6: A secret goodbye
"Quello che mi hai detto quella sera, prima che io scoprissi delle tue bugie, era tutto vero? O hai mentito anche sul fatto che mi amassi?"
Il dubbio che Childe aveva posto a Zhongli era tutt'altro che ingiustificato.
Non era certo sorprendente che provasse della sfiducia, nei propri confronti.
Oltre a fargli quella domanda, Childe gli aveva chiesto altre due cose. La prima, era cosa avesse significato per Zhongli la notte che avevano passato insieme prima della sua partenza, quell'episodio inaspettato, sfuggente e intenso che li aveva coinvolti quasi di sorpresa.
La seconda, invece, riguardava al segreto che aveva mantenuto per mesi: Childe voleva assolutamente sapere perché Zhongli non avesse confessato di dover lasciare la Francia.
La giustificazione che Zhongli gli aveva dato non era falsa, ma era parziale. Era vero che aveva vinto la stessa borsa di studio che desiderava anche Childe, e che non glielo aveva detto per non ferirlo. Era vero che si era sentito in colpa ad andare in Canada al posto suo, e che aveva mantenuto quel segreto per evitare di litigarci.
Ma c'erano altre motivazioni, dietro alla scelta di quella partenza, che non poteva ancora dirgli. Gli avrebbero spezzato il cuore.
Childe, però, doveva aver intuito che Zhongli gli stesse nascondendo qualcosa. Era rimasto poco convinto dalla motivazione che aveva ricevuto, e anche decisamente offeso. Se Zhongli' non aveva colpa di quella vittoria, perché credeva che lui si potesse arrabbiare così facilmente ? Per chi lo aveva preso, gli aveva rimproverato Childe, deluso?
Z
hongli, immerso in quei pensieri, scrutò il volto di Childe, e, rivedendo la sua espressione ferita, pensierosa e delusa, rammentò il giorno della loro litigata come se fosse appena trascorso.
La sua mente, per quanto desiderosa di rimuovere quel ricordo spiacevole, lo aveva ancorato al suo animo come una pesante catena.
Non c'era niente di peggio di ferire a quel modo la persona amata, come aveva fatto lui, anche senza volerlo.
16 Giugno, 1 anno prima
Zhongli si alzò dal letto a fatica, non soltanto per l'orario terribile della sveglia.
L'ultima cosa che avrebbe voluto fare al mondo era abbandonare il letto.
Childe era ancora avvinghiato a lui, con la testa posata sulla propria spalla e un braccio a cingergli il fianco. Il suo respiro era regolare, sereno, come forse non accadeva da anni.
Era la prima volta che dormivano abbracciati, ma avendo condiviso la stanza per anni, e a volte persino il letto, durante qualche vacanza, Zhongli conosceva le sue tristi abitudini del sonno.
Childe aveva condotto una vita difficile, che lo portava spesso a fare incubi, sogni spaventosi che lo destavano in piena notte. In quei momenti si agitava tra le coperte, inquieto, intrappolato in scenari invisibili e terrificanti. Quel mattino, invece, aveva le labbra curvate in un sorriso, e il corpo quasi del tutto immobile, stretto nel conforto della presa di Zhongli.
Zhongli non poté fare a meno di lanciargli un'ultima occhiata, prima di decidersi a mettersi in piedi.
Era splendido, soprattutto per la serenità che emanava. Le ciocche rosse e ribelli dei suoi capelli gli ricadevano disordinate su un volto totalmente pervaso dalla pace. Le prime luci dell'alba, filtrate dalle tende, gli disegnavano le linee del corpo scoperte dalle lenzuola, ormai accartocciate tra le loro gambe. La sua pelle era tempestata da miriadi di lentiggini, dalle spalle, al viso e alle braccia, ora che il sole estivo aveva iniziato a sfiorarla.
Zhongli avrebbe voluto restare con lui per tutto il tempo del mondo, immerso nella sicurezza che la sua stretta gli donava. Voleva continuare a proteggere la sua pace, pace che entrambi si erano conquistati a fatica. Invece, presto sarebbe stato colui che l'avrebbe spezzata.
