11)WITHIN TEMPTATION-RESIST(2019)
GENERE: SYMPHONIC METAL
DURATA: 47 MINUTI E 35 SECONDI
COPERTINA:
FORMAZIONE:
Sharon den Adel – Voce
Ruud Jolie – Chitarra
Robert Westerholt – Chitarra (Non suona più Live dal 2011)
Stefan Helleblad – Chitarra
Martijn Spierenburg – Chitarra
Jeroen van Veen – Basso
Mike Coolen – Batteria
RECENSIONE:
5 anni. 5 lunghi anni sono trascorsi dall'ultima comparsa sugli scaffali dei negozi di musica dei Within Temptation che, con quell' "Hydra" così tanto amato e così tanto odiato, avevano creato grandi fratture tra i fan che, da "The Unforgiving" in poi, si sono trovati davanti una band dalla pelle nuova, desiderosa di salpare dai porti sicuri del Symphonic Gothic Metal per esplorare nuove terre. Sono stati 5 anni pieni di alti e bassi, in cui si è passati dai grandi successi Live, accompagnati da numerosi Sold Out, alla crisi creativa della Den Adel e del compagno Robert Westerholt che hanno minacciato di porre fine al progetto Within Temptation. Poi, di colpo, quando tutto sembra perduto, la lampadina si accende: arriva, così, "Resist", concepito in un periodo di transizione molto delicato per il gruppo e le cui sonorità tetre e, a tratti, soffocanti (in senso buono, ovviamente) sembrano proprio rappresentare chiaramente il mood attuale del sestetto olandese. Un album a sfumature fantascientifiche che riporta alla luce i cori, tanto amati dai vecchi fan, ma non le sonorità di quel capolavoro pubblicato ormai 12 anni fa che è "The Heart Of Everything". Stessa cupezza, ma carte giocate in modo diverso, quindi. Per questo, se proprio vogliamo dirla tutta, "Resist" è un ottimo compromesso, è la via di mezzo che può accontentare tutti, nuovi e vecchi fan.
Tra le canzoni più congeniali che risaltano subito all'orecchio, non possiamo non citare "Endless War" e "Raise Your Banner"(quest'ultima, in collaborazione con il cantante degli In Flames, Andres Friden, il quale, però, è confinato al solo "BLOOD FOR FREEDOM"), ma ci sono anche ottime sperimentazioni, più vicine alle atmosfere Pop-Rock di "Hydra", come si nota in "In Vain", godibile pezzo radiofonico e l'interessante power ballad "Mercy Mirror", già lungamente proposta dalla band nel Tour Promozionale che li ha portati in giro per l'Europa negli ultimi 3 mesi. Nella parte bassa della Tracklist abbiamo anche due pezzi straordinari: il primo è "Mad World", che se la gioca benissimo, proponendo una melodia accattivante alternata a forti sprazzi elettronici e l'incommensurabile "Trophy Hunter", che porta anche la firma di Stefan Halleblad, dimostrandoci che il chitarrista barbuto, ultimo arrivato nella formazione, è ben preparato a essere reclutato come possibile compositore futuro. Purtroppo, nonostante questi enormi elogi, non possiamo definire "Resist" in tutto e per tutto un capolavoro. Perciò, è il momento di mettere a nudo alcuni difettucci che, purtroppo, non sono per nulla di poco conto. Partiamo da due pezzi: "Firelight" e "Holy Ground". "Firelight"...perché questa canzone si trova qui dentro? La Den Adel ha affermato che doveva essere contenuto nel suo LP Pop "My Indigo", uscito lo scorso Aprile, ma poi sarebbe stato scartato a causa della sua eccessiva cupezza. Ma quale cupezza? Non ha niente di così tetro... si sente proprio che è stato messo giusto per fare numero. Più che cupo (e scusate il paragone), sarebbe perfetto come OST di un qualsiasi film erotico dei nostri giorni. Immaginate Christian Grey e Anastasia Steele in una scena di sesso a suon di UOU, UOU, UOU. Direi che ci calza a pennello, non trovate? "Holy Ground", invece, per fortuna, rientra nel contesto, ma è una canzone scialba, che non regala nessuna emozione particolare e fila liscia in modo abbastanza anonimo. Il lavoro finale, è peggiorato ulteriormente dagli osceni "ya" (forma colloquiale di "You"), che portano l'ascoltatore alla perplessità più profonda. Va bene prendersi le licenze poetiche, ma qui stiamo un po' esagerando. L'aspetto fondamentale, oggetto della nostra critica, è qualcosa che tocca in modo più o meno evidente tutte le dieci tracce: il songwriting, carente sotto tantissimi punti di vista. Ricordate quando prima vi parlavamo di crisi creativa? "Resist" ce la evidenzia in modo così netto, che non è possibile non notarla. Prendete come esempio "The Reckoning": sapete quante volte viene ripetuto il verso "In Blood And Tears A Thousand Times..."? Ben sette volte. Sette volte! È davvero una cifra esorbitante, contando che la durata totale del pezzo è poco più in là dei 4 minuti. Oppure, esaminiamo la strepitosa "Raise Your Banner": all'interno delle diverse strofe, sentiamo moltissime ripetizioni ("don't fight with me", "They make me see"). Per non parlare delle rime terribilmente cacofoniche come "I'm defying you, see away for you, once I believed in you". Ascoltate attentamente il resto dell'album e ne noterete tante altre.
I Within Temptation, con "Resist" si sono fatti attendere più del dovuto. E, alla fine, è venuto fuori un album dalle grandissime potenzialità che, se ascoltato nel suo insieme, non mancherà di trascinarvi, perché, riguardo le tinte dark delle melodie, la promessa è stata mantenuta, ma, a causa di queste numerose storture, che lo rendono più che imperfetto, siamo costretti a penalizzarlo. Speriamo in qualcosa di meglio per il futuro, ma, sia chiaro, se decidessero di rimanere su questa scia, andrebbe bene comunque. L'importante è lavorare un po' meglio e smussare qualche imperfezione. Chissà che possa uscire fuori, prima o poi, un "The Heart Of Everything" 2.0...
VOTO: 8
LE MIGLIORI: 1)Endless War 2)Raise Your Banner 3)Mad World
LE PEGGIORI: 1)Holy Ground 2)Firelight
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