Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 3

«Lo hai davvero colpito?» le domandò incredulo il ragazzo dai capelli castano scuro in piedi dall'altra parte del bancone.
Sienna scrollò le spalle, le sue dita stringevano la tazza di caffè ancora fumante. «Dovevo pur difendermi» sentenziò la rossa.

Era liberatorio per lei potersi confidare con quello che era il suo migliore amico da anni; Chase era il classico ragazzo della porta accanto: sorriso ammaliante, sempre allegro e con la battuta pronta; all'occasione, però, riusciva ad essere anche un grande ascoltatore e consigliere. Per Sienna quel giovane era l'unico punto fermo della sua movimentata e complicata vita.

Lui scoppiò in una fragorosa risata. «Sei ufficialmente la ragazza più tosta che conosca».
«Credevo che lo fossi già», ribattè la rossa scherzando e osservandosi le unghie con finta superiorità.

Quella era una delle loro classiche conversazioni; riuscivano a passare dall'essere seri allo scherzare in meno di un secondo e, di nuovo, a tornare seri nello stesso lasso di tempo.

Chase alzò le maniche della sua camicia azzurra e poggiò i gomiti sulla superficie in legno scuro, protendendosi verso la giovane. «Come farai per l'università ora che il tuo tirocinio è andato a puttane?»
«Chi ti ha detto che è andato a puttane?» chiese lei di rimando aggrottando le sopracciglia. L'amico la osservò come se avesse detto la cosa più insensata di questo mondo. «Sienna, quel pazzo ti ha quasi uccisa», disse con una certa apprensione nella voce. «Non penserai davvero di rimettere piede lì dentro?» bofonchiò successivamente.

La ragazza si morse una guancia e abbassò silenziosamente il capo sulle sue ginocchia; abitudini che aveva quando non poteva o non voleva rispondere a qualche domanda, e Chase, che la conosceva bene quanto un fratello, questo lo sapeva.
«Mi prendi in giro?!» esclamò tentando di non alzare troppo il tono di voce.
«Senti, nemmeno io impazzisco dalla voglia di stare nuovamente nella stessa stanza con lui, ma devo farlo Chase», provò a spiegare lei. «Non lascerò che un incidente rovini così il mio futuro».
«Incidente? Da quando soffocare una persona è considerato un incidente? Non si soffocano le persone accidentalmente, lo sai questo?». Il tono dell'amico iniziava a non piacerle, tuttavia sapeva benissimo che aveva ragione: Jason aveva tentato di ucciderla intenzionalmente e non esisteva scusa che potesse giustificare quel gesto, tuttavia credeva dovesse esserci un motivo se le era stato assegnato proprio lui come primo caso; chiamatelo destino, fato, o forse le era stato affidato proprio lui perché avevano più o meno la stessa età e una coetanea avrebbe fatto di Jason un ragazzo nuovo. Sienna ripensò alla loro prima seduta, ma subito cancellò quest'ultimo pensiero dalla sua mente. Una coetanea lo avrebbe aiutato solamente ad aumentare le sue fantasie perverse, concluse.
«È un mio dovere aiutarlo» sentenziò infine.
«Perché?» insistette il moro.
«Perché non ho scelto psicologia criminale per vivere nascosta nella paura, l'ho fatto perché desidero davvero fare qualcosa di buono per la società e se riesco ad aiutare Jason a diventare una persona migliore, vuol dire che sto facendo la cosa giusta» spiegò lei leggermente infastidita; capiva la preoccupazione che aveva per la sua incolumità, d'altronde, Chase era sempre stato protettivo e a tratti geloso nei suoi confronti, ma Sienna non era più la diciottenne spaesata e timorosa che aveva conosciuto quattro anni prima, il giorno in cui varcò la soglia di quello squallido pub: il Delirium. Adesso era una giovane donna, forte ed ambiziosa, e niente e nessuno avrebbero potuto mettere in discussione tutto questo.

«E se provasse a farti del male di nuovo?»
Non poteva negarlo: aveva preso in considerazione questa eventualità, sarebbe stato sciocco da parte sua non pensarlo; quel ragazzo aveva ucciso suo padre, quale scrupolo si sarebbe fatto nel riservare lo stesso destino a lei, una perfetta sconosciuta?
Ma ancora una volta preferì dare ascolto alla ragione e ai tre anni di insegnamenti appresi alla facoltà di psicologia, piuttosto che alla paura che subdolamente, si insinuava in lei.

«Vorrà dire che io gli farò più male», rispose Sienna con disinvoltura. «Sono o non sono la ragazza più tosta che tu conosca?» chiese, poi, beffarda, riprendendo le parole che solo poco prima erano uscite dalla bocca dell'amico.
Chase le rivolse un'occhiata ammonitrice, ma in fin dei conti sapeva bene che quando la ragazza si metteva qualche idea in testa era impossibile riuscire a persuaderla dal suo obiettivo; tutto ciò che poteva fare era quindi offrirle il suo supporto.
«Ehi, voi due!» una terza voce fece eco nell'enorme salone, «Non vi pago per stare al banco a perdere tempo».

