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Capitolo 1


1824, sobborghi di Londra

La notte era già calata da un pezzo sui tetti della fredda Londra di fine gennaio.
Millicent Rose si girò dall'altro lato della brandina, sprofondando il viso scavato in un cuscino di paglia.
Aveva lavorato in casa tutto il giorno, pulendone ogni angolo, eppure non riusciva a prendere sonno.
Alzò la testa e vide che i suoi cinque fratelli dormivano tranquillamente, con le facce ancora sporche di terriccio mentre un puzzo disgustoso aleggiava nella soffitta, contrastando con i taglienti spiragli d'aria che si intrufolavano dal legno bucato delle pareti. Si levò in piedi senza fare troppo rumore avvicinandosi al giovane Samuel, che aveva da poco compiuto quattro anni, e lo osservò dormire.
I suoi occhi chiarissimi passarono dalla bocca semiaperta ai capelli arruffati appiccicati contro la fronte del bambino, che ogni tanto veniva colto da spasmi di freddo.

"Razza di animale" pensò la ragazzina, tentata di tirargli uno schiaffo in piena faccia.
Era grazie ad una sua marachella che loro padre, Edward Rose, l'aveva riempita di botte poco prima, lasciandole gli zigomi violacei e il labbro inferiore tumefatto.
Strinse il pugno conficcandosi le unghie nella carne e si morse la lingua per evitare di impazzire.
Sospirò, lasciando dormire il fratello e avvicinandosi all'unica fonte di luce dell'angusta soffitta, un cunicolo rotondo e molto piccolo.
Esso dava su un panorama singolare: la luna bianca si rifletteva in una pozzanghera che generava un fascio di luce accecante.

-Che diavolo hai fatto?-
Edward Rose era appena rientrato da non si sa dove, la puzza di alcool gli impregnava la camicia bianca e i lunghi baffi, rendendolo ancora più schifoso.
Si fece spazio tra i figli più grandi e si avvicinò minacciosamente a Samuel, detto Sam, l'ultimo dei ragazzi, che dalla paura si stava appiattendo contro la parete.
Il bambino tremava vistosamente nei suoi vestiti che poco prima erano stati freschi di bucato, ma che ora erano sudici di fango.

-Come hai fatto a sporcarti in quel modo, maledetto bamboccio?- ringhiò il padre mentre un rivolo di saliva gli scendeva dalle labbra screpolate.
La sua voce tremolava così come le sue mani. Sembrava in preda alle convulsioni.

-Non è stata colpa mia, stavo giocando e Milly mi ha lasciato da solo, non ho visto una buca e ci sono finito dentro.- si giustificò il bambino di tutta fretta, con gli occhi spalancati e carichi di lacrime.
La realtà era che era sfuggito alla sorella, impegnata a sdradicare delle erbacce dal suolo, ed era finito in una pozza di fango.
La povera Millicent l'aveva strigliato per bene, provando a lavare via lo sporco dalla camicetta in cotone, ma non era servito a niente, la macchia era ancora lí.
Una lacrima solcò la guancia del bambino appena vide il padre girarsi verso la sorella, paralizzata anche lei contro il muro.
Immaginava già che cosa l'aspettava.

-Adesso sparisci- ordinó l'uomo rivolgendo un ultimo secondo di attenzione al figlio minore prima di avvicinarsi alla più grande.
Samuel annuì debolmente e scappò al piano superiore, lasciandosi alle spalle il disastro che aveva causato, da bambino incosciente qual era.
Nonostante fosse piccolo sapeva che il padre se la sarebbe presa con lei perché era una cosa ormai molto comune e provava del rimorso.

Millicent rabbrividí mentre si tastava la guancia, sentendo di nuovo il dolore sordo del pugno del padre come se venisse colpita di nuovo.

