Secondo Capitolo
La metro come sempre è super affollata e io non capisco se resto in piedi grazie alla forza delle mie precarie gambe oppure per una legge fisica a me sconosciuta sulla compressione dei corpi. Non importa, al mattino non dovrei pormi domande che vadano oltre alla basilare capacità di rispondere sì oppure no.
Alle otto meno un quarto straordinariamente sono davanti all'entrata dell'Imperial College dove frequento il secondo anno della facoltà di lettere e spero, in questa vita possibilmente, di trasformarmi in una brava editor.
Mentre penso a tutte queste cose (che ripeto sono veramente troppe per essere solo le otto di mattina) non vedo lo spigolo del banco della reception dell'università e ci vado a sbattere in pieno. Altezza fianco costole. Diagnosi: ematoma di dubbio colore e preoccupanti dimensioni.
Mi piego su me stessa dolorante, almeno adesso ho una scusa per gli occhi lucidi, e inizio a proferire tutte le parolacce che mi passano per la testa, inventate e non.
"Va tutto bene?" Mi domanda qualcuno gentilmente, ma io in questo momento purtroppo sarò tutto fuorché una persona educata.
"Ti sembra che stilerei un vocabolario di parolacce simultanee se fosse tutto a posto?"
Appena alzo gli occhi sulla persona che ho leggermente aggredito verbalmente mi rendo conto che forse, e solo forse, dovrei imparare, una volta tanto nella mia vita, a guardare con chi sto parlando prima di sbraitare, perché magari riuscirei a risparmiarmi moltissime figuracce con le persone sbagliate; infatti mentre osservo il ragazzo in piedi davanti a me nella mia testa inizia a sprigionarsi una pericolosa musica di campane che suonano a festa. Tenterò di recuperare la prima impressione perché io sono una ragazza gentile, non centra nulla il fatto che lui sembri appena uscito da una rivista patinata.
Io non sono una persona superficiale, io non sono una persona superficiale, sì continua a ripetertelo.
"Scusami, non volevo essere scortese. Il lunedì mattina non sono molto socievole, ma giuro che durante la settimana un po' miglioro, mi chiamo Eleonor."
Ma che diavolo gli ho detto, miglioro durante la settimana? Puff ... non commento nemmeno!
"Eleonor ... Fingher?" Mi chiede con una sfumatura di rabbia nella voce.
Ai, Ai, direi che abbiamo iniziato con il piede sbagliato ragazza.
"Sì, piacere. E tu saresti?" Gli domando offrendogli una mano che però lui non stringe e io rimango così, appesa al nulla come una stupida. Ok, l'ho quasi mandato a quel paese, ma questo non vuol dire che si senta in diritto di essere scortese con una povera ragazza per giunta ammaccata.
"Io sono Darren, e visto che è mattina anche per me, penso proprio di avere il diritto di girare i tacchi, perché in fondo è lunedì e a quanto ho capito tutti, il lunedì, possono essere maleducati!" Esclama raccogliendo da terra la sua sacca e lanciandomi lo sguardo più penetrante che io abbia mai visto. Io traggo un profondo respiro cercando di non rovinare ulteriormente le cose rispondendogli a tono.
"Scusami, mi dispiace tanto. Magari potremmo far finta di nulla e ricominciare." Propongo sfoderando il mio miglior sorriso di circostanza che per la cronaca non fallisce mai.
"Preferirei declinare la tua offerta." Ribatte acido andandosene e lasciandomi lì, in piedi in mezzo al corridoio come una perfetta idiota.
Certo che ce né di gente strana al mondo, ma quel ragazzo non me la racconta giusta, parola di Eleonor Fingher, io riuscirò a diventargli amica, in un modo o nell'altro e questa, caro mio, è un'autentica minaccia.
NOTA DELL'AUTRICE:
Allora, per adesso come vi sembra la vita di Eleonor? Vi piace la sua storia? :)
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