Capitolo 38
Nella foto: Richard Sauniere
Do you know what's worth fighting for
When it's not worth dying for?
Does it take you breath away
And you feel yourself suffocating?
Does the pain weight out the pride?
And you look for a place to hide?
Did someone break your heart inside?
You're in ruins
(21 guns, Greenday)
Kirsten's POV
"Spiegami una cosa. Come mai sei un vampiro?" gioco con la carta vuota della barretta al cioccolato che ho appena finito di sgranocchiare, e mi metto più comoda nel sedile dell'auto. Stratford dista due ore di macchina da Canton, e rimanere chiusi in un abitacolo stretto con un gruppo di vampiri agitati è una specie di tortura cinese. Derek è alla guida e Richard non fa altro che pizzicargli l'orecchio per farlo sbandare. Tanto siamo già tutti morti. Certo! Come no! E io cosa sono? Nei sedili posteriori ci siamo io attaccata al finestrino, e in ordine James, Josh, Vladimir e Simon poi ci sono altri due sedili aggiuntivi dove sono stipati tutti gli altri. Se ci fermasse la polizia stradale saremo fottuti.
"Perché non siamo venuti con due macchine?" sbotta Guido, cercando di farsi un po' di posto vicino a Coraline, che lo spinge sempre via.
"Credevo che un SUV bastasse, visto che Tania e Caleb sono rimasti a casa per badare a Alex." Derek cerca di rimanere serio, ma lo sento ridacchiare da qui.
"E secondo te baderanno a lui? Quelli sono già in camera a darsi alla pazza gioia." Simon non ha tutti i torti. Forse avremmo dovuto scegliere qualcun altro per tenerlo d'occhio, ma Laurance si è categoricamente rifiutato di rimanere ancora in casa. James attira la mia attenzione, iniziando a parlare.
"Ricordi che il giorno prima di morire ero finito al pronto soccorso per via dell'incidente d'auto?"
"Certo. La mamma ti prese a botte con il mattarello." Una risata si alza dalla macchina, e se James potesse arrossire, probabilmente ora somiglierebbe ad un pomodoro maturo.
"Comunque sia. Ricordi anche che il dottore mi definì "miracolosamente illeso"?" Mima le virgolette con le mani ed io annuisco, prima di capire ed emettere un "ah" prolungato. "Esatto. A quanto pare in quell'ospedale c'è un dottore che utilizza sangue di vampiro per guarire i pazienti più gravi. Ed è il sangue di Haori."
"Ma io sono stata al funerale. Ho visto la bara che si chiudeva sul tuo corpo."
"Semplice illusione ottica. Haori ha usato i suoi poteri per far credere a tutti che fossi morto, poi mi ha preso con sé. Ho chiesto più volte di venire a trovarti, ma lui me lo ha sempre vietato. E quando a Roma mi ha chiesto di indossare quella strana mantellina, ho capito che era per non farmi riconoscere da te." Il ragionamento non fa una piega, devo ammetterlo.
"Ehm, mi dispiace interrompere questa rimpatriata familiare, ma credo sia il momento di sviluppare un piano." Dice Rick, girandosi verso di noi e poggiando il mento sul sedile. "Credo che sia meglio capire che potenzialità abbia uno di noi. Allora, quanti qui hanno un potere fisico?" Guido alza gli occhi al cielo e alza una mano, insieme a Simon, Laurance, Coraline e James. "Bene: James crea campi di forza, Guido si trasforma in un animale, Simon assume abilità avanzate con ogni tipo di arma... e voi?" chiede, ed io mi volto verso di loro. Coraline si scosta una ciocca di capelli biondi dalla spalla, poi chiude gli occhi e il suo aspetto inizia a mutare. I capelli diventano più lunghi e marroni, la forma del viso muta e anche la grandezza degli occhi. Quando li riapre è diventata un'altra ragazza, completamente diversa dalla lei originale. Si volta verso Guido e gli fa l'occhiolino, mandandole un bacio. Lui sorride e scuote la testa.
"Sei una stronza." Dice, ridacchiando.
"No, sono Brigitte adesso." Schiocca le dita e poi torna a guardarlo. "Aspetta. voglio farti contento, per una volta." Ignorando chi cazzo sia questa Brigitte, torno a guardare Coraline in fase di trasformazione. Adesso i capelli si accorciano, lasciandole la nuca scoperta. I vestiti e la corporatura cambiano, diventando più mascolini. La mascella diventa più lunga e definita. Sbarro gli occhi quando capisco di chi si tratta.
