Capitolo 9- What Are You Hiding Boy?
«Allora cosa ci facevi con quel ragazzo?» chiede mia zia mentre mi toglie il piatto da davanti.
«Chi io?».
«Non fare la finta tonta Elisa, cosa mi stai nascondendo?» risponde decisa.
«Ma niente» dico io alzandomi dal tavolo.
«Fidati, sono la prima a sperare che succeda qualcosa..» continuo.
Perché non me ne sto mai zitta??
«E cosa esattamente?? finché vivi sotto questo tetto sei sotto la mia responsabilità», «tuo padre mi ucciderebbe se ti succedesse qualcosa lo sai» continua lei.
È vero, sono passati mesi ma lui ancora non è convinto di questa mia scelta di venire a vivere qui; E di certo le ultime parole che voglio sentire da lui sono: "te l'avevo detto".
«Ma non è successo niente! avevo fame, e dato che non avevo pranzato, gli ho chiesto di accompagnarmi tutto qui». Bugia: in realtà è stato lui a chiedermi di accompagnarlo a prendere una boccata d'aria per sfogarsi, poi io ho messo in mezzo il cibo.
«E come mai non hai pranzato sentiamo» dice mettendosi le braccia conserte.
«Perché non mi hai svegliato prima!!» dico girando la frittata.
«Ma da quando vuoi venire ad aiutarmi anche la mattina?» chiede incredula, «pensavo odiassi quel negozio» continua.
«Non lo odio...mi piace essere circondata da tutta quella musica».
«Ah si? Allora da domani si lavora il doppio cara mia!» dice strofinandosi le mani.
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Salgo in camera e mi butto sul letto pensando e ripensando a Zayn.
È così strano...Cerca così tanto di non mostrare le sue fragilità ma so che in cuor suo si tiene dentro fin troppi sentimenti.
Vorrei passare molto più tempo con lui; vorrei chiedergli della sua vita, della sua famiglia, che lavoro fa, studia? Perché passa così tanto tempo in quel negozio? Perché oggi stava piangendo? Perché quella canzone?
Mi addormento ancora vestita mentre i pensieri corrono un po' troppo.
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La sveglia suona alle sette ma io sono già in piedi.
Finisco di prepararmi e scendo al piano di sotto, Francesca sta facendo colazione.
«Ci penso io ad aprire oggi, fai pure con calma» prendo le chiavi del negozio e esco. C'è tanta nebbia stamattina e fa abbastanza freddo, ma stavolta mi sono ricordata il cappotto adatto. Decido di non prendere il tram, ma di camminare e godermi le ultime mattinate autunnali. Dopo poco più una mezz'ora arrivo in negozio.
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Ma quando arriva? Penso appoggiata col gomito sul bancone guardando fuori dalla porta a vetro. Sono già le 18.
«Arrivederci e buona serata» mia zia saluta l'ultimo cliente rimasto e si gira verso di me.
«Stai aspettando il nostro cliente abituale?», «mi sono accorta che era lui» confessa.
«C-cosa?», «No, non sto aspettando Zay- cioè volevo dire, non sto aspettando nessuno» ecco mi sono fregata da sola.
«Ahh ecco allora come si chiama, Zay» ripete lei.
«Zayn zia Zayn» la correggo.
«Mi chiedo perché venga qui così spesso, beh non che mi dia fastidio anzi» continua ignorandomi.
Sbuffo e riprendo a sistemare il bancone.
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Il tempo passa con la perenne speranza di vederlo il giorno successivo, ma passa una settimana e di Zayn nessuna traccia.
«Senti mandagli sta benedetta amicizia su Facebook» dice Giulia dall'altra parte del telefono.
«No amo mi prendo male, sembrerei una stalker», «poi non voglio disturbarlo» continuo.
«La prossima volta allora fatti dare il suo numero!» si raccomanda.
«Eh si e come?» chiedo ingenuamente.
«Con una scusa!»
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«Ely vieni un attimo a darmi una mano con queste scatole per favore» chiede mia zia dal magazzino.
«Arrivo!» esclamo dall'altra parte del negozio. Appena finisco di aiutarla, il telefono fisso squilla. Che strano non chiama quasi più nessuno su questo numero.
«Puoi andare tu?» chiede Francesca occupata a sistemare uno scaffale in piedi su una sedia.
«Okay» dico e mi dirigo verso al bancone principale.
«Si Buonasera, Vintage Vynils ha bisogno?» rispondo come mi è stato insegnato.
«Hei Elisa, ho trovato il numero sul sito». Il mio cuore salta un battito. È lui: «Ho bisogno di un favore».
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