Capitolo 33
Io t'ho amato sempre
non t'ho amata mai
Amore che vieni, da me fuggirai.
(Amore che vieni amore che vai, De André)
Alexander's POV
Il Concilio mi squadra dall'alto in basso, ed io mi sento vagamente osservato. Credo che la causa siano le centinaia di occhi intorno a me, che continuano a fissarmi indispettiti. Devo aver interrotto il loro giro per la città anticipando la riunione, ma è per un buon motivo.
"Allora, Flinn. Perché ci hai convocato così in fretta?" Uno dei cinque vampiri incappucciati davanti a me parla, e la sua voce sottile mi trapana le orecchie. Prendo coraggio e stringo i pugni, guardando Guido, che mi aspetta appoggiato allo stipite della porta.
"So cosa sta decimando i clan scozzesi e dell'Inghilterra settentrionale." Un sospiro di sorpresa si alza dalla folla, ma il Concilio non si scompone.
"Tutto qui? Anche noi ne eravamo a conoscenza."
"Sì, ma non è tutto. La causa del massacro è..." Per un momento ho un ripensamento, ma la voce di Guido mi rimbomba nelle orecchie.
Non ci provare, sai?! Di' questa cosa e togliamoci il pensiero!
"Stiamo aspettando, Alexander." Ringhia il più basso tra gli incappucciati, unendo le mani davanti a sé. Sospiro. Andiamo, Flinn! Indietro non si torna.
"E' qui con me." I membri del Concilio si alzano, e così anche gli altri capi clan. Un miscuglio di lingue mi entra in testa, e tutte dicono la stessa cosa: traditore. "No! Fermi! Non è una minaccia. È per questo che l'ho portata qui!"
"Flinn! I Portatori di Luce sterminarono la nostra razza secoli addietro, e adesso non abbiamo intenzione di far ripetere tutto ciò."
"E' quello che sto cercando di dirvi da mezz'ora!" grido, destando l'attenzione e i silenzio di tutti. Devo cercare di trattenermi. Non posso gridare in faccia a questi cinque babbuini, ma sono davvero asfissianti alle volte. "La persona che ha fatto da contenitore ad uno di quei mostri è riuscita a reprimerlo, anche se solo per poco tempo. Ecco perché dovete rinchiuderla permanentemente." Vedo uno dei cinque vampiri alzare un sopracciglio. Se non ricordo male si chiama Haori, ed ha origini giapponesi. Questo spiegherebbe gli occhi a mandorla.
"E questa persona, dov'è?"
"E qui!" Guido alza una mano, gridando come se stesse facendo una sorta di inventario in dispensa. I vampiri si girano verso di lui, che tiene per il polso una Kirsten recalcitrante. Lei si dimena come una pazza, fulminandolo con lo sguardo. Mi batto una mano sulla fronte, ma non ho tempo per pensare a piani di vendetta contro quell'idiota. Haori e gli altri cacciano i canini, ed anche quelli dietro di me fanno altrettanto, puntandola.
Kirsten's POV
Smetto di muovermi, desiderando ardentemente pugnalare Guido con un paletto.
"Che stai facendo? Non erano questi i piani." Sibilo tra i denti, ma lui continua a sorridere come un ebete.
"Sta zitta e sorridi." Dice, senza muovere la bocca. Solo adesso mi accorgo di essere in una stanza piena zeppa di vampiri, alcuni dei quali sono mie vecchie conoscenze. Mi fermo e do uno strattone a Guido, liberandomi dalla sua presa e agitando la mano libera in alto.
"Ehi. Come andiamo?" Lo sguardo di Alexander è talmente imbarazzato che vorrei sprofondare io per lui. Una delle facce di culo sedute al tavolo messo sul soppalco si toglie il cappuccio, rivelando due occhi a mandorla e scuri.
"Avremmo dovuto capire che dovevi essere tu, Cacciatrice." Oh, mi conosce? Che onore.
"Niente panico. E' inoffensiva." Dice Guido. E cosa sono? Un cane? Questa faccenda sta diventando imbarazzante. Punto lo sguardo su un gruppo di vampiri biondi, dagli occhi azzurri, che dovrebbero essere finlandesi a giudicare dall'accento. Faccio un passo verso di loro e quelli arretrano spaventati, facendomi ridere. Hanno paura di me, e adesso che sanno cosa sono credo siano terrorizzati. Scuoto la testa e allontano quei pensieri. Devo rimanere concentrata.
