Capitolo quarantasette
Buonsalve!
Iniziano le vacanze, sei giorni perché non si è mai troppo tirchi, e i prof stanno facendo a gara a chi dà più compiti come sempre. Quale momento migliore per aggiornare?
Buona lettura!
Se Lovino avesse saputo quanto fosse una merda organizzare il proprio matrimonio, ci avrebbe pensato due volte prima di dire a qualcun altro dell'evento. Avrebbe fatto una roba più in piccolo, due invitati di numero, Mia, Antonio e bom. Una cosa veloce, un pranzo rapido e un po' di musica, poi via verso la luna di miele in un posto segreto solo per loro tre.
Invece aveva avuto la pessima idea di dirlo a suo fratello. E così, l'intera base del Punto Omega era stata magicamente invitata, causando un'infinità di problemi pazzeschi.
La cosa spaventosa? Che lui amava i matrimoni in grande, e un centinaio di persone gli sembrava fin poco.
Sì, insomma... il suo lato terrone stava venendo fuori.
La cosa non era tanto organizzare il matrimonio. La cosa era il panico che lo assaliva ogni volta che ci pensava perché ohcazzomistosposandononsaràtroppoprestoohcazzoohcazzononvedoloraperòhopauraesecambiasseideaesecambiassiideacazzocazzocazzocazzo
Quindi capite che riuscire a ragionare e organizzare qualcosa con la pulce nell'orecchio che ti urlava quelle cose non era esattamente semplice.
Nel frattempo, ogni tanto lui e Antonio andavano a dare una sistemata alla casa. Mia l'aveva adorata, e quindi avevano iniziato a metterla a posto. Il che era, come penso abbiate intuito, una scusa per stare un po' da soli. Lavoravano alla casa, eh, ma nel frattempo ne approfittavano per prendersi qualche momento per loro, senza troppe ansie.
Potete ben immaginarlo, ma la prima cosa che avevano sistemato era il letto della camera matrimoniale. Non penso di dover aggiungere altro.
Visto che stavamo parlando di Mia... la bambina era entusiasta, a dir poco. Il che era anche un problema, visto che una bambina di quattro anni che corre in giro saltellando e rischiando di farsi male con qualsiasi cosa non è esattamente una cosa rilassante per i genitori di suddetta bambina.
Ma, alla fine, bene o male, riuscirono a organizzare qualcosa. Una settimana prima delle nozze, Feliciano ebbe la fantastica idea di rispettare le tradizioni. Cioé tenerli separati fino al matrimonio.
Se non bestemmio guarda...
Abbracciò Mia, tirandosela contro. Ho le carenze di affetto, cazzo.
La bambina si lamentò -papà, sto leggendo- nella sua vecchia camera avevano trovato diversi libri per bambini, e ne avevano approffittato per portarglieli. Lei si era innamorata di un vecchio libro per bambini sulla mitologia, e non aveva fatto altro che leggerlo per giorni. Adesso erano sdraiati entrambi sul letto di Lovino, ognuno con il proprio libro, ma il ragazzo non riusciva a concentrarsi.
-papà- lo chiamò, lasciandosi stringere.
-mh?
-che significa questa parola?- indicò un punto sul libro. Lovino trattenne un sorriso, forse non era stata una grande idea dare a Mia dei libri in italiano, ma stava imparando molto in fretta la lingua e, lentamente, certo, ma riusciva più o meno a leggere.
-battaglia- lesse. Gliela tradusse.
Mia annuì, continuando a leggere.
Qualcuno bussò alla porta. Mia non staccò gli occhi dal libro, così Lovino sbuffò e si alzò per andare ad aprire.
Feliciano sorrise e sollevò tre grucce -sono arrivati i vestiti!
Lo trascinò dentro e chiuse la porta -fa vedere.
Per i vestiti si erano rivolti a una sarta amica del nonno. Non erano fatti da zero, avevano preso dei vecchi abiti e se li erano fatti sistemare. A Lovino non è che fregasse tanto, ma c'era anche un vestito per Mia, e quello sì che gli fregava.
-tesoro, vieni a provare il vestito.
Mia sbuffò -che palle papà.
-su, su.
Feliciano diede una gomitata al fratello e gli fece l'occhiolino -stasera ci divertiamo.
