Capitolo 41
Nella foto: Philippe Donovan, Lega dei Cacciatori
"Gli eroi scelgono sempre la strada giusta, anche se è la più complicata."
(Once Upon A Time)
Kirsten POV
Mio zio è sempre stato una persona astuta. Una di quelle che sanno cosa vogliono e la ottengono, in un modo o nell'altro. Voleva me, e mi ha tenuta in pugno per diciassette anni. Voleva i Portatori di Luce, e ha sacrificato vite umane e non per ottenerli, ma alla fine c'è riuscito. Ci riesce sempre, anche se alla fine non ha la capacità di tenersi stretto ciò che possiede. In questo caso, specchiandomi nell'azzurro ghiacciato del suo sguardo, capisco che vuole solo una cosa: me. Viva o morta. Questo non riesco a comprenderlo. La nebbia ci avvolge entrambi, scivolando leggera sui vestiti, sulla pelle e i capelli. Uso una mano e scosto i miei dal viso, portandomeli da un lato per non intralciarmi la visuale.
"Sapevi che sarei venuto a cercarti." Dice, e il suo tono non tradisce alcun cenno di sorpresa. Do un occhiata dietro di me, osservando ancora Alexander, che prova ad estrarre da solo il paletto che mio zio gli ha conficcato a tradimento nel petto.
"Lo avevo intuito. Ho mandato a monte i tuoi piani, eh?" lo schernisco, facendogli un occhiolino. Philippe non fa una piega, ma posso vedere la vena sulla tempia che inizia a pulsare più velocemente. Colpito.
"Sì. Alla fine ti sei alleata con le sanguisughe. Avrei dovuto immaginarlo quando Cory mi ha fatto rivelare la verità su mio fratello." Lo vedo guardarsi intorno, e Alex ha un lieve movimento, come se sentir parlare di mio padre lo avesse in qualche modo spaventato. Forse sono i sensi di colpa. Anche lo zio se ne accorge, e si sporge un po' a sinistra, in modo da avere anche Flinn nella visuale. "Scommetto che adesso ti penti di non essere stato in te quando gli hai affondato i canini nella giugulare." Sbarro gli occhi. Cosa vuol dire? Perché dovrebbe pentirsi.
"S-stai zitto. T-tu n-non sai n-niente." Sapere cosa? Che sta succedendo?
"Ah no? Crystal, potresti venire qui un momento?" Mi metto in posizione di guardia quando la strega bionda che ha cercato di uccidere Liam mi appare davanti, apparendo da un piccolo spostamento di nebbia. Noto che ha i capelli più lunghi, che adesso le arrivano quasi a terra, e si muovono a ritmo con la lunga gonna verde bosco e la camicetta a fiori blu. Mamma mia. Che pessimo gusto. "Vedi, Kirsty. La mia amica strega ha appena acquisito l'interessante capacità di...com'è che l'hai chiamata?"
"Rivelazione delle anime." Lo aiuta lei, con una punta di fastidio nella voce. Stona molto con il viso angelico e la voce delicata.
"Già. Saresti così gentile da fare l'incantesimo? Prendi un raggio di, diciamo, 20 chilometri." Chiede mio zio, con gentilezza. Alex prova a mettersi seduto, facendosi perno con le braccia, ma il paletto gli sfiora i polmoni, impedendogli di parlare o muoversi più del necessario. Apro la bocca per parlare, ma una voce mi precede, come se fosse uscita dalla mia gola.
"Lei non farà proprio niente." Guardo verso l'intrico di alberi e foglie davanti a me, vedendo emergere una figura di cui devo ancora memorizzare bene i contorni. I capelli sono leggermente gonfiati dall'umidità, ma il liscio dei capelli biondo scuro adesso sembra davvero simile a quello color paglia di Crystal, che adesso si è voltata, con una mano sul cuore.
"Elisa!" esclama, lasciandomi sorpresa.
"Tu sai chi è?" chiedo, quasi urlando, e indico la ragazzina che, fattasi strada con le mani attraverso i rami e i tronchi, adesso è completamente visibile. Indossa un giubbotto di lana lungo fino alle ginocchia, intonato con la gonna della strega veterana. Liz guarda prima me, poi Alexander, e scuote la testa.
