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THROWBACK

🌍 Montecarlo, Principato di Monaco
📆 28/01/2019
🎧 Rush - Lewis Capaldi feat. Jessie Reyez


I hope you're lonely
hope you're lost 'cause I've been
and I'd hate to think 
you're better off without me


La nebbia a Monaco non è una cosa usuale. I piedi di Max bruciano chilometri su chilometri mentre corre per le strade del Principato avvolto in una maglia termica nera, una felpa della Red Bull e dei logori pantaloncini da allenamento. Si è alzato prima dell'alba e, nonostante la sua sessione di allenamento non cominci prima delle nove, si è vestito in fretta e furia ed è uscito di casa. Continua a ripetere a sé stesso che la ragione per cui sto correndo è per allenarsi e mantenersi in forma per la stagione imminente, ma la verità è che correre lo distrae dai suoi pensieri e lo fa concentrare su qualcos'altro che non sia il rapporto ormai rotto con la sua migliore amica. 

Vederla dopo così tanto tempo faccia a faccia gli ha fatto un effetto strano ma al tempo stesso si sentiva incapace di dire o fare qualsiasi cosa mentre lei era lì con Thomas nel ristorante più bello di tutta Montecarlo. La presenza di Addison non ha migliorato di certo la situazione: uno dei passatempi preferiti di Max e Judith è - o forse era - prendere in giro l'irriverente giornalista americana dopo i Gran Premi. 

Non sa nemmeno perché l'abbia cercata dopo la fine della stagione, normalmente la sua presenza lo infastidisce ma in questo momento gli sembra l'unico modo per non impazzire. Il sesso è fantastico, le domande sono poche - ironia della sorte, dato che lei è una giornalista - e i sentimenti pari a zero. Max non è uno da storia d'amore tutta cuori e fiori, è uno che vive la vita così com'è, senza pensare troppo alle conseguenze. Non ama i legami, si sente un po' in trappola nelle relazioni e soprattutto non è capace di pensare ad altri prima di sé stesso. 

Il freddo gli penetra nelle ossa e, più che un fastidio, gli sembra un sollievo. Sente di essere vivo, si crede invincibile mentre arriva sulla collina, con il fiato corto ed il sudore ad increspargli il volto. Si siede sulla panchina che offre uno scorcio del porto di Monaco e rimane lì qualche minuto, prima di prendere la discesa più veloce che mai per tornare a casa. 

A pochi metri da casa, arresta la sua corsa continuando però a saltellare sul posto per non sprecare neanche un minuto di allenamento e mentre infila la mano nella tasca dei pantaloncini per cercare le chiavi il portone si apre. Una ragazza alta e magra esce dal portone, indossa un paio di jeans strappati sulle ginocchia, degli anfibi neri e un cappotto oversize blu elettrico. Max deglutisce sonoramente quando si accorge che Judith non è da sola: appena dopo di lei esce un ragazzo alto e muscoloso con i capelli castani e vestito elegante. 

I due si scambiano un'occhiata complice, Judith gli sorride non solo con le labbra ma anche con gli occhi e Max non può fare a meno di notare che quell'espressione è quella che Judith ha sempre chiamato la reazione Thomas. Max si sente improvvisamente arrabbiato, come se gli occhi a cuore di Judith rivolti a Thomas lo abbiano riportato a tanti anni prima, quando Thomas ha fatto piangere gli occhi a cuore di Judith. 

La camera da letto di Judith è talmente in disordine da essere irriconoscibile quando Max varca la soglia. Gli dà le spalle - probabilmente non avendolo sentito entrare - e si guarda allo specchio con il labbro inferiore tra i denti. La prima cosa che pensa Max è "Quanto è bella", ma si limita ad appoggiarsi allo stipite di legno con le braccia incrociate al petto ed un sorriso sulle labbra, cronometrando quanto tempo le ci voglia per accorgersi della sua presenza. 

Il cigolio della porta fa alzare gli occhi di Judith dalla sua figura e contemporaneamente il suo sguardo di posa su quello di Max, riflesso nello specchio. Non si spaventa nemmeno, per loro è normale piombare a casa di uno o dell'altro senza preavviso. <<Quindi?>> domanda Judith voltandosi per guardare Max, immobile nella sua posizione accanto alla porta. Gli occhi di Max passano in rassegna ogni centimetro del corpo della ragazza, avvolta in un vestito di raso azzurro lungo fino alle caviglie, con dei brillantini su tutta la gonna ampia. Il bustino dello stesso colore le fascia perfettamente il corpo esile. Lo scollo a forma di cuore le dà un'aria molto più adulta dei suoi effettivi quindici anni, i capelli sono raccolti in una acconciatura semplice ma elegante, con alcuni boccoli biondi che le incorniciano il viso innocente. Il trucco è pressoché inesistente: un rossetto nude sulle labbra, un ombretto che si intona perfettamente con il colore del vestito ed il mascara sulle lunghe ciglia le mettono in risalto gli occhi azzurri. 