"Come avete potuto portare...quella da noi?" la domanda è arrivata dal pubblico, ma non riesco a capire da chi. Alex però sì, e lo vedo puntare uno sguardo infuriato contro chi ha parlato.
"Ve l'ho già detto. Dovete sigillarla un'altra volta."
"Noi non dobbiamo niente, ma qui va preso un provvedimento." Wow. Faccia da culo mi odia. Faccio spallucce, attirando l'attenzione di Alex.
Smettila di essere te stessa!
La sua voce mi arriva forte e arrabbiata nelle orecchie, ed io abbasso lo sguardo, senza dire più nulla. La sala si calma sotto i colpi incessanti di un martello battuto sul tavolo. Il cinesino con la faccia tonda e l'aria antipatica mi squadra da cima a fondo, facendo un sorriso crudele. Sento la gola bloccarsi e il respiro mancare. Mi porto una mano sulla carotide e cado in ginocchio, cercando ossigeno. È come se mi stessero strangolando. Sento le risate dei vampiri e qualcosa dentro di me che preme, cercando di uscire. E' lei.
"No! Fermi!" Alexander si piazza tra me e il vampiro, interrompendo il contatto visivo. La stretta intorno alla mia gola sparisce ed io sono libera di risperare come prima. Cado a terra e mi tengo in piedi con un braccio, tossendo e sputacchiando. "Siete impazziti? Non dovete ucciderla!"
"Non essere irrispettoso, Flinn. Così come ti abbiamo dato il tuo clan, così possiamo togliertelo. La ragazza va uccisa. In questo modo ci libereremo di due problemi." Mi sento afferrare per i capelli e poi tenere per le braccia.
"Alex, aiutami!" Scalcio e provo a mordere i due energumeni che mi hanno bloccato, senza successo. La situazione è cambiata all'improvviso. Guido e Alexander sono stati neutralizzati, e quest'ultimo guarda implorante il Concilio, prima di puntare lo sguardo su di me. Tra le urla degli altri vengo trascinata in mezzo alla stanza, accerchiata dalle sanguisughe. Il cinesino e gli altri quattro membri del Concilio scendono da piedistallo e si avvicinano a me. Ora li vedo meglio. Ci sono due donne e tre uomini, ma nessuno di loro sembra superare i venticinque anni. Solo il cinesino non ha tratti occidentali. Mi guardano e continuano a sorridere, mentre io vengo messa in ginocchio e presa per i capelli.
"Guardate tutti, compagni. Nei suoi occhi c'è la minaccia alla nostra sopravvivenza, ma tra poco non sarà più in grado di riaprirli."
"Haori, non farlo!" grida Alex, ma lui non lo ascolta e la bionda accanto gli passa un pugnale d'argento. Haori lo alza, puntandolo verso il mio cuore.
"Guardati intorno. Hai ucciso i nostri amici. La nostra famiglia. Credi davvero di essere così diversa da noi, ora?" Apro la bocca per rispondere, ma non dico niente, incapace di ribattere. Ha ragione. Almeno loro uccidono per una ragione valida. Hanno bisogno di mangiare per sopravvivere. Io, invece? Se prima il mio pretesto poteva sembrare valido, adesso potrebbe essere interpretato come un semplice capriccio. Mi limito a guardarlo negli occhi, cercando di reprimere la voce che mi urla nella testa.
"Scusatemi." Dico, senza abbassare la testa. Haori alza il pugnale, ma quando prova a calarlo il suo braccio viene fermato. Rimango a guardare incantata il proprietario della mano, così come Alex e Guido. Indossa un cappuccio, ma non è uno del Concilio. Invece di essere nero, il manto è rosso sangue.
"Cosa stai facendo?" chiede Haori, furioso. Il tizio mette pressione e abbassa il braccio del vampiro, torcendoglielo dietro la schiena. Il pugnale cade a terra con un rumore sordo.
"Non posso lasciartelo fare, Haori." Sento qualcosa attraversarmi e i due vampiri, insieme agli altri, vengono sbalzati via. Rimango a terra, sola, con una mano tesa davanti a me che mi chiede di prenderla. Alzo lo sguardo e mi trovo davanti il tizio che sembra uscito da Assassin's Creed. Accetto la mano, sentendola fredda e dura contro la mia pelle.