"Ancora nei guai voi due? Flinn, ti avevamo detto di stare attento." Lo rimprovera, ignorando la mia domanda di proposito. Non mi sento offesa. Sono troppo frastornata per esserlo.
"S-scusate. N-non era mia intenzione." Liz alza gli occhi al cielo, poi allunga una mano davanti a sé, mormorando poche parole. Il paletto si stacca dal petto di Alex con un movimento fluido, finendole nella mano. Lui urla per il dolore, ma io vedo la ferita che si cicatrizza con una velocità impressionante, fino a svanire del tutto. "Così va meglio. Wow." Alexander scuote la testa e si rialza, finendo subito al mio fianco. Vorrei aver avuto il tempo per rivestirmi, invece adesso mi ritrovo ad affrontare una strega e un maniaco in biancheria di pizzo bianca. Fantastico. Non ho ancora capito cosa ci faccia qui la streghetta, ma suppongo che dovrei ringraziare Dio per la sua presenza. Magari dopo.
"Meglio buttarlo. Qualcuno potrebbe farsi male." dice Liz, rigirandosi il paletto sporco di sangue nella mano. Lo getta in uno di cespugli vicino a lei, scuotendo la testa. "Ma veniamo a noi. Ciao, Crystal." La strega mette il broncio, incrociando le braccia.
"Oh, tesoro. Sai che mi da fastidio quando non mi chiami mamma."
"Mamma?" Il coro formato da me, Alex e mio zio fa alzare un nugolo di uccelli neri, che passano sopra le nostre teste senza curarsi minimamente dello spettacolo sotto di loro.
"Già, non vi scandalizzate."
"Suppongo che tu non glielo abbia mai detto." Borbotta Crystal, con il solito sorriso accattivante. Elisa glielo restituisce, venato di cattiveria.
"Semplicemente perché non mi ritengo più tua figlia. Almeno non da quando hai deciso di darti all'occulto con mister Pel di Carota laggiù." Punta mio zio con la testa, e Alexander ridacchia.
"Ehehe, Pel di Carota." Gli tiro una gomitata in pancia, e lui si piega in due per la sorpresa. "Ti sembra il momento?" sibila, guardandomi truce. L'età lo ha rincretinito ancora di più.
"Te lo meritavi. Stai capendo cosa succede?" chiedo, e lui scuote la testa.
"Per niente. A quanto pare i miei sospetti sull'italiana erano fondati, ma almeno sembra buona." Vorrei chiedergli della sua reazione di prima, ma non ne ho il tempo.
"Crystal, mi spieghi cosa sta succedendo?" Mio zio fa la domanda che gira anche nella mia testa, e le due streghe si voltano, ricordandosi di non essere sole. Elisa fa un passo verso di noi, sorridendo imbarazzata.
"Ora non c'è tempo, Philippe. Occupiamoci delle anime, poi penseremo al resto."
"Eh no, mammina. Credo che i miei amici non siano d'accordo." In un lampo scompare e ricompare davanti a me e Alex, girandosi verso di noi. "Vero?" Ora ha di nuovo quegli occhi dolci da bambina, del tutto diversi da quelli di qualche minuto fa. E' inquietante, ma annuisco ugualmente. Lei ridacchia e si gira di nuovo, puntando lo sguardo verso mio zio, che carica un altro paletto nella sua arma a braccio.
"E come credete di fermarci. Io sono qui per mia nipote, e l'avrò. È chiaro?" Alex mi si para davanti, facendomi fare un passo indietro.
"Non la toccare, psicopatico." Sibila, ma Philippe si limita a ridere.
"Interessante. Vedo che un solo paletto non ti è bastato." Alza il braccio con l'arma e preme una qualche specie di grilletto. Vedo il paletto roteare dritto verso di noi, ma si blocca a pochi centimetri dal naso della strega. Lei continua a sorridere anche di fronte alle nostre facce.
