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Capitolo 19

Camminava. Camminava facendosi strada in mezzo alle persone che avevano deciso di occupare il marciapiede proprio a quell'ora del mattino e che non facevano altro che rallentarlo, accrescendo, in questo modo, la sua irritazione. Camminava e pensava, i pensieri vorticavano nella sua mente.

Perché diavolo se ne era andata? Continuava a domandarsi da quando, un paio di ore prima, si era svegliato non trovando la ragazza al suo fianco.

Avevano passato una bella serata ed avevano finito col fare quello che da tempo entrambi bramavano di fare, ma poi lei lo aveva lasciato solo, in quello stesso letto, e lui non ne capiva il motivo. Si chiese se fosse stata colpa sua, se avesse fatto qualcosa che a lei avesse potuto dare fastidio, dato che erano passati più di cinque anni dall'ultima volta che si era ritrovato in intimità con una ragazza, anche se i gemiti che erano usciti dalle sue labbra avevano dato a Jason un messaggio di tutt'altra natura. Scosse la testa. No, quello che era successo era piaciuto ad entrambi.

Lui lo voleva. Lei lo voleva. E allora, cosa poteva essere andata storto?

Più confuso che mai e determinato a trovare una risposta a quel quesito, accelerò il passo fino a quando non arrivò a destinazione. Fece il suo ingresso all'interno del Delirium spalancandone la porta con forza. Gli occhi dei suoi colleghi e di alcuni avventori scattarono sulla sua figura, ma lui non se ne curò e, col respiro corto a causa dei chilometri percorsi a gran velocità, si diresse deciso verso il bancone. Lei era lì, di spalle, intenta a sistemare alcune bottiglie.

<<Mi spieghi che cazzo significa?>> sbottò, quasi gridando, facendo sussultare Sienna che si voltò verso di lui, come se non si aspettasse di vederlo lì, ma lavoravano insieme, sul serio credeva di poterlo evitare facilmente?

Era bellissima e Jason provò una fitta al torace nell'incrociare quegli occhi dorati che adesso gli sembravano tanto distanti, lei gli sembrava tanto distante.

Sienna indugiò. <<Jason, per favore...>>
<<No!>> la interruppe. <<Niente "Jason" o "per favore", mi devi delle spiegazioni, Sienna.>> asserì col tono di chi non ammetteva repliche.
La rossa non poté non notare gli sguardi indiscreti che alcuni dei loro colleghi, probabilmente incuriositi dalla reazione di Jason, lanciavano nella loro direzione, tra questi spiccava quello di Chase che sembrava attendesse un qualsiasi segno dell'amica per poter intervenire. Sienna gli sorrise per garantirgli che stesse andando tutto bene, poi, preoccupata che il biondo potesse fare una scenata davanti a tutto il personale ed ai clienti, gli chiese di calmarsi, esortandolo a seguirla sul retro del locale con la promessa che avrebbero parlato lì.

Si guardò intorno, assicurandosi che nessuno li stesse ascoltando e portò le braccia al petto. <<Ecco.>>

Jason aveva la mascella contratta, era teso come la corda di un violino. <<Perché? Perché te ne sei andata?>>
<<Me lo stai chiedendo davvero?>>
<<Sì, cazzo, sì! Sei scappata dal mio letto stanotte e sto cercando di capire...>>
<<Non c'è niente da capire Jason.>> lo interruppe lei, i suoi occhi fissarono un punto indefinito dell'asfalto, prima di puntarli su di lui. <<Quello che è successo tra di noi... È stato uno sbaglio.>>

Era seria? Davvero credeva che fosse solo un grande sbaglio?

A Jason si spezzò il cuore. <<Non puoi. No, non puoi dirmi una cosa del genere, dannazione!>> sbraitò cercando di mantenere intatta la corazza da duro che si portava dietro.
<<Andiamo, Jason...>> cercò di farlo ragionare la ragazza, <<Sappiamo entrambi che non può essere più di questo.>> affermò con convinzione ed amarezza. Solo lei sapeva quanto le costasse dire quelle cose.

Ma quella era la verità, per quanto sperasse che non fosse così. Stava iniziando a provare qualcosa per lui, qualcosa di davvero forte e questo la spaventava a morte. Doveva uscire da quella situazione se non voleva finire col farsi del male.

