Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Chapter 5

Il giorno dopo, come tutti i giorni da quando il semestre è cominciato, varco il cancello dell'Università tenendo stretta tra le dita ingioiellate delle mie mani la cartella marrone, dirigendomi a passo lento verso l'entrata. Non sono riuscito a chiudere occhio nemmeno questa notte, la preoccupazione per Louis ha, ancora una volta, prevalso su ogni cosa, rendendomi quindi difficile pensare ad altro e riempiendomi la mente di dubbi che non sono certo di voler confermare. Ho persino riletto il suo curriculum, perché trovo davvero difficile pensare sia stato espulso per possesso di droga, Louis non può essere una persona del genere, ma così è stato riportato ed io, anche se fatico a crederci, non posso mettere in dubbio il lavoro svolto dagli altri.

Raggiungo la segreteria appena varco l'enorme ingresso dell'Università, quindi firmo la mia presenza. È strano che non abbia ancora intravisto nessun studente; di solito, quando arrivo, alcuni stanno già percorrendo il lungo corridoio diretti verso le macchinette dell'ateneo, e mi chiedo se per caso non sia io quello in ritardo. Controllo l'orologio posizionato sul mio polso destro e no, non sono in ritardo fortunatamente, sono appena le otto e un quarto della mattina. Tiro un sospiro di sollievo. La mia prima lezione di letteratura inglese della giornata dovrebbe iniziare tra un ora, quindi ho tutto il tempo di questo mondo per lasciare la cartella marrone in aula professori e avvicinarmi alle macchinette per prendere il solito caffè.

L'aula professori è chiaramente vuota quando arrivo, di solito sono sempre il primo docente ad arrivare. Abbandono la cartella su una delle tante serie che circondano il lungo tavolo dove io e i miei colleghi siamo soliti sederci per controllare i compiti degli studenti e poi esco, avvicinandomi alle macchinette. Ma è quando inserisco le monetine nella fessura ed aspetto l'erogazione del caffè che mi accorgo di Liam Payne: sta attraversando il corridoio a passo lento, ha il capo abbassato e le sue labbra sembrano essere curvate all'ingiù. Mi preoccupo all'istante, perché Liam non è mai triste, Liam non ha mai attraversato i corridoi di questa facoltà con terrore, quindi mi chiedo se, per caso, Louis non gli abbia di nuovo fatto del male.

«Buongiorno, Liam» lo saluto cordiale non appena mi avvicino a lui, sorreggendo nella mano destra il bicchierino in plastica trasparente contenente il mio caffè. Sussulta alle mie parole, Liam, si volta nella mia direzione con gli occhi color cioccolato sgranati.

«Buongiorno, professore» risponde lui con un filo di voce. I suoi nervi sembrano pronti a saltare da un momento all'altro, e la cosa non mi convince. Devo indagare. Assottiglio gli occhi, e il mio sguardo si va subito a posare sul suo collo, laddove le dita di Louis, ieri, hanno lasciato dei lividi. Questi ultimi sono naturalmente spariti, e dovrei sentirmi sollevato a riguardo, invece mi sento come se non stessi aiutando affatto, mi sento come se fossi all'interno di un armadio di vetro, destinato a guardare gli altri percorrere il sentiero dell'autodistruzione senza poter far nulla.

«Come stai, Liam?» domando. Le labbra di Liam sembrano avere uno spasmo alle mie parole, per un attimo credo stia per mettersi a piangere, invece «meravigliosamente» ribatte, ma è una menzogna, deve esserlo, non mi guarda negli occhi quando pronuncia queste parole.

«E con Louis?» lo interrogo ancora, guardandolo. Le spalle di Liam si irrigidiscono a quello, ma non risponde.

«Ci devo parlare oggi» rivela, ma non sembra entusiasta dell'idea. «Sono il rappresentate del Comitato Studentesco e non accetto alcuni suoi atteggiamenti. Quello di ieri è stato solo uno dei tanti» continua poi, ed io annuisco. Il Comitato Studentesco è composto da quattro studenti appartenenti al secondo anno, e dieci appartenenti al terzo: si impegna nel cercare di esprimere le problematiche studentesche suggerendo delle soluzioni, per questo mi viene spontaneo domandare a me stesso se per caso Liam abbia scoperto qualcosa sul conto di Louis che potrebbe aver suscitato la sua ira.