"Oh, già. Dimenticavo di dirvelo. Ho portato i rinforzi." Rinforzi? Cosa intende dire? All'improvviso Alexander scoppia a ridere, facendomi sobbalzare. Non capisco motivo di tanta ilarità, fino a quando gli alberi si muovono ancora, rivelando le figure sorridenti e soddisfatte degli altri vampiri di Canton. Ci sono tutti, ma non sono i soli. Dietro di loro vedo, con mia grande sorpresa, un branco di enormi lupi dal pelo marrone e profondi occhi gialli. Alex fa un passo indietro, senza capire. Che ci fanno i licantropi da queste parti? Sapevo che si erano rifugiati nella parte più esterna del bosco, proprio a causa di Cory. Temevano che avrebbe attirato altri Lican, invece adesso sono qui, e non sembrano molto socievoli.
"Buon compleanno, ragazzi. Scusate se ci abbiamo messo tanto, ma Liz ha insistito per l'entrata in grande stile e quindi..." Guido si scusa a nome di tutti, facendo un piccolo inchino. Sembra notare le face sconvolte dei presenti, per poi girarsi verso il branco ringhiante. "Oh, questi? Beh, a quanto pare tuo zio ha fatto incazzare più di una specie." Mi dice, con il suo solito sorrisetto strafottente. Uno dei licantropi si fa avanti, sostituendo il pelo irto e le zanne con una T-shirt e un paio di denti accuratamente sistemati.
"Tu, figlio di puttana." Indica mio zio senza troppi preamboli, emettendo un basso ringhio. "Hai soggiogato i miei compagni. Hai ucciso Jennifer e schiavizzato Brooke. Hai mandato quel Lican sulle nostre tracce, e hai sporcato la nostra foresta di sangue, ma adesso basta. La finiamo qui." Ad un tratto i lupi assumono una posizione, accerchiando i due intrusi proprio come avevano fatto con me e Alex nel nostro primo incontro. Lui raggiunge i suoi compagni, che gli tirano varie pacche sulle spalle, ma quando provo ad andare con lui, Liz mi ferma con una mano.
"Non ti muovere. È meglio se non guardi." La scosto bruscamente, senza ascoltarla. Questa è la mia vendetta, e finalmente riuscirò a portarla a termine, almeno contro la persona giusta.
"Dammi una spada." Le dico, senza guardarla, ma quando lei prova a ribattere, la fulmino con lo sguardo. Liz scuote la testa, e fa apparire nella mia mano un'arma piuttosto pesante, ma maneggevole. La guardo un attimo, specchiandomi nell'elsa pulita e lucida. Mi faccio strada nel cerchio, scostando due dei cani troppo cresciuti, che mi lasciano fare una volta viso cosa ho in mano.
"Kirsten, vattene. Ce ne occupiamo noi." dice Alex, facendo un passo avanti. Io mi limito a scuotere la testa, continuando a squadrare ancora mio zio.
"Non ti fermerai finché non finirò come Cory?" gli chiedo, senza sperare in nulla. Ho annullato tutte le emozioni, come mi succede ogni volta che ho in mano qualcosa di letale, e in testa una preda.
"No, Kirsty. Io non voglio farti del male. Ce ne andremo via e ricominceremo d'accapo. Lontano." Ridacchio, senza sapere cosa fare.
"Perché dovrei? Sto bene, qui. Ho degli amici, una dimora fissa. Tutto ciò che tu non mi hai mai permesso di avere." Guardo Alex e sorrido, ma è un sorriso che non coinvolge gli occhi. "Indovina, Flinn. Zero negativo. Il tuo preferito." Philippe sbarra gli occhi, e lo vedo lanciarsi all'attacco. Troppo vecchio. Troppo lento. Mi abbasso ed evito il paletto che mi ha lanciato, per poi andare dietro di lui e lanciare un fendente che gli prende i tendini delle gambe. Cade a terra con un tonfo, gridando per il dolore. Crystal prova a venirgli in aiuto, ma i Lupi la bloccano. Cammino lentamente verso il corpo steso di mio zio, poggiandogli un piede sullo sterno e premendo forte. Lui tossisce un attimo, ma continua a guardarmi.
"Sembri davvero tuo padre. Anche lui adorava questa mossa."
"Non nominare mio padre."
"E' più vicino di quanto pensi. È quello che cercavo di dirti prima. Usa l'incantesimo della rivelazione delle anime."
"Perché dovrei crederti?" ringhio, puntandogli la lama alla gola. Sento il metallo che entra in contatto con la pelle, senza ancora tagliare.
