Capitolo 27
<<D'accordo, ripassiamo il piano?>> chiese il biondo al ragazzo con cui mai prima di allora avrebbe pensato di collaborare.
L'altro, dal canto suo, roteò gli occhi al cielo, era la terza volta che gli faceva quella domanda; forse non aveva tanta familiarità con questo genere di situazioni come me aveva Jason, ma non era certo uno stolto. <<Io vado a cercare Sienna, mentre tu ti occupi di distrarre gli altri>> rispose, ripetendo il copione che si erano preparati.
<<Bravo, Wood>> disse Jason dandogli un'amichevole ma anche strana pacca sulla spalla. Chase trovava assurdo il fatto di aver accettato di collaborare con lui, quello che era il suo rivale per la conquista delle attenzioni di Sienna e che, inoltre, aveva una fedina penale più che sporca.
Erano andati a casa di Carl, che al momento ancora ospitava il ragazzo e con lui, che aveva qualche esperienza in più di loro, si erano consultati per decidere come procedere.
Vide Jason trafficare all'interno dei cassetti di un mobile, prima di poggiare sul tavolo due pistole che, con l'abilità di chi pareva aver compiuto quel l'azione numerose volte, caricò coi proiettili. Chase deglutì con estrema fatica alla vista di quelle armi, quando il biondo gliene porse una tra le mani.
<<Prendi questa, spero che tu la sappia usare>> gli disse. Guardò a lungo l'oggetto tra le sue mani adesso tremanti.
<<Che cosa dovrei farci?>> domandò ingenuamente.
<<Tu che dici?>> Jason incrociò le braccia e si accigliò. <<Stiamo per entrare in un covo pieno di assassini esperti e siamo in minoranza, dovremo pure difenderci in qualche modo.>> Chase annuì, ma sentì un nodo formarsi alla bocca del suo stomaco.
Lui non era come Jason; si chiese se avesse avuto la sua stessa freddezza di sparare a qualcuno, qualora gli si fosse presentata l'occasione e Jason parve intuire quella preoccupazione che stava turbando il ragazzo. <<Rilassati principessa, se sarai fortunato non dovrai utilizzarla>> gli disse, il suo tono risultò freddo e distante.
A differenza dell'amico della ragazza, il quale era molto turbato e non aveva timore nel farlo vedere, Jason sembrava un pezzo di legno, tanto era rigido e Chase si domandò come potesse mantenere il sangue così freddo in una situazione del genere, quando la vita della sua ragazza -o di quello che per lui simboleggiava Sienna- era in pericolo.
Fu quasi tentato di dargli un pugno: dopotutto se adesso si trovavano in quella topaia di casa e stavano avendo quella conversazione era solo colpa sua, se Sienna era stata rapita da dei brutti ceffi era solo colpa sua.
Lui era la causa di tutti i problemi.
Tuttavia, sebbene il desiderio di pestarlo fosse allettante, quello di riuscire a salvare la sua amica lo era anche di più e si rese conto che non ce l'avrebbe mai potuta fare senza l'aiuto del ragazzo, il quale, però, doveva ammetterlo, era l'ultima persona dalla quale avrebbe mai desiderato ricevere aiuto e pensò che la cosa fosse reciproca.
Si passò le mani tra i capelli, frustrato. <<Forse dovremmo chiamare la polizia...>> propose in alternativa, ma fu interrotto bruscamente e prima che potesse aggiungere qualsiasi altra cosa si ritrovò con la schiena sbattuta contro la parete e con Jason che teneva ben stretta la presa sul colletto della sua maglia, aveva gli occhi iniettati di rabbia. <<Se coinvolgessimo la polizia la perderemmo per sempre, entrambi>> quasi ringhiò mentre lo disse.
Quel solo pensiero terrorizzò a morte il ragazzo, terrorizzò a morte entrambi.
Allora Chase capì: Jason stava solo fingendo di essere forte ed indifferente, quando, in realtà, dentro di sé, probabilmente aveva più paura di quanto non ne avesse lui.
La cosa, in un certo senso, lo rincuorò, perché significava che anche il terribile Jason McCann aveva dei sentimenti.
Lentamente, lasciò andare la presa dalla sua maglia che stava diventando soffocante e si allontanò il tanto che bastava per lasciarlo respirare. Jason fece dei respiri profondi e successivamente sembrò riacquistare il controllo su di sé e ricomporsi.
