Capitolo 10
Sienna era ancora lì, avvolta dalle calde e possenti braccia di colui che l'aveva appena salvata dalle grinfie di due ubriaconi in cerca di divertimento, e, strano a dirsi, non aveva alcuna paura di quel carnale contatto con il suo nuovo collega, il quale, impossibile negarlo, era pur sempre un assassino. Al contrario, si sentiva protetta e al sicuro, e il solo pensiero che sarebbe potuto succederle qualcosa di terribile se Jason non fosse stato nei paraggi, la costrinse a stringere di più le braccia attorno al corpo del biondo e ad affondare maggiormente il viso contro il suo petto.
In quella posizione, la rossa potè sentire intensamente il profumo del ragazzo, ma non quello della fresca colonia che aveva annusato la sera della sua prima apparizione al Delirium, quanto piuttosto il vero e proprio odore di bucato della sua maglietta, misto a fumo, muschio e un altro odore che pensò potesse appartenere solo alla perfetta pelle del giovane.
«Ehi, Sienna, è tutto okay ora. Non hai più nulla da temere», sussurrò lui sopra la sua testa, mentre con la mano, delicatamente, le accarezzò la chioma ancora una volta.
A quel punto, la ragazza alzò il viso, trovandosi così a pochi centimetri da quello del suo salvatore. Il cuore dei due iniziò a tamburellare più in fretta e le guance di entrambi si velarono di un leggero color pesca, che, fortunatamente, il buio della notte riuscì a celare ai loro sguardi incatenati.
Imbarazzata, la giovane fece un passo indietro sorridendo, rompendo così il lungo contatto visivo che si era creato tra loro.
«Grazie Jason, se non fossi arrivato tu non so come sarebbe finita...» disse, spostandosi leggermente dietro l'orecchio una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso. Il biondo non seppe cose rispondere a quelle parole di gratidudine, così alzò le spalle e sorrise. Era certo che Sienna fosse una ragazza forte e decisa, ma, anche volendo, in quella situazione era convinto che il suo intervento fosse davvero stato di vitale importanza.
«Allora, qual è la tua macchina?»
Quella domanda lasciò Sienna un po' perplessa. Perchè mai voleva saperlo?
«Questa», rispose avvicinandosi ad una cinquecento bianca parcheggiata a pochi passi da loro.
Senza dire nulla, Jason aprì la portiera e salì all'interno al posto del guidatore, ordinando alla ragazza di dargli le chiavi perchè, quella sera, l'avrebbe riaccompagnata a casa lui. Lei, ovviamente, aveva ribattuto più volte, assicurandogli che stava bene e che avrebbe potuto benissimo tornare alla sua abitazione da sola, ma lui non aveva voluto sentire ragioni.
Così, rassegnata, gli porse le chiavi e si allacciò la cintura, contenta, nel profondo, che il ragazzo fosse ancora al suo fianco in quella lunga nottata.
***
«Allora ci vediamo domani al locale».
Dopo quella frase pronunciata dalla giovane, Jason le augurò la buonanotte prima di girare i tacchi e allontanarsi da quella palazzina color mattone in cui era ubicato l'appartamento di Sienna.
Mosse i primi passi e sbuffò mentalmente: avrebbe dovuto attraversare tutta la città a piedi per raggiungere l'abitazione dell'amico che gli aveva offerto vitto e alloggio fino a quando non avesse raccimolato soldi a sufficienza per andare a vivere da solo e trovare così l'indipendenza tanto agognata.
Stava quasi per svoltare l'angolo, quando udì la voce della rossa urlare il suo nome nella tiepida aria notturna. Di colpo, quindi, si fermò e rivolse la sua attenzione verso il luogo che aveva appena abbandonato: ferma in mezzo alla strada, lei lo osservava da lontano con sguardo supplichevole.
Quando l'ebbe nuovamente raggiunta, notò nei suoi occhi dorati un'espressione tutt'altro che serena.
«Stai bene?» le domandò scrutando quel viso tanto perfetto quanto preoccupato.
«Sì, sì sto bene, solo che...» Le parole le morirono in gola, tuttavia si fece coraggio e tentò di proseguire. «Ecco, mi chiedevo se ti andrebbe di restare qui stanotte. Dopo quello che è successo non me la sento di restare da sola...» mormorò abbassando il viso verso l'asfalto, un po' per timore di essere stata precipitosa, un po' perchè sapere di passare, forse, la notte con Jason nel suo appartamento le metteva agitazione.
«E ti sentiresti più sicura con un assassino in casa? »
La domanda del biondo le fece alzare nuovamente il viso verso il suo.
Assassino.
Quella parola le sembrava impossibile da associare ad un viso come quello. Si perse per qualche istante negli occhi ambrati e profondi del ragazzo di fronte a lei.
Come potevano due occhi tali appartenere ad un omicida?
«Ti sembrerà strano, ma sì», rispose lei una volta tornata sul pianeta Terra.
Senza aspettare una risposta affermativa da parte del suo interlocutore, si diresse verso il portone dandogli le spalle, e fu felice quando, poco dopo, il sordo rumore di alcuni passi le raggiunse l'udito.
***
«Carino qui».
Erano appena entrati nel regno dellq ragazza e, solo osservando il salotto, Jason si era complimentato per l'arredamento spartano e nemmeno troppo femminile.
Sienna gli aveva mostrato l'interno che, seppur di piccole dimensioni, lei riteneva fosse perfetto per una ragazza di soli ventidue anni, e successivamente era andata nella sua stanza per procurargli un cuscino, un lenzuolo e una maglietta per stare più comodo quando si sarebbe sdraiato sul divano.
«E questa? È di un tuo ex?» chiese lui osservando la t-shirt palesemente maschile quando l'ebbe tra le mani.
«No, era di Chase, il ragazzo che lavora con noi al bar».
«Oh, il ragazzo che ha una cotta per te, vorrai dire», obiettò il biondo prontamente.
La giovane sgranò gli occhi sentendo quell'affermazione e subito scoppiò in una fragorosa risata. «Ma che dici? Siamo solo amici», rispose sicura di ciò che aveva appena detto.
«Sì, forse questo è ciò che pensi tu. Ho visto come ti guarda, sai? Non sono stato in prigione così a lungo da non accorgermi di certe cose», affermò lui con il tono di chi la sapeva lunga.
Sienna, in un primo momento lasciò correre; lei e Chase erano amici per la pelle, le riusciva difficile pensare che lui provasse qualcosa nei suoi confronti, perché, se fosse stato così, sicuramente lei se ne sarebbe accorta, tuttavia quel subdolo dubbio iniziò ad insinuarsi dentro di lei.
Pensava che la conversazione fosse finita lì, ma il biondo prese nuovamente parola. «Dimmi, è mai successo niente tra voi?».
I ricordi di Sienna, spronati da quella domanda inaspettata, tornarono a quella fatidica notte in cui lei e il suo migliore amico, offuscati dall'alcol, avevano commesso un errore andando a letto insieme.
Si schiarì la voce. «Abbiamo fatto sesso una volta, ma è stata solo una svista, ed eravamo ubriachi», spiegò facendo spallucce come se nulla fosse mai realmente accaduto.
Jason la guardò con un ghigno divertito e malizioso, «Interessante, tu ubriaca. Stento a crederci», sussurrò prima di togliersi senza alcun preavviso la maglietta e lasciare così di stucco la rossa, la quale istintivamente si portò le mani sul viso, leggermente imbarazzata dalla vista di tutto quel ben di Dio.
«Ehm, okay, buonanotte».
Detto ciò, fece per andarsene, ma non appena ebbe compiuto il primo passo in direzione della camera da letto, la mano del ragazzo le afferrò il braccio, costringendola così a voltarsi nuovamente.
Successe tutto troppo in fretta perchè se ne rendesse davvero conto: in un batter d'occhio le labbra di Jason finirono sulle sue. Lui le dischiuse appena per lasciarle, così facendo, un fugace ma delicato bacio dal sapore di fumo e menta.
«Buonanotte», le disse infine, prima di infilarsi la t-shirt blu che lei gli aveva prestato e accoccolarsi come un bambino sopra al divano con la testa affondata nel cuscino.
Rimase a guardarlo per qualche secondo restando sulla soglia della porta, poi, col sorriso sulle labbra, si ritirò nella sua stanza.
