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Ottavo Capitolo

"Allora ..." Esordisco tentando disperatamente di guadagnare tempo per avere la possibilità di mettere due parole sensate di fila; se già prima dello svenimento la mia dialettica con Darren non era eccelsa, adesso penso abbia raggiunto pessimi livelli.

"Allora ..." ripete lui fissandomi e aspettando che io continui con lo stillicidio.

Ok, non vuole aiutarmi, ricevuto.

"Penso di doverti ringraziare, per essere rimasto intendo." Ammettiamolo, non so più quello che sto dicendo.

"Non è vero, tu non lo pensi affatto." Dice lui sorprendendomi e scoppiando a ridere in maniera spontanea. Mayday, mayday cosa sta accadendo?

"Come scusa?" Domando sconcertata.

Sinceramente essendo sdraiata sul divano da un paio di minuti percepisco come l'impellente necessità di una seduta dallo psicologo. devo ricordarmi di chiamare il signor Paltini per far chiarezza nel cumulo di materia grigia che mi ritrovo.

"Tu credi per educazione di dovermi ringraziare, ma i tuoi occhi mi dicono che l'unica cosa che vorresti davvero è che io fossi molto, molto lontano da te." Un sospiro incantato mi scappa dalle labbra. Come resistere ad un ragazzo che usa bene i congiuntivi? Questo è giocare sporco.

"Ma cosa stai dicendo ..." mi riprendo cercando di mantenere un minimo di coerenza. "Ti avessi voluto fuori da questo appartamento fidati, non saresti ancora qui." L'espressione da dura di solito funziona, a questo punto le provo tutte.

"Davvero, non devi giustificarti. Non ti biasimo, in questi giorni sono stato più irascibile del solito e mi dispiace." Dice con uno sconvolgente sorriso sincero.

Probabilmente la mia faccia ha assunto un'espressione un poco sbigottita, devo ammettere che non me l'aspettavo. Non mi aspettavo che si mostrasse gentile nei miei confronti, mi sento un po' spiazzata e per una che ha avuto un attacco di panico alla sua festa a sorpresa di dodici anni gli imprevisti non sono apprezzati.

"Come scusa?" Domando come una perfetta imbecille, spero che pensi che io sia ancora sotto l'effetto dello svenimento, ma ho i miei dubbi.

"Me lo vuoi far ripetere veramente?" Le sue sopracciglia si inarcano in un'espressione tra il divertito e il preoccupato, se dovessi scommettere probabilmente il secondo è il sentimento prevalente.

"In realtà sì ... mi piacerebbe." Gli rispondo. Infondo questa cosa potrebbe rivelarsi divertente.

Lui sbuffa, ma poi si siede di fianco a me e portandosi una mano alla fronte finge di doversi concentrare.

"Sono pronto." Sospira. "Ti porgo le mie scuse. Non lo ridirò un'altra volta, siamo intesi?" Mi minaccia alzando un sopracciglio ed indurendo il tono della voce.

"D'accordo. Non sono così sadica come pensi. Ti ringrazio e visto che siamo in un momento di sfrenata sincerità posso ammettere che effettivamente anche io possa averci messo del mio."

"Possa averci messo del mio? Ma chi usa ancora questa espressione nel 2017."

"Io! E di questo non intendo scusarmi." Esclamo ridendo. Stai a vedere che forse contro ogni previsione possiamo veramente diventare amici. Eleonor – Darren uno a zero.

"D'accordo, questo penso di poterlo accettare." Risponde sorridendo e guardandomi, di nuovo, con quegli occhi che sembrano volermi scrutare l'anima. Come se cercassero qualcosa, o meglio qualcuno. Con quell'espressione d'attesa che non può far altro che rimanere delusa dalle aspettative troppo alte. Ispiro lentamente per calmarmi e alle narici mi arriva il suo pungente profumo maschile che riconosco all'istante.... Perché lo riconosco?

Il panico inizia a farsi strada dentro di me, odio questi momenti ... è come se un enorme macigno mi si posasse sullo stomaco impedendomi di respirare e facendomi desiderare di fuggire il più lontano possibile.

Mi alzo di scatto dal divano pur di frenare questa sensazione che non riesco a spiegarmi e se c'è una cosa che odio è proprio non capire il perché.

"Tutto a posto?" Mi domanda Darren preoccupato accorgendosi probabilmente della mia faccia sconvolta.

"Sì ..." Mi schiarisco la voce. "Certo, sto molto meglio perciò penso che tu, insomma che tu possa andare adesso. Ti ho trattenuto già abbastanza contro la tua volontà. Reclusione finita. Cauzione pagata. Vado a prenderti il giubbotto."

"E' qui Eleonor."

"Cosa?" Chiedo voltandomi.

"Il giubbotto." E si alza per andare a recuperarlo dall'attaccapanni. No ma complimenti, parla pure a sproposito come fai sempre quando sei agitata, tanto non pensa già che tu sia pazza. Un'altra vocina nella mia testa interrompe i miei pensieri facendomi notare che in realtà non dovrebbe importarmi quello che Darren pensa di me.

Sì, ho molte personalità e alcune volte può essere un problema.

"Scusami, non so più cosa io stia dicendo." Oh god ... parte da ragazza fragile che non sono mai stata ciack uno.

"Sei proprio sicura di star bene? Sai, non vorrei che Elisa poi se la prendesse con me se ti lascio da sola prima del tempo. "
"Tu non preoccuparti per Elisa, la so tenere a bada. Ormai ci sono abituata, abbaia ma non morde."

"Allora va bene." Acconsente infilandosi il giubbotto di pelle e accostandosi alla porta. Non troppa resistenza mi raccomando.

Ammetto io stessa di non sapere sempre quello che voglio.

"Grazie per essere rimasto e a buon rendere." Esclamo cercando di essere per una volta gentile.

Lui mi sorride e fa per andarsene, ma poco prima che io chiuda la porta mi richiama e io come da copione rispondo.

"Senti, stavo pensando. Che ne diresti se un giorno di questi andassimo a mangiarci qualcosa insieme?" Io lo guardo come se fosse impazzito e allora lui si affretta ad aggiungere. "Come amici intendo." Un sospiro mi sfugge dalle labbra e non capisco se sia di sollievo o di delusione. A volte si può anche non essere completamente sinceri con se stessi.

"Sì, voglio dire, per me potrebbe andar bene." Quando si dice farsi desiderare.

"Ok, a questo punto potrebbe essere tutto più facile se tu mi lasciassi il tuo numero."

"Vuoi dire che sei riuscito a trovare l'indirizzo del mio appartamento, ma non il mio numero di telefono?" Chiedo impertinente.

"Cosa credi, io di solito non ho bisogno di cercarli i numeri delle ragazze." Orgoglio ferito. Orgoglio ferito.

"Stavo solo scherzando, dammi il tuo telefono." Digito velocemente il numero e poi restituisco il marchingegno al legittimo proprietario. "Allora ci si sente." Ci si sente? Ma cosa abbiamo, dodici anni? Pessima scelta di parole.

"Certo." Mi risponde Darren salutandomi con un cenno della mano e allontanandosi per il corridoio del palazzo con la sua andatura sicura, io sentendomi così osservata sarei già inciampata almeno dieci volte.

Un sospiro scappa dalle labbra e io ragazza tutta di un pezzo che si è sempre vantata del suo sangue freddo devo ammettere di essere un po' scombussolata dagli avvenimenti. Vorrei con tutto il cuore poter giustificare i miei sentimenti con i sintomi post svenimento, ma forse mentire a me stessa questa volta potrebbe non farmi molto bene. 

NOTA DELL'AUTRICE

Allora ragazzi, vi è piaciuto questo capitolo? La storia di Darren e Eleonor vi sta appassionando? 

Alla prossima, cercherò di aggiornare più frequentemente ;) 

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