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Chapter 9

Alla fine, ieri, ho passato il resto della giornata con Louis. Ci siamo dati appuntamento nella mia aula di letteratura inglese, ovviamente, dove ho iniziato a spiegare dagli argomenti che Louis ha perso durante la sua lunga assenza. Non mi pagano in più per farlo, è semplice piacere, ma è stato bellissimo e soddisfacente comunque: Louis non ha fatto nient'altro che sorridere, non l'ho mai visto così interessato alla mia materia, e ha preso appunti e ha risposto alle mie domande di comprensione. Abbiamo lavorato bene, e a dir la verità ne sono piuttosto contento.





«Buongiorno, Louis» l'ho salutato appena l'ho visto attraversare velocemente la porta della mia aula, miriade di foglietti nascosti sui libri stretti fra le braccia minute.

«Buongiorno, professore» ha risposto lui, prima di sedersi con un sospiro stanco al mio fianco, sulla sedia che sono solito usare per la mia tracolla.

«Non mi sono perso nulla di troppo complicato, vero?» ha chiesto, preoccupato, ed io ho sorriso, scuotendo poi la testa in diniego. E mentre lo guardavo tirare fuori dall'astuccio una matita dalla punta non temperata, mi sono chiesto come mai, tutti i miei studenti alla quale faccio ripetizioni, pensano che la mia materia sia impossibile da recuperare. E' semplice, nulla di troppo particolare e complicato. Non mi sono mai piaciute le cose troppo complicate, a dire la verità. Louis ha sospirato di sollievo.

«Non è niente di troppo complicato da imparare e memorizzare, promesso» ho risposto io subito dopo, restituendogli il quadernino. L'ombra di un sorriso ha decorato le piccole labbra di Louis, e ricordo di averlo trovato bellissimo. «Devi solo imparare a ricordare le nozioni chiave, il resto è una passeggiata» ho poi continuato io, suggerendogli un giusto metodo di studio. Louis, alle mie parole, si è subito voltato verso di me, lo sguardo terrorizzato.

«Ricordare?» ha farfugliato, e per una manciata di secondi mi è sembrato di vederlo piombare nel vuoto. In quella frazione di secondi ho tentato in ogni modo di capire quali pensieri inondassero la sua mente per farlo capitombolare bruscamente nel silenzio più assoluto e assordante, ma non ci sono riuscito e, così, in silenzio e, ammetto, con lo sguardo preoccupato, l'ho guardato riprendersi. Mi si è sciolto il cuore.

Ho poi iniziato a spiegare, piano e cercando di scandire bene le parole così da potergli dare il tempo di scrivere, poi semplicemente la nostra prima ora di lezione è finita troppo presto e Louis ha chiuso i libri con un tonfo, lasciando un post it come segnalibro. Ha poi sorriso, voltandosi verso di me, e mi ha ringraziato flebilmente, poi semplicemente è andato via, lasciando alle sue spalle un profumo di ammorbidente alle rose e odore di sigaretta.





Ora sto scendendo dall'auto con un piccolo sorriso sulle labbra. Sono finalmente riuscito a prendere sonno, stanotte, e ho dormito bene, senza alcun tipo di pensiero negativo ad inondare la mia mente. Ieri ho addirittura lasciato un post it con il mio indirizzo di casa, a Louis, perché lo lascio sempre a tutti i miei studenti, e mi ha reso positivo il fatto che Louis lo abbia accettato senza protestare, addirittura mostrando l'ombra di un sorriso sulle labbra piccole e rosse. Gli ho dato appuntamento per questo pomeriggio, ma ha preferito continuare le ripetizioni in aula e così è stato deciso.

Quando scendo dall'auto, comunque, l'aria fredda che sferza sul mio viso mi fa rabbrividire. Mi stringo maggiormente nel pesante cappotto invernale che indosso, mentre chiudo la portiera e lentamente cammino fino a raggiungere e superare il cancello consunto dell'Università. Le foglie gialle, marroni e arancioni ricoprono tutto il vialetto bianco dell'edificio, il giardino e la fontanella in marmo bianco sempre gremita di studenti; emettono un rumore secco quando con il piede ne calpesto una, il suono è simile a quello che emette il cuore umano quando si spezza. Crack.

Raggiungo il portone dopo aver salito le due scale in marmo, dopodiché compilo la presenza sul registro cartaceo e mi dirigo in aula professori. E' una giornata come tutte le altre, un giovedì come tutti gli altri. Lascio il cappotto lì, poi raggiungo le macchinette per la solita dose giornaliera di caffeina. Ho le mani gelide, il freddo invernale le ha rese più pallide e ora le mie nocche sono cosparse da piccoli taglietti causati dalle intemperie.

«Buongiorno, professore» la voce che mi distoglie dai pensieri la riconoscerei anche tra un milione di voci. Quando mi volto, Louis fa la sua comparsa. Anche lui sembra più riposato, addirittura felice, e mi chiedo se le mie ripetizioni (o è stata la mia compagnia?) non lo abbiano giovato a tal punto da annullare ogni traccia di insonnia dal suo corpo. E' vestito con un maglioncino di colore rosso, i pantaloni sono scuri e fasciano perfettamente le sue gambe come sempre. Ai piedi porta le solite Vans distrutte.

«Buongiorno, Louis» esalo in risposta, riportando l'attenzione sulla macchinetta, dato che adesso ha smesso di erogare il mio ordine.

«Le ripetizioni sono sempre nella sua aula?» domanda, ed io annuisco, lasciando che un mio ricciolo color cioccolato offuschi per un attimo la mia vista.

«Sì, a meno che non ti venga più comodo spostarci in biblioteca».