"Stefano!" Joshua batte le mani, entusiasta dello spettacolo.
"E ho anche la stessa voce." Dice, ed io risento la voce abbastanza profonda del fratello di Guido, che la sta guardando a bocca aperta. "Non c'è bisogno che ringrazi, fratellino. Posso farlo quando ti pare, se ti fa piacere."
"Quando pensi di esserti liberato di una rottura di coglioni, c'è sempre qualcuno pronto a sostituirla." Dice ridacchiando, ma credo che gli faccia piacere rivedere il fratello, almeno per un momento. Coraline ritorna alla sua forma originale, e si merita un applauso generale. Rick torna a guardare Laurance.
"E tu, invece?" Lui sorride e in un attimo scompare, ricomparendo sulle mie gambe. Mi da un bacio a stampo e poi mi mette il suo cappello. Lancio un grido, mentre gli altri scoppiano a ridere.
"Togliti di dosso, Laurance!" Lui si teletrasporta di nuovo al posto di prima, facendomi l'occhiolino.
"Ne è valsa la pena, piccola." Alzo gli occhi al cielo e gli butto il cappello addosso.
"Fantastico, e tu Draculino?" lo sfotte Richard avvicinandosi un po' al biondo.
"Non posso fare una dimostrazione pratica, ora." Dice enigmatico, ricevendo uno stuolo di grida.
"Datti una mossa e non fare il misterioso." Lo incita il riccio, e Vladimir sorride maligno.
"Lo hai voluto tu, Sauniere." Schiocca le dita, e i capelli di Richard prendono fuoco. Derek inchioda in mezzo alla strada, e noi iniziamo ad agitarci.
"Spegnilo, Vlad!"
"Non posso. Non ho mai detto di esserne capace." L'auto inizia a riempirsi di fumo, e Richard cerca di spegnere il fuoco con le mani. Lo vediamo uscire dalla macchina con i capelli in fiamme, per poi buttarsi oltre il cavalcavia.
"Sei pazzo?" gridiamo in coro, tirandogli di colpi in testa. Lui si difende come può, dicendo che lui lo aveva avvisato. "Non è un buon motivo per mandarlo a fuoco." Grida Josh, scuotendolo.
"Ragazzi!" Derek ci chiama, guardando oltre il punto dal quale Richard è sparito. Scendiamo dalla macchina e osserviamo anche noi. Lo vediamo riemergere dallo specchio d'acqua sotto di noi, con i ricci bruciacchiati ed un'espressione assassina. Laurance scende per recuperarlo, e pochi secondi dopo ci ritroviamo davanti un Richard grondante d'acqua, che fulmina con lo sguardo Vladimir.
"Ti odio!"
"Pff, quante storie per un bagno." Lui sta per avventarsi su di lui, ma Derek si mette in mezzo, dividendoli e facendoci risalire in macchina.
"Quindi, riassumendo..." dico io, una volta sentito il rumore del motore che si accende. "Derek avverte i nemici, Richard legge nel pensiero, Joshua riesce a percepire l'avvicinarsi di un pericolo, Vladimir da fuoco agli oggetti, James crea campi di forza, Guido diventa un corvo, Coraline è una mutaforma, Laurance si teletrasporta e Simon è una specie di Rambo?"
"Ehm... praticamente sì." Dice quest'ultimo, sorridendo.
"Perfetto. Potremmo essere i nuovi Avengers."
"Magari." Scherza Derek, uscendo dall'autostrada. Il resto del viaggio si svolge con noi che cerchiamo di far riappacificare Dracula e Richard, con il solo risultato di farli quasi scannare a vicenda. I bei ricci del vampiro sono danneggiati, ma per fortuna il fuoco era controllato e non ha raggiunto la cute, limitandosi ad arrostire le punte della chioma. Ogni tanto il ragazzo se le tocca, facendo il broncio.
"I miei ricci. I miei splendidi ricci. Pezzo di merda."
"Era ora che te li spuntassi un po'."