Quella notte, fece una fatica tremenda ad addormentarsi; Morfeo non ne voleva sapere di portarla con sè nel suo mondo di quiete e tranquillità.
Era ancora stupita per quel, seppur rapido, bacio che Jason, inaspettatamente era riuscito a rubarle.
Il suo stomaco pullulava di farfalle impazzite e il suo indice percorreva instancabilmente il perimetro della sua bocca. Solo quando furono quasi le sei di mattina, la giovane chiuse gli occhi cadendo così in un sonno profondo.
***
«Ehi, bella addormentata, svegliati. Stanno suonando alla porta».
Quella voce giunse alle orecchie della ragazza smorzata e ovattata ma comunque percepibile.
Mugugnando e sbattendo leggermente le palpebre, venne sfiorata dai caldi raggi del sole di mezzogiorno, che la costrinsero ad aprire del tutto gli occhi, notando Jason in piedi vicino al suo letto.
Era ancora lì, non se ne era andato, e di questo fu davvero felice.
«È da dieci minuti che qualcuno ti cerca», continuò lui.
Era così bello con quell'espressione assonnata e i capelli scompigliati gli davano un'aria ancora più trasgressiva.
Senza dire nulla, si levò dal letto barcollando leggermente, dirigendosi poi, vestita soltanto di una maglietta extra large, anche quella di Chase, verso lo spioncino della porta di ingresso.
«Oh, sei tu», sussurrò a sè stessa vedendo la figura dell'amico sul pianerottolo. Constatando di chi si trattasse, aprì la porta salutando poi il moro con un caloroso bacio sulla guancia.
«Alla buon ora, è da una vita che busso. Si può sapere... » Chase non riuscì a proseguire. Si bloccò nell'esatto momento in cui il ragazzo, che solo qualche giorno prima era diventato suo collega, fece capolino nel corridoio, per di più con addosso una sua vecchia maglietta.
A quel punto, con ormai mille e più supposizioni che gli vagavano per la testa, guardò prima l'una poi l'altra alla ricerca di una spiegazione.
«Ops, questa non ci voleva», borbottò il biondo per niente dispiaciuto, quanto piuttosto divertito dalla situazione che di lì a poco sapeva si sarebbe creata.
«Che ci fa lui qui?»
La giovane non sapeva cosa rispondere, così qualcun altro intervenne al posto suo.
«Che c'è? Non può invitare chi le pare in casa sua?» domandò Jason provocatoriamente, «Ti vedo teso amico, qualcosa ti disturba per caso?» continuò con un ghigno beffardo.
La rossa lanciò un'occhiataccia a Jason. Ricordava benissimo i pensieri che il biondo le aveva confidato la sera prima riguardo i sentimenti di Chase nei confronti di lei, quindi si affrettò a chiudere immediatamente la questione.
«Ieri sera mi hanno aggredita fuori dal locale, e Jason mi ha salvata» gli spiegò.
«Oh mio Dio, stai bene?» le chiese allarmato.
«Sta bene, grazie a me», rispose Jason alle spalle di Sienna.
La ragazza sospirò, nessuno dei due le rendeva le cose facili, «Comunque, non me la sentivo di restare da sola stanotte così gli ho chiesto di dormire qui».
Il volto di Chase passò dal bianco cadaverico al rosso collerico nel giro di pochi secondi. «Potevi chiedere a me, come hai sempre fatto!» esclamò contrariato. «Non lo conosci nemmeno, e se fosse...»
«Cosa? Se fossi cosa, mh?» sputò McCann serrando i pugni e contraendo la mascella, avvicinandosi minacciosamente a quel tizio che fin da subito non gli era andato per niente a genio.
«Ehi, calmati, calmatevi tutti e due!», esclamò la ragazza posando la mano al petto del biondo facendolo indietreggiare.
«Chase, ci vediamo al locale. Lui non ha la macchina, perciò lo accompagno io. Ora vai».
Lo aveva davvero liquidato in quel modo? Aveva davvero cacciato di casa il suo migliore amico e non quel teppistello tatuato e per nulla rassicurante?
Il moro non poteva crederci, ma fece ciò che gli venne ordinato.
Se ne andò senza nemmeno preoccuparsi di chiudere la porta.
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