Il suddetto fratello alzò gli occhi al cielo, mentre appendeva le grucce all'alta aperta dell'armadio e toglieva le coperture bianche -niente di esagerato.
-ti divertirai- promise, con un sorriso che non prometteva niente di buono.
-chissà perché non mi fido. Ricordati di Mia.
Feliciano si rivolse alla nipotina, che ancora non si era mossa dalla sua posizione -amore?
-mh? Sì zio?
-ti va di stare con il nonno stasera? Ha detto che ha un libro bello da farti leggere.
La bambina si illuminò -sì!
Feliciano sorrise al padre -risolto.
Lovino sbuffò, senza rispondergli.
-hola chicos!- Antonio avvolse le braccia intorno alle spalle dei suoi amici, in mensa -che facciamo stasera?
-Antoine! Sei radioso- Francis rise, sistemandogli un ciuffo di capelli.
-stanotte non ho dormito niente e sono così agitato che vado avanti ad adrenalina- replicò, con un sorriso così ampio che sfiorava le sue stesse occhiaie.
-oh...- Francis sbatté le palpebre -sei... sicuro di star bene?
-sto per sposarmi con il ragazzo più perfetto del mondo! Come faccio a non stare bene?
-sottone- commentò Gilbert.
Francis studiò il viso dell'amico con una smorfia -devo ricordarmi di portare del correttore. Non puoi sposarti con quelle occhiaie.
Antonio era euforico -potrei stare senza dormire per settimane pur di sposare Lovi.
-sì, ma non serve, quindi evita, non mi va di rovinarti la pelle con troppo trucco- gli accarezzò le occhiaie con il pollice, studiandole -stanotte devi dormire come si deve.
-sì mamma.
-comunque- intervenne Gilbert -il magnifico me ha organizzato una serata spettacolare all'insegna del divertimento- si interruppe e sbuffò -ma la magnifica ragazza del magnifico me e il fratello meno magnifico del magnifico me mi hanno ricordato che tra due giorni ti sposi e che forse farti ubriacare e buttarti in un lago in piena notte non è la migliore delle idee.
-tu volevi...
-quindi sono stato costretto a optare per qualcosa di più tranquillo. Beviamo un po' in mensa, due chiacchere tra uomini, ti diamo qualche dritta per la luna di miele...
-non penso di averne bisogno.
Francis gli fece l'occhiolino -solo un paio di consigli spassionati- gli spettinò i capelli, come una madre con il figlio piccolo -hai appena iniziato ad esplorare le vaste valli del piacere, mon ami.
-ma...- sbuffò, divertito -va bene, chicos. Ci divertiamo un po'.
-papa!- Mia gli corse incontro e gli si aggrappò alla vita, abbracciandolo. Antonio istintivamente si girò e la prese in braccio, stringendola forte.
-ah, la mia niña!- notò qualcuno alle sue spalle e la sua espressione si addolcì -Lovi...
-ciao- fece per dire qualcosa, ma Feliciano tossicchiò, facendogli alzare gli occhi al cielo -è una stronzata. Tra due giorni ci sposiamo e ci devi essere tu a rompere le palle.
-mai sentito parlare di "sposa bianca"?
-non sono una sposa e ormai è tardi.
-sì, be', cerchiamo di dare un minimo di castità.
-me lo ricorderò, sappilo. Te la farò pagare. Scordati il crucco.
Feliciano gli fece l'occhiolino -non vedo l'ora.
Lovino roteò gli occhi e si avvicinò alla figlia, stampandole un bacio sulla fronte.
-fai la brava.
-sì papà.
Le rivolse un sorrisino -però se vuoi fare un po' impazzire papa fai pure.
-che cattivo che sei, Lovi- l'ispanico gli prese la mano e gli stampò un bacio sul dorso, facendolo arrossire.
-stronzo...
-non vedo l'ora di baciarti di nuovo- lo baciò sulla guancia e abbassò il tono della voce per farsi sentire solo da lui -e aspetterò con ansia la notte...
Lovino gli fece l'occhiolino, sistemandogli il colletto della maglia. Una scusa per toccarlo, sì, lo ammetto -vedremo se reggi il mio ritmo, matador.
Il sorriso di Antonio si affilò -penso proprio di sì, amore.
Lovino fece per replicare, ma si sentì afferrare per il colletto della maglia e trascinare via.