<<Carl ci terrà aggiornati da qui>> asserì, sistemandosi la giacca sulle spalle ed avvicinandosi al tavolo dove precedentemente aveva poggiato la pistola per afferrarla, nascondendola nella tasca interna del giubbotto di pelle. <<Andiamo, non abbiamo tempo da perdere>> aggiunse voltandosi in direzione del ragazzo che guardava in basso con aria sconvolta. Il biondo si avvicinò di nuovo a lui, finché non fu proprio davanti al suo viso, questa volta senza torcergli nemmeno un capello. <<Se vuoi tirarti indietro questo è il momento giusto per farlo.>>
Sentendo quelle parole, Chase alzò lo sguardo verso di lui e lo guardò truce. <<Si tratta di Sienna, farei qualsiasi cosa per salvarla>> gli rispose con decisione.
Jason fu sollevato da quella risposta; per quanto cercasse di apparire come quello che aveva tutto sotto controllo, in realtà, sapeva benissimo che fosse ben lontano da ciò e -gli costava ammetterlo- non sapeva cosa avrebbe potuto fare senza l'aiuto di Chase.
Loro due erano agli antipodi; non potevano essere più diversi. Fin dal loro primo incontro non avevano fatto altro che provocarsi a vicenda e mettersi i bastoni tra le ruote l'un l'altro, ma avevano una cosa in comune ed era il bene di Sienna. Questo bastava a renderli una squadra.
In quel momento, il fatto che entrambi provassero dei sentimenti per la bella ragazza dai capelli ramati era il loro punto di forza.
<<Molto bene>> disse il biondo abbozzando un sorriso di rassicurazione. Diede per la seconda volta una pacca sulla spalla del ragazzo e poi aggiunse, in maniera quasi beffarda: <<Guido io.>>
<<Ma la macchina è la mia!>> protestò l'altro senza, però, essere ascoltato da Jason che già aveva messo piede fuori dall'appartamento.
***
<<Quello è il magazzino>> il biondo indicò l'edificio dal sedile sul quale era seduto. Avevano parcheggiato l'auto sul retro per destare meno sospetti. Jason teneva ancora le mani strette sul volante; aveva avuto una discussione animata con Chase su chi dovesse stare alla guida: quest'ultimo sosteneva che il compito spettasse a lui essendo il proprietario della vettura, mentre l'altro, dal canto suo, aveva replicato dicendo di conoscere bene la strada e, cosa non meno importante, che in questa missione di salvataggio era lui ad avere il comando. Il barista, a quel punto, aveva ceduto e si era arreso: c'erano in ballo cose molto più importanti della sua auto e salvare Sienna aveva la priorità su ogni cosa.
Si voltò verso Jason e lo vide teso come una corda di violino, anche se lui tentò di nascondere tutto dietro ad una espressione indifferente.
<<Prepariamoci>> quello fu il segno di partenza.
Il biondo fece per aprire lo sportello e scendere dal veicolo, ma la voce di Chase lo fermò.
<<Che farai a quegli uomini quando li troverai?>> gli chiese, nel suo tono non vi era alcuna vena di giudizio.
Jason guardò per un breve momento il suo interlocutore, ma la sua mente vagava altrove. <<Semplice: li ucciderò>> rispose con freddezza dopo un istante di silenzio. Dopo essersi assicurato che Chase non battesse ciglio per quella sua cruda dichiarazione proseguì: <<Rapendo Sienna hanno fatto l'unica cosa che potesse firmare la loro condanna>> strinse i pugni e contrasse la mascella più che poteva. <<Devono pagarla.>>
Era più che convinto di ciò che aveva appena affermato; non gli importava di macchiarsi di nuovo le mani di sangue, non gli importava delle conseguenze che questo avrebbe portato, non gli importava di nulla: tutto ciò che contava per lui era che Sienna uscisse sana e salva da quella topaia e l'unica cosa che gli impediva di perdere la testa era il pensiero delle diverse torture che avrebbe potuto infliggere a quei bastardi.
Chase non fu per niente turbato da quelle parole, anzi, ne fu sollevato; non era un assassino e tanto meno prima di quel giorno aveva mai sperato nella morte di qualcuno, ma in quel caso, il sonno eterno gli sembrò la soluzione più adatta: quegli uomini commettevano crimini da tutta la vita e adesso avevano preso la persona che più gli stava a cuore, in quel frangente desiderò davvero che morissero.
Questa volta fu proprio lui a parlare per primo. <<Bene, che stiamo aspettando?>> e con questa frase scese dall'auto incitando Jason a fare lo stesso.
Si avvicinarono furtivamente alla porta sul retro e una volta giunti alla sua prossimità, il biondo si mise davanti al moro, bloccandogli il passaggio. Chase temette che volesse giocargli uno dei suoi brutti scherzi, visto il modo in cui lo fissava negli occhi, ma poi qualcosa cambiò nel suo atteggiamento spavaldo: l'odio e la rabbia dipinti sul suo volto fecero spazio a qualcos'altro.