"Prendilo come un ultimo consiglio da parte del tuo vecchio zio. Un regalo, per sdebitarmi di tutto quello che ti ho fatto." Una mano mi si posa sulla spalla, e quando mi volto vedo il viso di James a pochi millimetri dal mio. Mi guarda con gli occhi color cioccolato, prima di sporgersi dalla mia spalla e abbassarsi verso Philippe.
"Ciao, zio. Ti ricordi di me?" Mio zio sbarra gli occhi, e lo sento tremare sotto al mio piede nudo.
"James. Come è possibile? Dovresti essere..."
"Morto? Diciamo che lo sono. Ti farà piacere sapere che il sangue del tuo sangue è uno dei migliori allievi del Concilio dei vampiri." Ecco. Adesso la vedo. Rabbia. Furia. Delusione e amarezza. Sapere che il suo stesso sangue è stato infettato dal vampirismo lo deve aver fatto imbufalire, e ancora di più sapere che è stato praticamente lui a spingerlo tra le braccia delle sanguisughe. Oh, la vendetta è dolce. Ecco a cosa serve mio fratello. Gli sorrido e lui fa la stessa cosa con me. "Addio, zio. E' stato un piacere rivederti."
"Anche per me, James. Addio, Kirsten. E scusatemi. Se avessi saputo come sarebbe andata a finire, mi sarei risparmiato la fatica." James mette la sua mano sulla mia, ed entrambi spingiamo l'elsa in fondo, con gli occhi chiusi. Sento un fiotto di sangue schizzarmi la gamba, e riesco a vedere mio zio poggiare la testa sulla neve sciolta. Il suo sorrisetto coperto dalla nebbia, dalla terra e dal sangue. Sbarro gli occhi e lascio andare l'arma, che cade ai miei piedi, scomparendo all'istante. Faccio qualche passo indietro, senza sapere cosa fare. È finita. Veramente. Mio zio è morto. Non potrà fare più niente. Crystal è stata circondata da alcuni lupi, e vedo Elisa avvicinarsi a lei, e socchiudere gli occhi.
"E adesso tocca a te." Ringhia, alzando una mano verso i vampiri. "Caleb. Tania. Guido. A voi l'onore." Crystal sbianca quando la figlia fa un passo indietro, senza darle il tempo di dire nulla. Non un sorriso, né una lacrima. Quella ragazza è una maschera di indifferenza. I tre vampiri nominati fanno un passo avanti schioccandosi il collo.
"Ragazzi, spero che lascerete a me il colpo di grazia." Mormora Caleb, e Tania e Guido annuiscono, atterrandole alle spalle e afferrandola per le braccia. Caleb le si avvicina a grandi passi, afferrandole il viso tra le mani e illuminandola con gli occhi nocciola. "Allora, pronta a morire?" Sbarro gli occhi quando ricordo le ultime parole che la strega gli aveva rivolto, prima di ficcargli un paletto nel cuore. Non credevo che Caleb fosse così spietato e vendicativo, a tal punto da ricordare le esatte lettere da dire. Credo che anche Tania ne sia sorpresa, ma non lo da a vedere, continuando a mantenere la presa salda. Non le lascia il tempo di rispondere. Apre la bocca e affonda i denti nel collo diafano, sporcandolo di rosso. Quando si stacca, passa il dorso della mano sulla bocca, pulendosi dagli schizzi di sangue e lasciando il corpo morto agli altri due, come gli avanzi di una cena. I licantropi si sono avventati sul corpo di mio zio e su quello vuoto della strega, smembrandolo e portandosi via i pezzi. Quando la folla si dirada, dei corpi non c'è più traccia, se non il terreno macchiato di sangue fresco. Questo compleanno va di bene in meglio.
"Kirsten." Alzo lo sguardo dal terreno, ritrovandomi davanti lo sguardo di Alexander. Si è rivestito e mi sta porgendo i miei vestiti, che prendo con gratitudine. "Tutto okay?" chiede, mentre mi rimetto i pantaloni. Annuisco convinta, infilandomi anche il maglione e il giubbotto.
"Mai stata meglio. Sono...tranquilla." Finalmente so che niente mi potrà più toccare. E' tutto finito. Anche l'ultimo pezzo cancrenoso della mia vita è stato tranciato via con un taglio netto. Alex mi mette una mano sui fianchi, dandomi un bacio sul collo. "Chissà cosa accadrà ancora, oggi." Esclamo, vagamente eccitata.
