32
Caitlyn lasciò cadere il corpo di Lily, stordita dalla scarica elettrica, all'interno della cella in cui tanti altri oppositori erano stati soppressi. Non che lei avesse lavorato lì, ma aveva ascoltato spesso le conversazioni di Gray, Lily, Ewan e Michael mentre parlavano del Progetto Omega, perciò sapeva ogni cosa di quel posto. Aveva fatto in modo di non essere scoperta, naturalmente, ed era fiera della propria astuzia perché le avrebbe permesso di sbarazzarsi di Lily. La detestava molto più di quanto avesse ma lasciato trasparire, e avere l'occasione di toglierla di mezzo la rendeva soddisfatta al solo pensiero. A causa di quel suo atteggiamento di costante diffidenza e testardaggine, Caitlyn desiderava di frequente darle una bella lezione, soprattutto quando le dava un qualsiasi genere di ordine. Chi diavolo si credeva di essere? Si riteneva forse superiore a lei per un qualsiasi motivo? In tal caso si sbagliava di grosso, aveva sempre avuto torto ogni volta che l'aveva pensato, ed era arrivato il suo momento per dimostrarlo. Caitlyn lanciò un'occhiata a Lily che, priva di sensi, giaceva sul pavimento come se stesse dormendo, dopodiché un ghigno comparve sul suo volto. Le disse << Finalmente farai la fine che ti meriti. >>
Accovacciata vicino alla ragazza, Caitlyn fece una smorfia compiaciuta, già gustandosi la vendetta che stava finalmente per ottenere. Ogni volta che Lily le aveva urlato contro, ogni volta che l'aveva rimproverata, ogni volta che si era arrabbiata... l'avrebbe pagata per tutto. Finalmente si alzò, per poi uscire dalla cella con passo lento e rilassato, consapevole del fatto che Lily non avrebbe di sicuro potuto fermarla. L'aveva resa impotente, cosa che nessuno che conoscesse era mai riuscito a fare, ragione per cui sentiva la fierezza crescere in lei. Chiuse la porta alle sue spalle con un tonfo, fece scattare la serratura e, un ampio sorriso stampato in faccia, si avviò verso la stanza adiacente. Era da lì che si azionava la trasformazione del veleno in vapore, proprio come avevano sempre fatto gli addetti del Progetto Omega. Adesso bastava solo leggere le istruzioni che erano state preparate per i lavoratori, così da poter azionare il meccanismo e costringere Lily a respirare quel gas letale. È un peccato sprecare un veleno tanto costoso per una stronza come lei; pensò, dopodiché iniziò a sfogliare il manuale.
* * *
<< E adesso? Pensi che Caitlyn non si aspetti di essere attaccata? Lily non è affatto da sola, e lei sa che non la lasceremo lì a morire. >> disse Amber, mentre scendeva le scale per raggiungere l'area in cui Caitlyn aveva portato Lily. Sinkey aveva avuto modo di allenare entrambe in due periodi diversi della sua carriera nel Settore Beta, perciò conosceva entrambe almeno un minimo. O almeno, Caitlyn era sempre stata un libro aperto, così facile da sfogliare da risultare persino noioso. Lily, al contrario, era bloccata da un lucchetto, motivo per cui si doveva impazzire per trovare la chiave giusta, e solo allora si poteva leggere le prime pagine.
<< Non farti tutti questi problemi, Amber. >>
<< È ovvio che mi faccio problemi, invece! Lily è mia amica e sta rischiando di morire, in caso tu non te ne sia accorto. >>
Sinkey la guardò, capendo il perché della sua agitazione, tuttavia era propenso solo a farla calmare il più possibile. Comprendeva bene il modo in cui si sentiva, ma se si fosse lasciata prendere dalle proprie emozioni non sarebbe riuscita a concludere nulla di buono << Non abbiamo tempo per metterci a riflettere su come fare nei dettagli, ci stiamo già mettendo una vita. E poi siete già stati scoperti. >>
<< Non si può agire senza pensare. >> ribatté la ragazza, nervosa. Più cercava di metterle in testa la propria idea, più lasciavano che i minuti scorressero e annientassero ogni loro occasione per pianificare qualsiasi cosa.
<< Se resti qui a riflettere come se stessi pensando a cosa mangiare per colazione Lily morirà! >> esclamò a quel punto Sinkey, non reggendo più il peso dell'esasperazione << Lei morirà e noi faremo la sua stessa fine! >>
Nell'udire quelle parole tanto schiette, eppure tanto vere, Amber rimase interdetta per un po'. Non sapeva assolutamente quale potesse essere la propria risposta, né tantomeno se le sue convinzioni fossero rimaste invariate rispetto a prima. Era davvero una priorità escogitare nei dettagli un'azione prima di eseguirla, anche se aumentava le possibilità che perdesse la vita? No, neanche per sogno. Non avrebbe neanche dovuto aspettare così tanto, avrebbe dovuto correre subito da Lily e fermare Caitlyn prima che le facesse del male. Che stupida che sono...