Jason la guardò scuro in volto. <<Lo sappiamo, mh?>> indagò ripetendo le parole della rossa. <<Perché io non lo so.>> aggiunse in seguito.
Sienna sentì il respiro venirle meno. <<Ti prego, non rendere le cose più difficili.>> disse con quello che ne rimaneva della sua voce.
<<L'unica che rende le cose difficili qua sei tu!>> esclamò, prima di dare un calcio ad un cassonetto poco lontano da loro. Il colpo assestato ammaccò l'oggetto, ma contrariamente a come pensava, quel gesto non fece stare meglio Jason; la frustrazione che aveva in quel momento era tale da volerlo indurre a spaccare la faccia al primo che passasse, ancora meglio se quel primo fosse Chase o Tom. Fece un respiro profondo, cercando di regolare la respirazione e si passò una mano tra i capelli, finendo col tirarne le punte. Poi, una volta calmatosi, riprese a parlare: <<Pensi che sia solo una questione di sesso? Perché non è così, Sienna.>> sospirò <<Io ci tengo veramente a te.>> le ammise. Forse con quella piccola ma grande affermazione si era esposto troppo ai suoi occhi, ma in quel momento non gli importava: voleva solo che lei lo sapesse.

Sienna, dal canto suo, non riusciva a credere alle parole del ragazzo e, nonostante le guance le si tinsero di un leggero rosso, rimase fredda, rigida. <<Se davvero tenessi a me non mi taglieresti fuori dalla tua vita.>> replicò.
Lo sguardo di Jason era disorientato. <<Io non ti taglio fuori dalla mia vita.>>
<<Ah no?>> soffocò una risata amara. <<E che mi dici del tizio che incontrammo per strada tempo fa e di quello che voleva da te?>> Sienna non era stupida, né tantomeno ingenua: il volto di quell'uomo non aveva lasciato la sua mente ed il timore che Jason fosse invischiato insieme a lui in qualche faccenda losca si era fatto sempre più grande, anche se non lo dava a vedere.
Il biondo indugiò, aprì la bocca, ma la richiuse prima che potesse uscirne alcun suono.
<<Lo stai facendo anche adesso.>> osservò amareggiata scuotendo il capo. Ormai arresa al fatto che non gli avrebbe cavato alcuna parola di bocca fece per rientrare nel locale, ma una presa sul suo esile polso glielo impedì. Gli occhi di Jason la scrutavano supplicandola di restare.

<<Ti dirò tutto.>> si convinse. <<Ma devi promettermi che non mi guarderai in maniera diversa quando saprai la verità.>> Sienna scorse qualcosa nella voce di Jason, qualcosa che non lo aveva mai caratterizzato prima... Aveva paura? Paura che lei potesse giudicarlo? Non lo aveva fatto quando seppe che aveva assassinato il suo stesso padre e di certo non avrebbe iniziato a farlo ora... Forse.
<<Questo dipende solo da te.>> gli rispose, invitandolo, poi, a parlare.

Jason, seppur titubante, le raccontò di Tom, di come suo padre si era messo nei casini con lui e di come adesso il testimone fosse passato a lui e dovesse rimediare agli errori del passato. Lei lo ascoltò senza battere ciglio. Le confessò anche di aver rubato lui i soldi dalla cassa, ma solo perché era disperato e non sapevo cos'altro fare. Le disse anche di quanto si sentisse in colpa per quello che aveva fatto. Tralasciò alcuni dettagli, come il fatto che Tom lavorasse per Samuel, il quale era decisamente più pericoloso del suo scagnozzo, ma meno ne sapeva e meglio era per lei. Alla fine, però, le fornì un quadro ben dettagliato della situazione e adesso sperava solo che la verità non avesse messo a repentaglio quel... Qualsiasi cosa c'era tra loro.

Sienna intuì che la situazione fosse peggiore di quanto pensasse e forse sarebbe stato meglio per lei fare un passo indietro, allontanarsi da quell'affascinante biondino dalla vita troppo incasinata. La cosa che più le faceva male era il fatto che l'avesse guardata negli occhi mentendole su quel Tom e sul furto, si chiese cos'altro le nascondesse, su cos'altro le avesse mentito.

Lei ci credeva, ci credeva davvero nella sua redenzione. O almeno ci aveva creduto fino a quel momento.

<<Ho chiuso con Tom e le altre stronzate.>> le garantì, sebbene lui sapesse che le stava dicendo un'altra bugia, ma voleva rassicurarla, voleva che non smettesse di credere in lui, di sperare che potesse davvero essere un uomo migliore.

Lo avrebbe fatto. Sarebbe stato un uomo migliore. Per lei.

Sienna fu sommersa da una marea di dubbi ed incertezze; era troppo per lei. Gli occhi di Jason parevano scrutarle l'anima timorosi, supplichevoli. Non lo aveva lasciato in carcere, quando tra di loro vi era solo un rapporto professionale e non lo avrebbe fatto adesso, adesso che erano molto più di una psicologa ed il suo paziente.