<<Appena la trovi salite in macchina e andatevene da qui>> gli raccomandò.
<<E tu che farai?>> chiese confuso il barista.
<<Io me la caverò, ma voglio che lei sia al sicuro>> rispose con un filo di tremore nella voce. <<Devi promettermelo, Chase. Promettimi che la porterai al sicuro>> Chase rimase colpito: il terribile Jason McCann lo stava implorando ed era pronto a sacrificare se stesso per salvare la ragazza per cui entrambi provavano dei sentimenti. Forse, in fin dei conti, si era sbagliato, forse non era così terribile come pensava, forse era davvero degno di Sienna.
<<Promettimelo>> ripeté una seconda volta sull'orlo della disperazione.
<<Te lo prometto>> asserì l'altro.
I due si lanciarono un'occhiata di intesa; per la prima volta si sentirono come dei veri complici, uniti dallo stesso scopo. Poi, Jason fece un cenno a Chase e insieme entrarono nel magazzino, dove le loro strade si divisero: Chase si recò a destra, dove vi era una scala che conduceva al seminterrato, posto secondo cui, a detta di Jason, era probabile che tenessero segregata Sienna, mentre il biondo proseguì dritto mettendo in atto il suo ruolo di diversivo.
L'edificio pareva stranamente desolato e la cosa non fece altro che insospettire Jason; intorno a lui vi erano solo cumuli di polvere e merce di contrabbando che sembrava essere stata lasciata incustodita.
Era quasi come se... Lo stessero aspettando.
Udì un rumore alle sue spalle e si voltò di scatto impugnando saldamente la sua pistola.
<<Bene, bene, McCann>> l'uomo era distante almeno cinque metri da lui, tuttavia il suo tanfo era inconfondibile anche a quella distanza: Tom. <<Sei venuto a salvare la tua fidanzatina?>> chiese il bastardo prendendosi gioco di lui.
<<No, sono qui perché mi mancava vedere la tua faccia da maiale>> rispose beffardo e temerario il ragazzo.
Tom scoppiò a ridere istericamente e la cosa non fece altro che irritare Jason. <<Che diavolo hai da ridere, idiota?>>
Allora l'uomo smise di ridere, un ghigno perfido si formò sul suo viso butterato quando iniziò a muoversi intorno a Jason, mantenendo la distanza. Il ragazzo seguiva ogni sua mossa tenendo il dito poggiato sul grilletto della pistola. <<Stavo solo pensando alla tua ragazza, è davvero molto sexy, scommetto che è una bomba a letto.>> Lui non rispose a quella provocazione, ma sentiva la rabbia ribollire dentro di sé come un vulcano che sta per eruttare. In quel momento sentì il suo telefono vibrare nella tasca e con la mano libera lo estrasse da dove lo aveva riposto. Aveva stabilito con Chase che quest'ultimo avrebbe dovuto scrivergli una volta trovato Sienna, tuttavia il messaggio che apparse sullo schermo non era quello che si aspettava:
Non è qui, Carl ha rintracciato il suo cellulare fuori città.
Maledizione.
Doveva immaginarselo; era sembrato tutto troppo facile.
Allora capì: Tom era solo un diversivo, così come lo doveva essere lui.
<<Pensavi che ti avremmo permesso di riprendertela tanto facilmente? Beh, hai fatto male i tuoi conti>> affermò l'uomo come se gli avesse appena letto nella mente. Si sentiva uno stupido per essersi fatto prendere in giro in quel modo. <<Comunque, non ti dispiacerà se le do una ripassatina, vero?>> chiese poi, inumidendosi le labbra in maniera rivoltante. Jason, a quel punto, non poté resistere; vide tutto nero e fece partire un colpo. La pallottola prese Tom nella gamba, facendolo accasciare al suolo dolorante.
Si avvicinò e questa volta gli puntò l'arma dritta sulla fronte.
<<Coraggio, uccidimi se ne hai le palle>> lo sfidò avendo pure il coraggio di guardarlo truce. Poggiò di nuovo il dito sul grilletto, ma con più esitazione. Tom scoppiò a ridere di nuovo. <<Lo sapevo, sei solo un coglione>> commentò. Jason strinse le labbra fino a quando non diventarono quasi invisibili e con uno scatto colpì il suo nemico in testa con la pistola. Il colpo fu così forte che l'uomo perse i sensi.
<<Il coglione sei tu.>>
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