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CAPITOLO VENTIDUE - Hold on.

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Canzone del capitolo: 'Hold on' - Chord Overstreet.

Buona lettura! 🌸

Nate

Fisso il medico dinanzi ai miei occhi sbattendo le palpebre in continuazione, mentre l'uomo parla come un treno da quindici minuti a questa parte, anche se l'unica cosa che ho effettivamente capito è che, finalmente, posso uscire da questo buco infernale.

"Okay ragazzo, finalmente puoi tornare a casa. Il trauma cranico si è quasi del tutto riassorbito e vedo che tu sei abbastanza in forma, ti diamo delle pastiglie per il mal di testa e sei a posto." Dice facendo agitare la penna fra le due dita e girando le carte in continuazione. Il rumore che fa la carta mentre striscia, mi ricorda quello che delle foglie in pieno autunno, quando cammini sul marciapiede e pesti le foglie secche, lasciando che si frantumino sotto i tuoi occhi come se non valessero nulla, ed è un pò così che mi sento sotto lo sguardo impassibile del dottore. I suoi occhi mi scrutano mentre parla, ma io mi sento solo come un altro della lunga lista del medico, come un numero, non conto nulla per lui. Il rumore mi distrae dalle sue parole, tanto che mi incanto a fissare le sue dita che si muovono nella cartella clinica che ha scritto davanti il mio nome e cognome in stampatello. "Mi raccomando: mangia leggero e fa attenzione. Per qualunque dolore o sintomo che non riconosci, torna qui immediatamente."
L'uomo prosegue con le sue raccomandazioni, mentre io penso soltanto a mettere piede fuori da questo inferno, per non tornarci mai più. A questo punto, si appoggia la tavolino della stanza e mi firma le carte per la dimissione mentre io mi allaccio le scarpe seduto sul letto proprio accanto a lui.
Finalmente posso tornare a casa e rilassarmi un pò, come si deve.

Mi consegna le carte in mano e posa una mano sulla mia spalla. "Ah, quasi dimenticavo!" Esclama osservando dentro le mie iridi. "Dovresti evitare il sole per un pò, sarebbe meglio."

"Ma dice sul serio?" Alzo gli occhi al cielo e sbuffo incrociando le braccia al petto. "Ma io sono in vacanza!"

"Si, e sei vivo per miracolo." Afferma duro e senza peli sulla lingua. "Se vuoi farti un bagno fallo la sera."

Sbuffo e mi alzo in piedi poggiando le mani sulle ginocchia e facendo leva su di esse per tirarmi su. Afferro le carte e le fisso sfogliandole un pò. "Che palle, rovinerò le vacanze a Sky."

Gliele hai già rovinate, guarda che hai combinato.
Oh ciao, non mi mancavi.
Invece a me tu si, se fossi morto ti avrei resuscitato a forza di insulti, Caleb è stato troppo carino.
Ah, torna nella tua tana e ammutolisciti.
  
Cammino verso l'uscita della stanza, sentendo solo il rumore dei miei passi che si allontanano sempre più da quell'inferno. Non appena metto il piede fuori dalla stanza trovo Sky mi aspetta fuori dalla porta, con un sorriso a 32 denti. Non appena mi vede mi stampa un bacio sulla guancia e si butta fra le mie braccia accocolandosi sul mio petto  stringendo con forza il mio torace.
  
"Finalmente posso dormire accanto a te senza che qualcuno rompa il cazzo." Sbotta inspirando il mio profumo e chiudendo gli occhi, mentre faccio scorrere la mia mano sulla schiena e le lascio un delicato bacio fra i capelli, lasciando che il suo famigliare profumo alla vaniglia invada i miei sensi e mi culli dolcemente.

Scoppio a ridere stringendola più forte e dopo aver sciolto l'abbraccio la prendo per mano e la osservo dalla poca in cui ci troviamo. Sembra un fiore appassito, privato della sua vitalità. Come un fantasma, in cerca di un appiglio a cui aggrapparsi, dopo che le sono state prosciugate tutte le energie, mi sembra quasi che possa sbiadire sotto al mio stesso sguardo. Frantumarsi in mille piccoli pezzi di vetro e lasciarsi calpestare dal suo stesso dolore. "Quello stronzo del dottore mi ha detto che non posso stare al sole." dico distogliendo lo sguardo, per non guardare come la mia stella stia smettendo di brillare. 

"Beh.. non ha tutti i torti Nate." Replica facendo spalluce. "Mi sembra ovvio."
  
"Si ma.. cosa facciamo per una settimana?"Domando scocciato e annoiato, dopo essere stato privato da ogni speranza.
 
Si volta a guardarmi e mi sorride. "Non preoccuparti, qualcosa da fare lo troviamo. Intanto devi recuperare un sacco di giorni di coccole."
  
Le sorrido di rimando e le stringo il collo in un abbraccio. "Oh si giusto."
  
Rido assieme a lei mentre attraversiamo il parcheggio dove sua madre ci attende in macchina.
Finalmente posso vedere la luce del sole e respirare aria vera e pura, che non sia quella dell'ospedale che sa di medicinali e disinfettante.
Mi sembra di uscire da una gabbia per la prima volta in tutta la mia vita e poter assaporare l'estate, per la prima volta. In questi giorni mi sono reso conto delle cose che contano davvero, delle cose importanti e delle persone che davvero mi amano e mai mi abbandoneranno. Mi sono reso conto di quanto mi mancasse uscire mano nella mano con la mia ragazza, di quanto in realtà prendere un cappuccio alla mattina in compagnia dei miei amici fosse al contempo semplice e fondamentale nella mia routine, come il calore che emana il sole scaldi anche il mio cuore oltre che la mia pelle, quanto avessi bisogno dell'amore di mia madre e tante altre piccole cose che ognuno di noi da per scontate, ma che in realtà possono sparire all'improvviso senza un preciso motivo. Ho davvero rischiato di perdere tutto e tutti, e da tutto ciò ho imparato a dar valore ad ogni cosa, ad ogni più piccola emozione che varca la soglia del mio cuore e ad assaporare la sensazione che mi da quando oltrepassa la porta entrandomi nell'anima. Soprattutto per l'amore che nutro nei confronti della ragazza al mio fianco.
Ho resistito, per la ragazza che ho in parte. Ho resistito, per poter tornare a vedere il suo sorriso. Ho resistito, solo per lei.

"Come ti senti Nate?" La madre di Sky mi guarda dallo specchietto e mi distrae dai miei pensieri.

Scrollo le spalle con un gesto istintivo e sospiro. "Abbastanza bene. Diciamo che per quello che ho rischiato me la sono cavata con poco."

La donna sorride e scorre lo sguardo sulla figlia, che scuote il capo animatamente mentre la musica si propaga in macchina. "Beh si, meno male che ti sei risvegliato. Non so che avremmo fatto altrimenti."
  
La testa di Sky si ferma all'improvviso, e gli occhi le si stringono ad una fessura. Mi lancia un'occhiata dallo specchietto retrovisore, per poi increspare le labbra ed arricciare il naso, passandosi il palmo della mano su di esso e ritornare a rivolgere lo sguardo su sua madre. "Lo avrei svegliato a calci ed insulti se non lo avesse fatto da se." Replica tornando poi a guardare me ed allungando la mano verso di me. Intreccio le dita alle sua e le sorrido. 
Non avrei mai potuto lasciarla, mai e poi mai.

Le sorrido e stringo la sua mano "Conta che quando mi sono svegliato ti ho sentita cantare."
  
Sua madre scoppia a ridere e la guarda con un sorriso. "Dai non è così male a cantare quando si impegna!" esclama osservandomi dallo specchietto. 

"Ehi! Ma cosa vuol dire solo quando mi impegno? Vi ho già detto mille volte che io sono Hannah Montana." Fa il broncio e le nostre risate si fanno più forti mentre la guardiamo incantati dalla sua figura.
  
Sky si sporge ad alzare il volume della radio quando sente la canzone che sta trasmettendo la radio ed in un nano secondo 'Colors' di Halsey si propaga nell'abitacolo, e la ragazza comincia a cantare a squarcia gola, abbassando i finestrini. Il suo buonumore ci contagia e ci ritroviamo ad intonare tutti e tre insieme la canzone, mentre le dita di Sky tagliano il vento facendola sembrare così viva e priva di pensieri. I capelli corvini si muovono sinuosi nel vento, creando lo stesso effetto delle onde del mare ed il suo sorriso unito alla sua risata cristallina, arriva dritto al mio cuore, facendo sorridere anche a me mentre Halsey ci fa da sottofondo. Adoro il modo in cui si fa prendere dalla musica, sembra che diventi parte di lei, si lascia guidare da ciò che dice e mentre canta sembra che l'unica cosa che veramente conti siano quelle parole, che le entrano in circolo nelle vene, scorrendo al posto del sangue. 

Una volta a casa, mi prende per mano e ridendo ci dirigiamo in camera, lanciandoci diretti sul letto senza nemmeno salutare chi c'è e chiudendo la porta della nostra stanza a chiave.
  
"Guardiamo un film?" Le chiedo mentre si stiracchia e sbadiglia. La maglietta le sale lungo il corpo, lasciando scoperta la pancia piatta. Scorro con l'indice sulla pelle scoperta e sorrido quando noto che le vengono i brividi. scrolla le spalla e si sdraia completamente sul letto, con braccia e gambe aperte a mo' di angelo, sorridendomi e facendomi cenno di sdraiarmi accanto a lei.
 
"Certo, cosa vuoi vedere?"Domanda mentre si accoccola sul mio petto ed incastra la testa nell'incavo del mio collo. La osservo da questa posizione, mentre con le dita prende a disegnare piccoli cerchi sul mio torace, provocando in me intensi brividi. Sembra una bambina e la sua espressione rilassata mi fa sorridere. Le stampo un bacio sulla fronte e sospiro.
  
"Boh, ho qualcosa sull'hard disk che ho portato da casa, vediamo che c'è." affermo saettando con lo sguardo intorno alla stanza in cerca dell'oggetto da me nominato. 
Annuisce convinta e si scosta dalla sua posizione, lasciandomi alzare dal letto per cercare l'hard disk. Una volta trovato, attacchiamo il cavo alla TV e una lunga lista di film si fa strada sullo schermo di essa. 

"Aaaaaaaaah" urla la ragazza improvvisamente. 

Mi volto di scatto pensando che sia successo qualcosa e la trovo in piedi sul letto mentre fissa la televisione. 

"Dobbiamo assolutamente guardare twilight." Afferma con gli occhi fuori dalle orbite.

"Dimmi che scherzi, mi hai fatto venire i vermi con quell'urlo, stupida." Ribatto posandomi una mano sul cuore e sentendolo battere all'impazzata.
 
"Ti prego amore ti pregoooo" si inginocchia e mette le mani giunte a mo' di preghiera. "Non lo vedo da un sacco e per di più in inglese non l'ho mai visto."

Alzo gli occhi al cielo e sospiro. "Eh va bene stress, guardiamo questo film."

È passata quasi un'ora e Sky è tra le mie braccia che recita ogni singola battuta a memoria.

"Se dovevi recitare il copione a memoria potevi dirmelo, sai?" affermo con un sorriso. "Almeno mi preparavo la parte di Edward."

Si alza e si inginocchia davanti a me, poi sorridendo recita la prossima battuta. "Di tre cose ero del tutto certa. Uno: Edward era un vampiro. Due: una parte di lui, chissà quale e quanto importante, aveva sete del mio sangue. Tre: ero totalmente ed incondizionatamente innamorata di lui."

