Capitolo 13
A Sienna non passò inosservato come il ragazzo accanto a lei fosse ancora visibilmente scosso da quel, per niente piacevole, incontro con quell'uomo a lei sconosciuto, ma che aveva intuito non essere un bel tipo.
Jason le aveva detto di lasciar perdere quando gli aveva chiesto chi fosse, di non preoccuparsi.
Ma come poteva non preoccuparsi?
La sua bocca diceva una cosa, ma il suo corpo e, soprattutto, il suo sguardo dicevano tutt'altro; teneva i pugni serrati, la mascella contratta e gli occhi fissi su un punto indefinito del marciapiede.
Se c'era una cosa in cui la rossa era brava, era riconoscere una menzogna e quella del ragazzo aveva tutta l'aria di esserlo.
Le stava mentendo e la cosa non le piaceva affatto.
Avrebbe voluto contestare, dirgli che non era stupida e aveva capito che qualcosa non andasse dal momento in cui quel tizio si era messo sulla loro strada, ma non lo fece; non aveva alcun diritto per farlo e per quanto desiderasse conoscere qualsiasi cosa Jason stesse cercando di nasconderle sapeva che non spettava a lei fare il primo passo, così decise di non toccare più l'argomento, almeno per il momento, sperando che lo avrebbe fatto lui quando se la fosse sentita e sperando che questo sarebbe avvenuto il prima possibile.
***
Erano passati due giorni da quello strano incontro e Sienna non riusciva a togliersi dalla testa le parole per niente amichevoli di quell'uomo e tutto quello che per Jason potevano significare, ed era evidente che il biondo non avesse alcuna intenzione di spiegarglielo e tantomeno poteva contare su Chase, che non si era presentato a lavoro da quando avevano litigato. Ad Alan aveva detto di essere malato, ma lei sapeva che la sua era solo una scusa per non vederla perché lui non si ammalava mai.
Si sentiva in colpa per come lo aveva trattato, anche se il suo era stato solo un modo per proteggere Jason e il suo passato oscuro. Più ci pensava e più si chiedeva com'era stato possibile che avesse messo a repentaglio un'amicizia di quattro anni per un criminale che conosceva da pochi mesi, ma non riusciva a darsi una spiegazione logica mentre, intenta a guardare il suo collega dalla sua postazione dietro il bancone prendere un ordine ad un tavolo rovesciò la vodka sulla camicia del cliente che aveva appena servito.
«Mi-mi dispiace», mormorò mortificata offrendosi di aiutarlo a dargli una sistemata, ma l'uomo balzò in piedi dallo sgabello con uno scatto felino e, rosso di rabbia, borbottò varie imprecazioni uscendo dal locale.
Grandioso, pensò ironicamente Sienna pregando che Alan non fosse nei paraggi; l'ultima cosa che le serviva in quella giornata era una strigliata dal testone del suo capo.
Sbuffò sonoramente iniziando a pulire il bancone dall'alcol che, a causa della sua distrazione, vi aveva appena versato sopra, quando Jason si congedò dalle due ragazze che lo guardavano con aria trasognante e con una leggera bava alla bocca per venire proprio verso di lei.
Iniziò a sudare freddo temendo che si fosse potuto accorgere delle sue occhiate insistenti e quasi da stalker.
Jason poggiò i gomiti sulla superficie in legno. «Ehi...», le disse con voce roca.
Sienna deglutì a fatica cercando di riacquistare il controllo sul suo corpo che era ovvio il ragazzo era in grado di destabilizzare come nessun altro era mai riuscito prima. Fece per parlare, ma lui la batté sul tempo,
«Volevo... Sì, chiederti scusa... Se ti sono sembrato strano l'altro giorno».
Un momento... Jason McCann le aveva appena chiesto scusa? Stava quasi per darsi un pizzicotto per essere sicura che non stesse sognando.
Nei mesi che aveva trascorso con lui, prima al penitenziario e poi al Delirium non lo aveva mai sentito dire niente di simile, nemmeno quando, alla loro prima seduta, usò la sua vita come merce di scambio per la agognata libertà; adesso che lo aveva fatto pareva più imbarazzato di lei e la cosa la fece sorridere divertita.
