~Capitolo 12~
Non c'è niente di meglio che leggere un bel libro fantasy, come Harry Potter, nel giorno più spaventoso dell'anno. Halloween.
"Perfetto ora che ho finito di leggere "la camera dei segreti" posso iniziare con "il prigioniero di Azkaban" " dico mentre prendo il libro dalla mensola.
Sento bussare alla porta. Odio essere disturbata.
"E adesso cosa c'è?" Dico sbuffando mentre apro la porta.
"Ravén devi interrompere quello che stavi facendo e venire con me" dice Càlél con tono autoritario.
"Non possiamo fare un altro giorno?" Borbotto.
"No, sbrigati" dice autoritario.
"Va bene, ma dove?" Dico ignara di cosa potesse pensare in questo momento.
"Voglio che tu combatta con me ora" dice camminando verso la stanza da combattimento.
"Perché proprio con te?" Dico con espressione interrogativa.
"Voglio che tu sia preparata per un combattimento corpo a corpo" dice togliendo i suoi guanti in pelle neri.
Inizia con il congelare tutte le armi che tocca con un solo dito e poi lanciarmele contro.
Io uso i miei poteri tempestivi per fermarli e cambiare il bersaglio da me a lui.
Càlél li schiva con agilità e poi crea delle stalattiti di ghiaccio per lanciarne contro. Nel frattempo uso lo scudo per proteggermi.
Una volta tolto lo scudo, Càlél inizia a correre verso di me per darmi uno dei suoi pugni io per schivare l'attacco mi alzo in volo sopra di lui e lo scaravento contro il muro con la magia.
Lo vedo toccarsi con la mano il braccio e chiudere un occhio per il dolore. Mi avvicino preoccupata per vedere come sta ma lui lancia del ghiaccio sulle mie mani.
"Devi essere veloce a schivare i colpi" dice prima di tirarmi un calcio su entrambe le caviglie in modo tale da farmi cadere con il sedere per terra.
Si avvicina per aiutarmi a rialzare da terra, ma io con la telepatia lo faccio cadere a terra. Lui mi fa un occhiata.
"Mai fidarsi del nemico" dico strizzando l'occhio.
"Diciamo che per oggi può bastare" dice mentre si rimette i guanti.
BlackBorn P.O.V's
"È arrivato il fatidico giorno di Hallowaan!!!" Dice Laika lanciando caramelle in tutta la stanza.
Se non fosse che sono completamente distrutto mi sarei divertito anch'io.
"Laika si pronuncia Halloween" dice Dexter correggendola per l'ennesima volta.
"Va bene. Halloween" dice Laika quasi arrabbiata.
"BJ ho una buona notizia per te" dice Dexter sorridendo.
"E sarebbe?" Dico mentre lo guardo sott'occhio.
"Manca poco all'ultimo aggiornamento del GPS di Ravén" dice esaltando insieme a Laika.
"Non mi importa più di lei" dico mentre gioco con una pallina di gomma facendola rimbalzare contro il muro per poi tornare indietro.
"Cosa? Perché dici questo amico BJ" dice quasi in lacrime Laika.
"Già, amico. Perché dici questo?" Dice Dexter alzando la voce.
"PERCHÉ NON LA VOGLIO PIÙ VEDERE" urlo mentre chiudo la porta sbattendo lasciando Dexter e Laika in camera mia.
Mi dirigo lentamente nella camera di Ravén. Apro la porta e rimango a guardare la stanza semi vuota coperta nell'oscurità. La stanza diventa semi vuota perché manca lei, la torre,la mia vita diventa semi vuota.
Mi siedo sul suo letto rivestito da lenzuola in raso blu come la notte. Tiro fuori dalla mia tasca posteriore una fotografia che riguarda lei. Una foto scattata prima che io la conoscessi. Aveva all'incirca sei o sette anni. Portava sempre il suo famoso mantello, prima però era bianco come il latte e col tempo iniziava a diventare scuro come la sua anima.
In questa foto lei è seduta sull'erba mentre tiene stretto al petto il libro di sua madre. Sorrideva. Mostrava davvero che cos'era la felicità in quel momento, prima di essere portata in orfanotrofio.
Solo a guardare questa foto un po' ingiallita sorrido anch'io insieme a little Rae.
Ma non posso perdonarla per essersi schierata contro di noi stando con Kratos e quel ragazzo dall'aria strana.
Non l'accento.
D'improvviso sento l'allarme rimbombare in tutta la stanza.
È scattato l'allarme anti-crimine. Da quando Ravén è andata via, io, Dexter e Laika ci occupiamo del male di questa città, come supereroi.
"BJ dove sei? È scattato l'allarme" grida Dexter dal corridoio.
"Arrivo"
Ravén P.O.V's
Chiudo la porta dietro le mie spalle e scivolo lentamente a terra.
Ho avuto una visione. Accadrà tra non molto qualcosa di brutto. Mi tremano ancora le mani.
"Lasciatemi in pace" dico scuotendo la testa. Sento delle voci nella mia testa, non mi lasciano neanche un secondo respirare.
"Devo meditare, devo meditare, devo meditare." Mi ripeto sottovoce per distogliere la mente dalle visioni e dalle voci.
Prendo del sale magico che ho custodito in un barattolo di vetro e lo spargo a terra formando un grande cerchio. Mi metto al centro del cerchio e mi siedo a gambe incrociate a terra.
"Melthrion Asdral... AHHH!" Urlo per la forte emicrania alla testa e una fitta in petto.
La stanza inizia a tremare e tutti i libri sugli scaffali iniziano a cadere.
Le candele che illuminano la stanza si spengono senza che uno spiffero di vento entrasse nella stanza.
Diventa buio di colpo apparte il soffitto che si trasforma in un cielo stellato e la via lattea si vede senza sforzare la vista.
Una delle stelle la vedo avvicinarsi verso di me con metà velocità.
La sua luce è così accecante che non riesco più a chiudere gli occhi. La vedo vicina, molto vicina, mi sta raggiungendo è la fine, sento il valore ma...poi cado in uno strano sonno.
Mi trovo in una terra arida. Alzo gli occhi al cielo e vedo la luna, le stelle e il cielo nero come la pece mentre all'orizzonte guardo il sole tramontare. Di punto in bianco mi sento la gola secca che chiede di essere rinfrescata con dell'acqua, non molto lontano da qui c'è un oasi. Inizio a correre il più veloce possibile, una volta arrivata mi siedo a riva ed incomincio a bere usando le mani. Non mi sazio mai di quest'acqua ho sempre sete diventa quasi una dipendenza, in questo momento. Prima di bere per la terza volta con le mani mi accorgo che l'acqua è diventata nera e densa, come petrolio. Mi specchio sulla sua superficie e la ragazza che vedo non sono io. Ha un diadema sulla fronte, quattro occhi bianchi, sembra triste e malinconica, inizia a piangere ripetendo il nome Aaron sbattendo i suoi pugni sulla superficie, se non fosse per queste caratteristiche potrei dire che sono io. Tocco il riflesso con un dito, ma viene risucchiato dalla melma nera con esso tutto il braccio e il resto del corpo. "Aiuto!!" Grido quando la melma arriva fino al collo. Da lontano vedo BlackBorn guardare me che affogo. "Ti prego BlackBorn aiutami!" Urlo ancora più forte. Ma lui sembra non curarsene. La melma è arrivata fino al mento ed io riesco solo a piangere. Guardo BlackBorn che cambia colore hai capelli diventando biondi e gli occhi ancora più verdi di prima non sembra neanche più lui. "BlackBorn" dico con filo di voce perché il liquido sta entrando nella mia bocca. "Non sempre ciò che vedi è reale" dice ridendo. Io non riesco più a parlare perché ormai il liquido è dentro di me: nei polmoni, nelle vene, nel sangue, negli organi. La melma mi sta portando sul fondo e tutto diventa nero. Non respiro eppure non cesso ancora di vivere, perché? È come se qualcosa mi trattiene ancora qui, ma cosa?
"Ravén, Ravén, Ravén svegliati!" Sento la voce di Càlél chiamarmi.
Apro gli occhi di scatto e mi sento mancare il respiro e la fronte imperlata di sudore.
"Ravén sono io Càlél, tranquilla hai fatto un brutto sogno" dice abbracciandomi mentre accarezza i miei capelli.
"Era solo un sogno?" Dico staccandomi da lui.
Lui annuisce.
Per un momento mi sento sollevata, ma d'altro canto non mi sento al sicuro.
"Sbrigati! Ci aspetta un'altra missione da portare a termine" dice mentre mi aspetta davanti al luscio della porta.
"D'accordo"
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