Capitolo 6
«Volevo vederti Sienna».
Quelle parole, quell'intera frase, continuava a rimbombarle nella testa, e non era ancora riuscita a trovare una risposta o comunque a muovere anche il minimo muscolo da quando lui l'aveva pronunciata. Era rimasta ferma a fissarlo negli occhi e, pian piano che quello scambio di sguardi cresceva, si rese davvero conto di quanto Jason fosse dannatamente bello.
Non che non lo avesse notato prima, durante quel mese di sedute, solo che adesso appariva più chiaro ai suoi occhi.
Solo quando lui si voltò, interrompendo il contatto visivo creatosi, lei sbattè le palpebre cercando di ricomporsi. Era ancora in piedi, accanto alla porta di quella cella infernale sorvegliata da ben due uomini e pensò che, se non avesse voluto ritrovarsi col sedere per terra per via delle sue gambe molli, le sarebbe convenuto sedersi. E così fece, avvicinandosi dapprima al ragazzo, poi sorpassandolo per andare a sedersi su quel materasso che constatò essere più morbido di quanto pensasse.
Jason, ora in piedi di fronte a lei, si voltò a guardarla con un'espressione tra lo stupito e l'incredulo.
«Wow, li hai fatti sloggiare per davvero», disse con una smorfia riferendosi ai due energumeni che, per sua fortuna, non erano in ascolto. In un certo senso era felice che la bella rossa si fidasse al punto tale da voler restare da sola con lui, nonostante non avessero certo iniziato col piede giusto quel bizzarro rapporto che adesso avevano instaurato. Ma era vero; non le avrebbe fatto del male, non più, almeno.
E con questo pensiero Jason si sedette accanto alla giovane.
Sienna non fece caso a quella frase di elogio, e il suo viso angelico tornò ad incupirsi nuovamente. «Allora, perché volevi vedermi? Dev'essere una cosa davvero importante se hai dovuto mandare due persone all'ospedale affinché mi chiamassero», ribatté la rossa incrociando le braccia al petto. Il suo tono di voce non era più amichevole come quando era entrata, ma piuttosto secco e di rimprovero, e Jason se ne rese conto.
«In mia difesa erano solo dei coglioni», disse il biondo scrollando le spalle come se niente fosse. La reazione rilassata del ragazzo non fece altro che innervosire di più Sienna che subito lo ammonì, «Questo non è un gioco, Jason. La tua pessima condotta non farà altro che aumentare ulteriormente la tua pena».
Jason di questo ne era più che consapevole; ma aveva deciso che non gliene sarebbe importato, non questa volta, almeno.
«Lo so, solo che...»
«Cosa? Solo cosa, Jason?» sputò senza nemmeno dargli il tempo di terminare la frase; quello del suo paziente non era il comportamento giusto, e lei lo sapeva molto bene, ma non riusciva a credere che il lavoro di un mese intero non avesse portato ad alcun risultato. Si sentiva sconfitta, incapace. Aveva riposto tutta la sua fiducia in lui e i miglioramenti li aveva visti, non se li era sognati.
«Io mi sto facendo il culo per aiutarti ad essere migliore, a farti uscire da qui il prima possibile, e tu mi ringrazi così? Beh, grazie tante davvero, ma sai una cosa? Quando tra un anno sarai ancora in carcere a sfogare la tua rabbia su qualche altro prigioniero, ricordati che avresti già potuto essere libero da un pezzo, se solo mi avessi dato ascolto». Era furiosa, anzi, era delusa, ma per quanto avesse voluto gridare con tutta l'aria che aveva nei polmoni, si impegnò a mantenere un tono di voce normale e controllato cercando di essere professionale nei modi, visto che con le parole non c'era riuscita.
Dopo quel discorso, il biondo chinò la testa e si strofinò le mani nervosamente. La ragazza non aveva alcun torto, ovviamente, era nel giusto. Ce la stava mettendo tutta nello svolgere al meglio il suo lavoro, il quale gli avrebbe anche giovato, e lui la ripagava in quel modo? E tutto solo perchè "voleva vederla"? Ma che cavolo gli era preso?
Non sarebbe stato più facile, e soprattutto meno dannoso, aspettare la prossima seduta? Sì, sicuramente, ma lui ad aspettare non ce la faceva più.
Bramava i suoi occhi dorati giorno e notte, quelle pepite che lo osservavano mentre chiacchieravano quasi fossero amici. Bramava il suo profumo, che eliminava l'aria viziata che riempiva quel luogo, ma soprattutto bramava la sua compagnia. Era l'unica con la quale avesse instaurato un rapporto che non fosse fatto di pugni, insulti e spintoni; in più le piaceva aprirsi con lei, confidarle cose, anche le più banali, che si era sempre tenuto dentro, perchè di lei si fidava.
Si passò una mano tra i capelli, deciso a confessare il perché di quel suo comportamento sconsiderato, quando venne interrotto, di nuovo, dalla sua limpida voce.
«Scusa», sussurrò Sienna a capo chino, «Non volevo aggredirti così. Mi dispiace». Quelle parole lasciarono di stucco il ragazzo; lui l'aveva messa in quella scomoda posizione, perciò se c'era qualcuno che doveva scusarsi per essere stato troppo impulsivo ed avventato era lui, non lei, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.
«Tu non devi scusarti...», disse semplicemente mentre le parole gli morirono in gola. Era la prima volta da quando la conosceva che non sapeva come affrontare un argomento. Ma si fece coraggio e tentò di proseguire fingendo quell'indifferenza che lo caratterizzava ma che, in realtà, in quel momento non provava affatto.