"Non lo so, ma spero sia qualcosa di piacevole. Questa storia mi ha stancato." Non posso fare a meno di sorridere, fermandomi e mettendomi davanti a lui chiudendolo in un abbraccio a sorpresa. Sento il profumo della sua pelle, e il freddo otre i vestiti. Il mio Alexander. Quando lo guardo, nei suoi occhi si legge lo stupore, ed io salgo ancora sulla sua schiena, portandogli le braccia al collo e avvicinandomi al suo orecchio, lasciandoci un bacio dietro.
"E' questo il bello. Ormai la storia è finita."
Alexander's POV
Capelli. Giacca. Pantaloni. Scarpe. Faccia fantastica. Sì. Ho tutto. Sono definitivamente pronto per portare Kirsten a cena. E pensare che ero il primo a prendere in giro Cal per aver avuto questa stupida idea. Ora non ce ne è più bisogno. A quanto pare Tania non è una fanatica dei globuli rossi, ma non disdegna una sacca di sangue B positivo. Sa di Coca-Cola.
"Ehi, Flinn." Mi volto subito dallo specchio, vedendo Liz seduta sul mio letto. Le gambe accavallate e scoperte dal vestito grigio, un po' troppo corto.
"Wow. Che eleganza, Elisa. Qualche occasione speciale?" Lei mi guarda, ma ha qualcosa di strano negli occhi. Come se il verde nocciola si fosse scurito. Deve essere per quello che è successo stamattina. Non la biasimo per essere sconvolta. Sua madre è stata fatta a pezzi davanti ai suoi occhi, e lei non ha fatto una piega.
"Spero di no." Rimane in silenzio, continuando a fissarmi come la prima volta. "Mia madre mi odiava." Mormora all'improvviso, facendomi spostare di nuovo l'attenzione dal mio ciuffo perfetto alla sua faccia.
"Scusa, ma tua madre era pazza." Dico, stringendo i pugni al ricordo di quello che ha fatto a me e ai miei amici. Lei annuisce, senza controbattere.
"Lo so. Ecco perché me ne sono andata. Io sono cresciuta con mio padre. Era umano, ma quando ho scoperto che Crystal aveva iniziato a praticare magia occulta contro gli esseri sovrannaturali, e che aveva intenzione di riportare in vita quei demoni, mi sono detta che avrei dovuta fermarla. Lei era una Tower. Credo che tu ne abbia sentito parlare." Rabbrividisco a quel cognome, capendo che anche Liz fa parte di una delle stirpi magiche più conosciute d'Inghilterra. I Tower hanno servito i reali, insieme ad altre due famiglie, e si dice che il loro capostipite fosse stato discepolo di Merlino. Questo potrebbe essere il motivo per il quale Crystal sapeva dei Portatori, e come mai Liz è così ferrata con gli incantesimi. Il loro è un talento naturale. "Sono arrivata qui grazie ai Majestic. La loro strega è una mia vecchia amica. Quado ho visto Coraline ho cercato di comunicare con lei, ma non conoscevo incantesimi di traduzione. Per fortuna sono riuscita a farmi capire in qualche modo, ma con voi ho dovuto fingere di essere un po' stupida. Non volevo farmi scoprire. Avevo paura che non vi sareste fidati e non avreste continuato a dare la caccia a Donovan."
"Beh, per fortuna ti sbagliavi." Ridacchio, ma lei non mi segue, continuando a fissarmi.
"Ho parlato con Vladimir, prima. Domani partirà per Roma con James. A quanto pare Haori è stato dimesso dall'incarico, e lui riprenderà il posto nel Concilio." Haori, deposto?
"Come è successo?" chiedo, improvvisamente interessato. Lei alza le spalle.
"Non lo so. Credo c'entri qualcosa con la morte del Lican. Chiedi a lui." Non dice altro ed esce dalla stanza, facendomi l'occhiolino. Dopo qualche minuto la seguo, ritrovandomi nel soggiorno vuoto. Ehi, dove sono finiti i ragazzi? Domani i Mystic torneranno in America, e James li seguirà. Kirsten gli ha chiesto spiegazioni, ma lui le ha semplicemente risposto che voleva viaggiare, e che sarebbe tornato puntualmente per venire a trovarla. Lei non ha potuto fare altro che annuire.
