16
Il viaggio era stato un incubo totale e la compagnia di Harry, quella volta non aveva fatto altro che innervosirmi e pentire di aver accettato che mi accompagnasse.
Per tutto il viaggio aveva piagnucolato in continuazione e non aveva smesso di ripetermi quanto si sentiva scomodo sul suo sedile.
Quello lo aveva fatto per le dodici ore seguenti e quando finalmente mancavano un paio di ore all'arrivo, si era finalmente addormentato facendomi tirare un sospiro di sollievo.
Avevo provato a farlo anche io, solo che ad un certo punto aveva poggiato la sua testa sulla mia spalla ed aveva cominciato a russare leggermente, facendomi rimanere sveglia per il resto del viaggio.
Quando l'annuncio del pilota aveva cominciato a spiegare che saremmo giunti a destinazione, non avevo potuto che sospirare profondamente.
Ero grata che non avrei più sentito Harry russare nel mio orecchio e non vedevo l'ora di sgranchire le gambe, che già da un paio di ore ormai avevo cominciato a non sentire più.
Non potrei che dare ragione ad Harry, sul fatto che quello era realmente stato il viaggio più lungo della nostra vita e, anche se non lo volevo ammettere, rimpiangevo il non aver dato retta ad Harry ed aver rifiutato il suo aereo privato.
Non avevamo avuto nessuna conversazione interessante, anche perché io ero ancora arrabbiata con lui e lui non aveva fatto altro che piangersi addosso delle condizioni in cui milioni di persone viaggiavano annualmente.
Mi sembrava quasi divertente come lui non riuscisse a capire che, non tutti si potevano permettere il suo stile di vita.
Sapevo che per lui non erano fondamentali i soldi, perché me lo aveva spiegato molte volte, solo che il problema era che, una volta abituati ad uno certo stile di vita era quasi impossibile tornare indietro.
E nonostante lui fosse molto più profondo di così, quella volta aveva deciso di comportarsi da bambino viziato, mostrandomi uno dei lati brutti del suo carattere.
Harry's POV
Il viaggio era stato una completa tortura, proprio come mi ero immaginato.
Ero così arrabbiato con Darcy, perché aveva rifiutato di fare come avevo voluto io, ero arrabbiato perché lei non sapeva quanto mi ero sacrificato per poter ottenere quel volo, non sapeva che ero stato quasi tutto il giorno a parlare al telefono per pianificare il viaggio che lei aveva voluto fare.
Molto probabilmente aveva pensato che mi ero completamente dimenticato della promessa che le avevo fatto, e per quello aveva deciso di vendicarsi in quel modo.
Perché per tutto il viaggio non mi aveva rivolto parola e nonostante fosse così vicina a me, la sentivo talmente lontana.
Stavo quasi rimpiangendo di essere andato con lei, perché anche se non lo volevo ammettere, mi aveva fatto male quando Daisy, una volta scoperto che sarei partito, si era inginocchiata davanti a me e mi aveva pregato di rimanere.
Ero stato un fottuto egoista, che aveva lasciato a pezzi quella che era stata l'amore della sua vita negli ultimi quattro anni.
Ero stato un fottuto codardo perché non ero riuscito a lasciarla, a spiegarle che non sentivo nulla per lei.
Forse a causa ei vecchi ricordi e dei vari momenti felici che avevamo passato insieme, ero ricaduto nella sua ragnatela d'amore e avevo ceduto di fronte alle sue suppliche, terminando la nostra discussione con del sesso veloce e senza emozioni.
Il quale mi aveva fatto sentire colpevole nei confronti di Darcy, perché anche se sapevo che non eravamo nulla, mi sentivo devoto nei suoi confronti ed era una sensazione così strana da spiegare.
Perché invece di sentire lealtà nei confronti della persona la quale avrei dovuto sposare, stavo provando a essere leale a Darcy, con la quale non avevo nulla, se non un mare di emozioni che superavano il limite dell'immaginazione.
Mi sentivo così libero in quel momento, ed anche se non avevo passato bene il viaggio, ero felice perché c'era Darcy vicina a me.
Se non fosse stata lei a chiedermelo, non avrei mai accettato una cosa simile, da nessuno, neanche da Daisy.
Guardai Darcy, mentre si allacciava la cintura di sicurezza e si preparava all'atterraggio con un piccolo sorriso sulla faccia.
Ed in quel momento, guardandola di profilo, capii di non aver mai guardato una ragazza bella come lei, così semplice allo stesso tempo, ma bella da togliere il fiato e farti seccare la gola.
