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SPECIAL*2

Estratto dal capitolo 49.

Rebecca POV

Se Elisa mi avesse avvisato prima magari non mi sarei ritrovata in questa situazione di imbarazzo totale.

Si dia il caso che proprio Niall Horan doveva passarci a prendere questa sera e io non ne sapevo nulla. Le altre si catapultano subito nei posti dietro sghignazzando mentre le mani iniziano a sudarmi quando realizzo che dovrò sedermi di fianco a lui.

Niall sistema le varie borse nel baule per poi sedersi e chiudere la portiera.

Io afferro lentamente la mia cintura obbligandomi a mantenere la calma e ringrazio il signore che ci sia della musica alla radio a riempire questo silenzio.

Quando mi giro i suoi occhi sono fermi nei miei, dí qualcosa stupida penso ma è lui a parlare per primo: «Woah, sei stupenda» il suo sorriso si allarga sempre di più lasciando intravedere il suo apparecchio. Io rimango immobile e sussurro un «Grazie».

«Ovviamente anche voi» si gira verso le altre per poi partire.

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«Elisa!!» non ci credo è riuscita a far cadere tutti i pasticcini e ora ci toccherà pulire tutto; siamo anche in ritardo, speriamo che almeno Louis e Giulia abbiano sistemato tutto prima del nostro arrivo.

Le scarpe bianche di Niall ora sono diventate un vero e proprio arcobaleno ma lui non ne sembra affatto entusiasta; il viso gli diventa paonazzo e inizia a dimenarsi ripetendo strane parole con il suo accento. Questo suo reagire in modo esagerato mi fa sorridere, mi ricorda un po' me stessa nei momenti d'esasperazione. Non riesco a nascondere una risatina e di rimando mi rimprovera subito col suo solito sguardo vispo.

Finalmente Louis apre la porta; mi guardo intorno ma continuo a non capire il perché di queste facce strane, ok Elisa ha fatto un pasticcio, ma ciò non dovrebbe sorprenderli più di tanto, insomma ormai ci siamo abituati no?

Natasha mi dà una gomitata e con un veloce sguardo indica la camicia di Louis. Collego i punti e la mia ingenuità viene demolita tutta d'un colpo.

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Appena finisco di riempire le ciotole con le patatine mi guardo intorno; l'aria è piuttosto tesa con le altre e credo proprio che stavolta Giulia non la passerà liscia. Spio Niall con la coda dell'occhio e lo vedo lí a far niente col telefono. Non so come ma raccolgo tutto il coraggio che ho per andargli incontro chiedendo il suo aiuto nel gonfiare i palloncini.

Per non impappinarmi ripasso la frase da pronunciare in inglese varie volte nella testa e poi decido di buttarmi. Con mia sorpresa lui mette immediatamente il telefono nella tasca dei jeans e di risposta mi fa un grande sorriso.

Più volte mentre è in procinto di chiudere il palloncino con il nodo, gli scappa dalle mani sgonfiandosi immediatamente, provocando il tipico rumore divertente. Ciò che è più esilarante però è la risata che segue subito dopo, ogni volta più incontrollata della precedente e che trascina anche a me a ridere fino alle lacrime.

Questa scena si ripete talmente tante volte che temo ora lo stia facendo apposta solamente per farmi ridere:

«Ti prego basta» riesco a dire tenendomi la pancia.

«Guarda ora ne faccio uno enorme» ma lui continua col suo spettacolino.

Su mio invito decidiamo di cambiare tecnica: lui gonfia e io chiudo con il nodo. Va avanti così per un po' quando vedo Elisa avvicinarsi, ma non posso permettermi di distrarmi: Niall mi sta raccontando di quando ha preso la patente e non voglio perdermi nemmeno una parola.

Lui imita vivacemente il movimento dei pedali ma io non riesco a notare altro che le sue Vans bianche ormai tutte macchiate e sporche.

«Niall se vuoi possiamo provare a pulirti le scarpe» chiedo timidamente, non volendo rischiare di interrompere il suo racconto.

«Oh questa sì che è una grande idea!» tutto entusiasta prende il suo zaino da terra per poi indicarmi i bagni in fondo alla stanza.