"Come mai non ci attaccano più?" Guardo con divertimento i vampiri in posizione di guardia ad una decina di metri da me.
"Il mio campo di forza li tiene lontani. Aspetterò che si calmino. Se vuoi parlare, ti sentiranno." Alza una mano e indica i cinque membri del Concilio. Metto le mani in tasca e lo guardo di sottecchi.
"Tu non mi vuoi morta?" chiedo, ma lui non risponde, continuando a tenere bassa la testa. Sospiro e mi avvicino alle pareti invisibili, a pochi passi da Haori. Lui mi guarda con odio e caccia i canini, soffiando contro di me.
"Capisco il vostro odio, ma sto cercando di rimediare. Se mi ucciderete, la Portatrice troverà un altro contenitore e voi riavrete lo stesso problema. Adesso sapete dov'è, ed io riesco a mantenerla calma, anche se con fatica. Non ho più motivo di uccidere quelli come voi. Ho trovato quello che cercavo." Mi volto verso Alexander, ancora tenuto a terra, e sorrido. "Se riuscirete a riportare Chire nel suo mondo, io farò tutto quello che serve per aiutarvi. È il minimo che possa fare." Vedendo i loro sguardi perplessi, mi disarmo, buttando il pugnale e le armi a terra. "Non sono più una minaccia per voi." Grido, con tutto il fiato che ho nei polmoni. La barriera scompare di colpo, e i presenti rimangono a guardarmi ammutoliti, senza sapere se credermi o no. Haori annuisce, muovendo i capelli neri.
"Se James si è messo in mezzo per salvarti, vorrà dire che vali a qualcosa." James. Mi volto verso il ragazzo incappucciato, che annuisce senza alzare la testa. "Ti crediamo. Charles?" Un altro dei cinque membri sorride e fa un passo avanti. E' pelato, con due profondi occhi verdi che mi ricordano tanto quelli di Brooke. "Contatta Victor. Abbiamo bisogno di uno stregone che tenga a freno la Portatrice. Tessa, tu invece rendila inoffensiva sino a quando non arriverà." Inoffensiva? Che vuol dire? La biondina scompare e riappare dietro di me, mettendomi due mani sul collo e mandando in standby il mio cervello.
Alexander's POV
Kirsten cade a terra come un sacco di patate, e Tessa si allontana soddisfatta. Odio quella donna. Siamo andati a letto insieme, un paio di volte, e ha dei gusti veramente strani in fatto di sesso. Guardo il vampiro con la mantella rossa, chiedendomi chi sia. Non l'ho mai visto da queste parti, ma dovrei ringraziarlo. Lo farò il prossimo secolo, forse. Prendo il corpo si Kirsten tra le mani e lo consegno di malavoglia ad uno degli umani che il Concilio ha soggiogato per l'occasione.
"Portala nella mia stanza." Dico, e lui annuisce senza proferire parola. Lo vedo scomparire per le scale, e faccio un sospiro di sollievo. Ce la siamo vista brutta. Una mano mi si posa sulla spalla, e quando mi volto c'è il ragazzo incappucciato di prima. "Cosa c'è?" chiedo, quando lui rimane in silenzio. Lo vedo alzare la testa e fulminarmi con due infuriati occhi colori cioccolato. Il suo viso ha qualcosa di vagamente familiare.
"Animale." Mormora, ed io lo intercetto con lo sguardo.
"Sta attento, ragazzino. Solo perché hai salvato la Cacciatrice non vuol dire che eviterò di dissanguarti."
"Se non ti allontanerai da lei, sarò io a farti fuori." Mi minaccia, mostrandomi i canini ancora giovani. Non deve avere molti anni, e questo mi fa nascere un dubbio, ma lo ricaccio subito dietro.
"Provaci, moscerino." Mi volto e me ne vado, dirigendomi verso Guido. "Ehi." Lo chiamo, e lui abbandona la conversazione con una vampira slava, girandosi verso di me.
"Che c'è?" Indico con la testa quello con cui parlavo prima, mettendomi le mani in tasca.
"Lo conosci?"