-Puttana, perché cazzo non sei stata attenta a tuo fratello?- Un urlo squarciò l'apparente calma di quella giornata.
Edward si avventò sulla povera figlia, spingendola contro la parete e riempiendole la faccia di schiaffi, per poi cingerle il collo in una morsa soffocante. -Ti ho detto mille volte di fare attenzione a quei cazzo di bambini, stupida troia! Che cosa stavi facendo di così importante da dimenticartene?- Le sue nocche dure cozzarono contro lo zigomi della figlia, facendola urlare.
Si accasciò sulle ginocchia, prendendosi la faccia sanguinante tra le mani.
Il dolore psicologico e l'umiliazione erano tali che quasi non sentiva la guancia bruciarle e l'osso sottostante pulsare, ma soltanto la gola gonfiarsi per le lacrime.
Doveva aspettarsi un simile trattamento, qualunque cosa facessero i suoi fratelli era sempre colpa sua.
Millicent era infatti abbastanza intelligente da capire che le violenze del padre fossero rivolte a lei perché provava una sorta di repulsione verso le donne.
Sembrava avercela con lei dal giorno che era nata.

La famiglia Rose non sguazzava nell'oro, suo padre era un semplice minatore mentre la madre non lavorava, ogni tanto si assentava da casa per badare alla sorella Wilma, molto più grande di lei, ma era un'occupazione che non le fruttava neanche un centesimo.
Millicent non andava a scuola da un pezzo, si poteva dire che non l'aveva mai frequentata, perché i soldi mancavano e perché soprattutto l'ultimo dei problemi di quella famiglia era mandare i figli in quel posto.
Servivano braccia per lavorare e non per scrivere con uno stupido calamaio, diceva sempre suo padre.

-Se non mi rispondi, ti strappo la lingua- L'uomo le rifilò un calcio in pancia con quanta più violenza possibile, irritato da quell'atteggiamento remissivo.

-I-io non ho fatto nulla, p-padre.- dalle sue labbra sanguinanti uscí un rantolo debole, spezzato da un improvviso conato di vomito che le fece rigettare della bile al suolo.

-Non hai prestato attenzione a tuo fratello perché stavi parlando con qualche moccioso come al tuo solito? Rispondi o succede che ti ammazzo una volta per tutte.-
Frugò nei pantaloni alla ricerca di un coltellino, e una volta che lo ebbe tra le dita, lo puntò contro la ragazzina. -Sei solo una troia come tua madre! Chi diamine è il tuo fidanzato?-
Millicent pianse, sconvolta e adirata per ciò che stava sentendo.
Avrebbe voluto rispondere che stava semplicemente strappando dell'erbaccia e aveva messo in guardia il fratello di non allontanarsi per nessun motivo al mondo, ma quel lattante aveva approfittato della sua poca attenzione per mettersi a scorrazzare ed era finito nella pozzanghera, ma sarebbe stato peggio.

-Edward, è pronto in tavola.-
L'uomo si girò di sopravvento, lasciando cadere il coltello sul pavimento e osservando rabbioso la moglie, entrata a passo lento nella stanza. -Ci penso io a lei.- lo guardò con un certo terrore negli occhi grandi e arrossati, come se temesse che da un momento all'altro potesse prendersela anche con lei.
Edward Rose strinse i pugni e si diresse verso la cucina, una stanza stretta e piccolissima, mentre la moglie si avvicinava alla figlia. Susan Rose si abbassò all'altezza della giovane e la guardò con occhi compassionevoli, conscia del fatto di non potere fare nulla contro la rabbia del marito. Essa infatti aspettava il loro settimo figlio e non poteva rischiare di farlo arrabbiare troppo.

-Vai di sopra. Per sta volta ho provveduto io alla cena.- le intimó con voce gelida, tirando un'occhiataccia ai figli più piccoli che stavano facendo baccano in un angolo.
Millicent strinse i denti e si alzò con fatica, piegandosi per il dolore alla schiena.
Non sopportava come quella donna ignorasse tutto il male che suo padre le faceva e, non contenta, pretendesse che facesse le faccende domestiche.

Millicent ebbe un fremito di paura appena sentí la porta della soffitta scricchiolare, capendo che suo padre stava cercando di entrarvi.
Tentò disperatamente di nascondersi sotto il lenzuolo, acquattandosi contro il pavimento gelido, ma sapeva che tutto ciò sarebbe stato invano.
Con la coda dell'occhio vide il padre entrare nella stanza e calciare via dai piedi alcune lenzuola dei suoi fratelli, facendosi strada nel buio.
Edward Rose era ormai sulla soglia dei cinquant'anni e non ci vedeva più molto bene, ma purtroppo sapeva a memoria dove la figlia dormisse.

