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Capitolo 14

Il biondo stentava a crederci.
Che fine aveva fatto la ragazza che riteneva Chase solo un amico? Quella che gli aveva assicurato che erano finiti a letto insieme solo a causa di uno stupido drink di troppo?
Evidentemente era andata a farsi fottere, pensò volgendo il viso altrove per non dover più assistere a quella scena imbarazzante e piuttosto disgustosa.
Con un alquanto immotivato peso sullo stomaco, Jason appoggiò ciò che era andato a recuperare sul tavolo accanto ai due, i quali sentendo il suono del bicchiere sulla superfice dura, si staccarono all'improvviso facendo un piccolo balzo all'indietro.

In quel momento, gli occhi spaesati e sorpresi della rossa si incrociarono con i suoi e la vide sistemarsi, con estrema agitazione ed imbarazzo, una ciocca di capelli ramati dietro l'orecchio sinistro.

«Ecco ciò che avevi richiesto», le disse dopo aver dato un colpo di tosse per rompere il silenzio che si era venuto a creare. «Prego, continuate pure piccioncini, non vi disturberò oltre. Ho delle cose da finire», continuò con voce roca prima di dileguarsi lontano da loro e tornare a pulire il bancone.

Davvero Sienna lo aveva fatto?
Non se ne rese nemmeno conto, ma sì: aveva baciato Chase, e questa volta la scusa della sbronza era del tutto fuori discussione. Era lucida e vigile, eppure non riusciva a spiegarsi il perchè di quella reazione così consenziente da parte sua.
Forse era per ciò che il suo più caro amico le aveva appena confidato, oppure perchè proprio sentendo quelle parole lei si era un po' sciolta e quindi lasciata andare.
In ogni caso, la cosa non le importava nemmeno troppo. Infondo era solo stato un innocuo bacio, un po' troppo lungo in effetti, ma sperava che Chase non si montasse troppo la testa per questo.
Ciò che la metteva a disagio invece, era il fatto di essere stata beccata in flagrante dal biondo, per il quale, ormai era inutile negarlo, provava un certo interesse.

«Okay, non l'hai fatto davvero...»
La voce dell'amico la ridestò dai suoi pensieri. Le sue iridi dorate incrociarono ancora una volta quelle scure di lui, il quale aveva dipinto sulle labbra un sorriso che lasciava intuire nulla di buono.
«Tu.. noi..tu mi hai baciato», boccheggiò Chase sedendosi nuovamente.

Dio, ma in che casino si era cacciata? Perchè aveva ricambiato quel bacio come una stupida bambina?

«Tecnicamente, sei tu che hai baciato me. Ma ora bevi un goccio d'acqua e rilassati», mormorò afferrando il bicchiere lì accanto e portandoglielo alle labbra prima che potesse aggiungere altro al riguardo.
Si sentì molto più sollevata, quando, circa una decina di minuti più tardi, il moro si addormentò come un sasso nel bel mezzo di un soliloquio senza senso.

«Speriamo si dimentichi di questa serata», sussurrò esasperata una volta raggiunto Jason in cucina, intento a lavare dei bicchieri posti nel lavandino.
«Non lo farà», sentenziò lui senza nemmeno guardarla in faccia. «Non vorrei essere nei suoi panni quando gli dirai che, anche questa volta, è stato un errore».

Quelle parole, dette senza alcuna gentilezza, ma piuttosto con sottinteso rimprovero, le fecero tremare le mani, tanto che dovette appoggiare il coltello che aveva in mano se non avesse voluto tagliarsi.

Sì, beh, aveva ragione, era stato un errore, ma lui cosa voleva saperne? Era per caso uno stregone capace di leggerle nella mente?

«Magari questa volta non è stato uno sbaglio», rispose lei con decisione, mentendo però sia a lui che a se stessa.

Jason soffocò una risata. «Come ti pare, non sono affari miei».
Certo, ovvio, perchè mai avrebbe dovuto interessargli? Tanto erano solo amici, come lui più volte aveva sottolineato. Due amici che si baciano ed escono a cena insieme. Nulla di strano in questo, no?
«Molto bene, allora ci vediamo domani ».
Detto questo, Sienna si infilò la felpa che teneva legata alla vita e andò da Chase, cercando poi di trovare un modo per sollevarlo e portarlo alla macchina.