Forse poteva provare a spiegargli tutto.
Forse poteva, in qualche modo, sperare almeno che Childe non se la prendesse, che al massimo discutessero per cinque minuti, ma che poi tornasse tutto come prima, anzi, meglio di prima, dato che, la notte precedente, si erano finalmente dichiarati.
Eppure, una parte di lui sentiva che stava tutto per andare in fumo. E, soprattutto, una parte di lui si sentiva tremendamente in colpa.
Era stato troppo egoista, da parte propria, confessargli i propri sentimenti? Era stato egoista lasciarsi andare, finalmente, dopo tutti quegli anni, quando Childe lo aveva baciato? Era stato egoista accettare le sue attenzioni, andare a letto con lui, per poi dover abbandonare quello stesso letto poche ore dopo?
Probabilmente lo era, ma Zhongli non sarebbe nemmeno riuscito a partire senza essere totalmente sincero con lui.
Non sapeva nemmeno quando, come e se sarebbe ritornato. Naturalmente, voleva farlo più di ogni altra cosa al mondo. E, paradossalmente, anche se Childe non poteva saperlo, Zhongli stava partendo proprio per quel motivo: per assicurarsi di poter tornare.
Si sentiva terribilmente in colpa, ad abbandonarlo tra le coperte da solo, ma non si sarebbe sentito in pace con sé stesso, a nascondergli di amarlo, a mentirgli persino su quello. Lo aveva nascosto per anni, ferendo sé stesso e forse anche Childe, che aveva creduto di essere considerato soltanto un amico. Rimpiangere per sempre di aver fatto quella quella dichiarazione, forse, sarebbe stato soltanto peggio.
Cercò di essere il più silenzioso possibile, fino a recuperare i vestiti puliti che aveva lasciato sulla sedia, e dirigersi verso il bagno per prepararsi. Si lavò e si sistemò di malavoglia, prima di fermarsi in cucina, mettendo su l'acqua per il thé.
Le valigie erano già pronte da un pezzo, nascoste nell'armadio del corridoio. Per fare colazione, qualche minuto era sufficiente.
Aveva abbastanza tempo per scrivergli una lettera, anche se non era più convinto di quella scelta. Quando aveva pensato di spiegare il più possibile a parole, o almeno, dargli un degno addio, non aveva previsto di provare un tale senso di angoscia.
Si sentiva come se avesse un masso sul petto e stesse trattenendosi a stento dall'esplodere. Qualsiasi cosa stesse bevendo o mangiando, gli risultava quasi amara.
"Caro Childe,
quando leggerai queste parole, forse, sarò già in viaggio.
Ti sto scrivendo questa lettera prima di partire, e ammetto di non avere minimamente programmato che cosa dirti. Anche se lo avessi fatto, però, dubito che avrei mai trovato le parole giuste per esprimermi, o anche soltanto per scusarmi come si deve.
Dicono che quando ami qualcuno, tutto ciò che vuoi fare è proteggere i suoi sogni e permettere che si avverino. Io, però, mi sento di stare facendo totalmente l'opposto, in questo momento. Ti sto provando di ciò che più desideravi quest'anno, a cui tenevi così tanto.
Immagino che, ormai, tu abbia visto la fotocopia della mia lettera di ammissione alla Toronto University. È lì che sono stato preso, dopo aver vinto la borsa di studio. La stessa borsa di studio che stavi cercando di ottenere anche tu, da mesi.
Posso già immaginare cosa stai pensando: che bisogno c'era di nascondermelo?
Non posso darti torto. Sono mesi che, ormai, so di essere stato ammesso. I risultati sono usciti a Gennaio. Ma ho avuto così tanta paura di ferirti, rubandoti il tuo sogno, da non trovare il coraggio di dirtelo. So quanto tenevi a quella borsa di studio, e quanto ne avessi bisogno. Mi scuso immensamente, sia per avertela tolta che per non avertelo detto."