Si avvicinò molto lentamente, facendo attenzione a non inciampare nei corpi dei figli minori, che non si svegliarono dal sonno, e raggiunse la ragazza, tirandola su per i capelli. Millicent emise un gemito strozzato per il dolore e poi sentì una mano del padre sulle sue labbra secche, mentre l'altra le stringeva i polsi.

-Vedi di non gridare.- le ordinò all'orecchio con la sua voce sporca e terrificante. -Ora seguimi.- Con una spinta veloce la fece mettere difronte a sè e la trascinò fuori dalla soffitta, dirigendosi a tastoni verso un'altra stanza della casa. Millicent sentiva le mani sudate del padre scivolare sui suoi polsi e il suo corpo bollente cozzare contro la sua schiena mentre tentava di divincolarsi.
Le dita della mano che premeva contro la sua bocca spinsero più a fondo fino a sfiorarle l'ugola, provocandole un conato di vomito che fece fatica a scacciare.
L'uomo aprí con una spinta la porta della stanza che condivideva con la moglie e gettó la ragazza a terra, intimandole con lo sguardo di non fiatare.
Il suo volto era illuminato dalla luna, il che rendeva i suoi lineamenti ancora più duri e spaventosi.
A pochi metri da loro Susan sembrava dormire, girata dall'altro lato della branda.

-Questo è per tutti i problemi che mi hai dato e mi continui a dare.-
Edward Rose iniziò a maneggiare con veemenza la cintura dei pantaloni, mentre si calava sulla ragazza tremante.
Era convinto, nella sua mente perversa, che la ragazzina avesse un fidanzato con la quale si vedeva spesso e che le riservasse quel tipo di attenzioni che solamente lui avrebbe voluto riservarle, perciò voleva punirla.
Alzò la sua sottile camicia da notte e Millicent iniziò ad indietreggiare, spingendosi contro il muro.
-Se non stai ferma, ti strozzo fino a farti uscire fuori gli occhi. Ci impiego poco a farlo e tu lo sai, non tirare troppo la corda.- ringhió prima di mettersi su di lei e penetrarla con un colpo doloroso.

La figlia strabuzzò gli occhi vacui, puntandoli sul soffitto sopra stante mentre il padre si muoveva dentro di lei, gemendo come un animale.
Spingeva sempre più veloce e sempre più a fondo che ormai la ragazzina non sentiva più dolore, ma solo un'orribile sensazione di disgusto verso se stessa.

-Puttana...sta' ferma...- ansimò Edward Rose, stringendole il collo tra le dita e dando un colpo violento tra le sue gambe.
Iniziò a baciarle il collo e le labbra mentre le spogliava il petto, desideroso di lei e della sua pelle.-Non vorrai svegliare tua madre?- gemette con rabbia non appena Millicent iniziò a emettere dei gridolini strozzati.
La cosa che più gli piaceva di quell'orrenda perversione era il fatto che stesse violentando la figlia accanto a sua moglie, come per dimostrarle di essere il padrone di tutto ciò che li riguardava, perfino del corpo della loro bambina.
Amava morbosamente quel corpo acerbo e minuto che rispondeva goffamente ai suoi gesti e amava ancora di più vedere quel viso pallido che sembrava non esprimere più emozioni, completamente sottomesso a lui.
Le infilò la lingua in bocca mentre dava le ultime violente spinte per poi uscire di colpo da lei e riversarsi sul pavimento.

-Sgualdrina.- sputó a terra dopo alcuni secondi di silenzio ed uscí dalla stanza per riprendersi dallo sforzo, lasciando la ragazza sola in preda al proprio dolore.