Max si prende qualche minuto per pensare a qualcosa di sensato da dire, senza però essere banale. <<Sei diversa>> sussurra, anche se ciò che aveva in mente era ben altro. Lei lo guarda con fare interrogativo, l'espressione in viso di chi è sull'orlo di una crisi isterica. <<Che significa diversa?>> sbuffa leggermente ed abbassa lo sguardo a fissarsi la punta dei piedi mentre le mani continuano a muoversi su e giù lungo le pieghe del vestito. Max scuote la testa e si avvicina a lei. Con soli due passi le prende le mani nelle sue e la costringe ad alzare lo sguardo per guardarla negli occhi. 

<<Sei bellissima, lo sai>> le dice, occhi negli occhi, mentre stringe le sue mani per infonderle un po' di coraggio. Le sue labbra si schiudono leggermente, gli occhi diventano lucidi ma si concentra al massimo per non piangere, non volendo rovinare il trucco per cui ha buttato due ore intere prima che venisse come voleva. Stacca le mani da quelle di Max e gli circonda il collo con le braccia, stringendolo a sé. Max avvolge la sua vita tra le sue braccia e si gode quel momento ed ispira il profumo di Judith, che quella sera è diverso dal solito, è più dolce. <<Ho paura, Max>> sussurra Judith al suo orecchio mentre sono ancora abbracciati. Max la stringe un po' più forte e poi si stacca, aumentando la distanza tra di loro. 

<<Andrà tutto bene, vedrai>> la rassicura lui con un sorriso incoraggiante sulle labbra mentre sposta un paio di vestiti per sedersi sul letto. <<E nel caso succedesse qualcosa mi chiami e ti vengo a prendere>> aggiunge subito dopo, strappando un sorriso alla sua migliore amica. <<Non conoscerò nessuno, sono tutti più grandi e ci saranno anche i suoi amici... e se facessi la figura dell'idiota? E se a Thomas non piacessi? E se...>> domanda a raffica mentre Max si appella a tutta la pazienza di cui dispone per non interromperla e, così facendo, minare la sua precaria tranquillità. <<E se volesse farlo?>> tentenna, abbassando drasticamente il tono di voce per non farsi sentire dai suoi genitori al piano di sotto. 

Lo sguardo di Max è indecifrabile quando sente quelle ultime parole, non tanto per l'atto in sé ma per l'immagine che gli si è parata davanti di Judith e Thomas avvinghiati sotto le coperte. Non è un segreto che Thomas non gli stia simpatico, Judith sa che tra di loro non c'è grande simpatia reciproca. Apprezza ancora di più lo sforzo che il suo migliore amico sta facendo in questo momento di sentirla blaterare parole senza senso in piena crisi adolescenziale. <<Jud, calmati>> Max si alza di scatto dal letto e le poggia le mani sulle spalle, anche perché il suo continuo camminare avanti e indietro per la stanza gli stava facendo girare la testa. <<Ci siamo preparati apposta per questo, ti ricordi?>> domanda retorico lui, abbassando di poco la testa per incrociare gli occhi di lei. 

Non sa cosa rispondere a quella domanda, Judith vorrebbe evitare lo sguardo di Max ma non riesce a distogliere lo sguardo. Gli occhi di Max, così come quelli di Judith, sono magnetici. Per quanto lei ci provi a guardare qualcos'altro, alla fine l'attenzione cade sempre su quegli occhi che la colpiscono in pieno con la forza di un tornado. Le iridi azzurre di Max la sanno leggere dentro, la spogliano delle sue paure, la rendono vulnerabile. 

<<Certo che mi ricordo>> annuisce lei dopo qualche secondo in più del previsto, persa com'era a cercare di decifrare lo sguardo di Max. Lui si limita a sorridere e, anche se non lo ammetterà mai di sua spontanea volontà, Judith è certa di averlo visto arrossire leggermente. Non dice niente però, si tiene quell'informazione per sé, da conservare nel cassetto della memoria in cui custodisce gelosamente tutti i momenti passati con Max. 

La voce di papà Richard interrompe la loro conversazione e alleggerisce l'atmosfera strana e pesante che si stava creando tra Max e Judith. <<È ora di andare o farai tardi>> dice il signor Verhalten con lo stesso tono autoritario con cui si rivolge ai suoi dipendenti in azienda. Judith prende un profondo respiro per calmarsi e chiude gli occhi per un istante. Max ne approfitta e si sporge quanto basta per lasciarle un bacio sulla guancia. Quando Judith riapre gli occhi trova già quelli di Max che la fissano. <<È impossibile che tu non gli piaccia stasera>> mormora contro il suo orecchio prima di raggiungere la porta e scendere al piano terra. 

Judith non fa in tempo né a salutarlo né a dirgli quanto gli vuole bene, totalmente frastornata da quell'improvvisa manifestazione d'affetto. Si sono baciati ed abbracciati tante volte nel corso degli anni, ma questa volta Judith rimane spiazzata. Di solito è lei quella più affettuosa dei due, Max non è un sentimentale. La voce di suo padre tuona per tutta la casa e Judith non ha tempo per pensare a Max ora, adesso deve scendere e andare a scuola. Andrà al ballo di fine anno e ci andrà con Thomas, il ragazzo che le piace da quando lo ha visto il primo giorno di liceo. E si convince che Max ha ragione: sarà una serata bellissima, la più bella della sua vita. 