"Alex, posso parlarti un minuto." Vladimir esce dalla cucina, sedendosi sul divano e passandomi una sacca di sangue, che accetto volentieri. Parli del diavolo...
"Agli ordini, futuro consigliere." Lo sfotto, cercando di aprirmi uno spiraglio verso quell'argomento. Vlad non prende la palla al balzo, e fa finta di non capire la battuta.
"Senti, mi stavo chiedendo che intenzioni avessi con Kirsten." Dice, poggiando un gomito sulla spalliera e unendo le mani tra loro. Alzo un sopracciglio. Che razza di domanda è?
"Sopportarla, per quanto mi sia possibile." Cerco di buttarla sul ridere, dando un occhiata all'orologio. sono le nove di sera. Ho ancora mezz'ora di tempo prima dell'appuntamento con lei. Vlad però non ha intenzione di lasciarmi andare.
"Dico sul serio. Avete parlato di, sì insomma, vampirismo?" Sbarro gli occhi e scuoto la testa, come se mi avesse detto di farle un discorso sulle api e sui fiori.
"Non ancora. C'è tempo."
"E se lei volesse figli? Una famiglia? Invecchiare?"
"Chi è che vuole invecchiare?" chiedo, iniziando ad innervosirmi. Perché questo improvviso discorso?
"Gli umani. È il ciclo naturale delle cose. Non vorrei che tu ti affezionassi troppo, per poi scoprire che lei non vuole diventare una vampira."
"Basta, ora. Davvero, non mi va di parlarne." Ringhio, alzandosi dal letto e dirigendomi velocemente verso la porta.
"So quello che ti sta succedendo, Alex." Grida lui alle mie spalle. Mi blocco con la mano sulla maniglia, voltandomi e trovandolo in piedi, a guardarmi severo. "Liz ha fatto quell'incantesimo di rivelazione di cui parlava Crystal. Tu hai un patto con quegli esseri." Dice, riferendosi ai fantasmi che mi perseguitano da una settimana a questa parte. Ormai è inutile negare, ma sono comunque infuriato per essere stato scoperto.
"Non sono cazzi tuoi. Perché non te ne torni a Roma e vai a fare il grande capo della nostra specie?" sputo, senza guardarlo.
"Sai che è pericoloso mancare di parola agli spiriti. Potrebbero tormentarti per l'eternità e..."
"Lo so, Vladimir!" grido, staccando la maniglia. Quando mi ritrovo il pomello in mano, impreco a bassa voce e lo butto a terra, guardandolo rotolare fino ai piedi del mio amico. "Ma non mi interessa. Non posso passare altri quattrocento compleanni senza di lei." La mia voce ha una sfumatura sofferente che non avrei mai pensato di poter aggiungere. È come se mi stessero pescando le parole direttamente dallo stomaco.
"Ti avrei parlato del Concilio. Haori ha ucciso il Lican, e di conseguenza è stato colpito dalla maledizione che lo ha stroncato. E' morto decapitato, proprio come Mason." Il repentino cambio di discorso non mi convince, ma poi mi ricordo di quando Kirsten mi ha fermato, nel parcheggio della scuola. Quel giorno stavo per uccidere Cory, ma se lo avessi fatto sarei morto anch'io. Eppure sono sicuro che Haori conoscesse la maledizione di cui io ero all'oscuro. Non si sarebbe mai fatto trovare così impreparato. Alzo le spalle. Non è un problema mio. Ora ho altro a cui pensare. Qualcosa che ricorda molto il colore del fuoco vivo, e del sangue.
Alexander arriva puntuale davanti alla porta di Kirsten, allungando un braccio per bussare.
"Fermo lì, vampiro." Le nocche si bloccano a pochi millimetri dalla porta, e il vampiro alza gli occhi al cielo, girandosi per ripetere una scena fin troppo familiare. Non ancora, per favore.
"Ciao, Carl. Janet. Siete venuti per farci gli auguri?" Sa benissimo che non è così, e il tono strafottente fa alterare i due spiriti, ora visibili grazie all'incantesimo di rivelazione che quella strega stronzetta ha fatto alla città. Alexander spera solo di non vedere nonni defunti dei suoi compagni girare per la città come se fossero ancora vivi.
