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Capitolo 11

«È questo qui», disse Jason alla rossa una volta arrivati a destinazione.
Sienna costeggiò l'auto vicino al marciapiede osservando l'edificio color pece in cui risiedeva, momentaneamente, il ragazzo.

Si poteva dire che provasse un po' di dispiacere per lui: quello in cui si trovavano non era certo uno dei quartieri migliori di Atlanta; la povertà era dilagante, spacciatori e prostitute bazzicavano ogni lato della strada anche a quell'ora del giorno.

«È...», Sienna fece una breve pausa non trovando le parole adatte, «... Carino», disse alla fine sforzando un sorriso cercando di parere gentile; in realtà pure una discarica era meglio di quel posto e per un attimo ebbe la tentazione di dire a Jason che avrebbe potuto stare da lei fino a quando non avesse racimolato abbastanza soldi per poter pagare l'affitto di un bilocale, ma avrebbe significato esporsi troppo per lei, inoltre, probabilmente, visti i suoi precedenti, era probabile che lui si sentisse molto a più agio di lei nello stare lì.

«È una merda», ribattè il biondo confermando i pensieri della ragazza «Ma fa niente, me ne andrò presto», aggiunse, poi, con una scrollata di spalle.

«Beh, allora ci vediamo a lavoro?». Quella che doveva essere una sicura affermazione suonò più come una timida e patetica domanda e Sienna si odiò per questo; insomma, lavoravano nello stesso pub, era ovvio che si sarebbero visti, ma il fatto era che Jason la rendeva nervosa.
Sicuramente, avrebbe sbattuto la testa sul volante, una volta che lui fosse sceso.

Il biondo, però, non notò quel lieve imbarazzo che attraversò la ragazza, o se lo fece non lo diede a vedere; le ammiccò semplicemente prima di scendere dalla vettura e, per un attimo, le mancò il respiro.

***

«Sei vivo, allora», commentò Carl accogliendo così il ragazzo, quando varcò la soglia di quello squallido appartamento.

Jason si levò la giacca e si sedette al tavolo della cucina, dove il suo ex compagno di cella era intento a fumare una sigaretta mentre contava una mazzetta di banconote. Il biondo restò in silenzio ad osservare la destrezza con la quale l'amico compiva quel gesto, sicuro di non voler sapere da dove provenissero tutti quei soldi; aveva già le sue gatte da pelare e non voleva essere coinvolto in qualsiasi affare losco si fosse cacciato Carl, lui gli aveva dato un tetto sopra la testa e questo era ciò che gli importava.

«Dove sei stato?» gli domandò.
Jason si accigliò, «Ti interessa?»
«Se non vuoi che ti cacci fuori con un calcio nel culo sì, mi interessa», rispose l'altro serio.
«Non lo faresti mai», disse Jason con altrettanta serietà. Sapeva che non diceva sul serio; aveva passato tre dei cinque anni di prigione insieme a quell'uomo e per tutto quel lasso di tempo si erano guardati le spalle a vicenda, il suo era solo un tentativo di mettere alla prova la già minima pazienza del ragazzo. «Comunque, ero con una ragazza», gli confessò.

Carl sgranò gli occhi, «Deve essere una bomba a letto se hai deciso di passare una notte intera con lei».
Jason soffocò una risata e scosse la testa.
Tipico di Carl.
«Non è quel genere di ragazza».

L'amico lo scrutò attentamente, in silenzio e con fare sospettoso. «Lei ti piace», affermò alla fine.

Sentendo quella frase Jason si irrigidì mettendosi sulla difensiva, «Non dire stronzate», bofonchiò.
«Amico, l'unico a dire stronzate qui sei tu», protestò prima di tornare a concentrarsi sulle sue banconote.
Il ragazzo fece per parlare, ma preferì chiudere lì quella conversazione.

Lei ti piace.

Era assurdo per lui pensare una cosa simile, lui che non aveva mai provato niente per nessuno. Non poteva negare di essere attratto da Sienna, ma provare dei sentimenti? Non era forse eccessivo?

Certo, teneva a lei, altrimenti non l'avrebbe mai salvata da quegli ubriaconi la notte precedente, e poi l'aveva baciata, ma quello era stato un bacio fugace, dato in una circostanza del tutto particolare, almeno così voleva credere.

Decise di scacciare quei pensieri, fin troppo insoliti per lui, dalla sua mente e prese una bottiglia di birra dal frigorifero, intento a non voler più pensare a quegli occhi dorati che dalla prima volta che li aveva incrociati, in carcere, non aveva potuto dimenticare.

***

Sienna aveva appena servito il pranzo ad un paio di ragazze e stava andando a prendere altre ordinazioni quando si sentì afferrare per il braccio.