Zhongli si fermò un istante dallo scrivere, inspirando profondamente. Una lettera come quella non sarebbe stata minimamente sufficiente a far sentire meglio Childe, se ne rendeva perfettamente conto.
In realtà, probabilmente, non esisteva una soluzione per farlo stare bene in generale. Considerata la situazione in cui Zhongli si trovava, era praticamente impossibile non ferirlo, qualsiasi scelta prendesse. Semplicemente,in quel momento era tutto più grande di Zhongli.
Non poteva rinunciare al Canada nemmeno volendo. Aveva bisogno di quei soldi, di quello spostamento, più di qualsiasi altra cosa. Semplicemente,non sopportava dover sacrificare la felicità di Childe per ottenere un futuro.
"So che sarai arrabbiato con me. So che penserai che ti ho usato, che sono stato disonesto con te e con tutti i nostri amici. La verità è che sono un codardo, e che non posso rifiutare."
Zhongli si massaggió nervosamente una tempia, mentre rifletteva su come proseguire la lettera senza svelare troppo, e, al contempo, lasciandogli intendere che non stava accettando quella borsa di studio per dispetto, ma per altri motivi.
"Ci sono in ballo delle cose che devo fare lì,in Canada, con quei soldi. Non mi aspetto che tu capisca, perché è impossibile. Se tu chiedessi qualcosa agli altri nostri amici, sarebbero confusi quanto te, perché nessuno ne sa niente. Tutto ciò che posso dirti, senza nascondertelo.."
Zhongli diede un'occhiata nervosa all'orologio, e realizzò di non aver abbastanza tempo per riassumere tutto ciò che provava. Era letteralmente impossibile condensare dei sentimenti così longevi su carta, o anche soltanto pensare di stare scrivendo un addio, senza sapere se Childe avrebbe mai risposto.
".. è che io sono innamorato di te, Childe. E non volevo ferirti, anche se è inevitabile, ed è unicamente colpa mia. Lasciarti andare per un anno mi sembra quasi impossibile. Per me, ormai, sei sinonimo di casa. Lo sei stato per così tanti anni, e te ne sono immensamente grato."
Zhongli non stava mentendo, scrivendo quelle parole. Non c'era niente di falso in quelle affermazioni, per quanto fossero plateali e importanti.
"Pensare di non vederti per un anno mi spaventa. Mi spaventa l'idea di svegliarmi e non avere più la possibilità di incontrarti nel giro di poche ore, come eravamo abituati a fare. Mi rattrista pensare di non poterti mostrare i posti che visiterò, perché vorrei tanto portarti con me. Ad essere sincero, vorrei che il nostro futuro continuasse ad essere pieno di viaggi insieme, e vorrei condividere con te ogni cosa. Ma ti aspetterò, se lo vorrai anche tu."
La mano di Zhongli, per un istante, tremò. La sua vista si fece più appannata, mentre, per l'ennesima volta, si fermò.
Senza quasi che se ne fosse accorto, aveva iniziato a piangere. Si strofinò gli occhi nervosamente, come sperando di mandare via i cattivi pensieri, senza successo, prima che la rabbia e la frustrazione si unissero alla tristezza.
Aveva davvero senso scrivere quelle cose? Non sapeva neanche perché stesse pensando così avanti nel futuro. Non sapeva neanche se sarebbe effettivamente tornato in Francia, o se avrebbe condiviso quel futuro con Childe.
Non era giusto. Non era giusto, ma non poteva farci niente. Doveva soltanto aspettare, anche se lo faceva sentire così impotente.
"Ti sono grato di ogni cosa. Di essere venuto a parlarmi per la prima volta, quando io non trovavo il coraggio di interagire con qualcuno. Di avermi sempre ascoltato e supportato. Di avermi trascinato nelle tue passioni, nella tua vita...ti sono grato di ogni passeggiata, di ogni risata, di ogni aiuto. Non so neanche dove sarei, senza di te. Mi hai insegnato ad amarmi, e a trovare la mia strada."