"Sta' zitto. Non voglio sentirti più per il resto del viaggio. Dico sul serio." La conversazione cade qui, e tutti tiriamo un sospiro. Appoggio il gomito al finestrino e noto che in tutto questo tempo siamo giunti nei pressi di casa mia. Sobbalzo quando vedo il cartello mezzo rovinato dalle intemperie che recita Benvenuti a Stratford. Popolazione 10.052 abitanti. Non è mai stata cambiata, e così lo faccio io nella mia mente, diminuendo quel numero di quattro cifre. E' ancora giorno, ma tutti loro hanno gli anelli fatti da Tania e Liz quindi, quando Derek parcheggia nei pressi di un Motel, scendono senza problemi. Io rimango in macchina, incapace di muovere un passo. È tutto troppo familiare. Le strade, le persone, gli edifici. Non è cambiato quasi nulla in nove anni. Il complesso di villette a schiera con giardino annesso è sempre lì, a fissarmi come se si aspettassero di vedermi entrare da un momento all'altro.
"Ehi, vuoi accamparti qui?" la faccia di Guido spunta dal finestrino, battendo una mano sul tettuccio dell'auto.
"Posso?" chiedo, sperando con tutto il cuore in un sì. Non sono pronta. I miei piedi non toccano questo asfalto da anni.
"Certo che no. Muovi il culo, Donovan." Alzo gli occhi al cielo ed apro la portiera, facendogliela quasi finire sul naso. "La stavi facendo apposta." Borbotta, mettendosi una mano davanti al viso.
"Io? No." Alzo gli occhi con fare indifferente, e mi sento afferrare malamente per i capelli. Torno in piedi sulla strada, e sento il vento freddo di fine dicembre che mi gela le orecchie. Mi stringo nel cappotto lungo, e quasi invidio i vampiri. Almeno non hanno freddo. Mi dirigo verso il Motel, storcendo il naso quando entro nella camera disgustosa che ci hanno affibbiato. "Chi è stato il genio che ha prenotato?"
"Ehi, abbiamo poco tempo. Se le cose vanno come sperato, non ci passeremo neanche la notte in questo tugurio." Annuisco, lasciandomi convincere dal riccio. Ci sediamo dove capita, in modo da stipulare un buon piano. Dopo almeno tre ore però, non siamo arrivati a nulla. A quanto pare questi vampiri non sono molto veloci, ma la loro pelle trasuda tossine. Vladimir potrebbe benissimo incenerirli, ma così anche il loro sangue andrebbe in fumo. Guido potrebbe beccarli e Simon ferirli, ma se venissero toccati starebbero male per un po'. Liz è dovuta rimanere con Caleb e Tania, in modo da rallentare le allucinazioni di Alexander e darci più tempo. Ci sarebbe servita una strega, ma ho la mia mistura di verbena e acqua santa per far mantenere aperte le ferite e prelevare il sangue.
"Io direi di arrivare lì e vedere come si evolve le situazione, poi agiremo di conseguenza." Dico, ormai stanca di discutere senza venire a capo di niente. Gli altri si trovano d'accordo con me, e così decidiamo di fare un giro per il paese finché non cala la notte, e anche di andare a vedere il cimitero.
"Fermi tutti!" grida Coraline, lasciandoci con un piede fuori dalla porta. "James! Tu e Kirsten siete cresciuti qui, vero?"
"Ehm, sì. Perché?" chiede lui, ma io credo di aver già capito dove vuole andare a parare. La bionda si alza dal letto, sistemandosi il guanto senza dita che porta alla mano destra.
"Perché? Se non sbaglio, l'ultima volta che questa gente ti ha visto eri chiuso in una bara."
"Ma...ma...non voglio rimanere qui dentro." Si lamenta, curvando la schiena in avanti e assumendo un tono lamentoso. Joshua lo ributta dentro la stanza, indicandolo.
"Non possiamo attirare l'attenzione, Donovan."
"Ma non succederà. Starò attento." Prova, ma non convince neanche me. D'altro canto però neanche a me piacerebbe rimanere confinato qui dentro. Ci penso un po' su, poi mi avvicino verso Laurance, togliendogli il sacro cappello dalla testa e ficcandolo sopra quella di mio fratello, schiacciandogli il ciuffo tenuto laterale dalla lacca.
"Il mio cappello!"
"I miei capelli!" Alzo gli occhi al cielo e mi dirigo verso Accogli, squadrandolo a cima a fondo. Punto il paio di occhiali da sole che tiene appeso al collo della maglietta, e lui d'istinto fa un passo indietro.
"No!" vedendomi rimanere ferma davanti a lui, con la mano in avanti, continua a protestare. "E' inutile che insisti. Sono Ray-Ban!"
"E io sono incazzata. Ora, dammi quei cazzo di occhiali prima che te li spacchi in testa!"