-basta flirtare voi due- si trattenne dal mandare a fanculo Feliciano. Che non si dica che non fosse un fratello esemplare -dai, andiamo che ho fame.
-sei uno stronzo.
-sì sì.
Mia tirò una guancia al padre -papa?
Antonio si riscosse dalla profonda ammirazione del profilo, seh certo, del profilo, del suo fidanzato, e tornò a guardare la piccola -dimmi niña.
-a cosa si riferiva papà?
-niente tesoro.
Mia non sembrò convinta -cos'era quella cosa del ritmo?
Gilbert, alle loro spalle, era piegato in due dalle risate.
Antonio le accarezzò i capelli -parlava dei balli al matrimonio. Papà è bravissimo a ballare, sai?
-voglio ballare anch'io con papà! Me lo ha promesso.
-certo tesoro- la baciò sulla fronte -ballerai con entrambi.
-promesso?
-promesso- la mise a terra e le strinse la manina -ora andiamo a fare colazione?
-sì!
-olá mamãe.
-ciao- Isabella Fernandez Carriedo era seduta sulla sua solita poltrona, con un lavoro a maglia in grembo. Qualche anno prima era caduta, rompendosi il femore, e da allora non era più stata la stessa. Faticava a camminare per troppo tempo, e assolutamente non poteva lavorare. Per questo João si era dovuto arruolare nell'esercito, ricordate? Il padre, e il figlio non sapeva dire se fosse una fortuna o una sfortuna, era morto da molto tempo.
João si sedette accanto alla madre e le prese la mano. Inspirò profondamente -ho trovato Antonio.
Le sue mani si fermarono sui ferri. Isabella sgranò gli occhi -cosa?
-ho trovato Antonio- ripeté. Le strinse la mano per impedirle di farla tremare.
-come sta?- stava sussurrando.
-bene- si leccò le labbra secche -si sta per sposare. Tra due giorni. Non penso di averlo mai visto così felice.
Isabella non aveva la minima idea di cosa dire.
-con chi?- le stava tremando la voce.
-un ragazzo. Si chiama Lovino.
Isabella espirò -è ancora un peccatore.
-è tuo figlio. Non è cambiato di una virgola, solo che ora è felice.
-il matrimonio è tra uomo e donna.
João alzò gli occhi al cielo -come quello tra te e papà? Un matrimonio violento, fatto solo per interesse? Un matrimonio dove tu sei stata costretta a sposare un uomo di cui appena conoscevi il nome?
-un matrimonio da cui sei nato tu.
-da cui sono nato io e mio fratello.
Isabella si prese la testa tra le mani, socchiudendo gli occhi.
-cos'è, una specie di vendetta? Perché mi fate questo?
-perché dovremmo vendicarci?- João sospirò -non puoi semplicemente accettare che tuo figlio sia felice?
-anche un tossico è felice quando compra la droga, ma non significa che...
-sì, ma Antonio non si droga. È solo innamorato.
-innamorato di un uomo.
-e quindi? Mamma, pensavamo fosse morto. Morto, capisci? Non puoi abbracciare un morto, ma puoi abbracciare un uomo innamorato e vivo- la guardò -è tuo figlio. Non è cambiato niente. È solo innamorato, va bene? Ed è così felice che è contagioso, davvero- abbozzò un sorriso -non ho mai visto nessuno innamorato come quei due. Lovino è un bravo ragazzo, stanno avviando le pratiche per adottare una bambina adorabile e hanno fatto di tutto e di più per stare insieme.
-perché mi stai dicendo tutto questo? Lo sai che sono all'antica.
Il figlio tirò fuori un cartoncino dalla tasca e glielo passò -perché ti hanno invitato. Cioé Antonio non lo sa, è stata un'idea di Lovino, vuole fargli una sorpresa.
Isabella studiò l'invito, con gli occhi vacui. João intuì che avesse bisogno di pensare un po', per conto suo, così si alzò e la baciò sulla fronte.
-ciao mamãe. Chiamami per qualsiasi cosa, intesi?
Isabella annuì, sovrappensiero. Si rigirò il cartoncino tra le mani e sospirò.
Il suo bambino...
Lovino sbuffò -si può sapere che avete in mente voi due?
Eliza gli sorrise -una sorpresa.
-non mi piacciono le vostre sorprese.
-questa ti piacerà.
