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Londra, Regno Unito

David Campbell era uscito a prendere una boccata d'aria attorno alle nove di sera, proprio come ai tempi in cui...in cui Martha era ancora viva. Gli occhi gli si riempirono di lacrime nel ripensare al suo viso, alla sua pelle morbida e profumata, alla sua voce. Gli mancava, gli mancava terribilmente.
Martha era appena tornata a casa da lavoro e, malgrado fosse distrutta, mascherava la stanchezza sotto un sorriso luminoso. Un sorriso che faceva sciogliere David ogni volta che la vedeva.
<< David, >> lo chiamò << ho comprato i regali per il compleanno di Gray e Lily! Vieni a dare un'occhiata! >>
Il marito non se lo fece ripetere e si precipitò in salotto, dove Martha lo aspettava con due buste di plastica colorate in mano. L'uomo circondò la vita di lei con le sue braccia muscolose e le baciò la guancia << I miei nipoti ti adorano, non potranno non apprezzarli. >>
<< Tu dici? Sono così dolci ed educati, perciò fargli dei bei regali è il minimo che possa fare. >>
<< Lily e Gray sono due angeli, non gli importa niente del regalo. Gli basta vedere te. >>
<< E te, sei loro zio, amore. >> Martha sospirò, appoggiando ciò che aveva acquistato sul divano rosso cardinale << Ho sempre voluto avere dei bambini come loro. >>
David si mise di fronte a lei e le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre la guardava negli occhi.
<< Non me ne avevi mai parlato. >> disse.
<< Non sapevo se tu volessi dei figli o meno. >>
<< Con te? Non me lo devi nemmeno chiedere! >>
Lui si avvicinò, posò le mani sui fianchi di Martha e continuò a tenere lo sguardo fisso su di lei. Gli pareva incredibile che, giusto una settimana prima, loro si fossero sposati e poi trasferiti a Londra per fare carriera. Entrambi venivano da Oxford, ed era proprio all'università che si erano conosciuti. E adesso erano lì, in un appartamento con vista sullo Shard, dopo aver appena deciso di voler mettere su una famiglia.
<< Quindi è un sì? >>
<< Sì. >> David sorrise, dopodiché posò le labbra sulle sue.
<< David. >>
Campbell si rese conto di aver lasciato che una lacrima gli solcasse la guancia, così si affrettò ad asciugarla con la manica e si voltò << Sì? >>
Connor Sinkey era in piedi alle sue spalle, il viso illuminato a metà dalla luce artificiale che proveniva dell'edificio dietro di loro. Era preoccupato, forse perché aveva visto Campbell piangere, ma per davvero. Non come al funerale di Purcell. In caso, avrebbero finto su non aver visto nulla e gli avrebbe parlato solo di ciò che davvero lo interessava.
<< Che ci fai qui, Sinkey? >>
<< Parker mi ha mandato a darti una notizia. E non ti piacerà. >>
<< È successo qualcosa? >>
<< Bè, >> Sinkey distolse lo sguardo per evitare di tenere gli occhi fissi su di lui. Era consapevole del fatto che gli avrebbe riportato un avvenimento tanto spiacevole da mandarlo su tutte le furie, e francamente avrebbe tanto voluto non assistere alla scena << la copertura di Gallagher è saltata. >>
<< C-come scusa?
<< È stato scoperto. >>
Campbell serrò la mascella per la rabbia << E cosa gli è accaduto? >>
<< Claythorne l'ha fatto arrestare non appena l'ha saputo, e la parte peggiore è che hanno le prove per incastrare anche noi. O almeno, questo è quello che mi è stato riferito. >>
<< Non ci voleva...ci mancava solo che ci remasse contro l'Australia. È già abbastanza difficile avere i Ribelli tra i piedi. >>
<< Quindi cosa hai intenzione di fare? Non possiamo mandare a monte la nostra reputazione. >> chiese Sinkey. L'Emergency Department era costantemente sotto i riflettori, e qualsiasi cosa facesse emergeva all'istante, risaltando come il nero sul bianco. Di sicuro una faccenda come quella non sarebbe passata inosservata e avrebbe potuto danneggiarli molto, forse più di quanto si sarebbero mai immaginati.