"Sorellina."
"Oh, taci tu! Sono più grande di te in questo momento!" sbotto, voltandomi verso James. Lui alza le mani in segno di difesa, arretrando di un passo.
"Non è più la tenera bambina che ricordavi, vero?" borbotta Derek, mettendogli una mano sulla spalla, ma mio fratello scuote la testa.
"Non è mai stata tenera, fidati. Da piccola mi picchiava con il violino."
"E tu mi infilavi scarafaggi nell'insalata."
"Quando uscivo con Donna Evans hai macchiato la mia maglietta preferita di budino!"
"E tu hai fatto morire il mio pesce rosso!"
"Ti ho detto mille volte che non è stata colpa mia!"
"Ma eri tu che dovevi dargli da mangiare..."
"EHI!" Laurance si porta le mani a coppa vicino la bocca e urla, riattirando la nostra attenzione. Approfittando della distrazione strappo gli occhiali dalla maglietta del moretto e li metto sulla faccia di mio fratello. Adesso sembra uscito da un film di gangster, ma almeno nessuno lo riconoscerà.
"Non posso mettere gli occhiali da sole quando è nuvoloso. Non sono un tamarro."
"James, un'altra parola sui miei occhiali. Una sola, e ti farò rimpiangere di essere ancora vivo." Sibila Guido, facendoci zittire. Mi fulmina con lo sguardo, poi esce fuori, diretto ad uno dei pub presenti in zona.
"Ci ritroviamo qui al tramonto. Okay?" chiede Richard, imboccando la porta. Diamo tutti il nostro assenso, poi vedo Coraline prendere me e il ricciolino sottobraccio.
"Che stai combinando?" chiede lui, cercando di dimenarsi. Coraline fa un enorme sorriso, facendoci uscire come tre dementi.
"Noi tre oggi andiamo dal parrucchiere, ragazzi miei." Ora, capisco che i capelli di Richard facciano leggermente schifo dopo l'incidente con Vlad, ma cosa c'entro io? Coraline non sente ragioni, e così sono costretta a trascinarla fino al salone più vicino. Capelli&Co. Non ho mai capito per cosa stia quel Co. Guardo per la prima volta dopo anni l'insegna al neon, con la scritta in corsivo rosso che termina con un paio di forbici stilizzate. L'interno è pieno, e ricordo che mia madre si lamentava ogni volta per la fila. Almeno io non avrò questo problema. Vengo trascinata dentro contro la mia volontà insieme a Richard, e Coraline si piazza subito davanti alla donna alla reception, che ci guarda con un sopracciglio alzato.
"Abbiamo un appuntamento per quest'ora." Dice, sicura di sé. La donna guarda annoiata lo schermo del computer, poi scuote la testa.
"Non risulta niente, mi dispiace." Dice, rimettendosi gli occhiali che porta appesi al collo. Coraline si piega verso di lei, guardandola attentamente negli occhi.
"Oh, guardi meglio. Siamo i prossimi." Vedo nitidamente le pupille della donna allargarsi e contrarsi, poi annuisce, alzandosi e andando verso la signora di colore con i capelli afro, che ha appena finito di sistemare i capelli ad una ragazza mora. Le vedo discutere e poi indicarci con un dito, e la signora si avvicina a noi, con le mani sui fianchi.
"Chi siete, ragazzi?" Lasciamo che sia Coraline a parlare, mentre Richard nasconde la chioma sotto al cappuccio.
"Coraline Forbs. Questi sono i miei amici: lui è Richard Mary Sauniere..."
"Mary." Richard mi fulmina con lo sguardo, ed io smetto di ridacchiare.
"...E lei è Kirsten Donovan." La donna sbarra gli occhi, come se mi avesse riconosciuta. Un brivido mi sale lungo la schiena, impaurita da quel pensiero.
"Non dirmi che tu sei la figlia di Carl e Janet." Annuisco, abbassando lo sguardo e diventando rossa in viso. Coraline se ne accorge e mi stringe di più il braccio, cercando di darmi coraggio."Oh, lo sapevo. Questo colore di capelli è inconfondibile." La signora mi abbraccia, ricoprendomi con il fisico più alto e snello. Rimango immobile, con gli occhi sbarrati. Non mi aspettavo una reazione simile. "Non ti ricordi di me, vero? Sono Serena. Tua madre ti portava sempre qui per tingerti i capelli. Non sapevo perché lo facesse, visto il loro bellissimo colore. Rosso sangue. Non ne avevo mai visti di così belli." All'improvviso una lampadina mi si accende nel cervello, e qualche ricordo sparuto si ripresenta nel mio cervello.