-se me lo dici con quel tono, ci credo poco.
-oh, avanti. Hai così poca fiducia in noi?
-sì.
-almeno sei onesto, fratellone.
Eliza aprì la porta di camera sua -su su, entra.
-perché in camera tua? Pensavo saremmo andati in quella di Feli.
Il ragazzo in questione andò all'armadio della ragazza e lo spalancò. Ci rovistò dentro per un po', ignorando le domande del fratello, e poi ne uscì sollevando con aria soddisfatta delle grucce con sopra dei vestiti e delle gonne.
-crossdressing!- esclamò, scrutando gli abiti alla ricerca del migliore per suo fratello.
Lovino sbuffò -quindi è questa la grande sorpresa? Un paio di gonne?
-no. È l'inizio. E, tanto per la cronaca, abbiamo anche trucchi e smalto.
-ah be'.
-non rompere i coglioni e mettiti questo- gli lanciò un vestito lungo fino a metà coscia, nero, tutto brillantinoso. Lovino inarcò un sopracciglio, studiandolo.
-adesso voglio sapere dove diavolo siete andati a prendere questo coso.
-le vie della moda sono infinite- Feliciano si sfilò la maglia e la lanciò sul letto, mettendosi un top rosso fuoco al suo posto -ora cambiati e non rompere.
-davanti a tutti?
Eliza roteò gli occhi -se vuoi mi giro, mr. Pudicizia. Feli, secondo te quale mi sta meglio?
Feliciano le lanciò un top viola e un paio di pantaloncini di jeans neri -stai bene con qualsiasi cosa, stronza.
-da che pulpito- si tolse anche lei la maglia, e Lovino si girò di scatto dall'altra parte.
-ma non avete la minima vergogna voi due?
Eliza sbuffò -ho il reggiseno, tranquillo.
-ci mancherebbe altro!
-ma dai, sono solo un paio di tette.
Lovino sbuffò e, rosso in faccia, si tolse la maglietta a sua volta, infilandosi il vestito in fretta e furia. Eliza fischiò.
-Antonio è possessivo, eh?
Si girò a guardarla male, poi notò che quella non si era ancora rivestita e riprese a fissare il muro.
-fatti i cazzi tuoi.
-ma che carino che sei, ti imbarazzi a vedermi in reggiseno.
-sono un gentiluomo. Ora rivestiti, grazie- si tolse anche i pantaloni e prese a sistemarsi il vestito, imprecando -questo coso è scomodo.
Feliciano fischiò -ma che figone che abbiamo qui! Tutti i gay bar del mondo rimpiangeranno la perdita di tale meraviglia, tra due giorni.
Lovino alzò gli occhi al cielo -idiota.
Eliza, finalmente vestita, gli avvolse un braccio intorno alle spalle, ridendo -e aspetta che lo trucchiamo! Sarà un gioiellino.
-perché ho accettato di fare questa roba?
Feliciano prese una borsetta dei trucchi e si sedette sul tappeto, aprendola e sistemando il contenuto in terra -su, vieni qui, non farti pregare.
-sia chiaro, quel che succede qui dentro rimane qui dentro- chiarì, obbedendo e scrutando i tubetti di smalto con aria curiosa. Va bene, ammettiamolo, si stava divertendo.
Eliza ridacchiò -ovvio. È il senso degli addii al celibato- da un cassetto della scrivania, estrasse due bottiglie di alcolici -e ovviamente non potevano mancare questi gioiellini. Direi che un brindisi alla Spamano ci vuole.
Lovino sbuffò -passo. Ho promesso ad Antonio che non mi sarei ubriacato.
-abbiamo il limoncello- cantilenò Feliciano, afferrando un bicchiere.
Lovino rimase in silenzio per qualche secondo, pensando. Poi sbuffò -dammi quella cazzo di bottiglia.
-allora...- Gilbert si sporse verso l'amico, con la terza birra della serata in mano. Ghignò -raccontaci la tua cara prima volta, eh? Vogliamo i dettagli.
Francis annuì -assolutamente.
Antonio ridacchiò, imbarazzato -niente di particolare, amigos.
-se fosse stato "niente di particolare" non avresti chiesto a Lovino di sposarti. Ammettilo, vecchio marpione, non aspetti altro che la luna di miele- si girò verso il fratellino, in un angolo a leggere -tu non ascoltare, anima pura.