«Dobbiamo parlare», le disse un Chase visibilmente turbato. La presa era ben salda intorno alla pelle rimasta scoperta della ragazza e lei non ebbe nemmeno tempo per replicare o forse, semplicemente, non volle farlo, che subito lui la condusse nel ripostiglio dove tenevano tutti i prodotti per la pulizia del locale.
Chase chiuse la porta dietro di sé ed accese l'interruttore della luce, così Sienna poté constatare di trovarsi tra i detersivi e le scope.

Ci furono dei momenti di interminabile silenzio prima che il moro, cupo in viso, si decidesse a parlare.

«Mi hai praticamente sbattuto la porta in faccia stamattina».

«Lo so... E per questo mi dispiace», mormorò Sienna provata.

«Ti dispiace, eh?». Chase si passò una mano tra i capelli, frustato, «Noi non avevamo mai litigato prima, Sienna! Quello ci sta mettendo contro».

Sienna si accigliò: davvero credeva che Jason fosse una minaccia per la loro amicizia?

«Non dire sciocchezze», lo rimbeccò lei incrociando le braccia al petto e soffocando una risata per l'assurdità appena sentita.

«Sciocchezze, Sienna? Tu passi la notte con un semi sconosciuto e poi sarei io quello a dire sciocchezze?» il tono di Chase si fece più alto e insolente e a Sienna, che non le mandava a dire a nessuno, quei modi cominciarono a seccare.

«Adesso stai esagerando», ammonì il giovane. Chase non riuscì più a contenersi e diede un pugno sulla porta prima di passarsi una mano sul volto. «Esagerando?! Esagerando?! Non lo conosci nemmeno, Sienna!» sbottò rosso in viso, «Potrebbe essere un depravato o chissà cos'altro...».

Sienna sentì un nodo alla gola nel sentire quella frase ed immediatamente la parola assassino si fece strada nella sua mente.

Jason era un assassino e niente avrebbe mai cambiato l'omicidio da lui commesso.

Scosse la testa più volte; lei lo aveva aiutato in carcere e lo stava ancora aiutando a redimersi ed era sulla buona strada, non poteva né doveva giudicarlo per il suo passato come avrebbe potuto facilmente fare chiunque; non era questo che le avevano insegnato al college.

Lui stava diventando una persona migliore.

«Ti sbagli...», disse a denti stretti alzando lo sguardo verso il ragazzo, «Io conosco bene Jason».

«E come lo avresti conosciuto?»

La rossa si morse una guancia; non poteva dirgli che lui era il ragazzo che aveva avuto in cura al carcere, quello che alla loro prima seduta aveva tentato di ucciderla e che adesso era un loro collega.

Se gli avesse svelato la verità avrebbe sicuramente dato di matto e non sarebbe passato molto tempo prima che tutti al Delirium lo avessero scoperto ed Alan avrebbe ritenuto fosse meglio licenziarlo. In questo modo il biondo si sarebbe ritrovato in mezza alla strada e lei non lo avrebbe più rivisto.

Nessuno avrebbe dovuto sapere del passato di Jason.

Così, decise di eludere la domanda dicendo qualcosa che sapeva avrebbe ferito a morte l'amico. «Il fatto che abbiamo scopato una volta non ti autorizza a comportarti come se fossi il mio ragazzo, perché non lo sei. Non sei niente», si odiò per quello che aveva detto, ma continuò a ripetersi che fosse necessario e che Chase sarebbe stato meglio se si fosse allontanato da lei.

Le parole, in ogni caso, ebbero l'effetto desiderato: la faccia di Chase divenne sempre più cupa e lo sguardo spento.

«D'accordo», sussurrò semplicemente prima di spalancare la porta con forza ed uscire dal minuscolo sgabuzzino.

Sienna, col cuore in mano, seguì con lo sguardo quello che adesso non era più il suo migliore amico uscire in tutta fretta dal locale. Istintivamente, uscì anche lei per guardare come la figura alta e possente di Chase sparisse dalla sua vista e anche dalla sua vita.

Lo aveva perso.
Aveva perso l'unica persona che per lei c'era sempre stata in quella stupida città.

Le lacrime che da molto tempo non rigavano le sue guance minacciarono di uscire a fiumi fino a quando non sentì una voce alle sue spalle.

«Sienna?» lei si voltò di scatto e Jason non potè fare a meno di notare il suo viso sconvolto. «Che cosa...» non fece in tempo a chiederle cosa stesse succedendo che la rossa, senza pensarci, si gettò tra le sue braccia e il ragazzo sentì il suo cuore scaldarsi.

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