Capitolo 39- It's You
«Yes, I love you».
Le sue parole continuano a risuonare nella mia testa mentre penso di star sognando.
Non riesco a vedere davanti a me per via del buio che ci circonda e resto un attimo titubante. Subito dopo però, porto le mie mani al suo viso baciandolo a mia volta.
Le sue labbra sono caute e gentili, ma la temperatura sta decisamente aumentando sotto a questa coperta.
Mi metto a sedere e riesco finalmente a togliermela di dosso, cercando di fare piano per non svegliare le altre.
Zayn afferra il mio braccio e mi trascina di nuovo giù con lui, stringendomi a sé. Tra le sue braccia calde e il suo profumo mi sento al sicuro, ed ecco che mi addormento subito dopo.
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«Allora con Harry ci hai pensato tu?».
«Sì... Così la finiamo una volta per tutte».
«È meglio così Zayn, fidati».
Non riesco bene a distinguere chi stia parlando, ma dormire sul divano mi facilita il sonno leggero, così da sentire pezzi di questa strana conversazione.
Dopo una decina di minuti, apro gli occhi infastidita dalla forte luce accesa. Mi siedo sul divano ancora intontita, accorgendomi che le mie amiche sono messe peggio di me; ancora si coprono gli occhi rifiutando di alzarsi.
«Hei che state facendo?» domanda imbronciata Giulia ai ragazzi in piedi,
guai a chi la fa svegliare con la luna storta.
«Noi ora andiamo» le risponde Louis infilandosi la giacca davanti al portone d'ingresso.
Guardo l'orario dal telefono: «Come mai così presto?» chiedo assonnata affiancando Zayn e portandomi ancora dietro la coperta.
«Non torno a casa da due giorni» risponde scherzoso Niall al posto suo.
«Io oggi sono di turno al bar» aggiunge poi il moro.
Prendo le chiavi sul davanzale e le porto alla serratura.
«Salutaci le altre» si gira Niall coi suoi occhi chiari, «e grazie ancora per la serata, anzi le due serate» continua sorridendo.
Ricambio il suo sorriso amichevole e mentre si dirigono fuori, afferro la manica della giacca di Zayn.
Il mio sguardo é fisso timido a terra ma poi riesco ad alzarlo, incrociando subito i suoi occhi già puntati su di me.
Continuo a pensare alle parole di questa notte, dubitando se siano state davvero realtà o solo frutto della mia mente.
La mia mano si posa sulla sua guancia per lasciargli un veloce bacio all'angolo della bocca, sentendomi pizzicare dalla sua barba. Lui rimane lì come di stucco, forse più imbarazzato di me da tutta questa situazione.
«Ci vediamo domani» gli dico a bassa voce.
«Okay» risponde semplicemente lui accennando a un sorriso, per poi sparire dietro la porta.
È tutto così surreale, ma una cosa non riesce ad abbandonare facilmente i miei pensieri: la busta firmata nell'armadio, che sia questo "Harry" il destinatario?
«AWW, quanto siete dolci» esclama Erika riportandomi alla realtà.
Imbarazzata mi affretto a spegnere di nuovo la luce per tornare a dormire sul divano.
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La porta si apre ancora una volta e sto maledicendo col pensiero chiunque stia per varcare quella soglia, quando il pianto di un bambino sveglia tutte noi.
«ECCOCI A CASA» esclama o forse dovrei dire, urla mia zia.
Oh no é tornata.
Questa volta non é da sola, ha portato suo figlio con sé.
«Signorine é mezzogiorno passato, vi sembra il caso di continuare a poltrire?» ed ecco che non si smentisce mai.
«Scommetto che non avete neanche preparato il pranzo» continua abbandonando il passeggino in mezzo al salone e andando a spalancare le finestre, provocando in noi un coro di lamenti.
«Ciao zia» mugulo frastornata.
«Ciao belle mie» risponde lei andando poi a salutare le mie amiche, «come mai avete dormito sul divano? Potevate tranquillamente andare in camera mia no?» chiede ingenua, ovviamente non sapendo dei ragazzi.
Io mi giro di scatto allarmata verso Erika e Giulia, che a loro volta sgranano gli occhi seguendo i movimenti di mia zia diretta al piano di sopra.
