20
Harry mi aveva portata fuori a fare colazione e non gli potevo essere più grata di quello.
Non avevamo azzardato a menzionare nulla di quello che era successo nella stanza poco prima di uscire, e sinceramente non ne avevo nemmeno la voglia, perché provare a spiegare quello che era successo tra di noi, sarebbe stato come dimezzare l'importanza di quel momento.
Ci eravamo seduti ed avevamo scherzato sull'uniforme della ragazza che ci aveva servito la colazione, e per un breve secondo mi ero ricordata di Mery.
I miei occhi si erano rattristati ed Harry non ci aveva messo molto per accorgersene.
"Cosa è successo?" Chiese lui, mentre mi tendeva la sua mano sopra il tavolo e stringeva la mia.
"Niente, solo che mi manca già qualcuno" ammisi, ed era vero, perché per me lei era stata come una madre e non l'avrei mai dimenticata, non importava quanto lontano sarei andata, perché l'avrei sempre tenuta dentro il mio cuore.
Vidi Harry strabuzzare gli occhi e quando lo vidi abbassare lo sguardo, capii che molto probabilmente aveva frainteso e aveva pensato a qualche ragazzo.
"Prima che tu cominci ad alterarti, si tratta di Mery, che lavora al Moonlight" mi affrettai a dire, prima che lui si facesse chissà quali film mentali.
"Oh, sì...manca anche a me" aveva sussurrato lui, subito dopo ritornò a sorridere.
Eppure io strabuzzai gli occhi all'affermazione che era uscita dalla sua bocca.
Perché a parte le due volte che ci eravamo incontrati, non lo avevo mai visto al locale, e mi sembrava strano che affermasse che sentiva anche lui la sua mancanza, vista la mancata confidenza tra i due.
Possibile che mi stesse scappando qualcosa? Possibile ci fosse qualcosa che non sapevo?
Lo vidi accigliarsi prima di parlare.
"Mi è sembrata una brava persona, le poche volte che sono stato lì" si era corretto, eppure sentivo che c'era qualcosa che mi stava nascondendo.
E lui capì che non mi ero bevuta la sua menzogna, ma per il momento non mi sembrava nessuna questione di vita o di morte, così avevo lasciato perdere.
Avevo finito di mangiare e proprio quando ci eravamo diretti alla cassa per pagare, il cellulare di Harry aveva cominciato a squillare.
Lo notai strabuzzare gli occhi e guardarmi prima di accettare la chiamata e rispondere.
"Pronto, Malcolm?" Chiese lui per rivolgersi alla persona dall'altra parte della linea.
Lo vidi voltarsi per parlare e approfittai del momento per pagare la colazione, visto che nuovamente non me lo avrebbe permesso.
Lo vidi cominciare a sorridere mentre ritornava da me ed allora capii che sapesse qualcosa che io ancora non sapevo.
"Ho una bella notizia" aveva sussurrato al mio orecchio prima di stendere il suo braccio sulla mia spalla ed aprire la porta del piccolo locale.
Si fermò lì fuori e mi guardò ancora sorridendo.
"Cosa è successo?" chiesi, quasi preoccupata.
"Ti ricordi quando abbiamo litigato a Los Angeles perché ho chiesto informazioni sul conto di tuo padre?" Chiese lui, ed io non potei fare altro che annuire, perché ogni volta che mi ricordavo che non mi avesse creduta, mi feriva a morte.
"Mi ricordo come non avessi trovato nessuna informazione, giusto?" chiesi, ancora confusa poiché non capivo perché quella sarebbe una buona notizia.
"Cambio di programma, ha trovato delle bollette a suo nome qui in Australia" aveva detto lui felice.
Sorrisi anche io a mia volta, capendo come finalmente i miei sacrifici stavano dando i loro frutti.
Anche se ero pienamente consapevole che senza di Harry non sarei riuscita a trovare quell'informazione, non potevo non essere felice della bella notizia.
"Dove, esattamente?" chiesi, curiosa, mentre mi avvicinavo a lui e mi lasciavo stringere dalle sue braccia.
"Richmond" dichiarò, mentre mi stringeva ancora di più a lui, fino a non farmi quasi respirare.