Detto ciò si avvicina a me lentamente e mi prende il viso tra le mani poggiando con delicatezza le sue labbra sulle mie, e provocandomi un brivido nel momento in cui mi dà accesso alla sua bocca facendo entrare in contatto le nostre lingue. Tiro la sua maglietta verso di me e la stringo forte tra le mie braccia, ribaltando la posizione e schiacciandola sotto il mio peso. Allaccia le sue braccia attorno al mio collo mentre continua a baciarmi e mi stringe a se con forza. Come mi è mancato tutto questo. Mi è mancato sentire come il suo corpo si incastra perfettamente con il mio, come le sue morbide labbra si muovono in simbiosi con le mie.

Si stacca da me con il respiro spezzato e mi lascia un bacio sul naso, mentre le mie mani scorrono sotto la sua maglietta e fanno per sollevarla. "Sei sicuro Nate?" Domanda con la preoccupazione negli occhi.

"Mai stato così sicuro di qualcosa in vita mia, mi manchi troppo."

Sorride con gli occhi che brillano di amore e desiderio, e posa di nuovo le sue labbra sulle mie, mandando in tilt la mia mente. Sfilo i suo vestiti con un agile movimento e osservo come dei brividi si formano sulla sua pelle quando le mie dita la sfiorano e la toccano. Sento l'adrenalina salire e stringo le mie mani sulle sue coscie con forza, facendogliele allacciare alla mia vita.

"Sei la cosa più bella sulla quale i miei occhi si siano mai posati." Dice in un sospiro mentre mi unisco a lei.

"Lo hai già detto mi pare, ora zitta e baciami, non mi distruggi. Lo fai se non mi baci immediatamente."

Si aggrappa al mio collo e si tira su, forzo il bacio e la stringo più forte che posso. Gioca con i miei capelli e sorride fra un bacio e l'altro mentre la accarezzo dolcemente e la faccio sdraiare di nuovo sul letto.

Fronte contro fronte le sussurro "Senza condizioni."

"Fino a quando mi amerai." Replica semplicemente e sorride di nuovo mentre mi accarezza il viso con dolcezza e così tanta tenerezza che poche volte le ho visto negli occhi.

Le sto accarezzando la schiena e lei mi lascia piccoli ed umidi baci sul collo facendomi venire i brividi.
"Devo dirti una cosa." Dice improvvisamente e spezzando il silenzio.

Appoggio la testa alla sua e le sorrido. "Dimmi."

"Mentre tu eri un vegetale.. ho fatto una cosa." Prosegue distogliendo lo sguardo e sollevandosi con il busto. I suoi occhi si posano sul lenzuolo sfatto ai nostri piedi e le sue mani tengono strette il tessuto bianco, in modo che copra la sua nudità. Mi tiro su a mia volta e mi poso dietro di lei, abbracciandola da dietro e appoggiando la testa nell'incavo del suo collo, lasciandoci qualche bacio ogni tanto.

So già cosa sta per dirmi, infatti la stringo più forte fra le mie braccia, quasi togliendole il respiro. Faccio comunque finta di niente e corrugo la fronte. "Che hai fatto?"