"Poche chiacchiere, Alexandr. Dovresti dare ascolto al tuo amico. Gira i tacchi e sparisci."
"Ancora con questa storia? Okay, mettiamo le cose in chiaro..." dice lui, avvicinandosi ai due in piedi nel corridoio e alzando le mani. E' stufo di affrontare questo discorso. "Oggi è il compleanno di vostra figlia, e il qui presente fantasmino Casper..." indica Carl con un gesto veloce della mano "...ha tentato di ucciderla. Io le ho fatto un regalo. Voi l'avete quasi assassinata. Vediamo un po'... secondo i miei calcoli adesso siete voi due i pericoli pubblici." La logica ferrea del vampiro sembrerebbe inespugnabile per chiunque, ma non per i due spiriti, che continuavano a rimanere immobili con le braccia conserte e l'aura di freddo che porta a presso la loro anima.
"Kirsten oggi ha ucciso una persona, senza fare una piega." Dice Janet, con una punta di apprensione per la voce. Alexander scuote la testa, ridacchiando.
"Sono due anni che uccide senza emozioni. Siete un po' arretrati, eh?"
"No, Flinn. Kirsten uccide vampiri senza provare rimorso, ma questo solo perché voi siete già morti. Mio fratello, per quanto squallido, era ancora vivo. Kirsten ci è cresciuta insieme, eppure lei e James lo hanno sgozzato come un maiale, senza battere ciglio."
"Dove volete arrivare?" Non vuole fare molto ritardo, altrimenti Kirsten si potrebbe arrabbiare e decidere di uscire fuori e allora come potrebbe spiegarle il fatto che lui sta parlando allegramente con i suoi genitori defunti?
"A furia di stare con voi, sta perdendo la poca umanità che le è rimasta. Non fa una piega quando vi vede mangiare. Ha accettato la morte di tutti quei necrofagi nel cimitero, compresa una certa Leila Addams. Non so se la conosci." Le ultime parole di Carl gli entrano come uno stiletto dall'orecchio destro, trapassandogli il cervello. Leila? Non è possibile. Derek gli ha riferito del lavoro di pulizia che avevano effettuato a Stratford, ma non gli aveva accennato di Leila. Lo avrebbe fatto, se fosse stato vero. Alexander ne è sicurissimo.
"Lei è morta."
"Adesso sì, ma ha vissuto da vampiro per secoli. E' suo il sangue che ti ha fatto guarire." Scuote la testa, senza capire. Non è possibile. Non può essere vero. Tutti quegli anni a sentirsi in colpa per aver abbandonato la sua ragazza non sono serviti a nulla. Ma adesso non importa. Ora lui ha Kirsten, e deve esserci un valido motivo se non gli ha parlato dei necrofagi. Magari qualcuno l'avrà zittita.
"Sparite. Andate via. Avete provato a farmi di tutto, ma io sono ancora qui. Non riuscirete a piegarmi, sia chiaro."
"Credi di poterci ignorare per sempre? Di poter ignorare anche i tuoi amici e il Concilio? Tutti ti dicono che non puoi rimanere con Kirsten. E' sbagliato, Flinn. Rassegnati."
"NO!"
"Alex? Sei tu?" Un rumore da dietro la porta fa sobbalzare il vampiro, che fulmina i due spettri con lo sguardo. Questi socchiudono gli occhi, poi Carl mette una mano sul fianco di Janet, girandosi e uscendo dal corridoio come una normale coppia umana.
Quelli sono tutto, tranne che normali.
Alex ride dei suoi stessi pensieri, preparandosi ad accogliere Kirsten e il suo vestito nero con il solito sorriso. La porta si apre e lei esce, più alta grazie ai tacchi e con i capelli rossi messi in risalto dal nero petrolio del vestito, che le lascia scoperta la schiena con un ampia spaccatura. Alexander può constatare con gioia che la sua ragazza non porta il reggiseno. "Ehi, ti ho sentito urlare." Il bel viso è rovinato dalle sopracciglia aggrottate, ma lui scuote la testa, baciandola velocemente.
"Sei fantastica."