Quando ci si annoia il tempo non passa mai e Max ne sa qualcosa. È sdraiato sul divano di casa sua con il telefono tra le mani, la televisione accesa su qualche programma stupido che non sta nemmeno guardando e lo sguardo perso a fissare un punto indefinito sul soffitto come se stesse ammirando un'opera d'arte. Non si accorge neanche che sua sorella Victoria si è seduta con poca delicatezza dall'altro lato del divano, accanto ai suoi piedi. <<È morto qualcuno?>> domanda Victoria con la tipica voce squillante delle tredicenni. Max non si degna nemmeno di guardarla, interessato a quella crepa nel soffitto che sembra ingrandirsi sempre di più man mano che la fissa con più insistenza. <<Cosa vuoi?>> chiede seccato controllando l'ora sullo schermo del cellulare. Sbuffa, rendendosi conto che sono passati soltanto due minuti dall'ultima volta che ha guardato. 

<<Non si risponde a una domanda con una domanda>> cantilena sua sorella con una smorfia in viso prima di continuare a parlare. <<Hai una faccia da funerale>> commenta guardando nella sua direzione. Max alza di poco la testa per inquadrare Victoria nel suo campo visivo e le risponde con il dito medio e un sorriso sghembo sulle labbra. Victoria alza gli occhi al cielo e gli fa una boccaccia, si raggomitola in fondo al divano e cerca un programma televisivo che le possa far compagnia, dato che quella di suo fratello è da escludere. 

<<Dov'è Judith? Perché non siete insieme stasera?>> continua a chiedere Victoria ingenuamente, non sapendo quello che sta per scatenare nell'animo turbolento di Max. Lui, in pieno stile Verstappen, si alza dal divano e si infila le scarpe, prende una felpa e si avvia verso la porta d'ingresso. <<Vic, non rompere>> la liquida <<se papà te lo chiede io sono andato a fare un giro>> si infila la felpa con il cappuccio tirato sopra la testa e prende le chiavi di casa dal mobiletto all'entrata. <<E non stare sveglia fino a tardi, buonanotte peste>> le fa un cenno di saluto e, senza farsi vedere, afferra le chiavi della macchina di suo papà, in caso di emergenza. 

Rimane fuori per qualche ora, continua a fare il giro dell'isolato perché non riesce a stare fermo. Se si ferma sa già che non ci penserebbe due volte e si precipiterebbe al ballo. Non prima di essersi intrufolato in garage, aver preso la macchina di Jos ed essere andato a scuola senza patente nel cuore della notte. Non sa esattamente in che modo, ma sente che qualcosa non va. Ha una brutta sensazione all'altezza della bocca dello stomaco che non riesce a scacciare via. Ci pensa su un paio di minuti e poi si decide a mettere in moto la macchina di suo papà e a guidare verso la sua scuola.

"Ho solo bisogno di sapere che stia andando tutto bene" continua a ripetersi nella testa come un mantra mentre attraversa la città. Appena arrivato al parcheggio della scuola e con un tempismo da far invidia ai cartoni Disney, il suo cellulare inizia a squillare. È una chiamata di Judith. Con il cuore in gola e un po' agitato si porta il telefono all'orecchio, dal quale però non sente niente, solo dei singhiozzi e dei sospiri ad intervalli irregolari. "M-Max..." la voce di Judith rotta dal pianto gli arriva come un pugno in pieno viso. Scende velocemente dalla macchina e corre verso l'entrata della scuola, in cerca del vestito azzurro della sua migliore amica. 

Non fa nemmeno in tempo a chiederle dov'è che la vede poco distante dall'entrata, con le spalle ricurve e le braccia attorno al corpo che le fanno da scudo. Non riesce a vederla in faccia ma quando è abbastanza vicino, lei alza il viso ed azzera la distanza tra i due. Si rifugia tra le sua braccia ed appoggia la testa contro il suo petto senza smettere di piangere. <<Sono qui Jud, va tutto bene>> le accarezza i capelli dolcemente e le lascia un bacio sulla nuca, con le braccia attorno al suo corpo mentre muove le mani su e giù lungo la sua schiena, parzialmente scoperta dal vestito.

Le dita di Max contro la sua pelle nuda fanno sentire Judith al sicuro, a casa, nel suo posto preferito al mondo. È sempre stato così: poteva succedere ogni cosa ma Max ci sarebbe sempre stato, pronto a salvarla da tutto e da tutti. E infatti è lì a stringerla tra le sue braccia e a sussurrarle che andrà tutto bene. La sua voce la calma lentamente, il respiro torna regolare e le lacrime smettono di bagnargli la felpa scura. Si stacca quel poco che basta per alzare il viso e lo guarda negli occhi. <<Grazie>> mormora con la voce tremante mentre si asciuga gli occhi con il dorso della mano. 