"Chi? Cappuccetto rosso?" Sporge un po' la testa e guarda l'incappucciato vicino ad Haori, che lo sta sgridando a dovere. Quello ha la testa bassa e non dice nulla, limitandosi ad annuire di tanto in tanto. "Mai visto, però è strano. Potrei andare a fargli una visitina questa notte."
"Meglio di no. Ha protetto Kirsten, e poi un corvo che gli aleggia intorno gli suonerebbe strano. Aspettiamo fino a quando lo stregone non metterà il sigillo su Kirsten, poi ce ne andremo. Abbiamo già abbastanza problemi. Non ce ne servono altri."
"Forse hai ragione. Peccato, una missione di spionaggio è sempre un piacere. Mi accontenterò di fare un giro tra le italiane." Mi batte una mano sulla spalla ed esce fischiettando dalla sala buia, libero per le vie di Roma. Scuoto la testa e ridacchio, seguendolo. Salgo verso la mia camera e vedo uscire il cameriere di prima. Lo supero ed entro, chiudendomi la porta alle spalle e guardando la ragazza stesa sul letto. Mi siedo accanto a lei, posando il mento sul mio pugno e prendendo a fissarla, come faceva lei con me. Non posso credere che sia tornata. Non sembra cambiata di molto, come se non avesse un mostro assassino dentro di lei, pronto ad uscire in qualunque momento. Non so come faccia a tenerla ancora a freno, ma sono contento che ci riesca.
Ti immaginavo diversa.
Spiacente di aver deluso le tue aspettative.
Le accarezzo la testa, sentendo il morbido dei suoi capelli tra le dita. "Non mi hai deluso affatto. Sei stata la prima ad avermi quasi ucciso, e questo ti fa onore, e poi adesso sei anche riuscita a tenere a bada un demone." Ma sentitemi. Parlo da solo. La vecchiaia inizia a farsi sentire. "Kirsten, so che non riuscirò a dirtelo ad alta voce, e forse non lo farò mai. Io...io..." faccio un respiro per calmarmi, e sento qualcosa che mi sfonda il petto. Il cuore ha preso a pompare veloce, e sta diventando più forte. Stringo i pugni e mi volto verso di lei, sentendo il suo respiro calmo e regolare. "Io ti amo!" Ecco. L'ho detto, anche se lei non mi ha sentito. Meglio così. Posso continuare a vivere nell'illusione di essere ricambiato, un giorno. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la porta.
"Anch'io." Mi blocco con la mano sulla maniglia della porta, voltandomi piano. Kirsten mi guarda da seduta, con un mezzo sorriso. Oh, ditemi che non è vero. Mi metto una mano dietro la nuca e raddrizzo la schiena.
"Ecco, io... beh... non volevo... insomma..." prendo a tossire come un pazzo, ma almeno così evito di dire stupidaggini. Kirsten mi guarda, poi scoppia a ridere, afferrandomi un braccio e buttandomi sul letto.
"Sei davvero strano." Sghignazza, mettendosi una mano davanti alla bocca. Mi mordo la lingua per evitare ennesime figure, e cerco di metabolizzare piano il fatto che ho appena rivelato a me stesso, e a lei, di essere inn... innam... sì, okay. Avete capito. Sento la sua mano sotto al mento, e mi ritrovo a fissare contro la mia volontà gli occhi umidi di Kirsten. "Non credo tu mi abbia sentito." Dice, inclinando la testa di lato. Sbatto le palpebre un paio di volte e scuoto la testa. Mi sento un idiota. "Ho detto: anche io."
"Fa finta che non ti abbia detto niente. Io non... aspetta! Cosa!?"
"Oh, sei davvero ottuso! Ho detto: anch'io. Anch'io. Anch'io. Devo farci una canzone?" sbotta, infastidita.
"No, okay, calmiamoci tutti!" dico, alzando le mani. "Non mi stai prendendo in giro, vero?" Lei ci pensa un po' su, poi scuote la testa. Mi prende una mano e la poggia sul suo petto, all'altezza del cuore. Lo sento battere velocemente contro il mio palmo.
