Legge Mayer ad alta voce.
Non ha alcun senso!

Luis irrompe subito dopo sorprendendo tutti: - Sono coordinate! W98°28' N29°38'

Lex prende il cellulare e triangola velocemente la posizione. - È in Texas! Combacia col testo!

- È Liam, vero? - Sibilo.
È davvero un suo messaggio! Oramai non ci speravo più.

- È in questa zona! - Mi mostra il telefono ponendo temporaneamente la sua attenzione sulla superficie laccata. Ancora mi evita, offesa, ma l'odore di vaniglia del suo bagnoschiuma mi colpisce dolce a ogni suo movimento.

- È vasta quest'area, però! - Constata Ben, rimpinzandosi con le patatine.

- Aspettate! Guardate qui! - Esulta Hanna, allungandosi sul ripiano per mostrarci la mappa. - Hidden Canyon, e questa strada si chiama Stone Oak. Deve trovarsi qui in mezzo, vedete? Il canyon nascosto e la pietra! - Sorride raggiante, finché non si accorge del ghigno strafottente del biondo che, stravaccato sulla sedia, le fissa le tette messe in bella vista dalla posizione.

- Coglione! - Lo insulta rimettendosi composta e sistemandosi il golfino color panna.

- Ops! Ero convinto fosse il tuo obiettivo fartele fissare, considerato il push-up imbottito! - La punzecchia facendole il verso.

- Sicuramente non da te! Pezzo di~

-Ragazzi! - Tenta di fermarli Mayer.

- Strano! Perchè, se non ricordo male, un paio di anni fa, eri tu che mi pregavi d~

- Ragazzi! - Urla nuovamente Ben, battendo il palmo sul ripiano e richiamando l'ordine.

- Non è il momento di litigare. Avrete tutto il tempo per chiarire ciò che è successo ieri sera o una vita fa! - Li rimprovera, e Lex, per la prima volta oggi, guarda verso di me.

Anche noi dovremo chiarire, ma ora dobbiamo pensare a Liam. Eppure è così difficile smettere di fissarle le labbra. Mi sento davvero un fratello orribile!

Se prima di ieri ho sempre desiderato baciarla, immaginando solamente come sarebbe stato, ora, che la fantasia ha trovato riscontro nella realtà, non riesco a smettere di bramare quella sensazione.

Mi sistemo sullo sgabello improvvisamente scomodo, provando a celare i miei pensieri, e torno ad esaminare il codice.

- Non credete che abbia più senso, se letto: Sono in Texas. Ora ho poco temp~ - fa notare Lex.

- Se lo giri così, il significato comunque non cambia, dà sempre la stessa posizione. Ci deve essere altro. I numeri sotto cosa significano? 51 x 7 quanto fa? - Rifletto ad alta voce.

- Magari sommandoli... - Ribatte lei, spostandosi una ciocca dietro l'orecchio.
Oggi, con questa luce che inonda la cucina, sembra quasi eterea. Gli occhi le risplendono di ogni scaglia e sfaccettatura, la sua pelle candida sembra accentuarne lo scintillio e i capelli paiono fili di seta che si intersecano tra loro. Se il mio regno è l'inferno, Alexis è l'angelo che lo infesta: ha il potere di farmi bruciare in eterno e, al contempo, di diradare l'oscurità che mi soffoca.

- I numeri sottolineati... - Riflette la streghetta.
- È una data! 07\05\2022 - Esclama Lex senza battere ciglio.

- Ma è oggi! -  fa notare il capitano - Merda. Da quanto avevi questo messaggio?

- Da martedì... - balbetto, - avevo bloccato le chiamate dai numeri sconosciuti.

Il senso di colpa mi pervade.

- Sei serio? - Domanda incredulo.

- È una storia lunga! - Provo a giustificarmi.

- Cos'hai, Morris, dodici anni? Blocchi ancora le persone? - Continua ad infierire, alzandosi e raggiungendo il frigo.

- Asher, fai un favore al mondo... Finiscila di rompere! - Lo bacchetta Hanna e lui, fingendo di non sentirla, estrae una cola, come fosse un comportamento abituale o come se fosse a casa sua.

- Non capisco, perché mettere una data!? - Analizza Ben, sempre più concentrato.

- È una richiesta d'aiuto o un appuntamento? C'è qualcosa che ci sfugge. - Continua, e il mondo mi crolla addosso.

Mio fratello aveva bisogno di me. Ha trovato un modo per scrivermi e io, da coglione, avevo il telefono bloccato ed ero troppo preso dal ritorno di Allen e dai casini con Lex.

- Lucas, non è colpa tua! È un messaggio in codice da un numero sconosciuto. Chiunque avrebbe pensato si trattasse di uno scherzo! - Cerca di rincuorarmi la mia amica quando di punto in bianco Alexis, facendo stridere  la sedia sul pavimento, raccoglie le sue cose e si avvia all'uscita.

- Dove stai andando? - Azzardo a chiedere.

- Da Liam! - Risponde senza esitazione, ignorando la stupida suoneria di Mayer che nel mentre risuona nella stanza.