«Io so solo che, da quando ti ho conosciuta sto meglio, anche se non sembra. Tu vieni qui, mi ascolti ed io ho solo bisogno di questo: di qualcuno con cui sfogarmi e che sia qui per me».
Diede un colpo di tosse per schiarirsi la gola. Non si riconosceva, o meglio, quello che provava e che le aveva appena riferito era vero, ma mai avrebbe pensato di arrivare a dirglielo. In più, si sorprese quando la rossa si mise a sorridere sentendo quelle parole.
Sapere che Jason, quel ragazzo che all'inizio credeva intrattabile e tremendamente complicato, pensasse questo di lei la riempiva di orgoglio; era felice di farlo sentire meglio, d'altronde era lì proprio per quella ragione, per aiutarlo a gestire i demoni del suo passato.
D'istinto, Sienna sollevò il braccio e lo avvicinò al viso del ragazzo, per accarezzarlo, ma poi, con titubanza, lo ritrasse, seppur controvoglia. Era pur sempre un suo paziente e un contatto così diretto non sarebbe stato affatto professionale; non poteva scordarsene.
«Ehi, biondino», mormorò aspettando che il ragazzo tatuato incrociasse il suo sguardo. Appena quegli occhi ambrati si specchiarono nei suoi continuò a parlare. «Sono contenta che tu ti senta così, e sì, hai ragione, io sono qua per te e per nessun altro. Jason io so che puoi farcela, capito?», si accertò bene di marcare quell'ultima affermazione in cui lei credeva fermamente sperando che iniziasse a crederci un po' anche lui, poi, si morse una guancia e proseguì,
«Ma vedi, devo rispettare gli orari, non posso essere qui con te ventiquattro ore su ventiquattro. Per quanto mi piacerebbe, non posso»
Il volto del biondo si rilassò completamente dopo l'ultima frase, pronunciata dalla ragazza senza rendersene davvero conto, e assunse la sua solita aria sfacciata seguita da un ampio sorriso. «E così ti piacerebbe, eh?» la stuzzicò.
Sienna si imbarazzò leggermente e scosse il viso sorridendo, per poi alzarsi appoggiando una mano sulla spalla di Jason. Forse, in fondo, le piaceva che in qualche modo lui riuscisse a tenerle testa e flirtasse con lei, ma non avrebbe ceduto. Non gliela avrebbe data vinta, mai.
«Vai già via?» domandò lui imitandola ed alzandosi a sua volta.
La giovane annuì, ma gli promise che alla prossima seduta sarebbe arrivata cinque minuti prima con la speranza che lui avesse appreso quanto si erano detti quel giorno.
***
«Quindi ti hanno chiamata solo perchè quel criminale voleva vederti?» chiese Chase, sporgendosi per afferrare un'altra fetta di pizza.
Sienna annuì soltanto, non aveva voglia di spiegare all'amico che in realtà l'avevano contattata perchè Jason aveva dato di matto. Era sorpresa quanto lui del fatto che il biondo avesse creato quel casino solo per stare un po' con lei, ma alla fine non le era dispiaciuto fare un salto a trovarlo.
Ormai, le restava soltanto un altro mese di tirocinio, solo un altro mese e le loro strade si sarebbero divise. La cosa la rattristava; in quelle ore passate con lui, Sienna si era affezionata a Jason più di quanto avesse potuto immaginare e di quanto avrebbe mai voluto ammettere.
La giovane sospirò e bevve un sorso d'acqua, decisa a lasciarsi quei pensieri e quella giornata alle spalle.
«Quello è pazzo! Chissà che pensieri fa su di te», continuò il moro borbottando e facendo una smorfia di disgusto, «Non so come fai a continuare ad andare lì».
«Semplice, non sono una cagasotto», rispose lei di rimando, posando il bicchiere sul tavolino di vetro posto al centro del suo piccolo ma accogliente salotto.
«Questo lo so Sienna, ma mi preoccupo per te. Prima cerca di ucciderti e ora ti vuole attaccata al suo culo».
La ragazza notò la mascella dell'amico contrarsi ed il corpo irrigidirsi tutto, e un pensiero che la fece sorridere le affiorò nella mente. «Chase Wood, non sarai per caso geloso?» mormorò ridendo, punzecchiando con l'indice la spalla muscolosa del ragazzo al suo fianco.
Chase divenne visibilmente paonazzo ma negò tutto, anche se, sotto sotto, nelle parole dell'amica era nascosto un minimo di verità. Lui non aveva dimenticato quella notte in cui, dopo aver chiuso con lei il locale, si erano ritrovati a bere qualche bicchierino di troppo e, una volta riaccompagnata a casa la rossa, si erano ritrovati nudi nel suo letto a consumare del sanissimo sesso.
Era stata una svista, sì, ed erano anche ubriachi, ma da quel momento i suoi sentimenti nei confronti dell'amica si erano intensificati e non poteva farci niente.
«Ti chiedo solo di stare attenta e di non fidarti troppo di quel tipo», disse infine, in tono apprensivo.
«Dio Chase, rilassati. E poi è cambiato da quando lo sto aiutando, sono sicura che presto lo rilasceranno», affermò e di quello Sienna ne era davvero convinta.
Detto ciò, Chase scrollò le spalle e la conversazione finì lì. I due amici tornarono a guardare la finale di X Factor USA e poco dopo si addormentarono sul divano. O meglio, lei si addormentò; lui si perse a guardare il suo profilo, splendente grazie ai raggi lunari che filtravano dalla finestra. E sorrise.
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