"Serena. Ciao." Finalmente ricambio l'abbraccio e la donna si stacca, dandomi un puffetto sulla guancia già rovente.
"Sei praticamente scomparsa. Speravamo sempre di vederti tornare, ma a quanto pare a Philippe non piace viaggiare, eh? E' stato sempre un tipo sedentario, anche da ragazzo." Richard e Coraline si inquietano a quel nome, e a me fa uno strano effetto sentir parlare di mio zio da ragazzo.
"Ho bisogno di un miracolo, e so che tu puoi farlo." dico, cambiando subito discorso. La donna si rialza, facendo tintinnare i bracciali dorati messi ai suoi polsi.
"Dimmi tutto." Senza preamboli afferro il cappuccio del mio amico e lo tiro giù, rivelando una massa informe di capelli bruciacchiati. Serena fa un balzo indietro, facendosi il segno della croce. Mi paro davanti agli altri, che stanno per soffiarle contro vedendo quel gesto. Sono tutti dei gran esagerati.
"Oh mio Dio. Un ragazzo così bello, con dei capelli così orrendi."
"La prego, mi aiuti." La supplica in maniera molto teatrale. Non c'è dubbio. Richard sa come farsi amare.
"Fatelo sedere. Me ne occuperò personalmente. Robin. Tony." Schiocca due volte le dita e due parrucchieri, un uomo e una donna, compaiono subito al suo cospetto. Lascia me e Coraline nelle loro mani, prendendo Rick e portandolo in una saletta privata. Guardo di sottecchi il tizio pallido e con un acconciatura improbabile che mi sta aspettando con un pettine in mano. Dovrei affidare i miei capelli ad un tizio che ha una pista d'atterraggio in mezzo alla testa? Sbuffo sconfitta e mi siedo sulla poltrona, chiudendo gli occhi fino al risultato finale.
Un'ora e mezza dopo ci troviamo tutti e tre davanti all'entrata del salone. Coraline è lì per prima, e quando mi vede volta la testa, mostrandomi i boccoli nuovi e la ciocca blu che attraversa uno di questi.
"Ehi, un tocco di colore." Dico, mettendole un braccio intorno alla spalla. Lei annuisce, poi passa una mano tra i miei capelli.
"Tu invece sei liscia. Non male, Donovan." I miei capelli solo più lunghi e luminosi del solito, e devo ammettere che quel Tony è davvero un mago. Due colpi di tosse ci fanno rinvenire di colpo, e quando ci voltiamo Serena è sulla soglia.
"Signorine, vi presento il Miracolo Serena 2016. Mr. Richard Sauniere." Si scosta, applaudendo e attirando l'attenzione di qualche passante. Dietro di lei Rick si passa una mano tra i ricci definiti e lucidi, scuotendoli e dimostrando tutta la sua maestosità.
"Allora? Che ne dite?" dice, facendo un giro su se stesso e scuotendo la sua nuova chioma. Rimaniamo a bocca aperta, guardandolo avvicinarsi.
"Sei...sei...t-tu...io...non ho parole." Mormora Caroline, e lui le fa l'occhiolino, poi si volta verso la parrucchiera magica.
"Io ti amo." Lo vedo avvicinarsi, prenderle il viso tra le mani e darle un bacio a stampo, facendo un po' di rumore. Serena si mette a ridere e lo scosta.
"Sono troppo vecchia per te, tesoro."
"Ho più anni di quanti ne dimostro." Dice, con il tono da cascamorto. Serena spalanca gli occhi a quelle parole, ed io e Coraline siamo costrette a correre ai ripari, afferrando Rick per le braccia e trascinandolo via, dicendo qualche scusa improvvisata in mezzo a risatine finte. Saluto Serena con una mano, che mi guarda scuotendo la testa. Mi ero dimenticata di lei, come si tutti del resto, ma devo ammettere che da oggi in poi verrò da lei per farmi i capelli. Chissà se ad Alexander piacerò liscia. Un momento! Alex! Tutti questi eventi mi hanno fatto dimenticare perché sono tornata in questa città. I sensi di colpa mi attanagliano lo stomaco, ma gli altri la interpretano come semplice fame, così li porto in una rosticceria lì vicino, dove incontriamo anche Josh e Vlad che bevono un caffè. Da dietro sembrano gemelli.