Era intenta ad alzargli le braccia ed allacciarle dietro al suo collo, quando altri due arti muscolosi e tatuati le giunsero in aiuto.
«Ci sarei riuscita anche da sola», disse mostrandosi orgogliosa come sempre
«Ma grazie», aggiunse una volta sistemato l'amico sul sedile del passeggero.

***

Era notte fonda, quando Jason sentì picchiare duramente contro il portone dell'appartamento di Carl. L'amico non era in casa, e il biondo pensò che, sicuramente, si fosse intrufolato a qualche festa e che avesse le mani addosso a qualche bella ragazza.
Dalla potenza con cui, chi era alla porta, bussava, il ragazzo ebbe l'impressione che non si trattasse di nulla di buono.
Così, si alzò dal letto sul quale stava cercando di riposare senza però riuscirci granchè, e si avviò verso l'ingresso.

Quando aprì la porta, i suoi pugni e la sua mascella si contrassero improvvisamente.
«Dove sono i soldi McCann?»
Tom, di nuovo. Doveva aspettarselo che sarebbe tornato a cercarlo. Ma come diavolo aveva fatto a scoprire dove alloggiava?
«Come sai che sto qui? Chi te l'ha detto?» ringhiò il biondo avvicinandosi a quell'uomo che, a dirla tutta, era il doppio di lui.
Tom si passò una mano sul mento nervosamente.
«Ragazzo, ti ho fatto una domanda porca puttana! Vogliamo i soldi che tuo padre ci deve, chiaro?»
«Non ce li ho, cazzo! Mio padre vi deve dei soldi, non io, se li volete chiedeteli a lui... Nella tomba», tuonò Jason dando le spalle all'intruso e cercando a quel modo di rientrare in casa chiudendo così la faccenda.
Ma non fece nemmeno in tempo a varcare la soglia, che si sentì afferrare per la maglietta e appena si voltò, una serie di violenti pugni si ripercossero senza sosta sul suo viso facendolo barcollare e infine cadere a terra.
«Hai voglia di prenderci in giro McCann? Beh, sappi che con noi non si scherza. Trova quei duemila dollari, per iniziare, hai cinque giorni, e ricorda: fallisci e ne pagherai le conseguenze», lo minacciò, «Tu hai ammazzato quel coglione, adesso è un tuo problema».

Detto questo, Tom sputò a terra e se ne andò, lasciando Jason sanguinante e tremante di rabbia. Avrebbe voluto alzarsi e seguirlo per potersi scagliare su di lui e ribellarsi, ma non ne aveva le forze. Così rimase disteso sul pavimento lurido, tra l'odore di chiuso, rifiuti, e quello del suo sangue fino al sorgere del sole.

Quando, la mattina seguente, Sienna vide arrivare il collega con tanto di occhiali da sole, pensò che fosse tremendamente sexy ed intrigante, un po' come Danny Zuco nel film Grease: molto anni '60.
«Buongiorno», esclamò lei appena lui le fu accanto.
«Ciao», rispose il giovane con nessuna emozione nella voce.
Che fosse turbato per ciò a cui aveva assistito la sera prima? Se così fosse stato, a Sienna non dispiaceva poi più di tanto.
«Oggi abbiamo molto lavoro da fare e prima che arrivino gli altri dobbiamo... »
La rossa stava spiegando a Jason le loro mansioni di quel giorno ma quando si voltò, vide che lui era scomparso.
Lo cercò con lo sguardo e lo vide seduto ad un tavolino con una mano che si massaggiava alla fronte.
Notò le rughe sopra di essa e pensò che qualcosa in lui non andasse.
«Jason, tutto okay?» domandò cercando di scrutare la sua espressione da sotto gli occhiali scuri che ancora non si era tolto.
«Benissimo», rispose lui mentendo visibilmente.
Ma Sienna non era stupida, almeno non quando si trattava di capire se un suo amico stava male.
Curiosa di capire se anche i suoi occhi stessero mentendo oppure no, allungò una mano verso i reyban del biondo, ma appena fece per spostarli, lui le bloccò il polso stringendola un po' troppo forte.
«Sta ferma!» ordinò lui.
Alla rossa quel gesto non piacque affatto, non tanto per la cattiveria utilizzata, ma perchè, ora lo sapeva per certo, Jason le stava nascondendo qualcosa.
«Cosa ti è successo?» chiese, ma lui  non rispose, anzi si alzò e andò dietro al bancone a mettersi il grembiule.
«È stato quel tizio vero? Quello dell'altra sera», disse lei, rispondendo da sola alla domanda appena fatta.
«Fammi vedere come ti ha ridotto».
Il biondo sbuffò sonoramente «Ma i cazzi tuoi non te li fai mai?» ringhiò.
«Pensa al tuo ragazzo invece che a me».