Le lacrime avevano preso a scorrergli sul viso senza che riuscisse ad arrestarle. Il poco trucco che aveva messo sugli occhi era ormai sciolto, cerchiandoli di nero, ma non gli importava nemmeno. Voleva soltanto togliersi quelle parole di dosso, ma più le scriveva, più tutto gli sembrava improvvisamente più concreto: doveva partire, non poteva più aspettare.
"So che probabilmente, dopo questa cosa, potresti odiarmi. E lo capirei. Ma, per favore, non odiare mai te stesso. Non è colpa tua, se sto partendo. Non sto scappando da te perché non ti voglio più vicino.", aggiunse Zhongli, ipotizzando già che Childe potesse soffrire per una cosa del genere.
Childe aveva il terrore di essere abbandonato, a causa di traumi passati. Zhongli si rendeva conto che stava facendo lo stesso, anche senza volerlo, e non voleva assolutamente che si incolpasse. Il pensiero di farlo soffrire così tanto lo portò a stringere nervosamente la penna, così stretta che si stupì di non vederla rompersi.
"Chillde, se mai dubiterai di te stesso, ricordati quante volte ti ho detto che sei straordinario. Non ho mai visto una persona con la tua tenacia, o con la tua capacità di trattare bene le persone importanti, nonostante tutto ciò che hai passato. Non ho mai conosciuto una persona così creativa, così incredibile, così divertente, così sensibile come sei tu. E credimi, se ti dico che sono innamorato di te, per ogni dettaglio."
Come si concludeva una lettera? Zhongli non ne aveva idea. Non era certo la prima che gli scriveva, ma le altre che aveva abbozzato, non erano certo per dirgli addio.
Si portò il viso tra le mani, chiudendo gli occhi per un istante, cercando di trattenere un singhiozzo.
Si sentiva così ridicolo, seduto sul tavolo della cucina, a piangere per una cosa che lui stesso stava causando. Una buona motivazione sarebbe stata sufficiente per farsi perdonare, l'anno successivo? E soprattutto, avrebbero avuto un anno successivo?
L'ipotesi di non poterlo più trascorrere con Childe era agghiacciante. Si sentì gelare da capo a piedi, tremante come una foglia. La sua mente ormai era sommersa da dubbi e angosce.
Zhongli si alzò in piedi, accartocciando la lettera sul tavolo e strappandola in alcuni punti, in preda al nervosismo.
Lui e Childe si meritavano un futuro. Perché doveva già rinunciare a lui, prima ancora che provassero a iniziare una relazione?
Voleva amarlo liberamente. Voleva stare con lui. E, come sempre, non poteva concederselo. Non poteva mai avere niente di bello, né dare niente di bello agli altri.
Non riusciva a smettere di piangere.
Eppure sapeva di doverlo fare, a costo di farsi odiare. Childe sarebbe stato male, ma se Zhongli gli avesse detto davvero tutta la verità, sarebbe stato ancora peggio. Non avrebbe mai permesso che soffrisse come Zhongli aveva sofferto tanti anni prima, per lo stesso identico motivo. Lo avrebbe tenuto all'oscuro, sperando che un giorno capisse.
***
Zhongli aveva abbandonato i resti della lettera stropicciata sul tavolo, senza quasi pensarci, prima di andare in corridoio e prendere il giubbotto e le valigie. Lasciò un post-it vicino alla porta, con le proprie chiavi, avvisando Childe di tenerle pure lui.
E, inspirando profondamente, abbassò la maniglia per uscire.
-Zhongli! Dove stai andando? Ho sentito dei rumori..-
La voce di Childe lo raggiunse dal corridoio, portandolo a sussultare, richiudendo la porta.
La schiena di Zhongli era posata contro di essa, mentre Childe si avvicinò a lui, con i capelli ancora arruffati dal risveglio e soltanto un paio di boxer addosso, messi al volo.