«Mi terrai aggiornato?» domando, e sorrido quando annuisce.

«Certo» risponde infatti, poi «grazie, professor.Styles» continua. Io annuisco ancora esponendo un sorriso cordiale, poi lui si allontana al suono della campanella e lo stesso faccio anche io, anche se non nego che le parole di Liam mi abbiano particolarmente agitato. Mi chiedo se conosca anche lui la storia dietro l'espulsione di Louis, se non voglia apportare delle modifiche al regolamento di questa facoltà. Scuoto la testa: questa mattina, davanti allo specchio, ho promesso a me stesso che avrei impedito ad ogni pensiero negativo di prendere il sopravvento, per questo decido di terminare il caffè in un solo sorso e gettare poi il bicchierino nel cestino. Ho ancora un ora a disposizione prima che inizi la lezione di oggi, ed intendo dedicarla tutta a me stesso.

Però l'universo non sembra dello stesso avviso, perché è proprio quando giro l'angolo con l'intenzione di tornare in aula professori, che mi accorgo di Louis. Louis, impegnato a sorridere di fianco un ragazzo dai capelli neri come l'ebano e la pelle ambrata, vestito con degli skinny jeans che risaltano la magrezza delle sue gambe e una felpa di circa quattro taglie in più, di un colore verde e leggermente strappata sulle maniche. «A dopo, Zayn!» lo sento promettere, prima di chiudersi la porta dell'aula di teatro alle spalle. Sorrido. Ha trovato un amico, quindi, con il quale parlare e confidarsi e raccontargli tutto quello che gli passa per la mente. Sorrido ancora. Forse non è così critica la situazione, forse Louis è ancora all'inizio del suo percorso pieno di buche e sta aspettando soltanto qualcuno che gli mostri il sentiero giusto da seguire.

E quando, finalmente, la mia lezione inizia poco più tardi quella mattina, Louis è ancora felice.

Non c'è stato un solo istante, uno, durante la mia lezione di letteratura inglese, in cui abbia abbassato lo sguardo per scrivere parole rabbiose sui fogli stropicciati di quell'unico quaderno che si porta sempre dietro, o un momento nel quale abbia sollevato lo sguardo per guardare il cielo fuori dalla finestra. È rimasto ad ascoltare la mia lezione in silenzio; annuendo di tanto in tanto alle mie parole e prendendo appunti, poi al suono della campanella è uscito dall'aula per incontrarsi nuovamente con il ragazzo misterioso, sparendo così dalla mia vista, ed io non posso essere più felice. Sono felice, perché Louis è felice.


-

Mi passo le mani sul volto prima di alzarmi ed uscire da quell'aula dalle pareti bianche come quelle di un ospedale. Anche questa giornata di lavoro è terminata, e non vedo l'ora di tornare a casa. Non ho più visto Louis dall'ultima lezione svolta, e mi chiedo se stia bene, se sia ancora felice come un paio di ore fa.

Il lungo corridoio appare quasi spaventoso quando esco dall'aula chiudendomi la porta alle spalle, è vuoto e silenzioso, illuminato soltanto dalle luci appese sul soffitto a volte. Lo percorro in silenzio: sono rimasto solo io, almeno così sembra.
Il silenzio, però, viene presto spezzato da un rumore di passi veloci, la persona che li sta percorrendo sembra stia correndo. Mi volto, e quando lo faccio riesco a donare un volto allo sconosciuto che ha osato disturbare questa quiete: è Louis, il colpevole. Louis, che con una mano premuta sulla bocca, gli occhi lucidi e il viso bianco come quello di un fantasma si sta dirigendo verso il bagno. Decido di seguirlo, anche se forse non dovrei farlo, ma non importa. Quando entro, lo vedo sparire all'interno di uno dei tanti cubicoli del bagno. Louis non ha chiuso la porta, quindi quando mi avvicino mi viene spontaneo posare una mano dietro la sua schiena, soprattutto quando lo vedo infilare la testa nel water e rigettare tutto il contenuto del suo stomaco. Trema, Louis, mentre stringe i bordi in ceramica bianca della tazza, e mi spezza il cuore in tanti piccoli frammenti, perché non merita di stare così male. Nessuno merita di stare così male, a dire la verità. Dalla tasca della giacca che indosso estratto un pacchetto di fazzoletti e gliene porgo uno quando finalmente riesce a sollevare il capo e a guardarmi con quei suoi occhi azzurri che mi fanno venire i brividi.

«Grazie» mugugna, la voce attutita dal fazzoletto che si è premuto sulle labbra.

«Stai meglio?» lo interrogo, preoccupato. Louis annuisce, ma non risponde. Il suo viso ha ripreso colore, però, ora la sua pelle non è più bianca come il latte. Esalo un sospiro di sollievo.

«Vieni, ti offro qualcosa da bere per far passare la nausea» dico, aiutandolo a sollevarsi quando preme il palmo della mano sulle piastrelle blu del bagno nel tentativo di riacquistare l'equilibrio. È debole, così tanto debole che mi scioglie il cuore.

Avvolgo un braccio attorno il fianco magro di Louis e, lentamente, lo conduco fuori dal bagno. Raggiungiamo nuovamente le macchinette e, quando faccio per inserire una monetine all'interno della fessura della macchinetta, Louis mi ferma. «No» dice, lieve, mentre mi afferra il polso. Mi volto a guardarlo.

«Sto bene» dice, ma non ne sembra convinto, sto che sta mentendo. «Non ho bisogno che mi faccia da padre, professor.Styles».

«Sto solo cercando di aiutarti, Louis. Permettimi di aiutarti» ribatto io, piano e lentamente. Sembra quasi una preghiera. Louis sospira pesantemente, scuote la testa e alcune ciocche castane cadono in modo scomposto sulla sua fronte, rendendo il suo viso molto più giovane. Non deve avere più di vent'anni, Louis.

«No-» prova a dire, poi s'interrompe, lasciando che le parole fluttuino nell'aria come granelli di polvere, poi riprende a parlare ed ora le sue labbra sono lucide. «No, la prego. Non lo faccia.»

«Che cosa, Louis?» domando. Vorrei posare le mie mani sulle sue spalle nel tentativo di confortarlo, ma non lo faccio. Louis scuote nuovamente il capo in risposta. I suoi occhi blu sono lucidi, forse pieni di lacrime che non verserà. Non davanti a me, almeno. E vestito con una maglietta larga e semplici pantaloni di tuta rossi, Louis sembra piccolo e indifeso. Vorrei proteggerlo.

«Non mi aiuti» trova finalmente le parole, ma non mi guarda quando le pronuncia, «non voglio il suo aiuto, non voglio l'aiuto di nessuno ad essere onesti» blatera, ed io mi sento nuovamente come se stessi camminando sopra una sottilissima lastra di ghiaccio. Credevo di aver fatto passi in avanti con lui, ieri, quando abbiamo parlato a bassa voce in quell'aula troppo vuota e troppo silenziosa, invece, a quanto pare, mi sono soltanto illuso.

«Anzi, non capisco perché lei sembri così ossessionato da me» continua Louis, «ovunque mi giro vedo sempre lei, professore, e questa cosa sta iniziando a stancarmi. La smetta, per favore. Si faccia gli affari suoi e mi lasci in pace, ché di problemi da affrontare io ne ho già troppi» e con queste parole esalare senza nemmeno guardarmi in faccia, Louis semplicemente raggiunge l'uscita dell'Università, lasciandomi nuovamente da solo e con un magone che mi appesantisce il petto, difficile da mandare via e che mi impedisce di respirare correttamente.

«Non è vero che non hai bisogno di aiuto, Louis» dico, anche se sono consapevole che non può rispondermi nessuno.

E forse dovrei smetterla davvero di prendere le situazioni personali dei miei studenti così a cuore, ma non ci riesco. Salverò e proteggerò Louis. Lo prometto.

-

Dunque eccoci nuovamente qui!

Cosa ne pensate del capitolo? Sì, lo so, Louis è uno stronzo, ma come biasimarlo d'altronde? :(

Twitter: @Demonpromise 
Instagram: cliffordghost

A Sabato prossimo!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro