Ch. 0: Tre giorni prima [Rivisto]
Si erano dichiarati guerra mentre
con gli occhi facevano l'amore.
(Charles Bukowski)
Carico il borsone sulla spalla che non mi fa male e prendo un grande respiro.
Appena le forze me l'hanno permesso, ho raccolto quanto potevo e me ne sono andato, nella speranza di trovare un posto sicuro.
I lividi, sparsi su ogni parte del corpo, mi hanno impedito di trovare una posizione comoda per l'intero viaggio. Ho cercato in ogni modo di non dare nell'occhio, con il cappuccio della felpa calato sul viso e la paura che solo chi fugge può comprendere.
Il mio piede tocca l'asfalto e riconosco il profumo della città che mi ha visto crescere mentre mi allontano dal bus che mi ha ricondotto qui.
- Eccomi Braintree, sono tornato.
Quasi non ci credo.
Mi ero ripromesso che non li avrei più rivisti.
Fanculo!
Sono lontano. Lontano da tutto.
Basta urla, basta guardarmi le spalle, basta rischiare la pelle ogni santo giorno.
Non voglio più essere giudicato da nessuno.
Voglio una cazzo di vita normale, una ragazza, degli amici, non voglio più essere il ragazzino sfigato che ero quando vivevo qui né tanto meno essere disprezzato da tutti come in quella merda di posto.
Il suono delle sirene di una pattuglia si diffonde penetrandomi nella testa e mi riporta alla realtà.
Premo la schiena contro la parete metallica del bus e un'aritmia incontrollata mi brucia nel petto.
La volante prosegue veloce senza esitazione e il suono lentamente si affievolisce. Torno a respirare, poco alla volta, riprendo il controllo.
L'autobus riparte, liberando la visuale. Lo spostamento d'aria mi smuove i capelli, e i raggi del sole mi abbagliano.
Lo vedo. Mio fratello è diventato ancora più grosso. Deve essersi alzato di qualche altro centimetro e avrà messo una decina di kg di massa. I capelli chiari sono più corti e l'abbronzatura gli da un'aria da surfista che gli si adatta alla perfezione.
Faccio un passo in avanti ma i miei piedi si bloccano sul posto.
Accanto a lui non trovo Lex. Al suo posto c'è una ragazza. Una ragazza stupenda.
Indossa un semplice vestitino bourdeaux, e i lunghi capelli le scendono morbidi oltre le spalle.
La fisso dal lato opposto della strada e, anche da questa distanza, precipito in quelle due pozze d'oro che sono i suoi occhi mentre incamerano e restituiscono tutta la luce di questo fottuto mondo.
Non la riconosco, non capisco chi sia, ma il cuore mi si stringe e salta un battito. Entrambi non riusciamo a distogliere lo sguardo.
Mi obbligo ad avanzare, Liam avvolge raggiante il fianco di quella che presumo sia la sua fidanzata, poi la lascia e mi corre incontro.
Un muro di cemento armato mi investe. Mi sento rimbalzare, cado all'indietro, anche se le sue braccia, mi imprigionano e, me lo impediscono.
Mio fratello mi stringe a sè con una forza esagerata, io serro i denti, per il male che provo ancora alle costole.
Oramai, i segni sul mio corpo sono quasi tutti spariti, il dolore, quello no. Lo percepisco a ogni respiro, ogni volta che la cassa toracica si alza, ogni volta che muovo il braccio sinistro, ogni volta che Liam mi batte la mano sulla schiena.
- Ben tornato fratello! - Urla ai quattro venti, mentre tenta di alzarmi da terra come quando ero bambino.
-Cazzo, Liam mollami!
- Quanto sei cresciuto! Quasi non ti riconoscevo! Chissà quante ragazze si staranno disperando per la tua partenza, nella vecchia scuola! - Ride fiero, senza sapere minimamente quanto sia lontano dalla realtà.
- Che hai fatto alla faccia? - abbassa le sopracciglia, confuso, ma il suo viso si rilassa immediatamente.
- Hai visto quanto è diventato figo il mio fratellino? D'altronde i geni non mentono, ha preso tutto da me, vero?! - si rivolge alla ragazza che è rimasta sul marciapiede alle sue spalle.
I mie occhi tornano veloci su di lei, come calamitati.
È bella da far male. Bella, al punto da farti percepire da qualche parte nel petto un senso di vuoto che, fino a un secondo prima, non sapevi di avere. Un vuoto, che da questo momento in poi, senti che, nulla potrà colmare.
Ci studiamo a vicenda.
Anche il suo sguardo percorre più volte ogni centimetro del mio corpo.
Mi sento quasi in difetto verso mio fratello. Non dovrei nemmeno guardarla, ma mi è impossibile.
- Avresti fatto meglio a restare e dov'eri! - Dice lei, voltandosi e lasciandomi interdetto a fissare la sua schiena, mentre i suoi capelli ne seguono leggeri il movimento.
Resto pietrificato sul posto e il passato mi travolge senza preavviso, con dieci volte la forza e la prepotenza di quella utilizzata da Liam, poco prima, nell'abbracciarmi. E adesso ho capito...
Le sue parole bruciano, penetrando sotto pelle come acido. Ne ho la certezza, so chi è lei e mi sento un idiota per non averla riconosciuta subito.
Lei è stata il mio rimpianto, e ora, in una frazione di secondo, è appena diventata la mia dannazione. Realizzo, voltandomi verso mio fratello, nella speranza di non avere la conferma di quello che temo più.
Non posso sopportare di saperla ancora sua ma mi devo arrendere alla realtà quando, con la mia borsa in spalla, la raggiunge cingendole nuovamente i fianchi.
- Forza, andiamo a casa! - Mi invita a seguirlo. Ma il tempo per me si è congelato nell'istante in cui lei ha aperto bocca, e non ha ancora ripreso a scorrere.
🖋📖 Spazio Autore
Quando ho iniziato a pensare a quali sarebbero stati i personaggi del mio libro, Liam non era contemplato e Lucas sarebbe dovuto essere figlio unico.
Quanto si modifica una storia nel passaggio dal pensiero al foglio, vero?!☺️
Ho passato ore, giorni, forse mesi con google maps indirizzato su Braintree, girando quelle strade al punto da conoscerle come se le avessi percorse con i miei stessi piedi.
Ed ecco casa di Lucas. Pond St. appena sotto al Sunset Lake.
Grazie davvero a chiunque stia leggendo❤️
Mercoledì il prossimo ch🖋📨
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