"Ecco io... avevo così tanta paura di perderti.." Dice con la voce spezzata e rotta dall'emozione. Diventa di ghiaccio in un nano secondo, e posso sentire i tessuti del mio cuore e del suo lacerarsi contemporaneamente. Il mio per il dolore che le ho causato, ed il suo per il dolore immenso che ha provato. Si volta verso di me ed i nostri occhi si incontrano, acqua e fuoco, ma ricchi di amore, così palpabile da togliere il fiato. "Eri così freddo Nate, te ne stavi disteso ed immobile, il tuo respiro era così debole e il tuo battito non riuscivo a sentirlo, non mi cullava come ha sempre fatto. Passavo il tempo a stringere la tua mano e con la testa appoggiata al tuo braccio, nella speranza che tu stringessi le mie dita o mi accarezzassi, ma non succedeva mai, ed ogni volta il mio cuore si lacerava un po' di più, facendo crescere in me quella sensazione di vuoto che solo la tua presenza era riuscita in parte a colmare." Sussurra perdendosi con lo sguardo e voltandosi di nuovo, soffermandosi su un punto fermo dinanzi a sé. "Vagavo nel vuoto con lo sguardo, ero persa chissà dove e non volevo parlare con nessuno. Guardavo l'alba nascere ed aspettavo che il sole calasse in attesa del satellite che illuminava i tuoi capelli con il suo chiarore facendoti sembrare un angelo. Eri così bello anche su un lettino di ospedale ed io ero sempre più vuota senza di te e la tua risata, o i tuoi dolci occhi che riempivano le mie giornate. Mi mancava tutto di te, il tuo profumo, la tua voce, la tua risata.. ogni minuto mi sentivo più persa fino al momento in cui non sentivo più niente. Era solo il battito del mio cuore a tenermi in vita, ero spenta, grigia. Non sentivo più niente, era come se i miei sentimenti si fossero spenti e la mia mente avesse perso la lucidità. Nella mia testa vagavano tanti di quei pensieri.. il primo in assoluto era che se tu fossi morto, ovunque tu saresti stato, ti avrei raggiunto perché io senza te non sarei stata niente, non ce l'avrei mai fatta, ed il mio cuore non avrebbe retto un altro addio, e un po' perché mi sentivo in colpa per averti fatto saltare giù da quella scogliera, quella notte. Quando sono arrivata al punto che l'unica cosa a riempire le mie giornate era il tic tac dell'orologio sopra al tuo letto, mi sono resa conto che non c'era più posto per una catastrofe come me in questo mondo." Si ferma un minuto ed i suoi occhi finiscono nei miei, di nuovo. Un brivido percorre la mia schiena. Non so di preciso cosa lo causa, forse il tono di voce freddo e gelido, o forse il fatto che il dolore è così palpabile che mi crolla addosso come un macigno. Sento il petto pesare e venire schiacciato completamente da questa emozione. Il mio fiato si spezza, così come il cuore ed i miei occhi iniziano a coprirsi di un debole strato di trasparente di dolore.
Non mi sono perso nemmeno una parola di quello che ha detto. Mi sembra persino di sentire la sua sofferenza mentre parla, perciò la stringo forte fra le mie braccia, lasciandole un bacio sul collo. "Sono qui adesso." Le dico inspirando il suo profumo.

"Aspetta. Non ho finito." Mi da un bacio sulla guancia e fa un debole sorriso. "Insomma, quando questo pensiero ha attraversato la mia mente ho capito che mi ero persa per sempre e che, molto probabilmente, non avrei più ritrovato la strada di casa. Ero sola con te nella stanza in quel momento così ti ho salutato come potevo, ti ho dato un bacio sulla guancia e dalla borsa ho tirato fuori l'oggetto che mai nella mia vita mi sarei immaginata di avere tra le mani. Era la lametta di Natasha, gliel'ho portata via di nascosto per impedirle di fare cazzate e l'ho sempre avuta con me. Non c'è un motivo particolare per cui l'avevo in realtà, però era lì a portata di mano. Sono andata in bagno e l'ho appoggiata sul polso. Immaginavo che l'oggetto fosse una semplice matita e la mia pelle la carta sulla quale avrei dovuto disegnare. Non vedevo la realtà dei fatti, sentivo solo il mio cuore bruciare e vedevo una matita in grado di portare via tutta la mia sofferenza. Quando però ho visto scorrere il sangue goccia dopo goccia nel lavandino, non so cosa sia successo, ma è come se avessi riacquistato la lucidità e mi sono resa conto di ciò che avevo fatto. Ho chiamato Luca e, per chissà quale fortuna il taglio non era così profondo. E.. niente, basta, questo è tutto. Non fare facce strane ti prego. Voglio solo che tu sappia che non mi sentivo più me stessa senza di te, non sentivo più nulla, perché tu non eri al mio fianco."

