Rain
I can clearly hear
the rain hitting the earth
I smile,
it's the best background music
Jeon's POV
Un giorno di pioggia lì a Seoul.
Un raggio di sole entrava dalla finestra. "Quando piove con il sole, si sposa una volpe", qualcuno disse una volta. In Giappone si dice Kitsune no Yomeiri, ossia che da qualche parte si stanno celebrando le nozze di due volpi.
Quando piove col sole può solo succedere qualcosa di magico. Non lo credo impossibile, niente mi sembra più possibile di questo. In realtà, nulla mi è mai parso irrealizzabile.
Mi definisco un'onironauta, mi considero parte di un mondo dominato da leggi completamente diverse da quelle che regolano la mia realtà. Riesco a credere che sia anche semplice spiegare, quanto possa essere "normale" vedere una lucertola spuntare fuori da un camino, come si vede in Alice nel paese delle meraviglie.
Apro il frigorifero, rimasto solo con due banane e un barattolo di marmellata a fargli compagnia. Mi dispiaceva quasi.
Lo richiudo. Era una routine che si ripeteva, ormai, più e più volte.
Tornato in camera, il telefono vibrava sul comodino, spostandosi indipendentemente oltre il bordo e precipitando sul pavimento.
[1 MESSAGGIO NON LETTO]
Taehyung: Quando ti deciderai di rispondere a questo telefono e spiegarmi se hai qualche problema con me, te ne sarò molto grato
Rivolgo il mio squadro alla finestra e tutto non mi è mai sembrato così grigio.
Quella strana sensazione di vuoto che continua a infrangersi su di me. Infine, il presentimento che il mondo sia diventato così lento da quando lui è andato via.
Il senso di colpa ci illude così tanto, da convincerci di poter controllare la realtà. Ci convinciamo che qualcosa si sarebbe potuto fare, poi diventa meno intenso del desiderio di autopunirci per liberarci di quel tormento.
La pioggia continua a bussare alla mia finestra.
E quando ormai l'orologio segnava le cinque del mattino, obbligavo il mio corpo ad alzarsi, convincendolo che fosse arrivato il momento di uscire da quella casa.
Dopo un quarto d'ora ero fuori. Il ticchettìo della pioggia sull'ombrello era quasi rilassante, mentre camminavo in mezzo alla gente.
All'improvviso pianto i piedi per terra, osservandomi nel riflesso di una pozzanghera. Quando punto di nuovo gli occhi di fronte a me c'era una figura, in piedi sul cornicione: aveva le gambe divaricate e le braccia tese lungo i fianchi.
__
Jimin's POV
Sentivo il vento gelato pungermi la faccia, le labbra erano gonfie e rosse per via del freddo. Sotto le mie scarpe, oltre il vuoto, c'era il mare. Non so nuotare.
Avevo lo sguardo rivolto verso l'orizzonte. Sì, ero pronto per morire e non lo avevo deciso quella volta, men che meno quella precedente, ma innumerevoli volte prima di questa.
«Ciao.»
Un ragazzo dai capelli color carbone era saltato sul cornicione, senza che avesse ricevuto una risposta da parte mia e dicendo: «Vorrei che le persone capissero che la mia assenza non è nei loro confronti, ma nella mia testa... quindi penso: se sento di giustificarmi è perché non sono le persone giuste per me? Cioè, chi mi vuole davvero bene lo capisce e basta?»
«Ci giustifichiamo quando vogliamo che gli altri vedano in un determinato modo la persona che stiamo giustificando» sorrido.
«Neutralità non è sinonimo di insicurezza, dobbiamo fare scelte coraggiose per avere una vita diversa.»
«La tua pensi sia una scelta coraggiosa?»
Lo guardo. «Come ti chiami?» chiedo alla fine.
«Jeon. Tu?»
«Jimin» sorrido. «A volte può essere molto difficile fare la scelta giusta, Jeon.»
JEON'S FLASHBACK
«Kyum?»
Non era il suo vero nome: si chiama Kim Yu-gyeom ed era il mio migliore amico.