"Cos'ho fatto di male?" Pensò Millicent quando ebbe riacquistato un po' di lucidità, stringendo le labbra così forte da farle sanguinare di nuovo.
Non capiva perché le fosse capitato un padre del genere, che la trattava come una bestia da macello e che non le aveva mai mostrato amore.
L'unico modo di dimostrarle qualcosa era possederla su un pavimento freddo, baciarla in bocca e morderle le labbra che lui stesso aveva da poco fatto sanguinare a suon di botte.
Fin da piccola conosceva soltanto quella forma di affetto, o almeno aveva creduto per tanto tempo che esistesse solo quella.
Da quando il padre aveva iniziato a violentarla più spesso, Millicent aveva capito quanto poco ci fosse tra di loro di padre e figlia.
La trattava come una prostituta, una donna in grado di far godere l'uomo con il proprio corpo, ma lei era solamente una bambina di poco più di diciassette anni.

Rimase riversa a terra per molto tempo fin quando il padre non rientrò in stanza e si accasciò sulla sua branda, addormentandosi di colpo.
Ancora terrorizzata, si alzò seppure a fatica dal pavimento ed uscí, fermandosi sulle scale.
"Non avrò mai una vita normale." Realizzó tra i singhiozzi, fissando un punto fisso difronte a sè.
Si sentiva sporca, usata, lacerata nel profondo.
Era talmente tanto provata dal dolore che il suo corpo si mosse di scatto, le sue gambe iniziarono a viaggiare da sole verso una delle finestre del piano superiore, che davano sulla strada buia.
La testa era improvvisamente diventata pesante quanto il piombo e si sentiva attirata dalla strada, dai lampioni, dal suolo freddo e bagnato.
Si sporse pericolosamente verso il basso, osservando la pioggia che ticchettava delicatamente sulla terra, respirando a pieni polmoni l'aria tersa e pungente dell'inverno. Iniziò a vomitare bile e saliva, e ad ogni conato il suo stomaco si restringeva sempre di piú provocandole un forte dolore al basso ventre.

Vomitò per altri cinque minuti e, dopo essersi pulita la bocca con il dorso della mano, si chiuse la finestra alle spalle, ripiombando nella solita, spaventosa quotidianità.
Era troppo codarda per buttarsi di sotto.

-Adesso basta Edward.- un suono ovattato le arrivò dalla stanza dei genitori.
Era la voce di sua madre.

Millicent raccolse tutto il coraggio che possedeva in corpo e si avvicinò alla porta della camera, appoggiandovi un orecchio contro per sentire meglio.
Le mani secche le tremavano per la paura che suo padre aprisse da un momento all'altro e la trovasse intenta ad origliare le sue discussioni, ma cercò di scacciare questo pensiero dalla testa, o non sarebbe arrivata al succo della conversazione.

-Edward, non puoi continuare così. Non puoi fare a tua figlia ció che hai fatto a me, le tue perversioni fanno male al bambino.- singhiozzò Susan Rose da dietro l'uscio. Millicent aggrottò la fronte, non capendo se sua madre fosse effettivamente dispiaciuta per come lei veniva trattata o erano solo paturnie.
Da come parlava, comunque, si intuiva che la cattiveria di Edward Rose si fosse abbattuta anche su di lei, un tempo.
Se il padre picchiava in quel modo il sangue del suo sangue, non osava immaginare cosa facesse ad una sconosciuta.
Strinse la maniglia per la rabbia e continuò ad ascoltare, con il cuore in gola.

-Sta' zitta, moglie. Tutto quello che vedi è solo esclusivamente colpa tua, che mi hai dato una figlia femmina.
Se al posto di Millicent fosse nato un maschio tutto ciò non sarebbe mai successo.- Edward Rose strepitó, battendo un pugno contro il muro.
-La tua dolce bambina non è innocente come vuol far credere, chissà quante altre volte ha visto dei ragazzi mentre noi non eravamo in casa. Per questo non deve uscire, non voglio che succeda la stessa cosa di due anni fa.- Le parole del padre furono come venti coltellate nella schiena.

-Non concluderai nulla tenendola chiusa in casa, un giorno si ribellerà.- La moglie di Edward Rose alzò leggermente il tono di voce. -Dovrà pur trovarsi un marito, avere dei figli, non voglio che si sappia in giro che mia figlia è rimasta zitella. Cosa direbbe la gente?- Si osservò la punta delle unghie rovinate delle mani.