A Max sembra essere tornata la Judith di sempre, la ragazzina con i capelli crespi e gli occhi di ghiaccio, la vicina di casa impertinente e testarda come lui. Riconosce finalmente la Judith che è abituato a vedere, non quella in stile principessa Disney come è vestita ora. Adesso, con tutto il mascara colato e le guance rosse, rivede la bellezza della sua migliore amica. <<Cos'è successo?>> domanda Max preoccupato mentre le sistema una ciocca ribelle di capelli dietro l'orecchio. Continua a passare gli occhi su tutta la sua figura, temendo che Thomas possa aver alzato le mani su Judith. In quel caso non ci avrebbe pensato due volte e lo avrebbe picchiato a sangue. Stringe istintivamente i pugni al solo pensiero, ma la voce di Judith riempie il silenzio. 

<<Max, cosa stai cercando?>> domanda Judith guardandosi attorno, dopo aver notato gli occhi di Max schizzare continuamente attorno a lei. Lui prede un sospiro per gestire la rabbia e fissa gli occhi in quelli di Judith. <<Cercavo i lividi, non dirmi che quel coglione ti ha picchiato altrimenti vado dentro e...>> non fa in tempo a finire la frase che lei gli parla sopra, calmandolo. <<Max, non mi ha picchiata, non ha alzato un dito, stai tranquillo>> lo rassicura lei prendendogli il viso tra le mani. <<Non ho voglia di parlarne, andiamo a casa ti prego>> lo supplica con lo sguardo e Max, capita l'antifona, la prende per mano e la guida verso la macchina in mezzo al parcheggio. 

<<Posso dormire da te?>> chiede Judith dopo essere salita in macchina e aver chiuso la portiera. Max sorride leggermente mentre mette in moto e si allaccia la cintura, sporgendosi verso di lei. <<Da quando dobbiamo chiedere il permesso per farlo?>> domanda accigliato assumendo un'espressione che Judith trova particolarmente divertente, dato il sorriso - il primo sincero di tutta la serata - che si forma sulle sue labbra. <<Lo sai che se ci fermano ci arrestano vero? E tu puoi dire addio al sogno di diventare un pilota>> gli fa notare Judith mentre Max fa manovra per uscire dal parcheggio senza urtare altre macchine. 

<<Sono Max Verstappen, non scherziamo>> risponde lui con voce sostenuta, dopo aver buttato gli occhi al cielo ed aver abbozzato una risatina sarcastica. Judith scuote la testa e appoggia la fronte contro il finestrino mentre la macchina di Max si muove lentamente verso l'uscita. Dopo pochi metri Max frena bruscamente, facendo rimbalzare il corpo di Judith sul sedile. Preoccupata, si gira verso di lui ma non fa in tempo a fermarlo quando lui si è già tolto la cintura ed ha già attraversato la strada, diretto verso il giardino della scuola. Nell'ombra si riconoscono due figure; una è chiaramente quella di una ragazza dai capelli rossi e l'altra sembra assomigliare a Thomas. Dalla furia di Max, Judith capisce che quell'ombra non assomiglia solo a Thomas, è proprio quella di Thomas. 

Accade tutto in una frazione di secondo. Thomas è abbracciato alla ragazza dai capelli rossi, le loro teste sono piegate di lato e - anche se non si vede chiaramente - non ci vuole molto a capire che si stanno baciando appassionatamente. Max arriva alle spalle di Thomas e, senza neanche dargli il tempo di rendersene conto, appena si volta verso di lui lo investe in pieno viso con un pugno. <<Questo è per Judith, stronzo>> lo insulta Max tenendosi il polso con la mano sinistra e tornando verso la sua macchina. 

Judith non crede ai suoi occhi, ha le mani sul viso ed è scioccata da quello che Max ha appena fatto per lei. <<Max, cosa...>> comincia, ma lui non la lascia finire. <<Non ti chiederò scusa per questo, è un coglione e qualcuno doveva farlo>> risponde secco chiudendo la portiera con un colpo secco. Ingrana la prima ed esce dal parcheggio della suola verso casa sua, dove entrambi dovranno fare il più in silenzio possibile per non svegliare Jos. Non sarebbe un bel modo di concludere la serata dover spiegare a Jos Verstappen che suo figlio - minorenne e senza patente - gli ha rubato la macchina, ha guidato fino a scuola, ha picchiato un ragazzo più grande e ha anche portato a casa Judith. 

Una volta al sicuro in casa, entrambi salgono le scale in punta di piedi fino alla camera di Max. Chiudono la porta dietro di loro e si lasciano andare contro di essa fino a sedersi per terra. A tutti e due scappa da ridere ma nessuno dei due si lascia andare ad una vera e propria risata per non attirare troppo l'attenzione. La mano destra di Max è leggermente gonfia e ci sono alcuni tagli sopra, dai quali esce del sangue. <<Non dovevi farlo>> mormora Judith girandosi quanto basta per guardarlo. <<No hai ragione, ma volevo farlo>> si giustifica il ragazzo stringendosi nelle spalle e tirandosi su. Allunga un braccio ed aiuta Judith ad alzarsi, per poi andare verso l'armadio e tirarne fuori una vecchia maglietta dei Nirvana. 