"Credi che ti possa prendere in giro? Ha iniziato a fare così da quando tu mi hai... baciato." Vorrei aggiungere che abbiamo fatto anche altro, ma mi trattengo. "Ho cercato di ignorarlo, ma non c'è stato verso. Le cose stanno così. Mi sono innamorata del mio obbiettivo." Mi prende il viso tra le mani e lo avvicina al suo. "Mi sono innamorata di te, Alexander." Credo che questo sia la prima volta dopo secoli che rimango senza parole. L'unica cosa che posso fare e toglierle la mano che mi accarezza la guancia e farla scendere, fino ad arrivare al petto, dove quella piccola bomba batte ancora. E' la prima a cui svelo il mio piccolo segreto. "Cos'è?" chiede, inarcando un sopracciglio.
"Credo sia il mio cuore. E' iniziato più o meno un mese fa." Sbarra gli occhi e mi guarda. Quando comincio a pensare che le sia venuta una paresi facciale, finalmente sorride.
"Com'è possibile?" Alzo le spalle.
"Sei tu. Hai uno strano effetto sugli uomini, Kirsten Donovan, quindi vuol dire che dovrò tenerti parecchio d'occhio d'ora in poi." Le metto le braccia intorno alla vita e l'attiro a me, baciandola. Oh, quanto mi mancava questa sensazione. Mi accorgo di non riuscire a smettere, e lei si stacca per prendere fiato, prima di ricominciare. Il bacio non brucia come prima, anzi, sembra lenire il dolore. Sento lo stomaco contorcersi e la fame aumentare, insieme all'eccitazione. Devo trattenermi se non voglio farle male. La sento viaggiare con le mani sotto la mia maglietta, prima che questa diventi solo un ricordo. Faccio la stessa cosa con la sua, e lei mi mette una mano sui pantaloni. Scatto per la sorpresa e vedo il suo corpo sbattere contro le ante dell'armadio, facendo rumore. Io sono attaccato a lei e continuo a baciarla, percorrendo il mento e poi il collo. Metto una mano sull'armadio e lo sento spezzarsi sotto la pressione. Kirsten mi mette le gambe intorno alla vita e inizia a baciarmi anche lei, prendendomi il viso tra le mani.
"Non trattenerti." Ansima contro la mia bocca, ed io stringo gli occhi.
"Devo. Non voglio farti più del male." lei inizia a muoversi sul cavallo dei miei pantaloni, con insistenza. "Smettila, Kirsten." Dico, a denti stretti. L'altra volta era diverso. Non la volevo così tanto, o almeno non avevo capito. Adesso vorrei solo sbranarla, e mi odio per questo.
"No. Lasciati andare."
"Non posso."
"Fallo!" Mi morde il collo ed io chiudo gli occhi, sentendo qualcosa dentro la mia testa che si rompe. Apro la bocca e infilo i canini nella sua carne, iniziando a bere il suo sangue. È così buono. Irresistibile. Mi stacco e continuo a baciarla, affondandole le dita nella carne con tutta la mia forza. La sento gemere per il dolore e il piacere, poi scende da me e mi fionda contro il letto, a folle velocità. Come ha fatto? Sale sopra di me e mi bacia ancora, strappandomi i pantaloni con un gesto veloce. La imito, togliendomi i boxer e stendendola sotto di me. "Il reggiseno no, decerebrato." Dice, mettendosi due mani dietro e slacciandolo da sola. Scoppio a ridere e lecco il sangue fuoriuscito dalla ferita sul collo. Lei si toglie gli slip con un gesto veloce e inizia a strofinarsi su di me, porgendomi il collo. L'istinto prende il sopravvento, ed io entro il lei senza tante cerimonie, sentendo le ossa del mio bacino cozzare contro quelle del suo. La sento urlare per il dolore, e questo mi eccita ancora di più. Inizio a muovermi, mettendo una mano sulla testiera per stare più comodo. Quest'ultima si sbriciola sotto la mia stretta, e vedo Kirsten stringere i denti e chiudere gli occhi.
"Stai bene?" chiedo, fermandomi un attimo. Lei mi prende i capelli e li tira in alto, guardandomi.
"Continua, ti prego." Dice, ingoiando un po' di saliva. Faccio come mi ha detto, usando tutta la mia forza nelle ultime spinte. Lei trema e viene sotto di me, conficcandomi le unghie nella carne e graffiandomi tutta la spalla. Vengo anch'io e crollo sopra di lei, inebriandomi dell'odore di sesso e sangue che sprigiona. Mi accarezza i capelli e io chiudo gli occhi, godendomi le carezze come un gatto. Mi mordo il polso e glielo porgo, facendole bere un po' del mio sangue per sicurezza.