Quindi era così. Era geloso.
Jason McCann era geloso di Chase.
Sienna sorrise interiormente, ma fu ben felice di constatare che anche per Jason lei non era poi così indifferente.
Con passo calmo e felpato, si avvicinò a lui e posò una mano sulla sua.
«Le hai disinfettate almeno?»
Cosa? Lui le aveva appena risposto male dicendole, o meglio ordinandole, di farsi gli affari suoi e lei...
«Perchè sei sempre così gentile da far schifo?» borbottò lui più a se stesso che a lei.
La rossa gli mostrò il suo sorriso più vero e con delicatezza alzò il braccio per, finalmente, levargli gli occhiali.
«Oh mio Dio, Jason!».
Ciò che vide le spezzò un po' il cuore e la fece arrabbiare con colui che lo aveva ridotto così.
Sull'occhio sfregiato era presente un ematoma scuro, quasi nero, che ricopriva gran parte della tempia.
«Vieni con me. Hai una bruttissima ferita e deve essere disinfettata».

Senza aspettare una risposta, Sienna si avviò verso lo sgabuzzino, nel quale, oltre ai detersivi e alle scope, tenevano anche una cassettina di pronto soccorso.
Al giovane non restò nulla da fare se non seguirla e farsi medicare.
«Potevo benissimo farlo anche io», brontolò col suo orgoglio sfacciato.
«Già, ma non l'hai fatto», replicò lei bagnando un piccolo batuffolo di cotone con del disinfettante neutro.
Dopo di che sollevò una mano in direzione dell'ematoma e vi posò sopra il cotone impregnato di liquido freddo, mentre l'altro palmo lo appoggiò sulla guancia del giovane, il quale non smise un istante di guardarla negli occhi.
Lei percepiva il suo sguardo pungente e un po' si sentiva in imbarazzo, ma sotto sotto era lusingata di essere guardata da lui in quel modo.

Senza nemmeno accorgersene aveva anche iniziato ad accarezzargli il volto con il pollice, lentamente, ma quando se ne rese conto si fermò di colpo.
«Continua», la incitò Jason con un sussurro, «Ti prego».
Era da tanto che non sentiva il calore di qualcuno sfiorargli la pelle a quel modo. L'ultimo ricordo di un gesto così risaliva a molti anni prima, quando sua madre lo coccolava prima che si addormentasse.

Sienna continuò piano con quel gesto che a poco a poco fece serrare gli occhi al biondo, il quale spostò maggiormente la guancia contro il palmo di lei come a volerne sempre di più.
Nel frattempo, la ferita si era quasi riassorbita, e così la rossa abbassò la mano che reggeva il cotone per poi proferire parola.
«Ho finito», mormorò, aspettando che l'amico riaprisse gli occhi.
Quando lo fece però, senza sapere perchè, non riuscì a reggere quello sguardo così malinconico e sofferente, tanto che finì per posare gli occhi sulle sue labbra. E anche quelle non erano da meno.
Erano talmente invitanti, con quella forma delicata e sexy allo stesso tempo, che avrebbe tanto voluto fiondarcisi sopra con le sue per assaporarne il gusto.
Jason sembrò capire le sue intenzioni, perchè anche i suoi occhi finirono sulle labbra della ragazza di fronte a lui, e con estrema lentezza, entrambi si avvicinarono lasciando che pochi centimetri ancora li separassero.

Ma le magie durano poco.
Infatti, di punto in bianco, quando erano ad un passo dal realizzare ciò a cui entrambi aspiravano più ardentemente, McCann si fece indietro lasciando la giovane interdetta e perplessa.
«Non dovremmo, ora stai con Chase, no?» disse guardandola serio.

Ma perchè era così idiota? Pensò Sienna.

Con le mani gli afferrò la maglietta e lo tirò con forza verso di sè.
«Non sto proprio con nessuno, e ora baciami porca puttana!» ordinò, prima di far aderire con violenza le sue labbra a quelle del biondo, il quale senza farselo ripetere diede inizio ad un bacio tutt'altro che casto.

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