<< Hai ragione. Andiamo, forse non è ancora troppo tardi. >> ammise allora. Sinkey sorride e, passatole alcune munizioni di riserva, oltrepassarono l'ingresso delle sale sotterranee.
* * *
Quando Lily aprì gli occhi sentì i muscoli leggermente intorpiditi risvegliarsi di colpo, procurandole lievi dolori. Da quando quell'operazione era cominciata, né lei né i suoi amici avevano avuto modo di fermarsi un attimo, ecco perché cominciava a sentire la stanchezza insinuarsi in lei. Nonostante fosse ancora intontita dallo shock della scarica elettrica, la ragazza si guardò attorno per capire dove fosse appena finita. L'ultima cosa che sapeva di aver vissuto era lo scontro con Caitlyn, la quale le aveva sottratto l'electer mentre combattevano e ne aveva usufruito per metterla fuori gioco. Fece guizzare le pupille da una parte all'altra della sala, che era vuota e spoglia, le pareti candide come neve. Non appena si voltò dalla parte opposta, però, vide la porta metallica chiusa alle sue spalle: Caitlyn l'aveva portata lì e imprigionata. Lily capì subito perché avesse deciso di non ucciderla sedutastante. Non aveva intenzione di sporcarsi le mani in prima persona e, sapendo che là dentro esisteva una sezione per ammazzare gli oppositori, lei avrebbe senza dubbio sfruttato ciò. La ragazza si alzò con un movimento rapido, quasi perdendo l'equilibrio nel correre verso la porta, per poi battere le mani chiuse a pugno contro la superficie lucida.
<< Caitlyn? >> gridò a squarciagola, nella speranza che i muri della sala non fossero insonorizzati << Codarda! Se vuoi uccidermi abbi il coraggio di affrontarmi! >>
La risposta non arrivò, ma Lily non demorse. Ci sarebbe voluto ben altro per impedirle di opporre resistenza; lei non voleva morire, aveva bisogno di rivedere le persone a cui teneva, portare avanti l'ideale che condivideva con loro e fare qualcosa di cui essere fiera. Caitlyn non avrebbe rovinato tutto così, non glielo avrebbe concesso nemmeno sotto tortura, infatti la ragazza continuò a colpire la porta a più non posso. Benché le sue dita stessero cominciando ad arrossarsi e la mano a dolere, non smise neanche per un attimo, consapevole del fatto che quella era l'unica cosa che poteva fare. Aveva cominciato a capire solo allora che molto probabilmente non avrebbe funzionato, però sapeva che era la sola cosa a cui si potesse aggrappare.
<< Apri questa dannata porta! >>
Nulla. Ancora. Lily cominciò a percepire un forte stato di ansia mista a panico, ormai sull'orlo della disperazione, per questo era certa che avrebbe ben presto perso il controllo di sé. Si sforzò di non cedere, ma nell'esatto istante in cui ci provò una marea di ricordi giunse a invadere la sua mente. Caitlyn l'aveva sempre odiata, questo fin dal giorno in cui si erano incontrate per la prima volta, eppure Lily aveva sempre cercato di superare quel disprezzo che nutriva nei suoi confronti. Si sforzava di essere educata e gentile anche quando aveva i nervi a fior di pelle, anche se era stato un grade sforzo combattere contro i suoi modi distaccati, ma non era stato abbastanza. Se fosse stata meno fredda e avesse tentato di avvicinarsi di più avrebbe potuto evitarlo, magari... Ormai però non poteva tornare indietro, poiché il passato è costituito proprio da quello che non può essere cambiato, sistemato, cancellato. Il passato era come uno scarabocchio su un quaderno bianco per lei: tornava familiare quello che vi era scritto solo dopo averlo sfogliato, restando un po' confuso per via dei tratti di penna intersecati e intrecciati fra loro. Così erano le memorie, soprattutto le sue. Ci furono altri colpi, questo perché la ragazza si augurava che ognuno sarebbe stato l'ultimo. Tre, quattro, cinque, divennero sempre di più, però non fu abbastanza. Lily continuò, quasi smettendo di percepire il proprio dolore mentre la sua testa veniva trascinata via dalle ombre di ciò che aveva vissuto.