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Quando apro il rubinetto tutto ad un tratto cade uno strano silenzio intorno a noi, Oh no penso, mi sono infilata da sola in una situazione imbarazzante.

Per fortuna lui è il mio opposto, e sa sempre come riempire del silenzio di troppo: «Promettimi che non sverrai dalla puzza» scherza prima di sfilarsi la scarpa.

Io vorrei essere loquace come lui e avere sempre la battuta pronta, ma mi limito a ridere timidamente come mio solito per la paura che qualcuno possa essere sempre pronto a giudicarmi.

«Puoi dirlo se le mie battute sono noiose, non mi offendo» il suo sguardo inquisitore indugia su di me.

Brava Rebecca adesso non ti parlerà mai più.

«No al contrario!!» mi affretto a dire quasi balbettando mettendo le mani avanti.

«Eddai scherzavo!» lui mi dà una spallata mentre, tutto divertito e soddisfatto nell'avermi preso alla sprovvista, pulisce l'altra scarpa con una spugna.

Io continuo seria col mio discorso: «In realtà stavo pensando a quanto fossimo diversi, e a quanto io preferisca la tua personalità ad una come... la mia».

Lui corruga le sopracciglia: «Stai scherzando vero??Non sai quanta gente parla solo per dare aria alla bocca, tipo me» ridacchia, «tu invece ascolti tutto e sei sempre pronta ad aiutare, insomma guardati mi stai aiutando a pulire le scarpe da dei cupcakes» e scoppiamo a ridere entrambi.

Sorrido genuinamente, da quanto tempo non sentivo apprezzamenti sul mio conto? Niall invece trova sempre il modo di riempirmi di complimenti.

«In effetti mi è sempre piaciuto ascoltare più che dire la mia, è per questo che mi circondo sempre di persone estroverse credo» .

«A tutti piacerebbe avere al proprio fianco una ragazza come te, almeno io la penso così» butta fuori e forse per una volta l'imbarazzato è lui.

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Sono felice che Zayn sia rimasto colpito della sorpresa e che la festa stia andando come previsto. Ho pensato di raggiungere Niall più volte nel corso della serata ma poi ho preferito lasciarlo ai suoi amici.

A un certo punto, lo vedo uscire dalla porta del retro, abbasso lo sguardo e noto che sta ancora andando in giro scalzo. «Niall!» gli corro in contro e noto che è al telefono.

Lui mi fa cenno con la mano di seguirlo cosi mi porto la giacca dietro e mi dirigo verso l'uscita.

Fa più freddo del previsto anche perché ormai è notte fonda. «Era mio fratello» spiega Niall mettendo via il telefono.

«Ti chiama anche alle due di notte?» chiedo io leggermente stranita.

«Tra due giorni si sposa e ogni santa notte mi chiama in preda all'ansia» sbuffa mentre ci sediamo sulla rampa del garage.

«Dovete avere proprio un bel rapporto allora» sorrido.

«A dire il vero no, non proprio. Abbiamo sei anni di differenza e siamo sempre stati ognuno per gli affari propri» lui gioca con le chiavi mentre si confida con me: «I miei hanno divorziato quando eravamo piccoli, almeno li vedrò insieme al matrimonio dopo tanto tempo».

«Oh mi dispiace non lo sapevo».

Mi sorride, «Il matrimonio sarà in Irlanda comunque, dove abitano tutti loro».

«E come mai tu sei qui?».

«Studio qui da un paio di anni ormai. Poi è tradizione per noi passare Capodanno e il compleanno di Zayn tutti insieme. Voi piuttosto quando tornate in Italia?».

«Abbiamo il volo tra due giorni».

«Ah, allora questa è l'ultima serata che passeremo insieme, peccato» e il suo sguardo si alza verso il mio.

Proprio in questo momento dei ragazzi vengono a chiamarci per l'apertura dei regali. «Arriviamo!» Niall si alza pulendosi velocemente i pantaloni per poi aiutare me a rimettermi in piedi.

Da perfetto gentiluomo apre anche la porta tenendola aperta per farmi passare «Beh, quando verrete a trovare la vostra amica sai dove trovarmi» e cosi dicendo mi lascia un veloce bacio sulla guancia.

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