Ludwig distolse lo sguardo dal suo libro per alzare gli occhi al cielo -non vi sto ascoltando. Sono qui solo per controllare che non beviate troppo.
Gilbert sbuffò -pronto? Sono tedesco! Avevo la birra al posto dell'alcool nel biberon!
-devo ricordarti l'ultimo Oktoberfest, bruder?
-avevo tredici anni.
-e hai vomitato per tre giorni.
Gilbert ghignò -però è stato divertente.
-è perché la pensi così che sono qui.
L'albino sbuffò e tornò a rivolgersi al futuro sposo -quindi? Com'è stato?
Antonio sospirò, con aria sognante, appoggiandosi al tavolo -è stato... wow.
-molto espansivo, non c'è che dire.
-dai, mon ami, non serve imbarazzarsi.
-non è una questione di imbarazzo. Solo... wow. Non saprei come altro descriverlo.
-ma che carino- Francis gli fece un buffetto sulla guancia, intenerito.
-almeno vuoi dirci chi è stato sopra e chi sotto o è segreto di stato?- sbuffò Gilbert.
Antonio aggrottò la fronte -intendi sopra o sotto o chi ha "dato"?- mimò le virgolette con le dita. Gilbert fischiò.
-non dirmi che Lovino è uno di quelli a cui piace stare sopra- scoppiò a ridere, finendo in un solo sorso la birra. Si asciugò le labbra con la manica della camicia -e comunque era ovvio che Lovino avesse "preso"- mimò le virgolette, in una muta presa in giro -dai, l'hanno capito anche i sassi.
Antonio sembrò pensarci su -in realtà abbiamo fatto un po' e un po'. A stare sopra intendo. Nel senso...- gesticolò un po', e trattenne una risata. Lovino lo stava condizionando un po' troppo. Sbuffò -avete capito. Non penso di dovervi spiegare la storia della cicogna, no?
-quella a Mia, semmai- ghignò Gilbert. Scoppiò a ridere nel vedere il pallore dell'amico.
-non se ne parla neanche- protestò -è una bambina!
-ma non lo sarà per sempre, mon ami.
-invece sì!
-sai che un giorno sarà un adulta, sì? Con tutto quel che ne consegue.
-no che non lo sarà. Rimarrà sempre una bambina.
-lo dicevo anch'io di Ludwig- sospirò Gilbert, indicando il fratello -e ora fa le porcate con il suo ragazzo senza dirmi nulla.
Il tedesco in questione guardò male il fratello -non faccio "le porcate" con Feli.
Antonio bevve dal suo bicchiere per non rispondere, con un sorrisetto. Gilbert guardò l'amico, poi il fratellino e poi di nuovo l'amico.
-aspetta, cos'è quella faccia?
Antonio si sforzò di non ridere -quale faccia?
L'albino lo indicò -quella faccia!- si girò verso il fratello -cosa diamine avete fatto tu e Feli e perché non ne so niente?!
Ludwig nascose il viso nel libro per non rispondere. Gilbert si girò verso il festeggiato.
-tu cosa cazzo ne sai?
Antonio alzò le spalle -Feli ha la lingua lunga. Come qualcuno qui dovrebbe sapere.
Ludwig sollevò lo sguardo dal libro -l'ha detto a te?
-quindi l'avete fatto! Fratello ingrato...
-l'ha detto a Lovi. Ma c'ero anch'io.
-non ci credo. Il mio fratellino è diventato un uomo e io non ne sapevo niente.
-non abbiamo fatto sesso!- sbuffò Ludwig, con le orecchie rosse -e se anche fosse non sono affari tuoi.
-sei mio fratello!
-possiamo parlarne dopo? In privato?
Gilbert gli puntò un dito contro -però voglio i dettagli.
-ma cosa te ne frega?
-voglio sapere come ha perso la verginità mio fratello!
-ma non l'ho persa!
Gilbert si girò verso lo spagnolo, che alzò le spalle.
-da quel che ha detto Feli è vero.
Ludwig sbuffò, brontolando qualcosa in tedesco.
-piano con le parole, sono tuo fratello- si girò verso i due amici, sbuffando -mio fratello ha fatto qualcosa più di un bacio sulla guancia con Feli. Ho bisogno di un'altra birra.