Solleva poi il suo polso e lo guarda corrucciata. Lo prendo fa le mani e lascio un bacio sul cerotto che lo ricopre. "Lo sapevo già. Quando ti sei addormentata accanto a me, ho passato una cosa come due ore ad osservarti dormire e sai bene che non mi sfugge niente. Il tuo braccio era appoggiato su di me e il mio occhio è scappato sul cerotto. Ho sollevato il polso e ho notato la riga rossa sotto." Le dico senza togliere gli occhi dal cerotto.

"Uffa però, io ci ho messo mezza giornata ad elaborare il mio discorso e tu già lo sapevi. Che palle che sei Dio mio!" Esclama coprendosi il viso per la vergogna.

Sorrido e le accarezzo i capelli cullandola fra le mie braccia. "Beh si forse si, ma tu mi ami lo stesso per cui chissenefrega."

"Oh certo, solo perché ti amo non significa che puoi stalckerizzarmi come e quando ti pare." Sbotta allontanandosi da me e lasciandomi addosso un senso di vuoto.

"Invece si, perché tu sei solo mia."

Alza le sopracciglia e mi fissa. "Questo chi lo dice?"

"Io"

Non le do nemmeno il tempo di replicare che la attiro fra le mie braccia di nuovo e le bacio il collo, soffermandomi in un punto e cominciando a succhiare. "Ecco, ora sei marchiata a vita."

"Ed io che pensavo volessi coccolarmi ancora un po'." Sbuffa scocciata ed incrociando le braccia al petto.

Sul mio viso si apre un'espressione maliziosa e le mordicchio il collo sussurrandole all'orecchio parole che le tolgono il fiato. "Beh fino a prova contraria non siamo ancora vestiti."

"Sei un porco." Sbotta.

"Ma ti sono mancato." Ribatto prontamente.

Scuote il capo e l'indice della mano libera dalla mia stretta, chiudendo gli occhi e facendo un'espressione tenerissima. "Neanche un po'."

"Bugiarda."

"Okey si forse un pochino." Fa un gesto con le dita che mi fa tanta tenerezza così torno a baciarla e mi lascio cullare dal suo profumo mentre mi addormento fra le sue famigliari braccia.

Sky

Sto accarezzando i capelli di Nate da ormai tre ore. Il sonno, purtroppo, non si impossessa di me ed io mi sto stufando. Decido che ho bisogno di un po' di aria così mi vesto, dato che non lo sono da oggi pomeriggio, ed esco cercando di non svegliare nessuno.

Cammino verso la spiaggia e mi perdo nel vento che mi scompiglia i capelli. La brezza marina penetra nelle mie narici permettendomi di dare il via a quel circolo vizioso che sono i miei pensieri mischiati alla mia mente.
La sabbia è fresca, così come il vento che mi accarezza la pelle e mi siedo in terra ammirando, ancora una volta, la bella Luna che illumina l'acqua marina e si riflette sullo spazio infinito davanti ai miei occhi.
Metto le cuffiette e faccio partire la mia play list di spotify.

La voce di Fede si fa strada nelle mie orecchie cantando una canzone che durante il concerto mi aveva portata alle lacrime ed alla pelle d'oca. Sono completamente sola in questo angolino così mi faccio trasportare completamente dalla musica e dal testo, e canto.

"Quando si rimane da soli, si sentono rumori lontani.
Vibrano la mente e la pelle, ti accompagneranno per sempre.
Io non ho bisogno di niente, e non ho bisogno di te."

Chiudo gli occhi e alzo la testa verso il cielo, distendo le gambe e prendendo un gran respiro.

"Se ti scrivo ancora è solo per parlarti di me, della neve che c'è fuori e che non ho paura.
Se ti scrivo ancora, è solo per sapere se c'è qualcos'altro di me che non sai, che non hai apprezzato mai."