«Sono stato bene con te, comunque».
«Anch'io sono stata bene con te, Jason», finalmente anche la rossa aprì bocca per dire qualcosa di sensato e veritiero. «Ma quell'uomo...»
«Non devi più pensare a lui», la interruppe bruscamente il biondo, «Voglio dire... Ho tutto sotto controllo», aggiunse con tono più pacato.
"Ho tutto sotto controllo", quella frase non suonava affatto rassicurante alle orecchie della rossa; implicava che ci fosse qualcosa da controllare e si chiedeva cosa fosse.
«Sienna, davvero, stai tranquilla», provò a dirle quasi dolcemente. Gli occhi della ragazza furono catturati da quelli magnetici di Jason e per un attimo si convinse che, forse, la sua preoccupazione era eccessiva e che, forse, avrebbe fatto meglio a dargli fiducia, poi, si svegliò dal suo stato di trance quando lui batté le mani sul bancone.
«Hai impegni domani sera, dopo il lavoro?»
Sienna sbatté le palpebre più volte per quella domanda. Dove voleva arrivare?
«No, perché?» domandò lei pentendosene subito dopo.
Jason scrollò le spalle, «Così, pensavo che potremmo ripetere l'uscita dell'altro giorno, sta volta senza interruzioni, però», rispose con un ghigno furbo.
La stava invitando ad un appuntamento? Prima ancora che potesse fantasticare su questa idea tornò coi piedi per terra; Jason era stato molto chiaro con lei, dopo quel bacio: loro due erano solo amici, due amici che uscivano insieme per fare cose da... Amici.
Amici e niente di più. La rossa aveva ricevuto il messaggio, ma non c'era niente di male nell'accettare la proposta del ragazzo.
«Dove andiamo?» gli chiese, allora.
«Lo vedrai domani», disse lui ammiccandole con l'occhio buono prima di allontanarsi in direzione di un tavolo, lasciandola intontita e, allo stesso tempo, impaziente dalla voglia di scoprire cosa avesse in mente. Il suo sguardo non si staccò neanche per un attimo dalla figura muscolosa del ragazzo mentre lui era già intento a prendere un'ordinazione e solo dopo un po' fu ridestata dai suoi pensieri da una voce a lei estranea:
«Scusami?» Sienna si voltò alla sua destra e vide le ragazze che il biondo aveva servito prima che venisse a parlare con lei.
«Sì?» chiese lei invitandole a proseguire. Le due si lanciarono un'occhiata ridendo, ad occhio e croce intuì che dovessero fare ancora il liceo. «Volevamo farti una domanda».
La rossa alzò un sopracciglio stranita, «Ditemi».
«Il tuo collega tenebroso e sexy, quello con cui stavi parlando, è single?» chiese l'altra sfacciata.
Sienna sgranò gli occhi; non sapeva se mettersi a ridere o rimproverarle per quella domanda decisamente inopportuna. Poi, il suo sguardo tornò sul biondo e sui tatuaggi che ornavano le sue possenti braccia lasciate scoperte dalla t-shirt. Era davvero tenebroso e sexy ed il fatto che le due ragazzine fossero interessate alla sua situazione sentimentale le procurò non poco fastidio; sentì un calore irradiarsi per tutto il petto. Avrebbe potuto dire loro la verità e cioè che sì, non aveva la ragazza, ma che comunque erano troppo piccole per lui. Quella sarebbe stata la cosa più sensata da dire, ma, invece, si ritrovò a rispondere in un altro modo: «Sì, è single, ma non credo potrà mai interessarsi a voi o a qualsiasi altra ragazza...», disse in tono allusivo.
«Non vorrai dire che è gay?»
Sienna si sporse verso di loro, al di là del bancone, «È al cento per cento gay». Non sapeva perché stesse dicendo quelle cose, sembrava che la sua bocca parlasse da sola, senza che avesse azionato il cervello. Nel frattempo, Jason si era voltato nella loro direzione e, ignaro delle sciocchezze che la collega stava dicendo, rivolse un sorriso alle tre ragazze con particolari riguardi, però, nei confronti di Sienna.