-guarda che è da un po' che sono andati oltre il bacio sulla guancia- gli ricordò Francis.
-non me lo ricordare. Me li ricordo piccoli così, che giocavano e disegnavano e Ludwig aveva un gay panic grosso come una casa...
-non stavate parlando dei vostri fidanzati?- commentò Ludwig, tornando a leggere. Gilbert sbuffò.
-non c'è più rispetto per gli adulti.
-con Eliza come va?- intervenne Francis, con il suo analcolico in mano ("ti sei appena ripreso, col cazzo che ti ubriachi" era l'unica cosa su cui Arthur e Antonio sembravano d'accordo. Era un passo in avanti).
Gilbert assunse un'espressione a dir poco sognante -benissimo! Lei è fantastica e la amo e non riesco a credere che mi ami anche lei e va tutto così bene che sembra un sogno e la amo.
Francis ridacchiò, sorridendo maliziosamente -qualcosa mi dice che i prossimi a sposarvi sarete voi.
-sposare quella dea? Magari! Ma temo che dovrò aspettare qualche anno.
Antonio aveva appoggiato il mento sulla sua mano, guardando nel vuoto appoggiato al bancone. Ridacchiò -secondo voi che stanno facendo?
Gilbert alzò le spalle -El non ha voluto dirmi niente.
-El?
-Eliza. Sto cercando un soprannome diverso, e ha detto che se la chiamo Elly non me la fa vedere per mesi.
Francis rise, finendo il suo bicchiere -è diretta.
-non sai quanto.
Come se la domanda di Antonio lo avesse richiamato, arrivò Kiku, di corsa. Raggiunse Ludwig e si piegò in due, con il fiatone.
-Feliciano-san... e... Lovino-san...- ansimò il giapponese, cercando di riprendere fiato. Con quelle tre parole riuscì a catturare completamente l'attenzione dei presenti, due in particolare.
Antonio afferrò per un braccio il ragazzo, bianco come un cencio.
-che cos'hanno?
Kiku non era decisamente abituato a correre -loro sono...- espiro -e anche Eliza-san...
-Eliza cosa?!- Gilbert finì in un solo sorso la sua birra e si alzò, rischiando di ribaltare la sua sedia -dove sono?
-in... camera di... Eliza-san...- si sedette, senza fiato.
Neanche gli fecero finire la frase: corsero via, tutti e tre. Francis sbuffò.
-oh, andiamo! Non riesco a correre!
Antonio si aspettava di tutto. Bombe, morte, distruzione, aveva in testa tanti di quegli scenari post apocalittici che non deve sorprendervi la velocità a cui corse.
Se fosse stato più attento, si sarebbe accorto della musica che veniva dalla stanza della ragazza, una musica decisamente troppo allegra per fare da sfondo a una tragedia. E, se l'avesse notata, forse non sarebbe stato così stupito dello spettacolo che si ritrovò davanti. Cioé sì, ma magari un po' meno.
Perché di certo tutto si aspettava, meno vedere il suo fidanzato in piedi sul letto, affianco a suo fratello, con addosso un mini abito nero, a ballare con una bottiglia di vino in mano e un paio di occhiali da sole rosa in faccia.
Sgranò gli occhi.
Sono ubriachi. Questo voleva dire Kiku. Sono completamente ubriachi.
Il primo ad accorgersi di loro fu Feliciano, che sorrise, urlò qualcosa di incomprensibile e saltò giù dal letto, rischiando di cadere a terra. Saltò addosso al suo ragazzo, gettandogli le braccia al collo, e lo baciò senza troppi complimenti.
Lovino si chinò per raccogliere la bottiglia lasciata cadere dal fratello, ma barcollò troppo e cadde sul letto, con la faccia nel cuscino, brontolando qualcosa.
-amore!- strillò Feliciano, dritto nell'orecchio del tedesco, che intanto stava cercando di tenerlo in braccio senza far alzare troppo la gonna -amore, amore, come si dice "un gatto nel carbone" in tedesco?
-un... gatto nel carbone?
Antonio aiutò il suo ragazzo a rimettersi in piedi, visto che, con la faccia nel cuscino, temeva soffocasse. Lovino si coprì la faccia con le mani alla vista della luce, continuando, chissà perché, a muoversi a tempo con la musica.
"E amore accanto a te baby accanto a te io morirò da re-e-e"
-sì! Un gatto nel carbone!