La lancia a Judith e lei la prende al volo, con movimenti perfettamente sincronizzati. <<Mi aiuti?>> chiede lei subito dopo, non riuscendo ad abbassare la zip del vestito. Max la guarda per un istante senza darle una risposta. Annuisce con un sorriso tirato sulle labbra e si avvicina alle sue spalle, le dita ad armeggiare con la zip che non sembra avere alcuna intenzione di collaborare. Judith sussulta leggermente quando le dita di Max sfiorano la sua pelle nuda, un po' per il freddo e un po' per l'imbarazzo. Non sa nemmeno perché si sente così, è stata una serata strana sì, ma non c'è bisogno di reagire così. È solo Max in fondo. 

<<Hai le mani fredde>> Judith prova a giustificare i brividi sul suo corpo e la pelle d'oca su tutta la schiena, che non passa inosservata a Max. Anche lui si sente strano e tutto questo non è normale. Lui non è impacciato, lui va dritto alla meta senza troppi giri di parole, gli piace andare al sodo. I sentimenti e le insicurezze non fanno parte di lui. Eppure le sua dita tremano mentre cerca di spogliare Judith di quel bellissimo vestito. <<È solo per questo che hai la pelle d'oca?>> commenta sarcastico Max al suo orecchio una volta afferrata la zip e tirata giù lentamente fino in fondo. 

<<Certo, per cos'altro sennò?>> risponde immediatamente Judith ignorando il brivido lungo la schiena. <<Non è la prima volta che lo fai>> aggiunge, girandosi del tutto verso di lui con il vestito mezzo slacciato ed un braccio attorno al busto per coprirsi il più possibile. <<Già...>> è il commento ermetico di Max, che riapre la bocca una seconda volta ma non riesce ad emettere nessun suono. 

Si allontanano nello stesso momento, quasi come per prendere una pausa da quella situazione che stava diventando improvvisamente imbarazzante e si tolgono ognuno i propri vestiti negli angoli opposti della stanza. Max si infila un paio di pantaloncini sintetici che gli arrivano appena sopra al ginocchio e rimane a torso nudo, mentre Judith esce dal vestito - che lascia per terra senza preoccuparsi di appenderlo a una gruccia per non sgualcirlo - ed entra nella maglia di Max. Le arriva a metà coscia, ha gli orli leggermente consumati e ha il profumo di Max. Senza farsi vedere da lui, Judith chiude gli occhi ed ispira il suo profumo forte e fresco che le riempie le narici e subito la fa sentire bene. 

<<Sono esausta>> dice Judith appena prima di sbadigliare davanti al letto, intenta a togliersi le decine di forcine che ha tra i capelli che la stanno torturando dall'inizio della serata. <<Non fare come tuo solito che ti prendi tutto il letto e io devo stare sul bordo>> la ammonisce Max prendendo posto nella sua metà dell'ampio letto matrimoniale. Lei gli fa il verso sdraiandosi subito dopo accanto a lui. Appoggia il suo viso sulla spalla di Max e chiude gli occhi, contando i loro respiri. 

Nel giro di pochi minuti Judith è già nel mondo dei sogni mentre Max è ancora sveglio, vigile e attento. Le accarezza dolcemente i capelli - gesto che ha il potere di calmare non soltanto Judith ma anche Max stesso - e si rende conto di essere già sul bordo del letto con Judith che occupa tre quarti del materasso. 

<<Max?>> una voce femminile che gli sembra familiare lo riporta alla realtà. È ancora fermo immobile in mezzo alla strada con i pantaloncini corti, le gambe mezze congelate e la schiena ghiacciata a causa del sudore che si è raffreddato contro la sua pelle. <<Max!>> la stessa voce si fa più vicina e finalmente riesce a capire a chi appartiene. <<Cosa stai facendo?>> domanda di nuovo Addison con l'aria preoccupata dipinta sul suo bel viso. <<Niente, stavo per salire>> si affretta a rispondere Max. Dà una veloce occhiata a destra e a sinistra e, appurata l'assenza di Judith e Thomas, si avvicina al portone di casa, chiedendosi ancora quanto tempo sia stato fermo in mezzo alla via senza accorgersene. 

<<Facciamo colazione insieme?>> chiede ancora Addison seguendo Max come un'ombra fin dentro al palazzo. Max chiama l'ascensore - cosa inusuale dato che di solito si fa tutti gli undici piani a piedi, ma considerando il principio di assideramento ha paura di perdere un arto al primo gradino - e Addison si aggrappa al suo avambraccio, ricevendo un'occhiata truce da parte di Max. <<Non posso>> risponde secco l'olandese sperando di chiudere così la questione. Non ha voglia di parlare con Addison, non ha voglia di Addison, non ha voglia di parlare con nessuno, in realtà. <<Magari ci vediamo a pranzo, poi stasera ho il volo per Philadelphia...>> comincia lei, appena i due entrano in ascensore. Max schiaccia il numero 11 e si appoggia contro il muro apposto alle porte scorrevoli, sperando che chiudendo gli occhi la tortura passi più in fretta. 