"Anche tu non sei niente male. Guarda qui." Kirsten porta un dito sui capelli, scostandoli in prossimità dell'orecchio e mostrando a Alex un piccolo fiore dai numerosi petali, che con il suo rosso spiccava addirittura tra le ciocche di fuoco. "Ti piace? È una delle camelie che mi hai portato. Liz ha fatto un incantesimo e ha cambiato il colore. Rosso sangue. Ironico, vero?"
"Molto." Quel fiore. Alexander lo ha scelto per un motivo preciso, che però non le rivelerà mai. Lo aveva aiutato Tania, insieme a Rick. Lui ha vissuto nel periodo vittoriano, e quindi conosce abbastanza bene il linguaggio dei fiori, mentre lei ha letto numerosi libri sull'argomento ai tempi in cui ancora era in grado di fare pozioni. La camelia è il fiore più impegnativo che esista, e anche il meno scontato. Il suo significato può essere riassunto in due modi, entrambi adatti alla loro relazione.
"Andiamo?" La voce di Kirsten lo riscuote dai suoi pensieri, e lui annuisce, porgendole un braccetto che lei accetta con gioia.
"Eri sola nell'appartamento. Dov'è Coraline?" chiede, ricevendo una pacca sul braccio.
"Ti sembra il momento di pensare a Coraline?" Gelosia. Alexander la adora, e Kirsten lo sa. "Comunque è uscita con i ragazzi e Tania. Non so dove siano andati. È da una settimana che sono strani."
"Lo hai notato anche tu?" Kirsten annuisce, scendendo le scale e arrivando all'entrata. Alexander aveva detto di aver fato qualcosa di speciale, ma lei non si aspetta certo di trovarsi davanti una limousine con tanto di autista. "Et voilà." Kirsten spalanca la bocca, e le braccia le ricadono molli lungo i fianchi.
"Ma...Alex! È troppo. È..." Lui le porta una mano sotto la mascella, richiudendole la bocca. Porta una Kirsten sotto stato di shock verso la macchina bianca, aprendole la portiera e lasciandola entrare. Si siede accanto a lei e fa segno all'autista di partire. Quello però non risponde, limitandosi a mettere la marcia e andare. Strano. Oh beh, non è il momento di fare strane congetture. Deve cercare di dimenticare tutto, almeno per una sera. Le parole di Vlad però continuano a rimbombargli nella testa, e fanno eco a quelle dei due fantasmi. Guarda di sottecchi Kirsten, ancora intontita per la sorpresa. E' fantastica, è sua. Perché la gente non lo vuole accettare? E' talmente impegnato a guardarla, torturando il regalo che porta nella tasca destra, che non si accorge del cambiamento di strada effettuato dall'autista. Quell'autista che adesso sta guidando con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, guidato come una marionetta da un bravo burattinaio. La macchina si inoltra nei boschi, e quando si ferma, Alexander aggrotta le sopracciglia trovandosi davanti la struttura buia del Pandemonium. Il locale deve essere chiuso, perché le luci sono spente, e il buio la fa da padrone. Kirsten scende prima che lui possa fermarla, avvicinandosi alla porta.
"Dove ci ha portato?" chiede, evidentemente confusa.
"Non lo so. Vatti a fidare degli umani..."
"Ehi, io sono un umana."
"Appunto." Si sente un rumore all'interno, e la ragazza si appoggia alla porta, che si apre dietro la sua schiena. Alexander la sostiene per non farla cadere, e allunga un braccio, spalancandola ed entrando. "Che strano." Mormora, guardandosi intorno. Kirsten alza le spalle, sentendo un mormorio nel buio.
"Alex, c'è qualcuno qui." mormora, leggermente spaventata. I pensieri di lui corrono subito ai due spettri. Gli hanno teso una trappola? Non ha neanche il tempo di parlare, perché le luci si accendono improvvisamente, e il locale assume le sfumature del sangue. I due saltano all'indietro quando vedono un branco di vampiri e lupi mannari saltare fuori dai posti più disparati, gridando tutti la stessa cosa.
"SORPRESA! BUON COMPLEANNO, RAGAZZI!"
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Sono spiacente di informarvi che il prossimo capitolo della storia sarà l'ultimo.
Grazie per essere stati con la nostra compagnia di svitati.
Alla prossima, ultima volta.
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