* * *
<< No! Lasciami, io non me ne vado! >>
Caitlyn era inginocchiata per terra, noncurante dell'asfalto che premeva contro la sua pelle con le sue scabrosità. Tra le braccia stringeva un cadavere, il cui sangue colava copioso da una profonda ferita alla testa, tingendo i capelli biondi di liquido vermiglio. Stava premendo una mano contro il punto da cui l'emorragia si era scatenata, ragione per cui le sue mani erano coperte di rosso, colore che chiazzava anche i suoi abiti. Lily era rimasta pressoché pietrificata nel vedere tale scena, quel giorno, ma poi era corsa in suo aiuto prima che potesse diventare impossibile intervenire. Poco più in là c'era un uomo che stringeva tra le mani un piede di porco, la cui estremità era insanguinata. Con uno sguardo più attento, tuttavia, lei si rese conto di essersi sbagliata in parte. Quello non era un uomo, bensì un Infetto che stava attraversando il primo stato di malessere. Erano già comparse le prime bolle, nonostante fossero ancora piccole e non avessero assunto una tonalità scura tipica delle fasi più avanzate. Gli occhi erano irritati in maniera evidente e guizzavano da una parte all'altra a scatti, segno dell'avvicinamento del Morso della Morte alla zona celebrale e al suo conseguente danneggiamento. Lily aveva afferrato il braccio di Caitlyn, che però non pareva affatto voler lasciare lì quel cadavere.
<< Se non vieni con me morirai! >>
La ragazza la ignorò del tutto, ancora intenta a stringere a sé il corpo senza vita come se potessero davvero fare qualcosa, le lacrime che scorrevano sulle sue guance. Intanto l'Infetto si stava avvicinando a loro, trascinando il piede di porco con una mano sola e facendolo strusciare rumorosamente contro il catrame asciutto, ma Caitlyn non sembrava intenzionata ad andarsene, anche se la sua morte poteva essere dietro l'angolo. Lily non poteva permetterlo, benché non la conoscesse neanche, perciò si impose di salvarla prima che potesse farsi uccidere. La afferrò per un braccio e, dopo averla allontanata dal cadavere, iniziò a prendere le distanze dal malato per evitare che le raggiungesse. Caitlyn si dimenava, urlava, piangeva, mentre Lily la bloccava senza smettere di muoversi nella direzione opposta. Il suo dolore era palpabile, ed era per tale motivo che Lily si era promessa di non lasciarla senza un minimo di ritegno, non voleva. E non lo fece.
* * *
Caitlyn vedeva dalle telecamere poste nella camera a gas che Lily si era ripresa, in particolare aveva fin da subito deciso di accanirsi contro la porta, sulla quale batteva i pugni serrati. A giudicare dalle labbra che si muovevano e dal collo in tensione, stava gridando qualcosa, forse persino degli insulti nei suoi confronti, ma non le interessava. Fece per continuare, tuttavia sentì un suono metallico, breve ma forte abbastanza da rimbombare tra le mura del corridoio principale. Cauta, la ragazza si mosse con passo felpato e leggero verso l'uscita, per poi affacciarsi sul corridoio. Non c'era nessuno, né tantomeno qualcosa. Caitlyn lasciò completamente la sala da cui aveva osservato Lily, già sapendo che qualcosa non andava, la mano sulla pistola carica che aveva in tasca. Si era aspettata che almeno uno dei suoi amici si sarebbe presentato per aiutarla, però lei non era il tipo che si arrendeva per un gruppetto di fanatici che si coalizzavano per quello che credevano essere il bene dell'umanità.
<< Pensate che io sia stupida? Ero certa che sarebbe successo, ma non ho affatto paura di voi. >>
Sentì dei passi alle sue spalle, cosicché si voltò di scatto e estrasse la pistola con un movimento rapido. Al contrario di quanto si fosse immaginata, davanti a lei non c'era né Ewan né Gray, Michael o Amber, bensì Connor Sinkey. Caitlyn non capiva cosa stesse succedendo, motivo per cui gli scoccò uno sguardo confuso.
<< Connor... cosa ci fai tu qui? Perché non sei fuori con tutti gli altri? >>
<< Ti stavo cercando. Non puoi stare qua dentro, è pericoloso. >> disse. Lei ci cascò in pieno, infatti abbassò la propria arma quasi subito, scoprendosi del tutto. Amber, che si era nascosta dalla parte opposta del corridoio, approfittò di quell'attimo per farsi avanti, anche lei impugnando la pistola che portava con sé. Caitlyn era vulnerabile ormai, e non poteva sprecare quell'occasione di riprendere il controllo della situazione. Fece fuoco non appena uscì dal proprio nascondiglio e il proiettile si conficcò nella spalla sinistra; allora la ragazza portò istintivamente la mano sulla ferita, mentre gemeva dal dolore. Si era voltata verso Amber, ma non fece in tempo a reagire perché Sinkey la bloccò da dietro, un braccio stretto attorno al suo torace. L'altro, nel frattempo, le circondava il collo.