Non sta ascoltando Addison e si è perso più di metà discorso quando lei smette di parlare e lo guarda con fare interrogativo. <<Va bene allora?>> gli chiede, lo sguardo di chi non ha intenzione di andarsene senza aver ottenuto quello che vuole. Mancano solo due piani all'undicesimo e Max non riesce a mentirle, non ha la forza di pensare anche ai problemi di Addison. <<Non lo so, Addison. Ho ascoltato metà di quello che hai detto>> ammette con uno sbuffo sotto gli occhi penetranti di lei. <<Se hai voglia di scopare mandami un messaggio, se vuoi qualcuno con cui andare a fare colazione o altre cose romantiche cerca altrove>> Max smette di parlare nell'esatto momento in cui le porte dell'ascensore si aprono. 

<<Stronzo>> dice Addison a denti stretti senza scomporsi. Max esce dall'ascensore e va verso casa sua, mentre la ragazza rimane nell'abitacolo e Max non ha né la voglia né il tempo né la curiosità di chiederle cosa ha intenzione di fare. Sa di non essere un bravo ragazzo, non sa cosa sia una relazione duratura e non gli interessa nemmeno. È stato chiaro fin dall'inizio con Addison e se ora lei pretende di fare le cose che fanno gli innamorati ha sbagliato persona. Meglio essere brutalmente onesti subito che mentire spudoratamente durante. Chiusa la porta a chiave, si dirige a passo svelto verso il bagno e si toglie tutti i vestiti che ha addosso, con l'unica voglia di infilarsi sotto il getto d'acqua bollente e provare a fare ordine nella sua testa. 

Nell'appartamento di Daniel Ricciardo, sullo stesso pianerottolo, Victoria Verstappen è seduta sul divano con una tazza di tè fumante tra le mani. La sorella di Max è arrivata da pochi giorni per far visita al fratello e discutere di alcune questioni di marketing con lui. Victoria e Daniel si conoscono da molti anni, ma sono diventati amici solo negli ultimi tempi, complici la simpatia dell'australiano e la dolcezza infinita della ragazza. 

<<Dobbiamo fare qualcosa, non si può andare avanti così Dan>> mormora Victoria scuotendo leggermente la testa, che fa ondeggiare la sua folta chioma bionda. Daniel, seduto scomposto sulla sua poltrona di pelle di fronte al divano, alza gli occhi nella sua direzione e prende un profondo respiro. <<Cosa proponi? Li ho visti litigare qualche volta in passato ma mai così>> risponde l'australiano prendendo un sorso di caffè dalla sua tazza. Victoria serra le labbra con un'espressione pensierosa, provando a farsi venire in mente qualcosa di sensato. <<Sono sempre stati due teste calde, che idioti>> commenta alzando gli occhi al cielo mentre nella sua testa si fanno largo le immagini di Max e Judith da bambini che facevano a gara a chi avesse la testa più dura. <<Non si può iniziare la stagione in questo modo, non possono lavorare così>> continua la bionda prendendo un abbondante sorso di tè bollente. 

Daniel la guarda divertito quando lei si brucia la lingua per la temperatura troppo alta del suo tè e posa la sua tazza ormai vuota sul tavolino in mezzo a loro. <<Non lo sai?>> domanda lui con gli occhi fissi su quelli della ragazza. Victoria aggrotta le sopracciglia e strabuzza gli occhi, invitando implicitamente Daniel a continuare a parlare. <<Judith ha firmato un contratto con Lewis per la prossima stagione>> spiega, sotto lo sguardo stupito di Victoria. <<Cosa?>> domanda scioccata la bionda, gli occhi azzurri spalancati e la bocca semiaperta. 

<<Ma com'è possibile?>> chiede nuovamente Victoria aggrottando le sopracciglia e controllando la sua agenda sul cellulare. <<Ho visto Lewis settimana scorsa per caso a Parigi e non mi ha detto nulla>> alza le spalle e si porta una mano sulla tempia, cercando da alleviare il mal di testa che la perseguita ormai costantemente. Daniel si sporge in avanti con le mani incrociate davanti a sé e fissa un punto indefinito fuori dalla finestra, provando a collegare le informazioni. <<Lewis ha annunciato pubblicamente questa cosa?>> precisa la giovane olandese allargando le braccia. 

Daniel si sente accerchiato da tutte quelle domande e allo stesso tempo abbastanza stupido per non essersi informato sulla questione estremamente delicata. Si limita a scuotere la testa senza nemmeno avere il coraggio di guardare Victoria negli occhi. <<Siete davvero una manica di idioti voi piloti>> sbuffa la bionda alzandosi dal divano e digitando velocemente un numero sulla tastiera. <<Soprattutto quel coglione di mio fratello>> aggiunge subito dopo mettendo il vivavoce e sistemandosi davanti alla porta finestra per guardare le onde infrangersi sugli scogli. 