<< Non faremo nulla di appariscente, non ci faremo neanche notare. Così non avranno motivi per cercare di danneggiarci. >>
<< He hanno già uno, David. Gallagher. Lo abbiamo assunto noi. >>
<< Non diamogliene altri, allora. >>
<< Gli basterebbe questo per distruggete l'intero dipartimento. >> persistette Sinkey, così da far capire a Campbell che non poteva permettersi di prendere sottogamba quella vicenda. Se ci avesse anche solo privato sarebbe stata la fine, non avrebbe mai potuto trovare una soluzione, un modo per riavvolgere il nastro e sistemare le cose. Tutti avevano una sola possibilità, non esistevano seconde chance. Non più. Uno sbaglio era sufficiente a trasformare i vantaggi in svantaggi, la calma in disperazione, la vittoria in sconfitta. Eppure, Campbell pareva talmente convinto di avere i Ribelli un pugno da ignorare quel dettaglio. O che fingesse di non considerarlo? Non sarebbe stata la prima volta, in effetti. Lui non era solito mostrare alle persone cosa provava, soprattutto se si trattava di sentimenti di natura negativa, e preferiva lasciar trasparire l'opposto di quelle che erano le sue vere emozioni.
<< Vorrà dire che combatteremo per tenerlo in piedi. >>
<< David, non credi che la situazione ti stia sfuggendo di mano? >>
<< Sono io il direttore adesso. Chiamami David solo quando siamo impegnati in una conversazione privata e che nessuno potrebbe sentire. Perciò rivolgiti a me come avresti fatto con Purcell. >>
<< Va bene, ma... >>
<< Puoi andare ora. Mi hai già detto la notizia. >> lo interruppe Campbell, voltandosi ancora verso il cortile e alzando lo sguardo per ammirare il cielo stellato. Tuttavia, Sinkey non si mosse.
<< In realtà devo fare una richiesta. >>
<< Ah sì? E sarebbe? >>
Il capo del Settore Gamma sospirò, per poi avvicinarsi a Campbell e dichiarare << Vorrei un permesso per effettuare un trasferimento di sede. >>
<< Un trasferimento? Dove, Sinkey? >>
<< Nella sede del Progetto Omega. >>
<< E perché, se posso chiedere? >> Campbell mise le mani in tasca, un'espressione sospettosa che gli solcava il viso. Quando glielo aveva proposto la prima volta era stato lui a rifiutare, dunque cosa poteva averlo portato a cambiare idea così? Non lo sapeva, e probabilmente a Sinkey sarebbe piaciuto non dover spiegare quali fossero i suoi motivi, però non avrebbe avuto altra scelta. O almeno, non se voleva davvero andare a Juan de Nova.
<< Non sopporto l'idea di stare con le mani in mano. Ho capito che quel progetto è l'unico modo che ho per intervenire, e farò qualsiasi cosa pur di convincerti a mandarmi. >> Campbell lo scrutò in silenzio, difatti dalle sue labbra non uscì un suono, neanche uno, e rimase così fino a quando non fu Sinkey a parlare << Per favore. >>
<< Prepara le tue cose. Partirai domani mattina, e quando arriverai sarai accolto da un incaricato da me scelto. Ora va', il viaggio sarà stancante. >>
Continua pure a credere che io vada lì per aiutarti, pensò Sinkey. Da quando Campbell aveva ucciso Purcell e eliminato ogni prova che avrebbe potuto incriminarlo, Sinkey aveva deciso che il loro patto non era più valido. Aveva finalmente aperto gli occhi e si era reso conto di chi fosse l'uomo con cui aveva a che fare. Una persona crudele, senza scrupoli, egocentrica, disposta a fare qualunque cosa per le sue ambizioni personali. Avrebbe voluto mollare tutto, scappare e non mettere più piede all'Emergency Department, ma sapeva di non poterlo fare. In ogni caso, avrebbe raggirato il problema. Fuggire o nascondersi non erano opzioni valide, né tantomeno scelte d'onore e di coraggio, motivo per cui aveva scelto di fare nel altro. Avrebbe attaccato Campbell dall'interno, avrebbe distrutto i suoi obbiettivi e le sue speranze, il tutto fingendosi fedele al suo progetto. Ormai la maschera di Campbell era caduta, le sue bugie svelate, i suoi trucchi scoperti. Tuttavia la finzione che aveva costruito era svanita sotto gli occhi di Sinkey, che però non si allarmò. La Ribellione avrebbe raccontato la verità su Campbell non appena si fosse presentata l'occasione...nel frattempo, lui avrebbe dato loro un piccolo aiuto.
<< Spero che la cena con Berg vada bene. Buonanotte. >> augurò al direttore, dopodiché si dileguò con un sorriso sulle labbra. Vediamo come reagisci a un sabotaggio.

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