"Richard, mi stai arrapando." Mormora il primo, lasciando andare la tazza. Lui si passa una mano tra i capelli, facendo un sorriso.
"Lo so." Scoppiamo a ridere tutti quanti quando Josh gli da un bacio sulla guancia e gli mette una mano sulla spalla. Vlad incrocia le braccia e scuote la testa, poi sembra finalmente accorgersi che anche io e Coraline abbiamo qualcosa di diverso.
"Wow. Alex adora le lisce, sai?" Mi scosto una ciocca di capelli con fare esperto, sbuffando leggermente.
"Meglio, perché voglio che mi veda con questi nuovi capelli. Ora, dove sono gli altri incapaci?" chiedo, mettendomi le mani sui fianchi e guardandomi intorno, come se mi aspettassi di vederli apparire da dietro la porta del bagno.
"Da quel che so..." inizia Josh, prendendo un altro sorso del suo caffè macchiato "i ragazzi sono in un negozio di dischi qui vicino. Tuo fratello invece si è diretto verso il cimitero. Ha detto che doveva fare una cosa e non abbiamo insistito. Sembrava determinato." Che ci fa nel cimitero?
"Meglio che vada a cercarlo." Imbocco l'uscita del bar, poi però mi volto un'ultima volta, indicando Joshua e Vlad. "Ehm... vi conviene stare attenti. Potrebbero scambiarvi per fratelli." Quei due si guardano a vicenda, prima di allontanarsi l'uno dall'altro con il volto disgustato. Ridacchio e corro verso il campo santo, cercando di ricordarmi in che direzione fosse. Dopo vari tentativi che mi hanno portato a due vicoli cechi e vari negozi, finalmente imbocco la strada giusta. Il cimitero di Stratford è su una collinetta poco distante dal centro abitato, ed è molto simile a quelli che si vedono nei film. Il cancello di ferro è aperto per l'orario di visita, così entro senza problemi, guardandomi ogni tanto intorno. "James?" lo chiamo, senza alzare troppo la voce. È un vampiro. Può sentirmi comunque, quindi se non si presenta è soltanto perché mi vuole ignorare. Non lo biasimo. In pratica ho cercato di fare la stessa cosa da quando l'ho visto. Non saprei spiegare il motivo. Forse sono un po' arrabbiata con lui per non essere venuto da me quando ha scoperto di essere ancora vivo. Volto la testa, guardando la statua di un angelo particolarmente alta che sovrasta la tomba di qualche riccone. James è proprio lì dietro, in piedi e con lo sguardo assorto. Mi avvicino piano, cercando di capire cosa stia guardando. Sento il cuore saltarmi in gola quando mi affaccio e leggo il suo nome scritto in maiuscolo su una bara. C'è anche una sua foto particolarmente seria, scattata durante il ballo della scuola. Dal mezzo busto si riesce ad intravedere lo smoking nero che aveva affittato quel giorno. James si china, portando il viso all'altezza dell'effige, poi l'accarezza con una mano, portandosi l'altra sul viso. D'istinto mi metto a canticchiare la canzone che ascoltava lui quel giorno, e di cui io avevo sentito solo il pezzo centrale.
"One, 21 guns, lay down your arms, give up the fight. One, 21 guns, throw up your arms into the sky, You and I"
"When you're at the end of the road, and you lost all sense of control, and your thoughts have taken their toll, when your mind breaks the spirit of your soul." Sobbalzo quando lo sento continuare la canzone al posto mio. Si volta verso il punto in cui ci sono io e sorride, prima di rialzarsi e venirmi incontro. "Se avevi questa canzone in testa da allora, perché non l'hai ascoltata?" mi chiede, senza avvicinarsi più. Esco dal mio nascondiglio, con un sorrisetto di sfida.
"Deporre le armi e rinunciare alla lotta? Se lo avessi fatto non sarei qui, adesso." Mormoro, ripetendomi il ritornello della canzone.
"Vero, ma forse saresti stata più felice."
"Con i forse non si va da nessuna parte, fratellone. Ormai siamo qui, e direi che non siamo i soli." Lui allunga una mano verso di me, chiedendomi di seguirlo. Senza pensarci accetto, facendo qualche passo con lui ed evitando di guardare le bare intorno a me. All'improvviso James si ferma, voltandosi davanti alla foto di una giovane donna, che guarda il mondo esterno con un grande sorriso messo su sfondo azzurro. Strizzo gli occhi e leggo il nome sulla lapide. Janet Morgan. "Perché mi hai portato qui?" chiedo, sentendo all'improvviso un profondo senso di disagio. Lui mi fa un sorrisetto molto simile al mio, mettendomi una mano sulle spalle.
"Lo hai detto tu. Non siamo i soli ad essere qui." Indica con la mano libera la tomba di nostra madre, e poi quella accanto, della stessa altezza, che porta scritto il nome di Carl Donovan. Sento le lacrime pungermi gli occhi, e d'istinto li chiudo per un attimo.
"Non è stato Alexander." Dico, sentendo il bisogno di riscattare il nome che io stessa avevo provveduto ad infangare.
"Lo so. È colpa di Philippe." Sbarro gli occhi, scostandomi un po' da lui. Come fa a saperlo? Non ne era a conoscenza neanche il diretto interessato! Vedendo la mia espressione stupita, James ridacchia. "Me lo ha detto Caleb."
"Bocca larga." dico sottovoce, alzando gli occhi al cielo. Gliela farò pagare una volta tornati a casa.
"No. Gli è scappato di bocca. Comunque credo sia meglio uscire di qui. Sono sorpreso che i necrofagi non mi abbiano già fatto a pezzi."
"Vai avanti. Arrivo tra cinque minuti." Lui mi fa l'occhiolino e scompare velocemente dalla mia vista. Mi ritrovo da sola con quelle due bare, che continuano a guardarmi mute, con quei due finti sorrisi a riempire un vuoto.
"Ehilà, mamma. Papà. Come state?" Silenzio. Come se mi aspettassi qualcos'altro. Questa volta toccherà a me parlare. "Io sto bene. Ho un ragazzo adesso, sapete? Lo amo davvero, anche se non glielo dirò mai. Sono sicura che, se lo conosceste bene, lo adorereste anche voi. Cioè, in teoria lo avete già conosciuto, ma non era veramente lui." Perché sto cercando di rimediare ad una gaffe che nessuno ha sentito? Lasciamo perdere. "Ma forse tra poco lo incontrerete perché" mi fermo un attimo, asciugandomi le lacrime che minacciando di percorrermi le guance. Rialzo la testa e faccio un mezzo sorriso, tirando su con il naso. "sta morendo. Già, che sfortuna. Papà, tu dicevi sempre che ero una bambina sfortunata, ma non credevo così tanto." Guardo entrambe le lapidi e prendo un profondo sospiro. "So che non siete fieri di me. E come potreste esserlo? Ho passato la mia vita ad odiare la gente che mi stava intorno. Mi sono fidata delle presone sbagliate e... tanto lo sapete già. E' inutile che vi faccia il riassunto. Ma se questa è la punizione per aver sbagliato la mia vita, non capisco perché debba ricadere sul ragazzo che amo. Sono io che ho sbagliato! Non voglio che altre persone muoiano a causa mia! Ve lo chiedo per favore..." mi inginocchio a terra, portando le mani in avanti "convincete Dio a lasciarlo in pace. Ditegli di punire me, okay? Che ne dite? Ci state?" Interpreto il rumore del vento come un sì, quindi mi alzo, spolverandomi i pantaloni. "Grazie. Prometto che verrò più spesso a farvi visita." Sorrido e mormoro una piccola preghiera, poi esco fuori dal cimitero e, dopo essermi ricomposta un po', torno alla rosticceria, dove ora c'è anche mio fratello. Passiamo lì il resto della giornata, poi al tramonto ci dirigiamo verso il Motel, dove i ragazzi ci aspettano già. Derek ha un vecchio vinile tra le mani ed entra nella stanza per metterlo al suo posto.
"E con questo ho completato la mia collezione di vinili." Dice, strofinando le mani tra loro. Alzo un sopracciglio, guardandolo come se non avessi capito bene.
"Hai una collezione di vinili?" Lui annuisce, e noi alziamo le spalle in contemporanea. I vampiri sono eccentrici. Calato il buio, mi chiudo nel bagno e mi cambio, indossando qualcosa di più comodo per affrontare i necrofagi. È la divisa da cacciatore che indossava la Portatrice quando ha aggredito Alex, solo con qualche modifica. Ho scucito la croce sul braccio e ho sistemato il collo, rendendolo meno alto in modo da avere più visibilità. Allaccio la cintura con le armi che mi sono portata da casa e metto i guanti di pelle che Coraline ha gentilmente comprato in un negozio qui vicino. Allaccio gli stivali ed esco, aprendo la porta con un calcio. I vampiri si fermano non appena faccio la mia entrata nella stanza, e noto che anche loro si sono cambiati da questa mattina.