"Pronto?" la voce metallica di Lewis Hamilton proviene dal cellulare di Victoria e riempie il salotto di casa Ricciardo. "Ciao Lewis, scusa se ti disturbo" inizia lei spostando lo sguardo sul telefono che ha in mano. "Judith ha accettato la tua proposta di lavoro?" domanda diretta la giovane Verstappen, incisiva e diretta come tutti i membri della sua famiglia. Dal cellulare esce una piccola risata da parte di Lewis che però soffoca subito, rispondendo alla domanda. "No Vic, ha scelto di restare con Max" li informa, sotto lo sguardo attonito di Daniel e un sorriso sulle labbra di Victoria. "Perché lo chiedi a me? Non ve l'ha detto lei?" chiede nuovamente il pilota Mercedes e a quella domanda Victoria alza le sopracciglia guardando Daniel che, per sdrammatizzare la situazione, sfoggia uno dei suoi inimitabili sorrisi alla Ricciardo. "Lascia perdere, ho un fratello scemo e un amico stupido che invece di chiedere le cose si immaginano tutto loro" spiega a Lewis alzando gli occhi al cielo. "Scusa ancora, ci vediamo presto" aggiunge Victoria, prima di salutare Lewis e chiudere la chiamata. 

<<Hai visto?>> domanda la bionda rivolta a Daniel riponendo il cellulare nella sua borsa sul divano. <<Tu e Max non siete normali! Se non ve l'ha detto Judith perché ha litigato con mio fratello, potevate chiederlo a Lewis! Era così difficile?>> sbotta allargando le braccia e gettandosi di peso sul divano. Daniel si gratta la nuca e serra la mascella pensando a qualcosa di intelligente da dire. <<C'è un motivo se noi corriamo e basta e voi fate tutto il resto>> si limita a dire, sprofondando a sua volta sulla sua poltrona di pelle. Victoria scuote la testa e gli sorride comprensiva, spostandosi una ciocca di capelli da un lato all'altro del viso. <<Hai ragione, ora dobbiamo far parlare quei due perché non possono scoprire di lavorare ancora insieme ai test pre stagionali, no?>> domanda retorica Victoria. 

Colta da un'illuminazione, afferra il telefono e digita un messaggio a suo fratello e a Judith in cui chiede loro di raggiungerla a casa di Daniel per un motivo abbastanza importante da attirare la loro attenzione ma non troppo grave da farli preoccupare. Si premura di scrivergli con cinque minuti di differenza in modo da evitare che si trovino insieme davanti alla porta di casa di Daniel e capiscano la fregatura. <<Sei un genio Vic, te l'hanno mai detto?>> domanda Daniel, che si era precedentemente alzato dalla sua poltrona e si era seduto sul bracciolo del divano per vedere Victoria in azione mentre gli spiegava il piano. <<No, ma puoi continuare a ripetermelo se vuoi>> alza gli occhi verso di lui e gli fa l'occhiolino, facendo sorridere d'istinto Daniel. 

Proprio in quel momento la porta di casa si apre e Max entra nel salotto di Daniel con aria preoccupata. <<Hey, giù le mani da mia sorella>> intima a Daniel, vedendolo troppo vicino allo spazio vitale di Victoria. Entrambi sembrano colti in flagrante e l'australiano si alza di scatto, aumentando la distanza tra lui e la bionda. <<Rilassati amico, non stavamo facendo niente>> lo ammonisce Daniel con un leggero movimento delle braccia mentre riporta le due tazze vuote in cucina. Victoria guarda suo fratello e gli sorride, lo trova sempre uguale a parte le occhiaie pronunciate sotto gli occhi e l'aspetto di chi avrebbe bisogno di qualche ora di riposo. 

<<Vic, ma quand...>> Judith non fa in tempo a finire la sua frase perché si trova davanti Max, che si è girato verso di lei non appena ha sentito la sua voce alle spalle. <<Okay, okay, okay>> Victoria si alza dal divano e, una volta recuperato il cappotto e la borsa, prende Daniel per un braccio e lo trascina fuori di casa. <<Io sto bene, Daniel sta bene ed è tutto a posto>> comincia la bionda <<tranne voi. Non esiste un mondo dove Max e Judith non si parlano perciò io e Dan andiamo a fare un giro, voi fate le persone adulte>> finisce il discorso con un sorriso rivolto ad entrambi e sotto lo sguardo sbalordito di Daniel al suo fianco che chiude la porta a chiave, senza dare il tempo né a Max né a Judith di scappare. 

<<Fantastico>> borbotta Max scontroso con le mani tra i capelli camminando verso il bancone della cucina. <<Grandioso>> ribatte Judith con un'occhiata truce verso il ragazzo. <<Non posso crederci, mi sono fatto fregare da Vic>> scuote la testa lui stropicciandosi la faccia con una mano. Seguono svariati minuti di silenzio, Max seduto su uno sgabello della cucina e Judith sulla poltrona di Daniel. Nessuno dei due rompe il ghiaccio, la tensione si può tagliare con un coltello e l'equilibrio precario in cui si trovano può essere distrutto in qualsiasi momento da uno o dall'altra. 

<<Okay, adesso basta>> è Judith la prima a parlare e si maledice mentalmente per aver perso questa guerra fredda con Max. Fin da piccoli, il primo che rompeva il silenzio dopo una litigata era il più debole, era quello che aveva messo da parte l'orgoglio, era quello che cedeva. Ma Judith non ha nessuna intenzione di cedere, sa di non avere più otto anni e si rende conto che può essere migliore di così. Anche Max sa di essere cresciuto da quando litigavano per l'ultimo ghiacciolo all'amarena ed alza lo sguardo - finora rimasto a fissare il pavimento - su Judith, che lo schiaccia con le sue iridi profonde. 