Cosa vorrebbe fare? Vuole partire per il Texas da sola? Non sappiamo nemmeno se sia la conclusione corretta... doveva raggiungere il Messico, perché è in Texas?
È mio fratello, sono io che dovrei andare!

E, ammesso che lo trovi, è invischiato col contrabbando! Se dovesse essere prigioniero e se fosse questo il motivo per cui non può tornare, la situazione potrebbe essere pericolosa!

- Non ci pensare neanche! Vado i~- Minaccio Alexis, ma vengo interrotto da Ben che, evidentemente preoccupato, termina la telefonata.

- Lucas. - Mi guarda serio.

- Questa mattina ti ho detto che ieri è venuto quell'Henry alla villa di Giuly... - Fa una pausa, continuando a studiare la mia espressione che pian piano si irrigidisce.

- In questo momento, quel tipo è di fronte a casa tua, vuole parlarti. Credo sia importante. Se vuoi posso venire con te...

Merda. Merda. Merda. Freno l'impulso di prendermela con lui.
Che cazzo vuole ancora da me!

- Merda! - Dico, questa volta ad alta voce, non riuscendo più a trattenere la frustrazione.

Hanna mi guarda preoccupata. Alexis invece è ferma sulla porta con la maniglia in mano. Mi sta aspettando, anche se non parla e non si gira, so già che mi seguirà, per quanto possa odiarmi non mi lascerà solo.

Raccolgo la giacca, ordinando agli altri di restare lì.

Man mano che mi avvicino, sento la bile salirmi l'esofago.

"Non lo voglio vedere. Non voglio più avere nulla a che fare con il mio passato" penso, stringendo i pugni e aumentando il passo.

Febbraio 4° Liceo:

- Lucas! - Mi richiamò Henry dal fondo del corridoio.
- Muoviti, pel di carota, o si mangeranno tutto! - Gli urlai in risposta divertito, accingendomi a entrare in mensa

Ero felice!
Se pochi giorni prima, quando avevo chiesto aiuto a mia madre, avevo ricevuto solo insulti e minacce a tacere, non che nel profondo mi aspettassi diversamente, ora non ero più solo!

Avevo un amico a combattere con me e un insegnante che mi credeva.

- L~lucas! Fermati! C~cazzo! Allen h~ha saput~ - Urlò di nuovo alle mie spalle.

Quello fu l 'istante in cui terminò un incubo e iniziò l'inferno.

- Che cazzo vai in giro a dire? Vuoi morire, forse? - Mi minacciò furente Mark, scendendo dal tavolo su cui era seduto.

Vidi l'odio scintillare nei suoi occhi neri, dei quali non riuscivo a distinguere le pupille.

Mi bloccai sul posto.
Le voci erano già circolate... la mia paura più grande si stava realizzando!

- Mi spiace, davvero! Ma è la verità! - Provai a spiegare, consapevole che niente sarebbe servito a salvarmi.

Venne placcato da Jerry e Glen - Non qui! Tuo padre non vuole casini a scuola! - Lo avvertii divertito il monociglio.

- Io ti ammazzo! Ti renderò la vita impossibile, desidererai di non essere mai nato! È una promessa, Morris! - Mai minaccia fu più vera. Non ero ancora cosciente del fatto che avrei presto scoperto cosa fosse l'inferno in terra, intanto, con lo sguardo, mi stava già uccidendo.

- Henry! Diglielo anche tu! - Lo spronai a intervenire in mio favore, appena mi affiancò trafelato.

Per un'attimo l'attenzione dei presenti si spostò su di lui e il clamore sembrò dissiparsi.

- S~ Sei uscito di testa? Io n~ non so nulla!- Rispose, lasciandomi completamente spiazzato.

Spalancai le palpebre al punto che sentii la pressione dei bulbi aumentare dolorosamente. Il respiro mi si bloccò in gola.

Sentii qualcuno dirmi di andarmene, qualcun altro mi spintonò; alienato, eseguii l'ordine ricevuto. Indietreggiai, passo dopo passo.

Alle mie spalle avvertii le imprecazioni di Mark, ma non mi fermai. Sbattendo contro ogni ostacolo che mi si presentò, cercai di arrivare all'uscita.

Il corridoio, fortunatamente vuoto, sembrava essersi allungato di chilometri.
Mi sentii afferrare di colpo.
Mi girai rassegnato, convinto di non avere scampo. A stento riconobbi i tratti di Henry che, evidentemente, aveva continuato a pedinarmi di nuovo fino agli armadietti.

- M~Mi vuoi ascoltare, ora? D~dannazione!

Alzai il braccio e, senza indugiare oltre, con un pugno, lo atterrai. Poi proseguii, frastornato, con l'unico desiderio di scappare.

Quando chiesi nuovamente colloquio con la professoressa Miles, mi venne rifiutato. Non potevo credere che anche lei mi avesse voltato le spalle.
Successivamente,rischiai l'espulsione e venni annoverato come bugiardo.

Persi il mio migliore amico, abbandonai le ultime speranze e mi arresi a quello che sarebbe stato il mio destino. Mi rifugiai nella mia solitudine.

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