-Io...-,fece per dire Zhongli, e rendendosi subito conto che la propria voce era tremante e spezzata, tremò appena. -..io sto partendo.-
-Partendo?-,ripeté Childe, evidentemente preoccupato. -Per dove? Che ti succede?-
La sua mano si avvicinò, gentile, al volto di Zhongli, sfiorandolo con delicatezza. Zhongli avrebbe voluto crogiolarsi in quell'attenzione, ma si sentì ancora peggio.
-Il tuo trucco, tu..stai piangendo...che cos'è successo? Ti posso accompagnare?-
Zhongli sentì una fitta di commozione all'altezza del petto, e si trattenne a stento dallo stringerlo.
Era così premuroso, così protettivo, così dolce. Il suo Childe. Il suo Childe. Al pensiero che quella potesse essere l'ultima volta che lo guardava, le sue lacrime tornarono a scorrere sulle sue guance, mentre le sue spalle tremarono.
Dirgli addio faccia a faccia era ancora peggio.
-Devo andare in Canada.-,disse Zhongli, cercando di raffreddare il tono di voce, per darsi un contegno. Non poteva farsi convincere a dire la verità, anche se avrebbe voluto. Doveva resistere, a costo di respingerlo. -Non te l'ho detto per quello. Ho vinto la borsa di studio che volevi anche tu, e mi sento in colpa per..questo. Sto piangendo per questo.-,mentì, parzialmente.
-In...Canada?! Che cosa?!-,esclamò Childe, sconvolto. Il suo viso sembrò frammentarsi in mille pezzi, come un vetro appena distrutto. I suoi occhi si riempirono di dolore e disappunto. -Stai per andare via..per un anno?-
Zhongli annuì, inspirando profondamente. Doveva mantenere il controllo. Non doveva cedere. Lo guardò dritto negli occhi, cercando di sostenere il suo sguardo. -Sì. Non l'ho detto a nessuno di voi per evitare che lo scoprirssi così. Ma ormai ho l'aereo prenotato. Devo uscire tra massimo cinque minuti.-
-Ma stai scherzando?-
Childe era giustamente sconvolto. Scosse il capo, allontanando la mano dal volto di Zhongli, come se improvvisamente la sua pelle scottasse.
-No, purtroppo.-,replicò Zhongli, la mano stretta alla valigia, per evitare di perdere il controllo e tornare a piangere. -Per quanto riguarda la camera, non preoccuparti. Me la scaleranno dalla caparra. Non dovrai pagare la mia parte.-
-La camera.-,ripeté Childe, con disappunto, prima di lasciarsi sfuggire un sorriso ironico. -E' questa la tua priorità? Ma ti sembra normale aver mentito così tanto tempo?-
-Io..-,fece per dire Zhongli, non riuscendo però nemmeno a trovare una scusa convincente. Si ritrovò a guardarlo, sentendosi affondare sempre di più. Childe aveva ragione. Aveva maledettamente ragione.
-Ma per chi mi hai preso, poi? Pensavi che io mi incazzassi perché hai vinto? Era un sogno per entrambi. Sarei stato felice per te!-,sbottò Childe, incredulo. -Certo, se lo avessi scoperto in modo normale! Non mentre cercavi di scappare come un ladro, senza neanche salutarmi!-
-Quei soldi..ne avevi bisogno più di me, quindi..io..non volevo togierteli.- ,Zhongli si rese conto di non riuscire neanche a fare una conversazione decente, in quel momento. Anche se in realtà non voleva andar via, in quel momento quel dialogo era insostenibile.
Childe raffreddò lo sguardo, immediatamente.
-Non ho bisogno della tua pietà su questa faccenda. So di avere una situazione familiare difficile, ma me la sono sempre cavata-,disse, duramente.