Millicent avrebbe preferito che si sapesse che era rimasta senza marito perché nessuno l'aveva voluta, piuttosto che si sapesse di quello che le faceva suo padre, ma sua madre doveva sempre pensare a pudore e reputazione.
Parlava proprio lei di pudore che aveva sposato un uomo violento e privo di qualsiasi empatia umana, dedito all'alcool e a chissà che cos'altro.

-Nessun uomo ci terrebbe a sposare una come lei, soltanto un senza palle, e appena si scoprirà che non è più pura, nessuno la vorrà più e ce la lasceranno sul groppone fino a che sarà vecchia.- L'uomo non si rendeva conto di ciò che stava dicendo, tuttavia andava avanti imperterrito, come se non fosse stato lui a strapparle la verginità quando era soltanto una bambina. -Quelle come lei vanno educate all'obbedienza, altrimenti rischia di rovinare la reputazione della nostra famiglia. È troppo curiosa. La prossima volta la punirò con più violenza, se dovesse essere necessario per tutti noi. Non vorrei diventasse come te.-

Millicent sentì il padre ghignare e la porta si spalancò di colpo, facendola precipitare a terra.

-Oh, ma guarda chi c'è.- Edward Rose le si paró di fronte, mettendosi le braccia sui fianchi. Sembrava ubriaco, in realtà era soltanto un uomo instabile, pazzo e violento.
Come sempre. -Chi ti ha insegnato ad origliare?- Millicent tremava di paura, sapendo di averlo fatto davvero arrabbiare questa volta, i suoi occhi erano come tizzoni infuocati.
Piantò le mani nel legno del pavimento e si tirò in piedi, difronte a lui, cercando di non barcollare troppo e sembrare una stolta.

-Lasciala stare, Edward.- Susan Rose gli arrivò alle spalle, boccheggiando difronte a quella scena. -È solo una ragazza, non avrà neanche capito i nostri discorsi, probabilmente pensava che litigassimo ed è per questo che è venuta a sentire cosa stava succedendo.- la donna guardò intensamente negli occhi la figlia.
Millicent pareva stanca e dolorante.

-Chiudi il becco tu, Susan.- Uno schiaffo sordo fece sbattere la moglie contro il vetro duro della finestra, lasciandola tramortita. -Ti avevo avvertita di non farmi più arrabbiare. Adesso ti faccio vedere io cosa succede a chi origlia.-
Dalla tasca dei pantaloni estrasse un coltello e se lo passò sulla camicia lurida come per affilarlo.
Millicent strabuzzò gli occhi, capendo che non se la sarebbe cavata soltanto con qualche livido.
Tentò con la coda dell'occhio di cercare una via di fuga, ma non riusciva a muovere un solo muscolo ed era ancorata al pavimento.
-Avrei dovuto ammazzarti quando sei nata, così mi sarei risparmiato tutto questo. Non ne posso più di lavorare come un cane bastardo per poi tornare a casa e trovare la casa sporca, i tuoi fratelli conciati come maiali, il pranzo mai pronto.-
Dal nulla le tirò un pugno in faccia, facendosi male alle nocche per la violenza impiegata.
Aveva gli occhi che gli schizzavano fuori dalle orbite.

-Edward, ti prego, non farlo.- Susan si tirò in piedi, barcollando per la botta di poco prima, dalla quale colava del sangue.

-Non metterti in mezzo Susan!- gridò l'uomo con voce roca, puntando il coltello alla gola della figlia con una velocità immane.
Delirava, aveva completamente perso la testa. L'ossessione nei confronti della sessualità di Millicent era tale da fargli pensare le cose più assurde. -Confessa che ti sei distratta perché eri con un ragazzo e ti risparmio la vita.- le punse con il coltello la sottile pelle della gola, facendolo sanguinare.

-Non ero con nessuno, vi prego, lasciatemi stare.- la voce acuta e rotta dal pianto della figlia gli fece andare il sangue alla testa.

-Edward, torna a dormire! Ascoltami, a lei ci penserò io domani, le darò una punizione!- Susan gridava come un'aquila, spaventata a morte.
Sapeva che il marito stava andando fuori di testa, lo vedeva dal tremolio del suo corpo.
Tentó disperatamente di fermarlo avventandosi su di lui ma Edward fu più lesto e le restituí il colpo che le fece sbattere violentemente la schiena contro la porta della loro stanza.