Lo allontanai leggermente, perché ormai la mia felicità era andata a farsi fottere, una volta che avevo sentito dove si trovasse.
"È così lontana Harry..." avevo sussurrato io, perché prima di partire mi ero documentata e da quello che mi ricordavo, Richmond si trovava a più di due giorni con la macchina.
Non che ci fossero altre possibilità di raggiungere quella piccola città sperduta nel nulla.
"Non importa Darcy..." aveva detto lui per rincuorarmi, però lo avevo visto dal suo volto che anche lui aveva cominciato a preoccuparsi leggermente.
"Dobbiamo trovare una macchina" avevo detto più a me stessa che a lui.
"Non ci pensare, torniamo al motel...troverò una soluzione" aveva detto serio, mentre incrociava le dita della sua mano alle mie e cominciava a camminare immerso nei suoi pensieri.
Una volta arrivati in camera, mi aveva lasciata sola con i miei mille pensieri ed era uscito subito dopo, "Per risolvere delle cose" aveva chiarito, ed io potevo solo sperare che sarebbe riuscito a trovare una macchina, anche se sapevo, era pieno di risorse.
Harry's POV
Il telefono aveva continuato a suonare e a causa di quello avevo trovato una stupida scusa ed ero uscito fuori.
Avevo molte chiamate perse da mia madre e da Daisy, perché io non ero orfano come Darcy, perché c'era ancora qualcuno che si preoccupava per me, anche se non lo meritavo affatto.
Decisi di telefonare a Daisy e con la semplice scusa di volerla lasciare, avevo potuto ascoltare la sua voce per l'ultima volta.
"Harry, mi manchi così tanto" aveva sussurrato lei e nel mio cuore avevo potuto sentire un leggero tuffo, poiché a differenza sua, lei non mi mancava per nulla.
Difatti non pensavo a lei se non quando prendevo il telefono tra e mani, così mi ero reso conto di aver sprecato gli ultimi quattro anni della mia vita.
Non era possibile che io fossi riuscito a togliermela dalla testa così velocemente, o forse semplicemente, non era mai stata destinata a me ed avevamo fatto dei piccoli errori di calcolo.
Perché le settimane che erano passate in presenza di Darcy, avevano cambiato ogni fibra del mio corpo.
"Daisy, penso sia meglio finirla qui" dissi conciso e senza girarci troppo intorno.
Mentre sbuffavo sonoramente una volta aver capito che aveva cominciato a piangere nuovamente.
"T-tu hai un'altra, non è così?" chiese in un sussurro.
La mia risposta era stata il silenzio più abissale, perché non c'era bisogno di aggiungere altro, perché la conoscevo bene e sapevo che quello sarebbe stato abbastanza per farle tornare la testa a posto.
Durante la nostra relazione avevamo avuto sempre una singola regola, non tradirci a vicenda ed io sapevo di aver commesso il singolo errore che non l'avrebbe mai fatta ritornare da me.
Eppure non mi importava neanche di restare da solo, se alla fine la storia con Darcy non sarebbe andata per il verso giusto, perché preferivo nettamente rimanere solo, piuttosto che buttare altri anni della mia vita accanto a qualcuno con cui rimanevo per pura abitudine.
Perché forse non mi era mai importato di Daisy, perché era stato troppo facile rinunciare a lei e quello mi stava facendo venire qualche dubbio.
Lei non disse più nulla, semplicemente spense la chiamata e mi lasciò solo con i miei pensieri, che al contrario di quello che avevo pensato, non risultavano essere così affollati.
Misi il telefono nella tasca posteriore dei miei jeans e sospirai sollevato, di aver finalmente risolto quel problema.
Era forse una leggera libertà quella che sentivo in quel momento? Come se prima di allora avessi vissuto in una prigione creata da me stesso.
Era quello che Darcy era in grado di fare?
Scossi leggermente la testa per rinvenire sul pianeta Terra, prima di prendere il telefono e cominciare a fare diverse telefonate per risolvere il problema con il mezzo di trasporto, che ci avrebbe dovuto portare a Richmond.
E ripeto, avrei fatto di tutto pur di vedere Darcy felice, perché quelle poche volte che aveva sorriso o era sembrata felice, avevano reso felice anche me.
Capii così che la mia felicità dipendeva totalmente dalla sua.
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