-Sai di cosa avevo bisogno? Di sapere che saresti andato via per un anno. Subito dopo quello che è successo ieri. Dopo che finalmente...-,sbuffò Childe, frustrato. -Finalmente, ci siamo detti di piacerci. Non ha senso. Cosa dovrei pensare, che ti volevi togliere uno sfizio, con me?-,domandò, e, in preda alle emozioni negative, il suo tono era freddo, pungente. -Non voglio pensare che volevi scoparmi e basta, prima di scappare, ma cazzo, così non ti riconosco più. Che cosa stai facendo, esattamente?-
-Non è così! Non sei uno sfizio! Non l'ho fatto perché volevo usarti.-,esclamò immediatamente Zhongli, con decisione, prima di ammorbidire il tono. E non mi fai pena, Childe. Mi preoccupo per te, ma non ti guardo con pietà. E' che...io devo andare là. Non posso rinunciarci. Ma sapevo che questa cosa ti avrebbe ferito. Pensavo di fare meglio a fare così.-,rispose Zhongli, strofinandosi rapidamente gli occhi, cercando di trattenersi. -Lo so che adesso ti sembra che non abbia senso, ma, l'anno prosssimo..forse..-
-E quale sarebbe il senso? C'è altro che dovrei sapere?-,si stupì Childe. -Dimmelo, ti prego, perché al momento ti giuro che non capisco.-
Zhongli non poté fare a meno di notare un barlume di speranza nel suo sguardo: Childe voleva capirlo, voleva ascoltarlo. Era comprensivo, e, in quel momento, era ancora peggio.
-Non posso. Non posso dirtelo. Ne riparleremo quando tornerò, se vuoi.-,mormorò Zhongli, con voce spezzata. -E ora..devo uscire.-
-Non puoi dirmelo.-,ripeté Childe, perplesso. -Che cosa dovrei pensare? E'..questa cosa non ha proprio un cazzo di senso. Non abbiamo mai avuto segreti, noi due. Vai, se devi andare. Ma..-
-Lo so. Lo so che sembra così. Hai ragione.-,concordò Zhongli, abbassando lo sguardo, prima di posare la mano sulla maniglia. -Allora...ciao.-,mormorò, a malincuore.
Non lo aveva mai salutato a quel modo, senza abbracci, senza la minima consolazione di poter tornare da lui nel giro di poche ore.
-Senti, ma perché ti sei dichiarato ieri, se sapevi di partire per un anno?-,domandò Childe, quando Zhongli si era già girato di spalle, sull'uscio della porta. -Perché...cosa significa?-
-Sono innamorato di te, da quando ho diciotto anni. Sei l'unica persona che io abbia mai amato.-,ribadì Zhongli, fissando un punto davanti a sé, sulle scale. Sperava quasi che il vuoto lo inghiottisse. Non voleva più prendere quel maledetto aereo. -Volevo che lo sapessi, prima che non mi vedessi più. Io..ti amo.-
-Parli come se partissi per sempre. Non...non capisco. Perché mi fai questo? Non ti fidi neanche a parlarmene? Non mi guardi neanche in faccia, adesso?-
Zhongli cedette, e si voltò a guardarlo.
Anche gli occhi di Childe erano pieni di lacrime. Stavano piangendo entrambi, inevitabilmente.
Non avrebbe saputo dire chi dei due aveva abbracciato l'altro per primo: quel contatto, breve e disperato, avvenne nel giro di pochi secondi, in cui Childe si avvinghiò a lui. Il suo corpo era scosso dai singhiozzi, e Zhongli lo abbracciò forte, anche se sapeva che non poteva curarlo lui, in quel momento.
-Io mi fido di te. Non sei tu il problema.-,confessò Zhongli, prima di scendere le scale. Non gli importava più di partire con un aspetto devastato, con gli occhi gonfi e arrossati, e nessuna forza per muoversi. Si sforzò di sorridergli, prima di scendere, anche se quell'espressione era piena di dolore. -Ti chiederei di fidarti anche tu della mia decisione, ma so di non poterlo pretendere. Ci..vediamo tra un anno.-
-Credimi, vorrei fidarmi. Ma in questo momento....-,confessò Childe, scuotendo il capo e scostandosi da lui. Si riscosse, come se improvvisamente si fosse pentito di quell'abbraccio. -...in questo momento, non voglio neanche più vederti. Buona permanenza, Zhongli.-
*******
1 anno dopo, presente.
