~Capitolo 1~
Una sensazione di umido sulle mie labbra fa risvegliare il mio debole sonno. Apro gli occhi ancora assonnati e vedo Dido leccarmi la bocca.
"Dido che fai smettila!" Dico borbottando con la voce impastata dal sonno. Lui scende dal letto e va via dalla stanza. Mi alzo da li e vado verso l'armadio per prendere dei leggins neri con una maglia altrettanto nera con dei disegni astratti fatti da me.
Vado in bagno faccio una doccia veloce e dopo infilo i vestiti presi prima dall'armadio. Metto ai piedi un paio di Dr. Martens nere e vado al piano di sotto per mettere il mio mantello blu che avvolge perfettamente il mio corpo, non mi sono mai separata da lui neanche quando ero una semplice bambina. Infilo la testa nel cappuccio ed esco di casa seguita da Dido.
Ho indossato dei vestiti pesanti a questa temperatura perché la mia scuola è molto lontana da qui. Diciamo in una città lontano almeno 600 miglia. Tenesse.
Apro un portale magico per andare li. Non ho lasciato la mia vecchia scuola perché per loro i miei ci sono ancora, quindi le cose sono molto più facili. Se avessi cambiato scuola dovevo mettere la firma dei miei e se non fosse stata valida avrei avuto gli assistenti sociali alle calcagna.
Entriamo nel varco e in un batti baleno ci troviamo sul retro della scuola. L'aria pungente fa arricciare il naso.
"Aspettami qui. Ci vediamo dopo la scuola" gli dico lasciando una ciotola d'acqua e un pezzo di carne cruda fatta comparire dalla magia.
Cammino verso l'ingresso della scuola mantenendo la testa bassa avvolta dal cappuccio come il mio corpo.
Inizia l'inferno...
**
Manca un'ora alla fine delle lezioni. Astronomia è una delle mie più grandi passioni ed è un peccato che il professore si addormenti nel momento delle spiegazioni. Fortuna che io amo leggere i libri.
È il mio unico hobby e la mia unica passione oltre alla chimica. Senza di essi non potrei vivere.
La campana suona ed io mi dirigo verso l'uscita. Una volta fuori vado verso il retro della scuola.
"Ravén!" Sento chiamarmi da dietro.
Mi giro e quel che vedo non è affatto piacevole.
"Tu cosa ci fai qui?! Va via Richard!" Rispondo fredda verso mio padre. Richard è il suo nome, lui non si merita di essere chiamato papà da me.
"Vieni con me. Ti porto in un bel posto" dice tirandomi per il polso.
"Lasciami in pace!" Scrollo dal suo tocco. " Non voglio venire con te in nessun posto" ribatto.
"Ti prometto che non succederà nulla. A te piacerà moltissimo" dice trascinandomi verso la sua auto.
"È la stessa frase che hai usato quando mi hai portato in quel centro per bambini problematici. Non sono più una bambina e non credo più alle tue menzogne. Mi aspetta Dido a casa" dico con non chalance.
"Chi? Quel mostro che ritieni come animale domestico?" Dice con una finta risata.
"Il mostro che non si è preso cura della propria famiglia sei TU!" Dico più infuriata che mai.
"Ora tu verrai con me. Con le buone o con le cattive non fa alcuna differenza." Dice prendendo le mie braccia.
"Ma che fai? LASCIAMI ANDARE!" Grido. Vorrei tanto usare i miei poteri ma non posso, potrebbero morire delle persone innocenti.
"Tranquilla tra qualche istante non sentirai nulla" dice sussurandomi all'orecchio. Sento un ago freddo sul mio braccio e poi nero....
**
"Stia tranquillo, signor Richard. Le promettiamo che non avrà via d'uscita"
"La ringrazio moltissimo"
"Mi dica una cosa perché portarla qui?!"
"Crede che sua madre si sia volatilizzata il giorno in cui è venuta a mancare. Vi avverto lei proverà a scappare più e più volte"
Cerco di aprire gli occhi il più veloce possibile.
Vedo tutto molto sfocato. Pian piano la mia vista ritorna come prima e guardando attorno vedo una donna e due uomini alti e grossi in camice.
"Signorina Ravén! Fatto un buon riposo?!" Dice la signora da un sorriso che non promette nulla di buono.
Cerco di toccarmi la fronte perché il dolore persiste proprio li, ma i miei polsi sono legati con delle stringhe di cuoio ai poggiabracci della sedia.
"Perché sono legata ad una sedia? Slegatemi" dico infuriata.
"Per il bene di tutti" dice Richard guardandomi dritta negli occhi.
"Come?" Dico con un filo di voce, non ci credo ancora di quello che sta accadendo.
"TU. SEI. PAZZA!" Dice urlando. "Ti ho portato in un manicomio, Peatersina's Hospital. Contenta?" Dice battendo un pugno sul tavolo di legno dello studio.
"Ed è cosi che tratti tua figlia. Non le credi, la porti in un manicomio. Che razza di uomo lascierebbe la sua famiglia per una scappatella?!" Dico fredda.
"Tu non sei davvero mia figlia. Quando conobbi tua madre lei era già incinta di te" dice con un sorriso quasi compiaciuto. Compiaciuto di cosa?
Da qui io mi zittii. Non ho più il coraggio di rispondere.
"Perfetto. Finalmente non sentirò più la tua voce e neanche la tua mancanza" dice andando via dallo studio sbattendo la porta.
Un uomo grande e grosso mi porta in un corridoio grigio e cupo con tante porte sia a destra che a sinistra.
Una di queste viene aperte dando a vedere un piccolo letto, una scrivania con sedia e un water. Questa stanza è grande quanto uno sgabuzzino. Qui domina il colore grigio.
"Ecco, questi sono alcuni vestiti che ha portato tuo padre" dice l'uomo in camice. "Grida o sbatti contro la porta e ti verrà messo il camicie di forza" dice sbattendo la porta chiudendola a doppia mandata.
Cerco di aprire un varco per evadere ma qui i miei poteri non funzionano.
"Merda" dico sottovoce lanciando il cuscino a terra.
«Tranquilla non sei sola. Piccola Ravén» sento parlare nella mia mente.
«Come sei riuscito ad entrare nella mia testa? È protetta dalla mia magia come ci sei riuscito?»
«Fidati di me e ti farò uscire questa notte da li»
Non è da me fidarmi della gente che non ho mai visto in volto ma questa volta faccio un eccezzione.
«Mi fido»
«Bene aspetta il mio segnale questa notte e tu potrai uscire di li illesa»
«D'accordo» rispondo decisa.
~Due ore dopo~
È quasi buio e nessuna notizia particolare dalla mia mente.
La porta della stanza viene quasi aperta. Temo il peggio in assoluto ma poi la mia agitazione si placa vedendo chi oggi non potevo vedere.
"Dido!" Dico sottovoce alzandomi dal letto. Chiudo di nuovo la porta, devo aspettare il suo segnale. Prendo Dido in braccio e lo faccio accomodare sulle mie ginocchia rannicchiate al petto.
Lui inizia a leccarmi il viso e toccando con le sue piccole zampe il mio naso.
«È quasi mezzanotte Ravén, tra poco ci sarà il cambio di guardia e in quella manciata di secondi tu dovrai scappare via»
«Va bene»
«Come vedi la porta è stata aperta»
«Questo lo vedo» penso guardando Dido con espressione interrogativa.
«Ora Ravén, ora!»
Mi alzo dal letto posando a terra Dido. Apro la porta e correndo in punta di piedi vado verso la fine del corridoio.
Sento dei passi avvicinarsi da questa parte ed io mi nascondo dietro ad uno dei tanti pilastri.
«Via libera. Ora scendi verso il piano terra dalle scale non con l'ascensore, potresti attirare molta attenzione»
Scendo le scale il più in fretta che posso. Apro la porta d'ingresso in vetro e li scatta l'allarme.
«Corri Ravén prima che i cancelli si chiudono»
Affiancata da Dido, corriamo il più veloce possibile lungo il viale, manca poco.
"Ehi tu! Fermati subito! Torna indietro!" Sento dire alle mie spalle.
I cancelli stanno per chiudersi ed io scatto il più veloce possibile. Ormai fuori da li decido di andare verso l'autostrada ma un lembo del mio mantello s'incaglia nel cancello.
Questa non ci voleva. Tiro il più forte possibile e il lembo si stacca dal mantello rimanendo nel cancello.
«Allontanati da li e vai verso la radura della foresta io porterò un jet da te"
«Okay»
Mi in cammino verso la radura aspettando il famoso jet.
~~
"Sentito Zathos, tua figlia c'è riuscita"
"Non per molto"
"Figlio mio perché non provi ad essere più dolce come quando eri piccolo"
"IO NON SONO TUO FIGLIO!"
"Io e tuo padre non la pensiamo in questo modo"
"Dov'è lei?"
"È tornata a Melthrion lasciando tua figlia da sola sulla Terra a causa tua"
"È quello che si merita"
"Ma ha solo quindici anni"
"Non importa, lei è mia figlia e decido io cosa fare di lei"
"Tuo padre non ti farà mai uscire dalla prigione se continui in questo modo"
"Uscirò da qui molto presto"
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