Mi vengono i brividi mentre canto e penso al significato che ha per me questa canzone. Ricordo che Fede inizialmente disse che durante l'inizio del tour chiedeva di spegnere i telefoni mentre cantava questa canzone, ma poi disse anche che ognuno avrebbe dovuto assaporarla come più si sentiva. Io chiusi gli occhi, voltai il mio sguardo al cielo e mi presi quei tre minuti per me, come se lui stesse cantando solo per me, mentre le stelle ci facevano da sfondo in quella serata meravigliosa. Alla fine delle lacrime solcavano le mie guance e immaginai che lui conoscesse i miei pensieri e mi avesse dedicato quel brano. Ricordo che ero con Rebekah e Natasha e che anche a loro due, fece lo stesso effetto, soprattutto Natasha, che alla fine si ritrovò a piangere senza controllo fra le nostre braccia.

"Quello che ci coglie indifesi, spesso poi ci rende migliori.
Vago tra il mio cuore e le stelle.
Io ti porto dentro da sempre, ma non ho bisogno di te.
Se ti scrivo ancora è solo per parlarti di me, della neve che c'e fuori e che non ho paura.
Se ti scrivo ancora, è solo per sapere se c'è qualcos'altro di me che non sai, che non hai apprezzato mai.
Se ti cerco ancora è per liberarmi di te, dell'amore che c'è dentro me, e che non so spiegare.
Che non so spiegare."

Terminata la canzone mi tolgo il vestito e cammino lentamente verso l'acqua per farmi una nuotata.
L'acqua fredda bagna la mia pelle e mi fa rabbrividire per un attimo ma poi mi abituo a quella temperatura e continuo a nuotare mentre il chiarore della luna mi fa da sfondo.

"Eeehi sorellina!"

La voce di mio fratello mi fa voltare di scatto verso la riva e sorrido mentre le osservo togliersi la maglietta e venire verso di me. Fare il bagno a quest'ora è sempre stato un vizio di entrambi. Si avvicina sempre di più e quando arriva dinanzi a me, mi lascia un bacio sulla guancia. "Fai il bagno di notte senza di me?"

"Non sarebbe la prima volta." Ridacchio guardandolo.

"Traditrice."

Alzo le mani in segno di resa e scoppio a ridere.

"Come stai?" Mi chiede dopo qualche minuto di silenzio. Mio fratello ha sempre saputo riconoscere da un solo sguardo quando qualcosa non va. Non mi è mai stato possibile nascondere proprio nulla.

"Beh, ora che il mio ragazzo è sveglio mi sento meno vuota di tre giorni fa." Affermo guardandolo negli occhi.

Annuisce e piega la testa di lato, mentre insieme nuotiamo verso la linea, ora invisibile, dell'orizzonte. "E il resto?"

"Il resto va.. sai mi piacerebbe ricevere delle risposte da Caleb per tagliare in modo definitivo quel filo che mi lega a lui, e magari parlare con Natasha per sapere se mi ritiene colpevole di ciò che le è successo, o comunque se io ho qualche responsabilità nell'atto che ha quasi compiuto. Però nessuna delle due è possibile e quindi mi accontento di sussurrare le mie domande al cielo ed alle stelle, in attesa di risposte che non arriveranno mai."

"Ricordi il libro di storia Giapponesi che ogni sera co leggeva papà quando eravamo piccoli?" Domanda d'un tratto.
Corrugo la fronte e sorrido. Certo che me lo ricordo, è ovvio. Quando eravamo molto piccoli io e Davide condividevamo la stanza, e papà tutte le sere veniva in camera e si sedeva con questo libro di storie giapponesi ai piedi del letto e ci leggeva una storia in esso contenuta. Qualcuna la conosce anche Luca. Quando le terminava ricominciava da capo, ma nessuno di noi si stancava mai di sentire papà leggere quelle storie.

"Certo che me lo ricordo. Come potrei dimenticarlo?" Replico sorridendogli.