"Hai fatto bene a chiedermi queste cose."
Zhongli era appena scivolato fuori da quei ricordi, trascinandosi a forza nel presente. Childe era di fronte a sé, e, come quel giorno, lo guardava con un misto di affetto, dolore e scetticismo.
Voleva delle risposte, giustamente. Ora Zhongli era tornato, e gliele doveva.
Zhongli, però, non poteva fornirgliene tutte.
Tutto ciò che poteva fare, però, era lavorare su ciò che poteva e doveva comunicargli.
"Lo so. Mi sento in stallo da mesi. Non sono riuscito a smettere di pensarti.", confessò Childe, con un'onestà disarmante, portandosi le ginocchia al petto, seduto sul bordo del letto. "Ho anche letto la tua lettera, o quello che ne restava, e ho intuito ci fosse altro dietro. Sono stato contento di leggere le tue parole, ma anche molto confuso. Però, almeno, ho intuito che io contassi qualcosa per te."
Zhongli provò una sensazione di piacevole tepore, a quelle parole. Era felice che Childe lo avesse pensato tanto, come aveva fatto anche lui. "Certo. E' così.",confermò Zhongli.
"Al Haitham mi ha detto che in Canada non hai avuto nessun altro. E che mi stavi aspettando, di nuovo. ",aggiunse Childe. "Come pensavano già gli altri. E' vero?"
Zhongli annuì, sincero. "Non sapevo te l'avessero detto, ma sì, è vero. Non mi è passato neanche per la testa di cercare qualcuno altro. Ti pensavo sempre. I miei sentimenti sono rimasti gli stessi.", disse, prima di cogliere la palla al balzo, e riagganciarsi alle domande che Childe gli aveva posto. "E a proposito di cosa è vero o no, tutto ciò che ti ho detto quella sera, o quella mattina, è vero. Sono innamorato di te, da anni. Non ho mai smesso di esserlo."
Childe sussultò quasi impercettibilmente. Per quanto cercò di nasconderlo con la mano, gli sfuggì un sorriso.
"E quello che è successo quella notte, lo desideravo. Ne ero convinto. Ok, forse non mi aspettavo che succedesse così all'improvviso..", confessò anche Zhongli, senza nascondere un filo di imbarazzo. Era difficile di parlare sia dei propri sentimenti, sia di quel contatto fisico inaspettato. "E, soprattutto, che tu volessi lo stesso. Per questo mi sono sempre trattenuto, nei tuoi confronti, senza neanche rendermene conto. Mi sono accorto di desiderarti quando..quando mi hai detto di ricambiarmi. E non mi pento di ciò che è successo, finché non te ne sei pentito tu."
"Non me ne pento neanche io. E comunque, non dirlo a me.", ammise Childe, scrollando le spalle, prima di ridere piano. Sembrava leggermente più sollevato, anche se molto cauto. "Avere il tipo che ti piace in camera, a volte, è una tortura. A un certo punto ho smesso di guardarti, quando ti cambiavi, o sarei esploso. Ma tu, senza accorgertene, continuavi ad abbracciarmi ogni tre per due."
"Come se ti fosse dispiaciuto. Lo facevi anche tu, anche molto più spesso" rispose Zhongli, ritrovandosi a ridere a propria volta. Per un attimo sentì una certa leggerezza invadere entrambi, sprigionarsi nell'aria come una piacevole brezza estiva.
Childe, però, aveva ancora dei dubbi ad attanagliarlo.
"Adesso mi spiegherai tutto, però?",domandò, senza girarci troppo intorno. "Mi dirai che cosa intendevi, quando hai ammesso che stavi andando in Canada per motivi che non potevi spiegarmi, che avevi bisogno di quei soldi e così via? E' passato un anno."
"Io...ho risolto parte di quei problemi. Ma devo aspettare ancora.",ammise Zhongli, e, comprensibilmente, Childe apparì deluso. "Non so quanto. Qualche mese, forse."