«No, va bene così» mi ferma subito Louis, mostrando una mano pallida e scuotendo la testa. I suoi capelli castani sono disordinati, alcune ciocche sfiorano leggermente le sue spalle quando muove il capo. «Però mi chiedevo se potesse seguirle anche Zayn, un mio collega, le sue ripetizioni» domanda e, appena le parole scivolano via dalla sua bocca, i suoi incisivi superiori vanno subito a mordere il labbro inferiore.

Prendo un piccolo sorso di caffè prima di rispondere. «E' contro il regolamento dare ripetizioni ad alunni che non seguono lo stesso corso che insegno, quindi temo di no, Louis» dico, e sento dispiacere, davvero. Louis si sgonfia alle mie parole.

«Oh» esala, «okay» aggiunge subito dopo. C'è un qualcosa, nell'intensità del suo sguardo, nel colore grigio dei suoi occhi, che non mi convince. Faccio per parlare e chiedergli se sia tutto okay, quando lui solleva nuovamente lo sguardo e permette ai nostri occhi di incontrarsi di nuovo. Un brivido percorre la mia schiena, ma dura solo una manciata di secondi.

«Allora a più tardi, immagino. Buona giornata» dice Louis, in un filo di voce talmente lieve da rendere difficile riuscire ad ascoltare le sue parole. Sembra triste. Perché è triste? Il suo umore è cambiato repentinamente, non mi ha dato nemmeno il tempo di abituarmi e metabolizzare, quasi.

«A più tardi, Louis» confermo, mentre getto il bicchiere di plastica trasparente ormai vuoto nell'apposito cestino della raccolta differenziata. Louis annuisce semplicemente alle mie parole, poi si allontana nell'esatto momento in cui il suono della campanella annuncia l'inizio delle lezioni. Ho un brutto presentimento.


-


Non vedo Louis da un paio di ore. Non lo vedo da quando, questa mattina, abbiamo parlato per un po' dinanzi alla macchinetta del caffè. Non so dove sia, ad essere onesti, ma sono positivo: forse è con Zayn, il ragazzo di cui ha parlato questa mattina. Chi è? Non mi sembra di aver mai conosciuto uno studente con un nome simile al suo.

Sospiro mentre sistemo l'agendina all'interno della cartella marrone: a breve dovrebbero iniziare le ripetizioni con Louis, perché è così che stamattina ci siamo accordati, quindi conto di vederlo attraversare la soglia della porta da un momento all'altro.

Il corridoio universitario è, ovviamente, deserto. Tutto tace e nell'aula nel quale sono rimbomba soltanto il mio cuore e il mio respiro. Fuori ha iniziato a piovere, e le piccole gocce si posano dolcemente sui vetri sporchi delle finestre.

Perché Louis non è ancora arrivato? Sono passati cinque minuti, sarebbe dovuto essere già qui.

Sospiro mentre, agitato, mi alzo dal mio posto dietro la cattedra e raggiungo la soglia della porta per controllare se Louis stia effettivamente arrivando, ma tutto quello che vedo è solo l'inesorabile vuoto. Nessuna voce riecheggia fra le pareti bianche dell'Università.

Il mio cuore si colma di ansia all'istante. Dev'essere sicuramente successo qualcosa, Louis non è una di quelle persone che si arrende all'istante di fronte al primo ostacolo.

Mi muovo di un passo. Ora che l'agitazione ricopre ogni parte del mio corpo, quando avanzo lungo il corridoio alla ricerca di Louis mi sembra quasi di vedere le pareti muoversi e inclinarsi. Vortica tutto. Premo una mano sul petto e cerco di prendere ampi respiri profondi nel tentativo di placare la mia ansia.

Dove sei, Louis?

Raggiungo il bagno, convinto di vedere il corpo di Louis premuto contro le piastrelle fredde e blu, o dentro qualche cubicolo, ma non c'è.

Sospiro affranto allora, ma è proprio il pensiero di mollare si insinua tra i miei pensieri, che lo vedo. Louis, nel retro del giardino universitario, sotto la pioggia, con le braccia allargate e il volto rivolto verso il cielo. Lo raggiungo all'istante.

Quando Louis mi vede arrivare, sbianca all'istante.

«E' tutto okay, Louis?» domando. Lui deglutisce e poi annuisce. I suoi capelli castani si sono scuriti a causa del peso della pioggia, e hanno raggiunto le sfumature del cioccolato. Alcune ciocche gli si sono tutte attaccate sulla fronte, è completamente fradicio.

«Ti stavo cercando» ammetto, guardandolo. «Perché sei venuto qui, sotto la pioggia?» lo interrogo di nuovo, e allungo l'ombrello nella sua direzione così da proteggerlo dalle gocce di pioggia che ancora non hanno smesso di cadere. Louis, ovviamente, non risponde.

«Stai bene?» provo per l'ultima volta.

«Sì» risponde immediatamente lui, il suo labbro inferiore trema. Faccio per aprire bocca e mostrare tutto il mio disappunto, ma lui mi precede nuovamente. «Anzi, no» lo sento bisbigliare, «non sto bene da un po', professore».

-

Dunque, eccoci nuovamente qui! Come vi sembra?

Ho cercato di mantenere la lunghezza del capitolo originale, ma l'ho COMPLETAMENTE modificato, spero che vi sia piaciuto comunque. Mi rendo conto, rileggendo la fanfiction, che certe cose non sono state approfondite bene o spiegate, e sto cercando di rimediare. Ovviamente fatemi sapere se vi stia piacendo lasciandomi una stellina (va bene anche un commento, giuro).

Twitter: @Demonpromise,

Instagram: cliffordghost

A sabato prossimo!

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