Forse lei neanche se ne rendeva conto, ma io gli avrei regalato il mondo intero se solo me lo avesse mai chiesto, perché mi stavo innamorando di lei ed era irrimediabile.
Ormai ero uscito dalla mia zona di comfort e mai mi ero sentito più libero, mai ero stato così felice e vivo che in sua presenza.
Capii così che lei era aria per i miei polmoni e che ero sicuro che non sarei mai stato lo stesso dopo quel viaggio, speravo solo che quello che mi stavo proponendo sarebbe successo.
Darcy' a pov
Eravamo scesi dall'aereo e in silenzio ci eravamo avviati verso la sezione bagagli, mentre aspettavamo che le nostre valige ritornassero di nostra proprietà.
Vidi Harry abbandonarmi per alcuni minuti, prima di ritornare da me con due bicchieri grandi di cartone.
"Tieni" aveva sussurrato lui, prima di passarmi uno dei due bicchieri.
Ero così grata che avesse pensato a quello, perché ero stanca morta e non sapevo come velocizzare il tutto e farmi uscire il prima possibile dall'aeroporto.
"Darcy..." aveva cominciato lui a dire ma io lo avevo guardato male, così smise subito dopo.
"Harry, non è il momento" avevo chiarito, prima di cominciare a sorseggiare il caldo caffè, che piano piano mi stava risvegliando, anche se non del tutto.
"Non sarà mai il momento" aveva sussurrato lui, quasi per non farsi sentire da me, prima di avvicinarsi al rullo che ci aveva riportato indietro le nostre valige.
Lo vidi prenderle entrambe e trascinarle dietro di sé, mentre si metteva nuovamente gli occhiali da sole e usciva dalle grandi porte scorrevoli.
A stento riuscivo a tenergli il passo e non mi ci era voluto molto a capire che era arrabbiato, perché il nostro viaggio non era partito con il piede giusto.
Così in quel momento di leggera corsa, promisi a me stessa che avrei cominciato a seguire i consigli di Mery, e che, se ne avessi avuto ancora l'occasione, avrei aperto il mio cuore per ricevere l'amore che stavo cercando da una vita intera.
Lo vidi fare un segno ad un taxi e sospirai profondamente, perché non era nei miei piani cominciare a spendere soldi, perché non erano molti e non sapevo ancora quanto sarei dovuta rimanere a Sydney, anche se ero cosciente che, se anche solo avessi provato ad aprire quel discorso con Harry, mi avrebbe presa a schiaffi.
Sicuramente mi avrebbe detto di non preoccuparmi, perché fino a quando lui sarebbe stato accanto a me, non mi sarebbe mancato nulla.
Eppure io non volevo profittare troppo della sua gentilezza e del suo altruismo, perché io non mi sentivo bene come stessa se era lui a dovermi mantenere.
Così mi proposi che avrei pagato la corsa del taxi, perché infondo Harry aveva pagato il caffè.
Stavamo viaggiando da una decina di minuti per le varie strade trafficate di Sydney, quando ad un tratto, visto che eravamo bloccati nel traffico, potei notare un piccolo e carino motel in lontananza.
Sapevo che Harry mi avrebbe uccisa, ma ero disposta a pagarne le conseguenze.
"Ci può portare lì, per favore?" chiesi al tassista, e dopo averlo sentito annuire avevo tirato un breve sospiro di sollievo.
E lo ero davvero stata, fino a quando avevo incontrato gli occhi freddi di Harry, che in quel momento sembrava quasi che stessero dicendo che me l'avrebbe fatta pagare, per le varie situazioni nelle quali lo stavo trascinando dietro di me.
Eppure non era quello lo scopo del suo viaggio? Non voleva staccare dalla sua vita e dal suo lavoro?
Io gli stavo offrendo dei modi per ritornare con i piedi per terra, e sapevo che, anche se non se ne rendeva conto, quello stile di vita, avrebbe potuto sanare qualsiasi sua ferita.
Ero quasi certa che quel viaggio avrebbe cambiato la sua prospettiva di vedere le cose.
Ed io potevo solo sperare che al fine di quello non si sarebbe pentito di avermi accompagnata, speravo solo che si sarebbe divertito e che ritrovasse un po' della felicità che avevo potuto capire gli mancasse.
"Harry, non tutti siamo ricchi come te..." avevo provato a giustificarmi ma lui aveva girato la testa e non mi aveva più guardata per il resto del viaggio.
Facendomi ricordare mentalmente che avremmo dovuto parlare per davvero, delle sue reazioni e di tutto quello che lo stava infastidendo, una volta arrivati al motel.
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