"Potrei averti rotto qualcosa, e poi così i lividi se ne andranno subito." Lei fa un mezzo sorriso e beve un po', allontanandolo quasi subito.
"Sai di cioccolato." Dice, riprendendo ad accarezzarmi. Mi faccio perno sui gomiti e mi alzo fino a guardarla negli occhi.
"Come hai fatto a sentire il mio sapore?"
"Non lo so. Forse è Chire. In fondo è ancora dentro di me."
"Già." Mi metto di lato e la abbraccio, sentendola piccola e insignificante. Da proteggere. Potrei spezzarla solo con una piccola pressione delle braccia, ma so benissimo che lei sarebbe in grado di difendersi da sola. "Dovremo dirlo agli altri?" chiedo, accarezzandole a schiena e sentendo le sue ossa rimarginarsi. Poso lo sguardo sul suo braccio e vedo a malapena l'ombra di un livido che scompare sottopelle. Ho esagerato.
"Non lo so." Risponde, disegnando piccoli cerchi sul mio petto. Le fermo la mano e lei alza lo sguardo.
"A cosa stai pensando?" Lei sbarra gli occhi e sospira, mettendosi seduta e coprendosi con il lenzuolo.
"A James."
"Come? Sei a letto con me e pensi ad un altro. Grazie mille, eh!" dico, incrociando le braccia con fare offeso.
"Cosa? No! E' solo che... ha lo stesso nome di mio fratello." Dice, rannicchiandosi su se stessa. Un'ondata di sensi di colpa mi pervade, bruciandomi lo stomaco. Anche se non è stata colpa mia, ho comunque ucciso tutta la sua famiglia, e questo non si può cancellare.
"Beh, James è un nome comune."
"Lo so, ma allora perché mi avrebbe protetto?" chiede, torturandosi le mani e mordendosi il labbro inferiore. Ci metto una mano sopra, facendogliele abbassare.
"Non voglio che tu ti faccia strane idee. Devi superare questa cosa." Mi guarda come se volesse incenerirmi.
"Superarla? L'unica persona di cui mi fidavo mi ha praticamente gettata in pasto ai lupi. Ho scoperto che tutta la mia vita è stata un errore. Come faccio a superarlo?" grida, in preda ad un improvviso attacco di nervi. La vedo mettersi il viso tra le mani e scoppiare a piangere, rifiutandomi quando cerco di avvicinarmi ancora. "Perché è tutto sbagliato? Tu. Io. Questo schifo si situazione. Voglio solo avere una vita normale, con le persone a cui voglio bene." le metto un braccio intorno alla spalla e le accarezzo il viso.
"Ehi, vedrai che andrà tutto bene. Dov'è finito il tuo spirito combattivo?" chiedo, cercando di sorridere. Lei tira su col naso e si asciuga gli occhi con un gesto della mano.
"E' rimasto nella Lega, vicino a mio zio." La vedo mettermi le braccia intorno al collo e stringermi forte, tenendo salda la presa. "Non andare via anche tu, per favore." Mi implora, poggiando il naso sulla mia clavicola. Ricambio la stretta e la stendo, coprendola fino alla gola. Le accarezzo la testa e lei chiude gli occhi, sbadigliando.
"Non me ne andrò, parola di immortale." Mi faccio una croce sul cuore con due dita, con tono solenne, e lei ridacchia.
"Mi canti qualcosa?" Sbarro gli occhi.
"Eh?!"
"Mi hai sentito. So che sai cantare. Me lo ha detto Tania." Dannato Caleb! Perché? Perché diventa così stupido con le donne?
"Non canto da anni."
"E allora? Mica la voce se ne va." Mi tira un colpetto sulle gambe e mi guarda. "Ti prego. Voglio dormire un po', senza incubi." Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
"Va bene." Kirsten batte le mani e si sistema tra le mie braccia, poggiando la testa al mio petto. "Cosa vuoi che canti?"