«Oh, andiamo Alan, non siamo ancora aperti», protestò Chase rivolgendosi al capo, come sempre già accigliato ancor prima dell'apertura.
«Stavamo facendo solo un po' di conversazione», intervenne Sienna cercando di trovare una giustificazione a quel momentaneo allontanamento dalle loro mansioni.

Lavorare in un pub di seconda classe non era certo la più grande ambizione nella vita della ragazza, ma la paga era sufficiente per permetterle di pagare le tasse universitarie e l'affitto, inoltre poteva bere birra gratis insieme al suo migliore amico; perciò tutto sommato non era poi così male una volta abituatisi agli sbalzi d'umore repentini di Alan.

«Se continuerete a 'fare conversazione'-, disse mimando le virgolette sulle ultime due parole -finirete col diventare disoccupati» concluse il discorso da dispotico che era. «Rossa, tu servirai ai tavoli stasera, mentre tu- ordinò indicando Chase- assicurati di riempire quei bicchieri».

«Sì, signore», rispose il ragazzo imitando ironicamente un saluto militare, gesto che fece scoppiare a ridere l'amica. «Meglio fare come dice prima che impazzisca», suggerì lei scendendo, seppur controvoglia, dall'alto e scomodo sgabello per legarsi il grembiule e prepararsi all'inizio del turno.

***

Il sole era alto ormai da qualche ora, e Jason era ben felice di poter sentire quei caldi raggi picchiettare sopra la sua pelle, bianca a causa della continua reclusione tra quelle quattro mura.

Si portò lentamente la sigaretta tra le labbra e ne aspirò una gran quantità di nicotina, prima di richiudere gli occhi e abbandonare la schiena contro la rete metallica che circondava il penitenziario, per continuare a rilassarsi. L'ora d'aria che era permessa a tutti i detenuti era l'unico momento in cui il ragazzo si sentiva in un certo senso "libero", anche se mai come le nuvole che passavano sopra la sua testa e per le quali provava un'invidia smisurata. Improvvisamente, la voce metallica dell'altoparlante gridò il suo nome, dicendo che, strano ma vero, aveva delle visite.

Jason sbatté le palpebre più volte per riabituarsi alla luce del mattino e si incamminò perplesso verso la porta che conduceva all'interno, dove due guardie lo stavano già aspettando.

Rimase stupito quando, con la coda dell'occhio, vide una ciocca di capelli ramati dietro la schiena di Brendon. Non si aspettava di trovare davanti a sè anche la bella rossa, tanto che pensò dovesse avere qualche rotella fuori posto per aver avuto il coraggio di rimettere piede in quel luogo, col suo aggressore, ma la cosa non gli dispiacque per niente.

Le guardie lanciarono uno sguardo severo al ragazzo, il quale teneva ancora tra le labbra la sua Marlboro, così aspirò per l'ultima volta e venne scortato nella stanza di pochi giorni prima insieme alla giovane.
Una volta soli, il biondo avanzò a passo felpato verso la sua postazione sedendosi proprio di fronte a lei.

«Credevo che non saresti più venuta», osservò impassibile di qualsiasi emozione.
«Non sono una persona che si arrende facilmente e non ho alcuna intenzione di lasciarmi intimidire da te e dai tuoi comportamenti, Jason» rispose lei diretta.

Jason piegò la testa su un lato. «Wow, ti piaccio così tanto?» domandò con un ghigno beffardo.

«Non farti strane idee», disse lei allungando le braccia sulla superficie liscia. «Tu non mi piaci per niente ed abbiamo appurato che nemmeno io piaccio a te», rispose con la stessa espressione che attraversava il volto del suo paziente.

«Niente di personale, dolcezza», scrollò le spalle, «Cercavo solo una via di fuga e ho pensato che tu fossi il biglietto ideale per farmi uscire da qui».
«Beh, la tua bravata ti è costata altri mesi qui dentro, perciò complimenti, gran bel lavoro», sputò Sienna con acidità.

Sapeva che non avrebbe dovuto dirlo e che, forse, i suoi modi bruschi non erano tanto ortodossi per una psicologa alle prime armi, ma cavolo,quel tipo gliele tirava proprio di bocca. Sienna notò i pugni di Jason serrarsi e la mascella contrarsi, segno che stava perdendo la pazienza, proprio come pochi giorni prima, quando lei lo aveva indotto a parlare dell'omicidio da lui commesso.

«Ora, puoi continuare a comportarti male, il che non farà altro che aumentare la pena che devi scontare, oppure puoi collaborare con me e farti aiutare», aggiunse la ragazza. A quell'ultima frase gli occhi del ragazzo scattarono verso quelli dorati della giovane ed un barlume di speranza si accese in lei. «A te la scelta, Jason».

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro