~Capitolo 3~
Aspettare...che il giorno del mio compleanno passi via.
È il giorno più brutto della mia vita, dove io cambio, mi trasformo, cresco e non riesco a capire i miei mutamenti, ma mi sento diversa e più malinconica.
16 anni di vita su questa maledettissima terra.
Un colpo lancinante come un frustata mi colpisce ancora una volta le spalle, queste scosse di dolore diventano sempre meno sopportabili.
Tiro a me due lembi del mantello per tenerle al caldo, magari sarà solo un colpo di freddo.
Faccio schioccare le dita oscurando la stanza, fletto il braccio muovendolo in senso orario per tutta la stanza e una scia di piccole e graziate fiamme illuminano di stenti il buio.
Chiudo gli occhi assorbendo il silenzio che sta beando la camera accompagnata da un monotono ticchettio delle lancette.
"Solo tre ore e tutto svanirà" apro lentamente le palpebre catturando come calamita al ferro i libri scelti dagli scaffali e da alcuni vasi pieni di terra dell'Olanda e sale creato dalle pietre di Stonage in modo del tutto naturale.
Mi inginocchio al pavimento gelido portando il fondoschiena sui talloni; i libri si riversano sul pavimento formando un grande cerchio, e con un colpo leggiadro della mano si aprono nella rispettiva pagina.
I due vasi si aprono mescolando i composti tra di loro fino a spargersi sulla superficie liscia disegnando una stella a cinque punte con simboli in aramaico antico sulle loro cime.
Faccio spostare varie candele per portarle in prossimità della stella illuminando così anche le pagine dei libri.
"Tre ore di culto possono bastare" sospiro prima di leggere uno dei tanti libri arrivato sulle mie mani.
Lo chiudo dopo aver letto come fare un vero e proprio sigillo magico; prendo un candela capovolgendola: una goccia bollente sul palmo della mia mano, un'altra sulla gemma e infine...
"La fiamma sul sigillo" sibilo mentendo costante la fiamma con un palmo della mano senza farla spegnere.
Dall'altra parte della stanza sento rovesciare alcuni oggetti, mi immobilizzo all'istante stando attenta sia alla candela che alla porta.
Una folata di vento soffia nella stanza spegnendo completamente le candele, spazzolando via il composto di terra e sale e sfogliando con rapidità tutte le pagine dei libri.
Rimango interdetta prima di guardare la candela ormai spenta tra le mie mani mentre il suo odore di vaniglia solletica le narici.
Mi alzo in direzione della porta lasciando solo le macerie del sigillo magico sul pavimento.
Mi avvicino cauta alla porta sentendo un groppo formarmarsi all'interno della gola difficile da deglutire.
Provo a percepire chi possa esserci dall'altra parte, ma non sento niente, o meglio nessun vivente oltre la porta.
Poso la mano sullo scanner digitale messo e imposto da Dexter proprio per le nostre rispettive stanze.
Rimango perplessa nel vedere soltanto buio e non sentire schiamazzi provenienti dal soggiorno o dalla cucina dove Laika è sempre intenta a leccare io cibo nel frigo convinta ancora che possa leggerli nel pensiero una volta assaporato il loro gusto, mi meraviglio che ancora nessuno l'abbia fermata, aprire il frigo e trovare la sua saliva dappertutto.
Il soffio del vento proveniente dalla finestra della stanza trascina il mio mantello sempre più fuori per raggiungere a pieno il corridoio.
Faccio qualche passo in avanti prima di sobbalzare per fluttuare senza far rumore, ma un terribile e persistente dolore alle spalle ritorna fino a piegarmi in due.
Raggiungo la cucina aggrappandomi al muro del corridoio in cerca di appoggio per non cadere a terra.
Apro l'interruttore della luce con fatica sentendo il respiro sempre più corto e le spalle sempre più arcuate e doloranti.
Con un forte strattone del braccio fatto con sforzo e dolore riesco ad aprire tutte le ante e i cassetti della cucina.
Con un passo lungo mi aggrappo fortemente alla penisola grigia e nera, appoggio la testa sulla superficie fredda sentendo un scossa di sollievo visto la mia temperatura molto elevata.
Giro la testa verso i mobili spalancati e con un gesto forte della mano butto giù tutto.
Sento le spalle ingrossarsi e il mantello diventare sempre più corto; tossisco senza fiato prima di alzarmi con fatica sui miei piedi divaricati dalle ginocchia tremanti.
Con l'aiuto del banco sotto il mio braccio sinistro mi avvicino ai mobili ormai vuoti in cerca di coltelli e lame affilate.
"Ma dove sono?" ansimo senza fiato e con la fronte sempre più calda. Dove sono gli altri quando servono, sono spariti tutti all'improvviso!
Con un urlo quasi soffocato butto fuori dai cassetti posate e pentolame, riesco a vedere il set di coltelli da macellaio di Dexter messi in una custodia adatta color pece.
La prendo ela srotolo sul banco, raccogliendo coltelli e lime tra i due palmi tremanti.
Non mi importa dei tagli profondi che stanno facendo sulle mie mani, ora ho solo bisogno di andare nel bagno e vedere cosa mi sta succedendo.
Sbatto contro il muro del corridoio sentendomi sempre più stordita e confusa; una volta tastata la porta del bagno la apro con forza visto la mia debolezza negli arti superiori.
Butto tutto nel lavabo posando le mani ai lati del lavandino, non riesco a controllo questo tremolio.
Tolgo via il mantello con uno strattone, mi piego in avanti aprendo subito dopo la zip del body e scoprendo le spalle.
Mi sento mancare l'ossigeno, le parole mi muoiono in bocca e non riesco a sbattere nemmeno per un secondo le palpebre.
Ho due alte protuberanze sulle scapole e la pelle perlacea si sta sgretolando proprio sulle loro cime alte.
Mi sento mancare il battito cardiaco quando vedo la pelle aprirsi scoprendo due cime ancora più alte bianche come un lenzuolo.
Emetto un urlo risentito di dolore, cerco tra gli attrezzi da cucina una lima che possa sgretolare questo orrore dalle mie spalle.
La pelle a contatto con l'attrezzo inizia e perdere sangue e a rovesciarsi in terra come piume.
Più sfrego con la lima più il mio corpo reagisce facendo crescere ancora di più le colline bianche; la pelle d'improvviso si squarcia completamente accompagnata da un mio urlo, da colline diventano montagne imponenti e non riesco a quasi a reggere il peso.
Provo con un coltello dalla lama seghettata, ma il coltello sembra consumarsi come sabbia.
Esco dal bagno in preda al panico raggiungendo di stenti la mia stanza, una volta dentro le gambe cedono al dolore e all'impotenza piegandosi al pavimento.
Mi metto a carponi per riuscire a mantenere un pò di controllo e di stabilità con il fiato e con il cuore, ma la situazione degrada quando sento le scapole quasi rompersi per il peso e la mia schiena quasi spaccato in due.
Cerco di raggiungere un libro rimasto aperto ancora per il sigillo vicino a me, il riflesso potente della luna al vetro della finestra mi fa sobbalzare e il ticchettio dell'orologio sembra dare rintocchi più alti.
"Un minuto alla mezzanotte" guardo il quadrante dell'orologio sperando che la lancetta dei secondi continui il suo giro più velocemente.
Ma un forte dolore, atroce, brutale, rude apre le mie labbra in un urlo straziante che rompe qualsiasi superficie fatta di vetro.
Rimango immobile sul pavimento con le iridi spalancate e il fiato sospeso, niente sangue, niente ossa rotta.
Ma il bruciore c'è, ma meno di prima, sento il body scomodo e aperto fino a scivolarmi le maniche sulle braccia.
Mi è difficile alzarmi sentendo qualcosa di pesante sulle spalle che mi fa cadere all'indietro sul pavimento.
Faccio uno sforzo immane con la schiena, ma un tintinnio dolce accompagnato da un battito d'ali mi fa sobbalzare.
Mi alzo con fatica fino ad arrivare allo specchio rotto in tanti pezzi ancora appeso al muro; la mia immagine si vede in tante forme e figure, ma in quel ciottolo dalle grandi dimensioni riesco a scorgere due arcate pallide che tentennano ad ogni passo e movimento che compio.
"N-non è p-possibile!" colpisco lo specchio con un pugno notando ora quale altro peso devo portarmi sulle spalle.
Le schegge sembrano non attaccarsi alle nocche delle mie mani, la mia pelle è diventata cristallo, una gemma preziosa.
Poggio con forza i palmi sul mobile macchiandolo di un rosso scarlatto, il respiro è sempre agitato ed affannato, mi sento più vulnerabile ed impotente.
Scaravento i libri e le candele sul pavimento prima di accasciarmi con la fronte sulle braccia.
"Non le volevo io queste ali" sibilo con voce ferita e stanca; stringo i pugni infilzando le unghie nei palmi.
La Trinità Magica si sta rivelando esatta secondo il giorno del mio compleanno.
Alzo la fronte posando il mento sulle braccia, non riesco più a reagire a nulla...
Con un movimento del braccio segno un cerchio immaginario nell'aria aprendo un varco oscuro interdimensionale.
Guardo con interesse il disco nero, sento una morsa chiudere il mio stomaco ed in un secondo dopo sono sul tetto della torre.
Regna un certo silenzio ed il buio infatti non aiuta il disagio e i nervi tesi.
Cammino quasi zoppicando per il vasto spazio, prendo per un palmo la spalla sinistra dolorante.
D'improvviso una scia luminosa verde accompagnata da uno stripitio stridulo squarcia il cielo con una scritta brillante e colorata.
Indietreggio dallo spavento di qualche passo prima di leggere 'Buon sedicesimo compleanno, Rae!'
Altri fuochi d'artificio squarciano il cielo nero con varie stelle brillanti.
Il tetto si colora di verde, rosso, viola e azzurro per i colori artificiali sparati nell'oscurità.
Come d'incanto vedo la figura magra di Laika svolazzare nel cielo insieme a Càlél e Dexter che adornano i fuochi con scie di ghiaccio e dei Liliumdisc.
"Buon compleanno R- che diamine ti è successo?" il rumore dei fuochi d'artificio viene squarciato dalla voce di Aaron.
Sussulto nel non essermi accorta della sua presenza che ha tutta l'aria di uno spavento.
"Non è il momento di parlarne BJ" dico apatica abbassando la testa per non guardarlo negli occhi.
"E invece si!" dice con tono così serio da farmi acaponnare la pelle; mi prende per un braccio e mi porta via dai nostri compagni.
**
"Merda che diamine è successo?" impreca ancora mentre sento il cotone imbevuto di acqua ossigenata pulirmi le ferite.
"Io non le volevo Aaron" guardo le mie mani sporche di sangue mentre lui sembra irrigidirsi per averlo chiamato con il suo vero nome.
"Sei sotto effetto di una mutazione più che normale, Rae!" mi dice tranquillo mentre riprende a pulire la carne esposta ai suoi occhi.
"Più che normale? Fino a un anno fa non ero a conoscenza nemmeno dei sette cerchi di Nethar, e ora mi stai dicendo che sto mutando?! In quale mostro mutante mi trasformerò tra qualche anno?!" mi giro verso di lui e alzo il capo per guardarlo negli occhi, il suo colore sembra cambiare mano mano hanno un colore così surreale che non sembrano veri, quella sottile linea di grigio nel suo verde sembra valorizzare quanto lui è serio in questo momento.
"Ascolta bene!" mi blocca sollevandomi per le cosce con le sue mani per posarle sul mobile del bagno. "Non credo che un paio d'ali possano essere l'inizio di un orribile mutamento..." fa un pausa riflessiva per guardarle meglio "io le trovo carine! Mai visto roba del genere" avvicina una mano e solletica un cristallo incastonato tra alcune piume, drizzo la schiena per il gesto delicato che mi ha riempito di brividi la spina dorsale.
"Sei un idiota, BJ e questo non lo mega nessuna" sbuffo prima di scendere dal mobile e scanzarlo con un gesto poco educato della mano.
"E questo è il ringraziamento che mi dai dopo aver curato le tue ferite?" mi segue a ruota con sorriso beffardo.
"Sì! E ora sparisci!" cammino non degnando minimamente della sua figura dietro di me.
"Se non mi sbaglio abbiamo ancora una scommessa in corso, no?" mi blocco istantaneamente nel corridoio.
Lo guardo con sguardo da finta compiaciuta che allenta così la sua tensione, mi avvicino a lui parandoli un dito sul suo petto prima di guardarlo bene negli occhi in punta di piedi.
"Hai ragione babbeo, ma ora..." gli metto un pò d'ansia prima di scaraventargli un mano sulla sua guancia.
"Non provare mai più a toccare le mie cosce" mi allontano di qualche passo dal suo corpo per fargli metabolizzare ciò che è successo.
"I tuoi schiaffi sono come carezze, Rae! Nessuno può far male l'uomo bestia" dice compiaciuto della sua risposta.
"Vuoi dire 'babbeo bestia'!" schiocco il pollice con l'indice prima che lui possa ribadire e in un secondo sono già nella mia stanza.
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