"Non lo so. Sorprendimi." La guardo mentre chiude gli occhi e ci penso un po' su, accarezzandole la testa. Adesso mi ritrovo anche a fare da radio. Prendo un profondo respiro e cerco di ricordarmi le vecchie lezioni del mio professore di canto, da bambino.
Quei giorni perduti a rincorrere il vento,
a chiedere un bacio e volerne altri cento,
un giorno qualunque mi ritrovera
amore che fuggi, da me tornerai.
E tu che con gli occhi di un altro colore,
mi dici le stesse parole d'amore,
fra un mese o fra un anno, scordate le avrai
amore che vieni, da me fuggirai.
Il suo respiro si fa più pesante, ed io smetto di cantare.
"E' triste." mormora socchiudendo gli occhi, prima di dormire di nuovo. Le do un bacio sulla fronte e la sistemo sul cuscino, mettendomi dietro di lei e abbracciandola.
"Lo so." Chiudo gli occhi, ripensando alle parole della canzone che Joshua ha scritto anni fa, e che io ho appena riportato in vita.
Esci. Vengo svegliato da una voce, ma Kirsten dorme ancora tranquilla accanto a me. Sguscio via dalle coperte con molta lentezza, infilandomi un paio di boxer e dei pantaloni. Esco dalla camera e guardo nel corridoio, senza scorgere nulla. In giardino. Sbuffo per questa merda di gioco.
Guido, se sei tu, non è divertente, mormoro nella mia testa, ma non ricevo risposta. Scendo velocemente le scale e in un battito di ciglia sono nel giardino. Cappuccetto rosso mi sta aspettando, seduto sul muretto rosa antico dell'hotel. Non appena mi vede smette di sorridere e scende, venendomi incontro.
"Ancora tu. Cosa vuoi?" chiedo, stizzito. Il ragazzo si toglie il cappuccio, rivelando una massa di capelli marroni, portati in alto.
"Stai lontano da Kirsten. Lei merita di più."
"Senti, sono le due del mattino e tu stai sparando solo cazzate, quindi me ne vado." Parlo lentamente, frenando la rabbia. Lui ridacchia, scuotendo la testa.
"A quanto pare non ti ricordi di me. Me lo aspettavo, ma non importa. Voglio solo che lei sia al sicuro."
"Cosa te ne frega?"
"Più di quanto immagini. So cosa ha passato in tutti questi anni, e finché ci sono stati i vampiri nella sua vita, lei non è mai stata felice. Se credi di amarla, allora farai quello che è meglio per lei." Mi guardo intorno, assicurandomi che nessuno ci stia spiando.
"Sono cazzi miei e di Kirsten. Tu non c'entri nulla."
"Metti sempre te stesso in primo piano, ma è normale per un vampiro. Mi sorprenderei del contrario, ma adesso cerca di fare uno sforzo. Guardala. Non vedi in che situazione di merda si è messa per colpa delle persone sbagliate? A me interessa solo la sua felicità, ed è per questo che ti chiedo di lasciarla andare, quando tutto questo sarà finito."
"Lasciarla andare?" chiedo, senza capire. O forse non voglio capire, perché questa opzione mi è girata nella testa già troppe volte.
"Sì. Non trasformarla in una di noi. Permettile di avere una vita. Dei figli. Una casa. Falla invecchiare e morire accanto a qualcuno che possa darle quello di cui ha bisogno."
"Sono io quel qualcuno." Quasi grido, ma lui scuote la testa.
"No, Alexander. Ma anche Kirsten lo crede, e se continua a stare con te, finirà male." fa un passo vicino a me, continuando a guardarmi con gli occhi marroni. "C'è solo un modo in cui questa storia può finire, e tu sai qual è. Fai la cosa giusta, per una volta." Mi lascia così, senza aggiungere altro. Scompare davanti ai miei occhi ed io rimango a fissare un punto vuoto davanti a me. Torno in camera a passo lento, e lei sta ancora dormendo. Mi spoglio un'altra volta e la stringo forte, godendomi il suo profumo. Quando chiudo gli occhi, il mio sonno viene interrotto da poche parole.
Fa la cosa giusta.
La canzone che Alexander ha intonato non è di Joshua, ovviamente, ma del solo ed unico De André. "Amore che vieni amore che vai" è, a mio avviso, un capolavoro e se non la conoscete correte ad ascoltarla. Su, che aspettate?
Nella foto: James
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