«Sai non ci abbiamo proprio pensato...» ti prego fa che i ragazzi abbiano rifatto il letto, mi maledico sul non essere stata più attenta.
Mi alzo velocemente per seguirla, «E le altre tue amiche?» continua lei con l'interrogatorio.
«Sono in camera mia» le dico sorridendole forzatamente mentre saliamo le scale, ma intanto dentro sto morendo d'ansia.
Ed ecco che con un colpo solo spalanca la porta della sua camera trovandola... Perfettamente ordinata.
Emetto un sospiro di sollievo, grazie Signore.
«Beh cosa ci fai lì impalata, vai a svegliarle che mangiamo qualcosa».
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Il pranzo scorre veloce tra risate e aneddoti divertenti, «Cosa avevate intenzione di fare oggi pomeriggio?» ci domanda infine Francesca mentre sparecchia la tavola.
Tutte si girano a fissarmi: «Dai portaci in un bel posto» mi invita Rebecca con occhi illuminati.
«E dove vorreste andare?» domando a mia volta cercando di capire le loro intenzioni.
«Ho voglia di fare compere» esordisce Erika raggiante, «devo anche prendere dei souvenir per i miei».
«Vi prego non rinchiudetevi in un centro commerciale, é una giornata stupenda» mia zia ci prega esasperata.
«Si ma è sabato, il centro città sarà pieno di gente, per non parlare dei turisti...».
«Elisa ti ricordo che anche noi siamo turiste» mi prende in giro Natasha come suo solito.
«Dai ti prego, siamo qui da tre giorni e ancora non abbiamo visto granché».
«E va bene, allora muoviamoci».
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Il sole è alto in cielo, e nonostante sia appena iniziato Gennaio, devo slacciarmi la giacca per via del troppo caldo. Come previsto, le strade sono piene di gente, affluenza tipica del periodo festivo.
Giriamo un paio di negozi e attraversiamo viottoli che neanche io avevo notato prima, ci scattiamo varie foto e alla fine decidiamo di sostare in un café rinomato in pieno centro.
Cosí rinomato che ci mettiamo in fila prima d'entrare.
«Non potevamo sceglierne un altro??» si lamenta subito Giulia.
«Ho visto su Instagram che dentro c'è un angolo apposta per farsi foto aesthetic» spiega altezzosa Natasha sempre attaccata al telefono.
«Ci verrà a costare un rene» continua l'altra ancora non convinta.
Seguo divertita la conversazione quando un coro di voci attira la mia attenzione: «Ehi guarda sta arrivando, ciao Liamm» un gruppo di ragazze non poco lontane da noi saluta questo ragazzo che sta uscendo dal negozio manco fosse una celebrità.
Lui le saluta alzando la mano e ricambiandole con un sorriso sgargiante.
Il mio occhio cade subito sul grande orologio oro che porta al polso, «Pff» emetto ad alta voce.
Mi giro di nuovo verso le mie amiche quando sento qualcosa toccarmi la spalla.
«Ma guarda chi si vede» ridacchia lui.
«Scusa dici a me?» gli domando guardandomi intorno confusa.
In effetti, più lo guardo più assume un'aria piuttosto familiare.
«Speravo tanto mi scrivessi...» butta fuori tutto d'un fiato facendo il finto imbarazzato.
Di sottofondo sento dei commenti di disprezzo, rendendomi conto di essere al centro dell'attenzione.
«Non l'hai trovato il mio biglietto?» continua lui convinto.
Oh, ecco di chi era quel numero.
«No... Non so di cosa tu stia parlando» mento mentre le mie amiche mi guardano confuse.
«Che peccato... Dev'esserti caduto... Beh se te lo salvi ora non rischi più di perderlo» ammicca lui prendendomi il telefono dalle mani.
«Ridammelo subito!» esclamo altamente infastidita.
«Ehi ehi calmina» dice lui ridacchiando sicuro di sé, afferrandomi il dito per sbloccarmelo tramite impronta digitale.
Le mie amiche sussultano sconvolte da questa scena quasi da film.
«Ecco fatto» e me lo riconsegna tra le mani.
«Sei un maleducato di merda, chi ti credi di essere?!» sbotto io tutto d'un tratto sentendomi avvampare.
«Hei è questo il modo di ringraziarmi?».
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