<<Sei tu che hai rovinato tutto>> bisbiglia Max serrando la mascella ed assumendo uno sguardo di sfida. Judith strabuzza gli occhi e sorride sarcastica. <<Io ho rovinato tutto? Io, Max? Pensi che stia qui a lavorare per te solo per finire in televisione? Allora non hai capito un cazzo di me in tutti questi anni, Maxie>> usa quel nomignolo apposta, vuole farlo scattare, vuole davvero vedere fin dove si può spingere nei suoi confronti. La reazione di Max è inaspettata per entrambi: non si muove, non sbraita, non batte i pugni sul tavolo, non la prende a parolacce. Rimane zitto sul suo sgabello, con una gamba che ciondola nel vuoto e le braccia conserte. Sa di aver sbagliato in Brasile quando ha detto quelle cose all'unica persona a cui non doveva dirle e Judith approfitta del suo silenzio per attaccare nuovamente. <<Se avessi voluto la fama e i soldi avrei accettato l'offerta di Lewis, coglione>> aggiunge con freddezza, chiedendosi se ha sbagliato a rifiutare la Mercedes senza nemmeno valutare seriamente l'idea di allontanarsi un po' da Max, dato che a lui sembra non importare della sua presenza nel team. 

Max sembra come risvegliato da quella notizia: guarda Judith con la sorpresa negli occhi e si sente così stupido per aver pensato che lei potesse fargli una cosa del genere. Si sono fatti una promessa tanti anni fa, prima che lui partisse per conquistare il mondo su una macchina di Formula 1, e Judith l'ha mantenuta nonostante tutto quello che è successo. <<Sarebbe più facile con Lewis, lo sai>> è il commento di Max a mezza voce, seguito da un sospiro. Sa di essere una persona con un carattere difficile ed è consapevole di sbagliare il novanta percento delle volte. <<Pensa che idiota che sono>> risponde tagliente Judith con una mano a massaggiarsi la fronte, il mal di testa che le sta perforando il cervello. 

<<Quindi adesso stai con Thomas?>> chiede Max con un tono sprezzante nella voce, il ricordo di quello che è successo al ballo di fine anno ancora bene impresso nella memoria. Judith chiude gli occhi e schiocca la lingua prima di rispondere. <<Sì>> annuisce guardando nella sua direzione mentre Max si alza in piedi in preda ad un attacco di rabbia e stringe i pugni lungo il busto. <<Ti rendi conto di quello che stai facendo?>> la attacca, bloccandosi a pochi passi da lei e squadrandola dall'alto, date le loro posizioni. <<Non sono affari tuoi Max, non ho più quindici anni>> mormora Judith in risposta cercando di evitare lo sguardo deluso del ragazzo di fronte a lei. 

<<Era un coglione quando avevamo quindici anni ed è un coglione anche adesso!>> sbraita Max con la rabbia a rabbuiargli lo sguardo. I suoi occhi sono improvvisamente più scuri, più tenebrosi, come se una tempesta si stia scatenando dentro di lui. Judith non ha la forza di rispondere a quella frase, sa di non essere del tutto obiettiva quando si parla di Thomas. È sempre stata accecata dall'amore che prova per lui, come se la sua sola presenza le mandasse in tilt il cervello. All'improvviso torna in sé e decide di contrattaccare perché alla fine è convinta che la difesa sia il miglior attacco. <<Tu pensi di essere migliore di me invece? Ti scopi Addison! Addison Miller, Dio santo! La persona che abbiamo preso per il culo per tutti questi anni nei box in giro per il mondo, e poi che fai? Alla prima occasione buona te la scopi>> controbatte Judith alzandosi a sua volta dalla poltrona, guardando Max negli occhi. 

<<Io almeno la chiamo per nome a differenza del tuo ragazzo>> dice Max in un sibilo per ferire Judith nel suo unico punto debole: Thomas. Lei rimane spiazzata per qualche istante, avendo esaurito le cartucce a disposizione e si limita a voltargli le spalle per non scoppiare a piangere davanti a lui. Non vuole dargli questa soddisfazione, l'unica cosa che desidera è che Daniel e Victoria tornino il prima possibile per lasciarli andare. <<Non meriti un deficiente che non sa nemmeno come ti chiami>> è l'ultima cosa che dice Max. Judith non fa nemmeno in tempo ad elaborare una risposta perché Daniel apre la porta di casa e Max si fionda fuori dall'appartamento alla velocità della luce.


✨✨✨


Lo so che aspettavate il momento del ballo di fine anno e... eccolo qua!
Ve lo aspettavate così oppure no? Vi è piaciuto il capitolo?
Fatemi sapere tutto qui sotto con un commento o direttamente su Instagram dove sono molto più attiva e rispondo più velocemente nei limiti del possibile
Vi ricordo il mio account Instagram (nowhereissafe_) perché stasera parliamo di questo capitolo, sento il bisogno di parlare con voi di come ho fatto a scriverlo perché è stato qualcosa che non mi è mai capitato finora

Vi voglio bene 🧡


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