-uhm... eine katze in der kohle...
Lovino scoppiò a ridere. Forte, quasi troppo, cadendo all'indietro nel letto e rotolandosi tra le coperte. Feliciano scoppiò a ridere a sua volta, scivolando a terra e appoggiando la schiena allo schienale del letto. I due continuarono a ridere come pazzi, Lovino prese persino a rotolarsi sulla schiena agitando le gambe in aria.
Ludwig sbatté le palpebre, confuso -ma cosa...- raccolse una bottiglia vuota da terra, inarcando un sopracciglio -Feli, si può sapere quanto hai bevuto?
Feliciano però era in terra, a rotolarsi dalle risate insieme al fratello.
Antonio notò in quel momento, una volta rinunciato a far mettere seduto il suo ragazzo, che Eliza era in piedi sulla scrivania, a ballare, mentre Gilbert cercava di convincerla a scendere. A una certa l'albino si, per dirla alla Lovino, ruppe i coglioni e la prese di peso, mettendosela in spalla tra le sue proteste.
Poi Lovino ebbe la fantastica idea di tentare una capriola all'indietro. Il che, come potete immaginare, con un vestito addosso non è una grande idea. Antonio lo prese in braccio e se lo mise in grembo, tenendolo fermo. Lovino si agitò, brontolando.
-vai via, maniaco- bofonchiò -sono fidanzato- liberò le mani e si indicò l'anello, con le guance così rosse che Antonio si trattenne dal baciargliele -vedi? Fi-dan-za-to.
Antonio trattenne un sorriso. Che carino che era Lovi, pure da ubriaco.
-lo so, Lovi- gli prese il viso tra le mani e gli fece posare la fronte contro la sua -sono Antonio. Te l'ho dato io quell'anello.
Lovino lo studiò per qualche secondo, con la fronte aggrottata.
Affianco a loro, Feliciano mormorò un -Luddi... penso di star per vomitare- che fece allarmare il suo ragazzo, il quale lo prese di peso e lo trascinò in bagno di corsa.
Lovino sembrò riconoscerlo -oh, sei tu- si appoggiò alla sua spalla, socchiudendo gli occhi. Parlava lentamente, incespicando sulle parole -meno male che sei arrivato, c'era un tizio che ci stava provando, ma gli ho detto che ero fidanzato.
Antonio rise, stringendolo forte -meno male che sono qui, allora.
Lovino annuì -è quello che ho detto- rimase in silenzio qualche secondo, poi sbuffò -ho sete...- mormorò, guardandosi attorno -Feli, dov'è il... dov'è Feli?
-è andato in bagno a vomitare- gli accarezzò la schiena, lentamente, senza scendere oltre.
Lovino rimase in silenzio qualche altro secondo, pensando. Poi allontanò da sé lo spagnolo e fece per togliersi il vestito -sbrigati, spogliati.
-ehi, ehi, no, Lovi, fermo- gli sistemò l'abito, prendendogli poi le mani -che fai?
-mi spoglio- rispose, come la cosa più naturale del mondo. La sua voce si fece urgente -sbrigati, prima che Feli ritorni!- si attaccò al suo collo, baciandolo mentre andava a sbottonargli la camicia -ti voglio. Ti voglio cazzo.
Antonio inspirò profondamente e lo allontanò da sé, sforzandosi di sorridere.
-no, Lovi. Sei ubriaco.
-e quindi?- gli occhi gli si inumidirono -non mi vuoi?
Se non mi fanno santo...
-certo che ti voglio- gli accarezzò il viso, sorridendo quando lui si appoggiò alla sua mano come un micio alla ricerca di coccole -ma sei ubriaco. Non posso fare l'amore con te se sei ubriaco.
Lovino si imbronciò e nascose il viso nell'incavo del suo collo, rannicchiandosi tra le sue braccia. Antonio si concesse un sospiro di sollievo, pensando si fosse calmato. Invece, Lovino tornò all'attacco.
-non vuoi fottermi?- gli sussurrò all'orecchio, infilandogli una mano sotto la maglietta. Gli morse il lobo, il suo alito sapeva fin troppo di alcool -non vuoi avermi? Non vuoi sentirmi mentre ti imploro di darmi piacere?- e, per rimarcare il concetto, gli gemette dritto nell'orecchio -Antonio... per favore...