"Questa è la Kirsten che conosco. La stronza spaccaossa."
"Gentile, Simon." Lo prendo in giro, ma lui sorride e alza i pollici verso di me. Alzo gli occhi al cielo e mi siedo sul letto, rivolgendomi agli altri. "C'è tutto? Contenitori per il sangue?"
"Ci sono." Richard alza la mano, tenendo contemporaneamente quattro boccettine di vetro tra le dita.
"Paletti?"
"Eccoli." Questa volta tocca ad Laurance, che si scosta la giacca di pelle, mostrandomi una fila di armi che tiene legate in obliquo sul petto. "Mistura speciale?" Ora sono io a sorridere, mostrando le tanto temute siringhe.
"C'è." La punto verso Josh, che si spaventa e cade all'indietro, sbattendo contro l'armadio. Poverino. È ancora terrorizzato dal nostro primo incontro. Dovrei chiedergli scusa, forse.
"Molto bene. Ora che l'inventario è fatto..." dice Guido, sistemandosi il giubbotto di pelle sulle spalle "andiamo a fare il culo a qualche vampiro. Che ne pensate?" Mettiamo tutti una mano sulle spalle di Laurance, ancora immobile vicino all'italiano.
"Penso che sarà divertente." Dice Derek, eccitato. In un attimo la scena davanti ai miei occhi cambia, e noi ci ritroviamo nel cimitero, ormai deserto per il passato orario di chiusura. Sembra molto diverso da questa mattina, e mette quasi paura per l'orribile silenzio che si mescola al buio del cielo. Gli alberi ci appaiono più grandi e malformati dalla nostra mente, mentre il rumore dei corvi che gracchiano ogni tanto è agghiacciante.
"Non dividiamoci. È la cosa peggiore da fare in certe situazioni." Mormora James, reso saggio da milioni di film horror finiti male.
"Non ce ne sarà bisogno." Rick allunga una mano verso di me, tornato improvvisamente serio. "Kirsten, il pugnale d'argento." Senza sapere cosa voglia fare, estraggo da una delle tasche il pugnale che è appartenuto a Jason e glielo consegno senza fiatare. Il riccio alza una manica della maglietta, praticandosi un'incisione sul polso. Gocce di sangue nero continuano a colare anche quando la ferita si rimargina, e cadono sulla terra secca. Un rumore improvviso mi fa scattare, e mi volto dall'altra parte, trovandomi davanti una figura ricurva su se stessa, che annusa l'aria facendo degli strani versi.
"Sangue vampiro." Rick fa cadere il pugnale a terra, e deglutisce rumorosamente. In poco tempo altri rumori di passi si aggiungono a quello del mio respiro, e anche gli altri si voltano, finché non ci ritroviamo ognuno con le spalle all'altro, circondati da una decina di quei cosi.
"Avevi detto che erano solo tre." Borbotta Guido, improvvisamente teso. Lui fa spallucce.
"Mi sono sbagliato. Spero non sia un problema per voi, Mystic."
"Stai scherzando? Scommetto cinquanta dollari che prenderemo prima noi il loro sangue."
"Andata." Non ci posso credere. Li sembra il momento di scommettere? Guardo fisso gli occhi iniettati di sangue della ragazza davanti a me, che ormai è diventata più di una semplice ombra. Ha la pelle giallastra, ma al contempo sembra fatta di porcellana. I capelli biondi le ricadono scompigliati lungo la schiena, e gli occhi rossi lampeggiano per la fame. Noto che anche Vladimir la sta guardando.
"La conosci?" chiedo sottovoce, ma la ragazza sembra persa in un altro mondo. Vlad non può fare a meno di sorridere, crogiolandosi nella sensazione di essere l'unico ad essere a conoscenza di un segreto così prezioso.
"Sì, e anche tu." Lo guardo senza capire, e lui la indica con un dito. "Kirsten, quella è la ragazza che Alexander ha dovuto lasciare trecentottant'anni fa. Quella che avrebbe dovuto sposare prima di diventare un vampiro." Sbarro gli occhi e mi volto di nuovo verso la necrofaga, guardandola con la bocca spalancata.
"Leila Addams."
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