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26

Continuai a guardare il piatto vuoto, senza spiccicare parola, mentre Harry apparentemente stava facendo la stessa cosa, visto che da quando aveva lanciato il telefono non aveva più aperto bocca.

Così senza dare spiegazioni, avevo girato il parcheggio in cerca di quello che avrebbe dovuto essere il suo telefono e dopo una ricerca accurata, lo avevo perfino trovato.

Solo che il display era distrutto quasi del tutto e gran parte di esso non funzionava più, però pensai che sarebbe stato utile, poiché il mio era un catorcio vivente, e non ero sicura che a Richmond sarebbe stato in grado di trovare un negozio che vendesse telefoni.

In quel silenzio che aveva alzato barriere tra di noi, pensai a come avrei dovuto trovare mio padre, perché in fondo quello era stato lo scopo di quel viaggio, era per quello che avevo sacrificato il mio corpo per così tanti mesi.

E lo potevo sentire nell'aria che ci girava intorno che fosse vicino, potevo quasi percepire la sua presenza.

Così, quando l'anziana cameriera che ci aveva servito la colazione si era avvicinata per chiederci se volevamo qualcos'altro, dopo aver esitato per alcuni secondo, feci LA domanda.

"Mi scusi, stiamo cercando un certo Richard Richards, ha per caso mai sentito di lui?" chiesi speranzosa, che magari lei avesse avuto qualche informazione, perché diciamoci la verità, se non avesse saputo nulla lei, non sapevo proprio a chi altro chiedere.

In quel momento speravo solo che mio padre in tutto quel tempo avesse frequentato quel locale almeno una volta.

"Dipende, chi lo cerca?" chiese lei, mentre prendeva i piatti vuoti e li poggiava sul bancone.

"Sua figlia..."sussurrai flebilmente.

Perché non mi ero aspettata una risposta simile, anzi, ero quasi sicura che non avrebbe saputo nulla.

"Non puoi essere sua figlia..." disse lei, prima di spalancare la bocca e guardarmi terrorizzata.

"Come? Mi scusi ma non sto davvero capendo..." cominciai a dire, mentre la mia attenzione era stata catturata del tutto e anche quella di Harry apparentemente, che stava guardando la donna come se fosse una pazza.

"Perché sua figlia è morta" confessò lei, eppure io ero ancora in vita.

Certo, alcune volte avevo pensato e sentito di esserlo, ma in quel istante mi sentivo più viva che mai.

"Signora, può dirci dove lo possiamo trovare? Anche perché sua figlia è viva e vegeta e ce l'ha proprio davanti" chiese Harry, abbastanza spazientito dall'enigmatica reazione della donna, la quale aveva cominciato a guardarmi come un fantasma mentre un misto di espressioni si alternavano sulla sua faccia.

"Non può essere..."aveva sussurrato, cominciò a borbottare tra di lei e senza nessun preavviso, tiró a sé una delle due sedie libere del nostro tavolo e si mise a sedere anche lei con noi.

Ero rimasta completamente spiazzata dal suo comportamento.

"Richard farà un infarto quando ti vedrà" disse lei per poi lanciarmi un sorriso sghembo.

Non potei fare altro che sorridere anche io, mentre una sensazione di pace mi abbracciava.

Eravamo finalmente giunti a destinazione, avrei finalmente rivisto mio padre.

"Tu sei il suo ragazzo giusto?" aveva chiesto lei, dopo aver lanciato un breve sguardo ad Harry, il quale stava bevendo un sorso di coca cola dal suo bicchiere.

Una sensazione di imbarazzo pervase il mio corpo, mentre la donna impicciona aspettava una risposta che purtroppo non avrebbe avuto, poiché noi non stavamo insieme, noi non eravamo nulla se non alcuni baci al vento e carezze che bruciavano la pelle.

Sentii Harry deglutire sonoramente, mentre aspettava forse una mia di risposta.

Io guardai e lui senza alcun preavviso rispose.

"Si, perché?" rispose lui, facendomi l'occhiolino subito dopo.

Strabuzzai gli occhi, mentre un leggero tremolio a causa del troppo imbarazzo prendeva possesso delle mie mani.

Lo guardai male e lo vidi alzare le spalle, come se non avesse appena mentito spudoratamente.

"Richard farà un secondo infarto" disse lei, sorridendo a trentadue denti.

Sapevo che mio padre era sempre stato protettivo nei miei confronti, e sapevo che i tipi come Harry non gli erano mai piaciuti.

Harry aveva troppi tatuaggi per i suoi gusti e la sua apparenza poteva addirittura ingannare, perché a primo impatto sembrava uno di quei ragazzi cattivi che fanno parte di qualche strana gang.