«Sempre così! I migliori sono sempre gay!»
«Che spreco!» e così, tra varie esclamazioni di delusione le due uscirono dal locale.
Il resto del turno proseguì nella più totale normalità: con Sienna che non smetteva di fissare Jason e con lui che, quando se ne accorgeva -e capitava sempre- le ammiccava con fare provocatorio, un comportamento piuttosto ambiguo per due che si definivano amici. Fu, però, a tarda serata che successe qualcosa di inaspettato: Chase, barcollando, varcò la soglia del Delirium; aveva l'aria distrutta e si reggeva a stento in piedi. Seppur quella non fosse una bella fase del loro rapporto, Sienna non esitò nemmeno un istante e andò incontro al ragazzo, seguita dagli occhi vigili di Jason, e l'odore pungente di alcol che emanava arrivò alle sue narici.
«Chase? Che ti è successo?»
«Davvero ti importa?» domandò lui avanzando verso di lei incespicando sui suoi stessi passi al punto tale che Sienna dovette sorreggerlo per far sì che non cadesse. Ma la ragazza, per quanto forte potesse essere, era pur sempre la metà del moro, così una seconda persona afferrò il braccio di Chase evitando che cadessero entrambi sul pavimento. Fu piacevolmente sorpresa nel vedere che la persona che la stava aiutando a sorreggere l'amico era Jason; i loro occhi si incrociarono l'ennesima volta in quella serata e lei sembrava ringraziarlo attraverso quelle iridi dorate.
«Facciamolo sedere», disse la giovane aiutando, insieme al biondo, a far sedere l'amico sulla sedia più vicina.
«Sto bene», bofonchiò con dissenso il diretto interessato.
«No, tu non stai bene», asserì lei chinandosi verso di lui, «Ha bisogno di acqua e anche di un panno», disse, poi, rivolgendosi a Jason che subito si allontanò per procurarle quanto richiesto.
«Mi dispiace», mormorò Chase.
«È tutto okay», gli assicurò Sienna pur non sapendo di cosa lui stesse parlando.
«No, io... Io non voglio perderti», continuò, quello che diceva non aveva senso e la rossa pensò che l'alcol gli avesse dato alla testa.
«Tu non mi perderai, Chase», rispose lei col tono più dolce che le circostanze le permettessero di assumere.
Lui sorrise, un sorriso carico di amarezza e malinconia, «Vorrei che fosse vero», gli occhi cupi, «Io ti amo, Sienna. Ti amo da quella notte, quando siamo andati a letto insieme».
La mente della ragazza tornò subito all'anno precedente, si sentì il magone in gola e cercò di non farsi travolgere dai ricordi di quell'unica notte di passione che li aveva visti protagonisti. Quello che per lei fu solo un grande errore, per quanto piacevole fosse stato, per l'amico era stato l'inizio di qualcosa di più profondo e non poté non sentirsi ancora più in colpa.
«Sei ubriaco», osservò lei, come a voler trovare una giustificazione per quelle parole uscite dalla sua bocca.
Chase si alzò in piedi, «Ma ti amerò anche domani, quando sarò sobrio».
Quella frase fu un colpo al cuore per lei che per un istante si paralizzò non sapendo cosa dire. Mai si sarebbe immaginata di sentire una confessione simile dal suo migliore amico.
«Vorrei che anche tu potessi amarmi», disse lui più a se stesso che a lei.
Le faceva male vederlo in quello stato, soprattutto se si era ridotto in quel modo a causa sua, ma ancora di più le faceva male non poter ricambiare quei sentimenti.
«Adesso sta' zitto e lascia che mi occupi di te, okay?» lo ammonì, mentre delle lacrime amare minacciavano di rigarle il volto, ma ancor prima che potesse fare un movimento le labbra del ragazzo furono sulle sue e Jason, che stava tornando con l'occorrente che Sienna gli aveva richiesto, si trovò spettatore di uno spettacolo per lui tremendamente triste.
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