Lui rimase in piedi di fronte a lei ed attese speranzoso una sua risposta, ma proprio quando la rossa fu sul punto di parlare, Trent li raggiunse sul retro del locale.

<<Jason, Alan vuole vederti.>> disse semplicemente, prima di tornare all'interno della sala.

Jason guardò Sienna un'ultima volta, la sua espressione non lasciava trapelare alcuna emozione e gli sarebbe piaciuto sapere cosa le passasse per la testa in quel momento. Poi, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo in pieno volto, si allontanò da lei dirigendosi verso l'ufficio del capo, il cuore a pezzi e non capiva il perché, o forse non voleva capirlo.

Bussò, prima che qualcuno, Alan, dall'interno, gli dicesse di entrare. Quando aprì la porta si sorprese nel vedere che Chase era proprio davanti alla scrivania dell'uomo, ma non lo diede a vedere. Si chiese cosa ci facesse quell'idiota lì e se avesse a che fare con la sua convocazione nell'ufficio. Strinse i pugni, era ovvio che ci fosse di mezzo lui.

<<Volevi vedermi, Alan?>> domandò cercando di mantenere un tono neutrale mentre avanzava verso la scrivania, proprio al fianco di Chase.
<<In effetti sì...>> esordì lui incrociando le mani sulla scrivania dietro la quale sedeva. <<Mi è stato appena riferito che il furto dell'altra settimana è stata opera tua.>>

Jason sbarrò gli occhi. Non si scomodò nemmeno a chiedergli chi potesse averglielo riferito, sapeva benissimo chi fosse stato, quello che non sapeva era come diavolo lo avesse scoperto visto che l'unica a cui lo aveva confessato era stata Sienna, poco prima, che era rimasta con lui sul retro del locale.

Non sapeva che Chase, preoccupato per l'amica, avesse tentato di raggiungerla dove i due si erano isolati ed avesse ascoltato parte della loro conversazione, spifferando tutto ad Alan senza perdere tempo. L'occasione che stava aspettando, finalmente, gli era andata a bussare alla porta: si sarebbe liberato di Jason e Sienna sarebbe tornata ad avere occhi solo per lui, pensava.

In quel momento, Jason sentì crescere dentro di sé il disprezzo che provava nei confronti del moro, se mai fosse possibile accrescere un sentimento tanto radicato.

<<Cosa hai da dire a tua discolpa?>> gli chiese Alan senza alcun sentimento nella voce.
Il biondo guardò Chase che aveva l'accenno di un ghigno vittorioso stampato sulla faccia e l'unica cosa a cui pensò era a come levarglielo. Poi la sua mente andò a Sienna, a quello che le aveva detto e a come voleva dimostrarle di essere migliore. Per una volta, dopo tanto tempo, doveva fare la cosa giusta per lei e non per sé: sarebbe stato sincero ed avrebbe affrontato le conseguenze, anche se il pensiero di tornare in carcere gli provocava la nausea.

<<Niente.>> disse afono, posò lo sguardo sul linoleum prima di indirizzarlo verso il più anziano dei tre. <<Perché è la verità, sono stato io a rubare i soldi dalla cassa.>> confessò togliendosi quel peso dal petto che forse gli sarebbe costato la libertà.

Il ghigno di Chase si allargò.

<<Dovrei chiamare la polizia e denunciarti.>> affermò. Jason deglutì a fatica ed ebbe i brividi nell'esatto istante in cui sentì pronunciare quella frase.

Era spacciato. Sarebbe tornato in prigione per chissà quanto.

Proprio mentre cercava invano di accettare la cosa, Alan si alzò dalla scrivania. <<Ma non lo farò.>> disse solenne, Jason rilasciò un sospiro che non si era reso conto di trattenere, quando aggiunse: <<Sei licenziato, non farti più vedere.>>

Il licenziamento non era il massimo, soprattutto se pensava che non avrebbe più potuto passare con Sienna tutto quel tempo, ma era pur sempre la migliore alternativa che aveva e per questo se la fece andare bene.

Senza aggiungere una parola si diresse verso la porta dell'ufficio, fermandosi sui suoi passi appena prima di aprirla.

<<Un'ultima cosa.>> disse tornando indietro, avvicinandosi con fare minaccioso a Chase che non riuscì a capire le sue intenzioni fino a quando Jason non gli diede un pugno in faccia, facendolo quasi cadere a terra.

<<Adesso ho finito qui.>> concluse con soddisfazione.

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