Solo che lui non era così, ma quello lo sapevo solo io.

Rimanemmo in silenzio per vari secondi prima che la donna continuasse a parlare.

"Non lo vedo spesso, ma quando viene non fa altro che parlarmi di te, di come eri la sua dolce bambina..." concluse lei, e subito dopo sentii il mio cuore fare un tuffo.

Perché se ero la sua bambina mi aveva abbandonata? Perché?

Sentii i miei occhi diventare umidi e trattenni le lacrime, anche perché negli ultimi giorni avevo pianto troppo, più del dovuto e non volevo sembrare una frignona agli occhi della donna sconosciuta ma soprattutto a quelli di Harry.

Perché sapevo della nostra differenza d'età e non volevo sembrargli una bambina.

Per certi versi mi sembrava di rivedere Mery, negli occhi della signora e attraverso il suo comportamento.

"Ci può dire per favore dove lo possiamo trovare?" chiesi, volendo finire lì quel discorso, anche perché Harry aveva cominciato a sbuffare sonoramente e sinceramente, avevo preferito chiedere io perché ero sicura che dalla sua bocca, quella domanda sarebbe uscita molto più dura e sembrata molto più scortese.

"Ha vissuto per un po' in città, dopo un paio di mesi ha comprato una piccola casa nelle White Mountains, a circa un centinaio di chilometri qui e visto che questa è la città più vicina, viene qui circa una volta al mese per fare la spesa, non saprei davvero dirvi altro..." rispose lei dolcemente.

Harry sbuffò nuovamente, solo che quella volta non provò neanche più a nasconderlo.

Sapevo che si era stancato di guidare, ma rimaneva il fatto che mi stava facendo sfigurare di fronte a quella sconosciuta, comportandosi da bambino.

"Ci può dire esattamente dove?" chiesi speranzosa e quando la vidi strappare un foglietto dal suo taccuino capii che avevamo appena vinto.

La vidi scarabocchiare per alcuni secondi, prima di passarmi il foglietto che guardai curiosa.

"Torrent Creek 1" lessi ad alta voce.

Un suono stridente si udì subito dopo e guardai Harry mentre lasciava una banconota da cento dollari sul tavolo ed usciva fuori dal piccolo locale.

"Lo scusi ma di solito non fa così" mi scusai sinceramente, provando a giustificare il comportamento bipolare di Harry, che negli ultimi giorni stava facendo uscire allo scoperto.

"Molto probabilmente è stanco..." continuai in un sussurro.

"Da dove venite?" chiese lei, prima di alzarsi dal tavolo per servire due clienti che si erano avvicinati al bancone.

Aspettami pazientemente che ritornasse.

"Los Angeles" avevo risposto, mentre mi alzavo anche io.

La vidi guardarmi sorpresa, poiché sapevo che fosse dall'altra parte del mondo.

"Siate prudenti, là fuori e pericoloso, soprattutto di notte" aveva consigliato lei, prima di farmi un breve cenno con la mano al quale io risposi ed uscii dal locale.

Era la seconda persona che ci avvertiva di quanto fosse pericoloso là fuori, eppure a me non lo era sembrato per niente.

Non era successo nulla, o almeno, non ancora.

"Si può sapere cosa ti prende?" chiesi quasi urlando, mentre mi avvicinavo ad Harry e gli toglieva la sigaretta dalle dita, per poi lanciarla accanto ai suoi piedi.

"Hey, era mia..." sussurrò lui, mettendo il broncio subito dopo.

"Da quanto è che fumi? Perché è la prima volta che ti vedo farlo" chiesi, mentre alzavo un sopracciglio e lo scrutavo attentamente.

Non avrei mai pensato che fumasse, non lo avevo mai realmente visto e non glielo avevo mai chiesto.

"Da oggi?" chiese lui, poi poggiò le sue grandi mani sui miei fianchi e mi tirò a sé, mentre si appoggiava contro il muretto basso del parcheggio.

"Harry fai il serio per favore, dobbiamo seriamente parlare..." provai a dire, ma non ci riuscii perché le sue labbra si poggiarono sulle mie e non mi lasciò finire.

Era forse quello che faceva Harry Styles quando dovevamo parlare? Mi tappava la bocca con i suoi baci e faceva finta di non aver nessun problema?

Lo spinsi leggermente per le spalle, allontanandolo da me e subirmi subito dopo uno sguardo assassino da parte sua.

"Questa volta non funziona Harry" dichiarai, feci un altro passo indietro e gli indicai la macchina.

Lo sentii sbuffare prima di cominciare a camminare verso di essa per ritornare al motel, dove avremmo veramente dovuto chiarire alcuni aspetti, perché c'erano tante cose che non andavano, avevo bisogno di conferme e spiegazioni.



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