Sapeva fin quando era tornato in Francia che quel discorso sarebbe riemerso, ma, purtroppo, non era ancora libero di parlare totalmente.
"Hai rapito qualcuno? Fai parte di un'organizzazione segreta? Che cazzo..boh. Non capisco, te lo giuro.",sbuffò Childe, esasperato. Si alzò in piedi, scuotendo appena il capo. "Credimi, Zhongli..manchi anche a me. Anche io non ho neanche guardato qualcun altro, da un anno. Ma devo potermi..devo potermi fidare di te, lo capisci?"
Il suo volto era leggermente turbato, mentre evitò lo sguardo di Zhongli, immerso nei suoi pensieri.
"Certo che lo capisco.",mormorò Zhongli, con dolcezza. Le parole di Childe su cosa provasse lo avevano reso così felice da stordirlo, ma gli spiaceva vederlo ancora triste. "Mi dispiace tanto."
"Anche il fatto che sei tornato e..e ci siamo visti soltanto per caso. Mi ha fatto male.",confessò Childe. "Non ti ho scritto perché non sapevo come tornare a parlare con te. So che ti ho ignorato, o che ti ho parlato poco. Pensavo non volessi vedermi."
"Non posso biasimare la tua reazione.",rispose subito Zhongli. "E anche io avevo paura che non volessi più sentirmi. Ne avresti avuto tutte le ragioni. Ma in realtà, volevo vederti eccome."
I loro sguardi tornarono a incrociarsi, prima che Childe gli replicasse, porgendogli la mano.
"Ti propongo un patto. Parlamene entro la fine di questa vacanza. Condivideremo questa casa e un sacco di tempo. Vedi di tirare fuori le palle e di dirmi che cazzo succede. O, alla fine di questa vacanza, la mia pazienza, probabilmente, finirà. Soltanto così, ti perdonerò."
Zhongli fissò la sua mano, sopreso. Il sollievo di poter avere un'altra possibilità, per un attimo, lo pietrificò per lo stupore. Childe gli stava davvero offrendo un perdono? Era incredibile. Sapeva che la situazione era ancora tesa, ma quella possibilità gli fece velare gli occhi di lacirme di commozione. Sentì il proprio respiro farsi più regolare, mentre abbandonava un po' di angoscia.
Gli strinse la mano, annuendo.
Non avrebbe voluto dirgli la verità entro un mese.
Ma doveva prendere in considerazione anche i sentimenti di Childe, e dargli credito. Pur di non ferirlo, gli aveva mentito. Gli aveva risparmiato un anno di sofferenze per quanto riguardava il suo problema segreto, ma, in realtà, gliene aveva create altre dal punto di vista sentimentale.
E non poteva più pensare, così egoisticamente, di sminuire il suo dolore, solo perché era di un tipo diverso.
"Accetto il tuo patto.",disse Zhongli, con sincerità. "Perché te lo meriti. E, sul serio, mi dispiace. Cercherò di rimediare. Grazie, per questa opportunità. Ti prometto che passeremo delle belle vacanze, insieme. Non desidero altro."
"Lo so che ti dispiace. Devi dimostrarmelo, però.-,disse Childe, con fermezza, prima che il loro discorso venisse interrotto dal bussare sulla loro porta.
"CARCERATIIIII!",urlò Dehya, battendo la mano sul legno. "SIAMO TORNATI!"
*****
NOTE DELL'AUTORE
Note veloci perché devo andare a lavorare e devo cucinarmi qualcosa ahaha
questo capitolo è INTRISO di angst, e un po' meno spensierato degli altri, ma spero vi sia piaciuto comunque!
Fatemi saper ei vostri pareri <33
non penso metterò tanti flashback, per non rallentare troppo il ritmo. Ma questo era importante per introdurre il pov di Zhongli sulla questione, e per portare a snodare questa situazione così tesa.
da qui in poi, zhongli e childe cercheranno di godersi le vacanze con gli altri uvu e ovviamente, ci saranno vari misteri e questioni da risolvere
buon weekend <3
Kieran
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