<< Hai firmato la tua condanna a morte. >> ghignò Caitlyn. Il dolore nel punto in cui era appena stata ferita non pareva migliorare neanche un po', ma strinse i pugni per non darlo a vedere.
<< Non sono io ad avere una pistola puntata contro. >> continuò lui, seguito da Amber.
<< Dove hai messo le chiavi per aprire la porta? Non farci perdere tempo. >>
<< Sai bene che non te lo dirò. >>
Sinkey premette la canna dell'arma contro la sua tempia, in modo da farle capire che avrebbe potuto sparare senza problemi << Ne sei così sicura? >>
Caitlyn deglutì, gli occhi carichi di rabbia e disprezzo nei loro confronti, tuttavia si decise a rispondere per salvarsi la pelle << È nella stanza a cui sono uscita. >>
Amber entrò nella sala e, quando ebbe varcato la soglia, Caitlyn pestò con forza il piede di Sinkey, dopodiché gli diede una gomitata nello stomaco. Quest'ultimo vacillò all'indietro, però non cadde, infatti si sbrigò a recuperare l'equilibrio per acciuffare la ragazza. Incespicò un po' nei suoi stessi passi prima di riuscire ad afferrarle nuovamente il braccio e, con uno strattone, avvicinarla a sé. La pistola scivolò dalle mani di Caitlyn e cadde a terra, perciò si sporse in avanti con il fine di raccoglierla, ma lui la stritolò con entrambe le braccia, bloccandola in una posizione che non le consentiva movimenti. O meglio, tutti tranne uno. Avvicinò le labbra all'avambraccio più vicino al suo collo e lo morse, i denti che premevano contro la pelle tanto da lasciare il segno. Sinkey non poté trattenerla e, quando la presa si fu allentata, Caitlyn sgusciò via, per poi correre verso l'arma sul pavimento. Sinkey ebbe a malapena il tempo di alzare lo sguardo, attimo in cui sentì il suono dello sparo propagarsi fra le pareti del corridoio. Restò per un secondo immobile, gli occhi spalancati per quello che stava vivendo in prima persona, poi vide solo sangue. Mentre l'odore della polvere da sparo impegnava l'aria, Sinkey vide Caitlyn cadere a terra, un lago di sangue che si estendeva sotto la sua nuca.
Era stata Amber a impedire che Connor morisse, anche se si era vista costretta a piantare una pallottola in testa a qualcun altro per farlo. La bionda si diresse verso di lui e gli posò una mano sulla spalla.
<< Stai bene? Ti ha ferito? >>
<< No... sto bene. >> Sinkey scosse la testa, ancora sollevato all'idea di non essere stato lui ad essere centrato da un proiettile. Scosse lievemente la testa, così poté riprendersi dalla scena precedente << Facciamo uscire Lily da lì. >>
Amber annuì e, piazzatasi davanti la porta, la aprì dopo aver sparato alla maniglia, rompendola. Avrebbero dovuto immaginare che Caitlyn avrebbe bluffato, ecco perché entrambi si sentirono sciocchi per non averci pensato prima. Ciononostante, l'avevano fermata giusto in tempo e Lily era ancora viva: si trovava proprio presso l'entrata e, nel vedere che Amber e Connor erano venuti in suo soccorso, assunse un'espressione entusiasta mista alla sorpresa. Si gettò tra le braccia di Amber e la strinse forte, un ampio sorriso stampato in faccia.
<< Stai bene! Avevo paura ti avessero presa! >> esclamò.
<< No, no, io sto bene. Tu piuttosto? >>
<< Sto bene, mi ha solo stord... >> fece per rispondere la ragazza dai capelli scuri, però si interruppe non appena riconobbe Sinkey, il quale la guardava come un padre guarda la propria figlia.
<< Connor? >>
Lui sorrise << Sono felice di sentire che hai smesso di chiamarmi signor Sinkey, ma credo ci sia ancora una missione da portare a termine, o sbaglio? >>
<< Intendi che...? >>
Sia il diretto interessato che Amber fecero cenno di sì con la testa, poiché sapevano già dove voleva andare a parare con quella domanda. La risposta era sì, la Ribellione aveva appena acquisito un nuovo membro.
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