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Capitolo 11- I Don't Mind Falling

Mi ritrovo in camera mia, ma non è la solita stanza. Ci sono i miei vecchi poster e le foto delle mie compagne di classe. Mi mancano da impazzire.

Arriva mio fratello correndo e mi salta addosso: «SVEGLIAAAA!!».

«Dai è ancora presto, lasciami stare» biascico girandomi dall'altra parte del cuscino.

Un rumore fastidioso riecheggia nella mia testa...È un rumore che odio, la mia sveglia!

Apro lentamente gli occhi ancora stordita dal sogno: ero in Italia, nella mia casa, nella mia camera.

Mi alzo col busto e mi siedo sul letto guardandomi intorno; mia zia è stata così carina ad aiutarmi ad arredare la stanza per farmi sentire a mio agio ma, per quanto carina, non ha nulla a che fare con quella del mio paese d'origine, piena di ricordi e pezzi di vita vissuta nella mia adolescenza.

Guardo il telefono: mezzogiorno. Che bella la domenica, il negozio oggi resta chiuso.

Sotto l'orario, oltre ai tremila messaggi del gruppo delle mie amiche italiane, mi cade l'occhio su un nome più corto: Zayn.

E ora cosa vuole?? Non andavano bene i cd?

3 messaggi:
«Dove sei».
«Ah il negozio è chiuso».
«Chiamami».

-

Dopo un paio di squilli a vuoto lo sento: «Ce ne hai messo di tempo».

«Stavo dormendo» dico ancora in pigiama.

«Beh dimmi dove abiti che ti passo a prendere».

«Uh.. Io??».

«No Beyoncé», «dimmi dove abita e corro subito da lei» continua facendo il simpaticone.

«Dai seria, passiamo il pomeriggio insieme», «ormai pomeriggio, visto che ti sei svegliata ora» continua con le frecciatine.

«Troviamoci al negozio» rispondo io,
«Alle 15» continuo e riattacco.

Ora mi sento figa come lui.

-

Corro dirigendomi nel posto deciso, già in ritardo di 10 minuti come mio solito; stavolta il ritardo non è causato dall'outfit, ma dalla musica che ho messo per prepararmi e che mi ha fatto perdere tempo.

Indosso dei semplicissimi jeans neri a vita alta e un maglioncino a croptop verde; da non dimenticare le mie amatissime converse alte nere.
Ovviamente quando mi metto le scarpe di tela fuori ha appena finito di piovere, ma decido di non farmi rovinare la giornata.

Arrivo nel luogo predetto ma Zayn non c'è; tiro fuori il telefono dalla tasca per chiamarlo ma, appena lo accendo, sento una voce alle mie spalle: «Oggi vuoi proprio farmi arrabbiare».

Si sta riparando sotto le tende del negozio affianco perché non ha portato con sé l'ombrello e ha appena finito di fumare.

«Scusaa» dico un po' cantilenante facendogli un sorrisone.

«Mh» lo sento avvicinarsi a me:
«Volevo portarti in un posto carino per ringraziarti per quello che hai fatto ieri, ma il meteo oggi non è a mio favore», «e neanche la tua puntualità» mi fulmina.

«Dai sta uscendo il sole» lo rassicuro io guardandolo felice.

«Bah sei strana» mormora.

-

Scendiamo dall'autobus e ci incamminiamo verso un ponte.
Solo ora capisco dove mi sta portando:   l'antico molo azzurro di Clevedon.

«Allora come mai sei venuta a vivere qui?» cos'è questa storia che può farmi tutte le domande che vuole mentre lui non risponde mai alle mie?

«All'inizio era solo una vacanza poi tra una cosa e l'altra, e dato che avevo un appoggio, ho deciso di rimanerci».

«Capito».

Continuiamo a camminare:«Ho sempre avuto la passione delle lingue, ho anche iniziato gli studi in Italia ma poi ho capito che stare ferma non faceva per me».

«Mi piacerebbe visitarla l'Italia», «ci sono delle band fighe» dice facendo spallucce.

Chi i Pooh?I cugini di campagna??

Ci appoggiamo ai bordi del molo continuando a chiacchierare: «Ancora che parli di musica» dico onesta e lui si gira a fissarmi.

«Da dove è nata questa tua passione?» chiedo veramente interessata.

«Mio padre Yaser ha sempre amato la musica, penso avesse deciso sin da piccolo di farmi appassionare all'hip hop anni Novanta» spiega.

«Sei molto legato alla tua famiglia» lo interrompo.

Lui distoglie lo sguardo dal mio volto per guardare a terra.
In quel momento si alza un vento fortissimo che mi fa cadere l'ombrello.
Mi abbasso subito per raccoglierlo ma ecco che un'altra folata lo trascina in acqua.

Rimango accovacciata a seguire con lo sguardo il mio prezioso compagno d'avventure andarsene via da me, mentre intono una canzoncina triste inventata al momento.

Sento che scoppia a ridere di gusto.
Mi giro a guardarlo e sta ancora ridendo.
Quanto è bello?

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