Qualcosa di molto forte invade le mie narici, il profumo era un connubio di zenzero blu, lavanda e disinfettante. Spalanco improvvisamente gli occhi: benzina.
Proveniva dal bagno. È lì, infatti, che lo trovo immerso nella vasca, con una sigaretta fra l'indice e il medio della mano sinistra e un accendino nella mano destra.
Il dolcevita bianco impregnato d'acqua, ormai trasparente, permetteva di vedere il tatuaggio disegnato nella parte alta del braccio. Lo avevo simile anche io: si trattava di un bue per rappresentare la nostra nascita nell'anno del bue, con il novantasette in numeri romani a simboleggiare il nostro anno di nascita.
«Kyum, non farlo.»
«Conosci l'effetto pigmalione? È quando un'insegnante crede che un bambino sia meno dotato di altri e inizia a trattarlo, anche inconsciamente, in maniera diversa da quelli più dotati» intensifica l'ultima parola quasi con disprezzo, «e quel bambino che viene creduto meno dotato, con il passare del tempo interiorizza questo giudizio e diventa veramente meno dotato degli altri.»
Mi lascio cadere lentamente in ginocchio, appoggiando il sedere indietro sui polpacci delle gambe, decidendo così di lasciar parlare il mio amico e ascoltarlo.
«A volte in amore abbiamo tanta paura di perdere l'altra persona, siamo sempre preoccupati che la storia finisca e di conseguenza maturiamo questa sorta di egoismo ingiustificato, anche involontario»
Kyum accenna un sorriso amaro «fino a pensare solo a noi stessi.» Alla fine mi guarda.
«Le persone più difficili da amare sono quelle che ne hanno più bisogno.»
FINE FLASHBACK
Per Kyum la morte era solo una realtà alternativa, dove avrebbe avuto una seconda possibilità per riparare il suo più grande rimpianto.
Era successo una settimana dopo quella conversazione. A Kyum non erano mai piaciuti gli addio. Forse gli sarebbe piaciuto lasciare una letterina, o qualcosa di scritto che si sarebbe trovato negli anni a venire, qualcosa di esoterico e misterioso.
«Dicono che l'ottimismo allunghi la vita» parla Jeon. «Eppure Kyum era fin troppo ottimista: sperava che nella sua vita ci fossero solo pace ed armonia.»
«Non ci vedo nulla di male. Pensare positivo non significa illudersi, ma lottare contro un qualcosa che di primo impatto ti sembra irreversibile» dice Jimin bagnandosi le labbra, «non vuol dire nemmeno nascondersi dietro la verità, ma far sì che quella cosa da irreversibile diventi reversibile... e se non accade, tu non hai smesso di sperarci.»
Un movimento ignoto nel cielo cattura improvvisamente l'attenzione di entrambi: un falco dal piumaggio bruno nella parte superiore del corpo e bianco candido sulla testa; le ali erano lunghe e intorno all'occhio presentava una vistosa macchia nera.
La pioggia stava ancora cadendo sopra le loro teste.
«Vuoi morire?» spezza il silenzio Jimin.
«Cosa?» chiede Jeon girandosi a guardarlo.
«Conosco un detto arabo, recita: buttati in mare e vedrai te stesso lottare per sopravvivere. Non vuoi ucciderti, piuttosto vuoi uccidere qualcosa dentro di te.»
«E se quel qualcosa fosse impossibile da fermare? Allora non voglio fermarmi anche io.»
«Se ti butterai, allora Kyum morirà davvero» Jimin ricambia lo sguardo, «perché non ci sarà nessuno a ricordarlo, piangerlo e parlare di lui. Ricordare è l'unico modo che ci permette di farli sentire ancora vicino a noi.»
Una lacrima sfugge dagli occhi di Jeon.
«Non lo farò, se tu verrai con me» dice infine allungando la mano verso Jimin.
Quest'ultimo sorride. «Ok.»
Even when this rain stops,
when the clouds go away
I stand here,
just the same
Without saying anything,
looking at the world.
In this rain
In this rain
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