"Vuoi sapere quale era la mia storia preferita?" Chiede poi fermandosi ad osservarmi.

"Certo che voglio saperlo! Magari era la stessa mia!" Sorrido raggiante e porto i miei occhi sulla Luna.

"Quella del paradiso e dell'Inferno."

Sorrido e annuisco. Era anche la mia preferita. Con la mente ritorno al ricordo di papà che ci raccontava la fiaba.

Io e Davide eravamo seduti sul letto, attendendo con entusiasmo papà. Nostro padre fece il suo ingresso in camera e si sedette a gambe incrociate sul letto, porgendo ad entrambi il solito bicchiere di latte e cioccolato che faceva in modo di farci addormentare ogni sera. Ci sorrise ed aprì il libro. "Stasera è il turno della mia favola preferita, si chiama 'Paradiso ed Inferno.'" Ci disse sfogliando le pagine del libro. "Siete pronti?"

Entrambi annuimmo entusiasti e ci portammo alle labbra il bicchiere, mentre nostro padre prese a raccontare la favola.

"Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell'aldilà e fu destinato al paradiso.
Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un'occhiata anche all'inferno.
Un angelo lo accontentò.
Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt'intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletrici da far pietà.
"Com'è possibile?" chiese il samurai alla sua guida."Con tutto quel ben di Dio davanti!"
"Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all'estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca."
Il coraggioso samurai rabbrividì.
Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto ai denti.
Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.
Qui lo attendeva una sorpresa.
Il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno!
Dentro l’immenso salone c’era un’infinità tavolata di gente seduta davanti ad un’identica sfilata di piatti deliziosi.
Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca.
C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia.
“Ma com’è possibile?”, chiese stupito il coraggioso samurai.
L’angelo sorrise:
“All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino”.

Paradiso e inferno sono nelle tue mani.
Oggi."

Papà ci sorrise e chiuse il libro, per poi augurare ad entrambi la buonanotte ed uscire dalla stanza senza proferire parola. Guardai mio fratello, che possedeva la mia stessa espressione currucciata, poiché nessuno dei due aveva capito la storia, scrollammo le spalle e ci sdraiammo uno accanto all'altro, per poi crollare nel sonno abbracciati e sorridenti.

"Paradiso ed inferno sono nelle tue mani Sky, entrambi. Non credi di aver fatto visita all'inferno un pò troppe volte?" Mi dice accarezzandomi il viso. "Perdona te stessa amore mio, sono errori che in realtà non hai commesso. Lasciati il passato alle spalle e vivi per il tuo presente."

"Non accadrà mai Davide." Affermo sorridendo amaramente.

Scuote la testa e sospira. "Ce la facciamo questa ultima nuotata?"

"Chi arriva per primo alla boa!" Urlo già più avanti di lui.

"Sei un'imbrogliona, non vale così." Strilla da dietro di me.

"Guarda che se perdi mi devi offrire da bere!" Gli dico senza voltarmi.

"Scordatelo!" Mi urla di rimando.

"Muoviti invece di chiaccherare!" Sbraito di nuovo. "Sto vincendo io!"

"Sei una stronza." Afferma una volta arrivati alla boa. E, ovviamente, ho vinto io.

"Grazie amore, lo so già." Gli stampo un bacio sulla guancia e sorrido trionfante.

Scoppio a ridere e mi volto per tornare alla riva, continuando a nuotare mentre la voce di mio fratello si sentire forte e chiara e mi insegue tentando di acchiapparmi.

"Io e te ad uscire da ogni casino, mano nella mano come all'asilo."

Sorrido a mio fratello e lo abbraccio ringraziandolo di cuore per essermi sempre accanto e darmi la forza di resistere.

___________
🦄🦄🦄

Eccomi di nuovo Stelline!
Spero il capitolo vi sia piaciuto!
Ci sentiamo fra pochissimo con il ventitré!
Baci ed alla prossima!

Ila_ 🌙💘


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