-Stai nel tuo, brutta puttana! Vuoi che ammazzi te e quel bastardo che hai in grembo? Tanto so che non è mio, lurida!- Edward Rose piantò il coltello nel muro, a pochissimi centimetri dal viso della moglie.

La donna gridò a gran voce, alzandosi come una furia da terra e precipitandosi verso la lampada ad olio che svettava sul comodino. Sapeva di stare per compiere un'azione folle di cui si sarebbe pentita amaramente, ma ormai le sue mani parlavano per lei.

-Madre, cosa fate!-

Millicent assistette a bocca aperta alla donna che, con un gesto disperato, scaglió la lampada contro la testa del marito, facendolo accasciare in una pozza di sangue scura.

Per alcuni lunghi minuti le due rimasero attonite, guardando prima il corpo inerme di Edward Rose e poi passando a fissarsi negli occhi, senza sapere cosa dire.
Millicent si mise una mano tra i capelli fradici di sudore e vide la madre gettare la lampada insanguinata a terra per poi scoppiare a piangere.

-Santo D-Dio...cos'ho fatto...- continuava a ripetere come una cantilena, fissando il vuoto.
-Mi dispiace, Millicent. Non so veramente cosa mi sia passato per la mente.- esalò in un soffio di voce, coprendo il corpo del defunto con un lenzuolo per non guardarlo.
Era successo tutto così in fretta.
-Appena lo troveranno, mi prenderanno e chissà che fine farò. Sono spacciata, mi faranno fare una brutta fine.-
Riprese a singhiozzare, crollando sulle ginocchia e prendendosi la testa fra le mani.
Nessuno le avrebbe mai creduto se, in sede di accusa, avesse giustificato l'omicidio come un tentativo di difesa.
Nessuno dava retta ad una donna.

Millicent rimase in silenzio, osservandosi la punta dei piedi.
Non provava nessun tipo di dispiacere per suo padre, era soltanto scioccata per ciò che aveva visto.
La morte di quel mostro era stata una liberazione, ma rimaneva pur sempre un omicidio.

-Coraggio, dammi una mano a sbarazzarmene. Lo seppelliremo in giardino e non dovrai far uscire nulla con nessuno dei tuoi fratelli, intese?- I suoi pensieri vennero scossi dalla voce grave di sua madre che, con gli occhi sbarrati e il fiato pesante, aveva tolto il lenzuolo insanguinato dal corpo del marito, afferrandolo per un lembo della camicia.
Si vedeva nei suoi occhi che tutto ciò le provocava un immenso disgusto, ma non potevano certo tenerlo lì, in mezzo al corridoio.

Trascinarono giù dalle scale il cadavere di Edward Rose e poi lo seppellirono in giardino, assicurandosi di non destare sospetti.
Mentre vedeva la madre ammassare cumuli di fango, Millicent stentava a credere di stare veramente seppellendo un morto nel proprio cortile, per giunta suo padre.
Godeva per la sua morte ma sapeva che le sciagure si sarebbero abbattute su di loro da lì in avanti.
Nulla sarebbe più stato come prima.

-Ora ci daranno la caccia fino alla morte.- La signora Rose abbassò lo sguardo dicendo questa frase che confuse e scombussoló molto la figlia.
A chi diavolo si riferiva?

Gli occhi iniettati di sangue del padre nei suoi ultimi secondi di vita le avrebbero perseguitate per sempre, questo era l'unica cosa sicura.

Hey, salve a tutti, questa è la prima storia che scrivo, avendo progettato a lungo la trama spero che ne sia uscito fuori qualcosa di decente!
La storia, almeno per i primi quattro/cinque capitoli, si baserà su un flashback della protagonista, utile per capire i suoi drammi famigliari.
AVVISO: i personaggi presenti in questo capitolo e in quelli a venire fanno parte del passato ecco perché c'è una differenza con la descrizione del libro! Non posso spoilerare ma questa vicenda servirà per spiegare il seguito ❤️
Spero vi piaccia ☺️

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