Antonio si mise a recitare mentalmente delle preghiere per rimanere lucido e lo allontanò da sé.
-no.
Lovino si imbronciò.
-oh, dai, non fare quel faccino- gli accarezzò il viso, sorridendogli. Poi si sporse a sussurrargli all'orecchio -abbi solo un po' di pazienza, Lovi. L'attesa aumenta il desiderio- gli accarezzò la schiena, lentamente, facendolo rabbrividire, e poi continuò -vedrai che la prima notte di nozze sarà speciale.
-uhm...- socchiuse gli occhi, lasciandosi andare contro di lui. Sospirò, lasciandosi stringere, e piantò la fronte contro il suo petto. Sbuffò -smettila di girare.
-non sto girando, querido- gli accarezzò i capelli, piano.
-ah. Allora è il resto- avvolse le braccia intorno al suo busto, per impedirgli di allontanarsi, e gemette sotto voce -gira tutto. Fallo smettere.
-concentrati su di me- piantò una mano aperta sulla sua schiena, lasciandola lì -io sono fermo.
Lovino mugugnò qualcosa, stringendolo maggiormente.
Francis sbucò dalla porta -si può sapere cosa... ma dai, fanno crossdressing e non mi invitano? È un oltraggio!
Lovino brontolò qualcosa, coprendosi le orecchie.
Francis si sedette affianco all'amico e scrutò Lovino -quindi erano solo ubriachi. E io che mi ero preoccupato.
-non dirlo a me- baciò sulla fronte Lovino, che si era addormentato -adesso lo porto a letto.
-no, no, liebe stai fer...- un tonfo li fece girare. Gilbert era a terra, con Eliza addosso che rideva strusciandoglisi contro.
-daaaaaaaaai- la ragazza disse qualcosa in ungherese, poi si chinò a baciarlo, andando a sfilargli i pantaloni. Gilbert le prese le mani e gliele portò sui fianchi, allontanandola.
-no. Sei ubriaca.
-e vabbé- lo baciò di nuovo, ma Gilbert la sollevò e si rimise in piedi, riallacciandosi i pantaloni. Eliza si imbronciò -dai, amore.
-no. Vai a letto.
-se ci sei anche tu volentieri...
-no!
Eliza sbuffò -uffa- si rimise in piedi, barcollando, e si tolse la maglietta -dov'è il mio pigiama?
Gilbert le fece da scudo, per impedire ad altri di vederla -ferma- le rimise la maglietta -adesso lo cerchiamo.
-sei noioso.
-sono sobrio.
-appunto. Noioso- allacciò le braccia intorno al suo collo -mi prendi in braccio?
Gilbert obbedì, sbuffando. Si voltò verso i due amici -non avete visto nulla, vero?
Francis alzò le spalle -sono gay, mon ami. E Antonio è così impegnato a fissare Lovino che non penso si sia accorto della vostra presenza.
Lo spagnolo sollevò lo sguardo -cosa?
-appunto- si alzò in piedi -dai, andiamo. Feliciano dov'è?
-a vomitare.
-uh. Povero Ludwig.
Antonio prese in braccio il suo ragazzo a mo' di sposa, stringendolo forte, e si alzò in piedi. Lovino mugugnò qualcosa, ma restò saldamente ancorato nel mondo dei sogni.
-lo porto a dormire.
Gilbert rise -non è andata come ci aspettavamo, direi.
-non dovevate venire- brontolò Eliza contro il suo orecchio.
-e poi ero io quello da tenere d'occhio- sbuffò l'albino, baciando la sua ragazza sulla fronte. Quella mormorò qualcosa, lasciandosi andare contro la sua spalla -su, säufer¹, adesso ti mettiamo a letto.
-amo? Chi mi mette a letto? Tu e...?
-nessuno, küken². Io e te.
-uhm...- quella brontolò qualcosa, lasciandosi andare contro il suo ragazzo.
Francis afferrò una manica all'amico, tirandolo via dolcemente -dai, andiamo.
Antonio annuì, studiando il viso del suo ragazzo con un sorriso dolce.
Francis sospirò, con una risatina -mi fate mancare Arthùr con tutte queste smancerie.
1) Google dixit: ubriaco, ubriacona ecc
2) Yahoo answers dixit: pulcino. Non potevo non metterlo.
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