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Cap. 9 Una mancanza di garbo nelle maniere [pt.1]

La nave scese perpendicolarmente nello stesso modo in cui era salita e non ci volle molto prima che la scimmia fosse individuata, o meglio, fosse individuato ciò che rimaneva di lei.

-Nooooooo!- esclamò Romeo vedendo i pezzi del colossale scimmione sparpagliati per tutta la giungla -Una fiera battaglia perduta a causa dell'incompetenza umana! Helsinki, maledetta succhia pinne di sirena!!!- urlò poi disperato al cielo, cadendo in ginocchio sopraffatto dallo sconforto.

Effimero è riferire che Jelkins, Burlesque, Hydrogeno (e anche Curval se non fosse svenuto) si sentirono molto sollevati dalla piega che avevano preso gli eventi, tanto da sorridere con fierezza, felici di non essere stati coinvolti una volta tanto in qualcosa di così incredibilmente stupido. Ma la loro contentezza era direttamente proporzionale alla furia del capitano che, impostata la funzione di ricerca di frequenza e collegato il suo Adoid (dispositivo sviluppato con una tecnologia di basso livello che consente la sola funzione di chiamata a differenza dell'Ifone che offre tanti spunti di intrattenimento interessanti), si mise in contatto con la sua nave, cosa che del resto avrebbe dovuto fare già da tempo, se non si fosse ritrovato in tutti quegli eventi epici.

-Capitano, capitano, è lei?- chiese una voce femminile dall'altra parte.

-Si Helsinki sono io, chiamo per un'informazione indispensabile, dimmi, il ponte di coperta è ancora lurido e polveroso come sempre?- chiese Romeo.

-Ovviamente signor capitano! Lurido e schifoso come sempre, anzi, ultimamente è ancora peggio!- gli rispose Helsinki rassicurandolo.

-Bene...perché appena tornerò, dovrai pulirlo tutto con la tua lingua, brutta spompina sirene!!!- le rivelò l'altro.

-Ma...ma...ma...perché signore che ho fatto di male?- piagnucolò la ragazza all'idea di dover sottostare ad un destino così orribile.

-La scimmia, Helsinki! Gli ordini erano solo di direzionare un bombardamento ai lati del nostro percorso, in modo da allontanare le scimmie mentre andavamo in esplorazione! E invece no, hai incasinato tutto, sparando colpi poco precisi e abbattendo la mia nemesi animalesca!- la sgridò Romeo infuriato.

-Ma comandante, avevo detto di non saper usare il reticolo di puntamento dei cannoni, non ho mai avuto un addestramento militare, sono solo un medico- cercò di giustificarsi Helsinki in lacrime.

-Okey questo è vero. La colpa di tutto questo è stata principalmente di Jelkins e della sua poca rilevanza come mio vice. Però la scimmia, per la sirena puttana, sarebbe stato uno scontro eroico sul quale i grandi cantori avrebbero scritto degne ballate, che sarebbero state cantate fino alla fine dei tempi per tutta la galassia. Altro che quella schifosa ballata che ora affolla le taverne, se avessi vinto lo scontro ora non saremo più presi in giro come la ciurma delle chiacchiere!- le spiegò furioso Romeo, odiava quella ballata e un giorno avrebbe trovato chi l'aveva scritta, desiderava questo incontro quasi con la stessa bramosia con la quale desiderava il voler diventare un pirata (ah povero Gob'Hob, quale atroce destino stava richiamando sulla sua persona per aver tentato di far ridere qualche avventore di qualche zozza taverna).

-Ma signore ho dovuto farlo, quello scimmione vi aveva raggiunti. Ho aspettato fino al momento in cui ha allungato la zampa per afferrarvi, è stato indispensabile disintegrarlo- gli spiegò la ragazza tra un singhiozzo e l'altro.

Romeo rimase un attimo a riflettere, ora che ci pensava sembrava strano che fossero riusciti a scappare da quell'enorme scimmione con un semplice diversivo; a pensarci meglio aveva anche sentito lo sparo di Helsinki che polverizzava il mostro, ma aveva pensato che quello scoppio fosse solo uno dei tanti alberi che il mostro stava sradicava durante il suo passaggio.

-Perché non hai detto subito che il tuo agire era indispensabile, Helsinki? Mi hai fatto perdere un sacco di tempo a rimproverarti inutilmente quando ho tonnellate di cose da fare!- la sgridò Romeo per l'incompetenza dimostrata come sempre.

-Scusi capitano non capiterà più, se mi farò rimproverare di nuovo inutilmente su un abbattimento necessario di una scimmia gigante, mi farò asportare il coccige- promise Helsinki asciugandosi le lacrime.

-Esatto, perderai tutti i tuoi coccigi!- gli confermò Romeo anche se non aveva bene idea di cosa fosse.

-Tutti tutti capitano...oh aspetti, Kansas e Brand sono sull'altra linea della nave, ve li passo su questa linea?- chiese la ragazza.

-Decisamente, risparmiamo tempo tattico e abbiamo qualche possibilità che la FAOG non ci trovi con le mani nel ventre del pianeta a rubare le sue risorse- disse Romeo accordandole l'intelligente iniziativa.

-Bene!- fu la risposta dall'altra parte. Poi silenzio, silenzio e ancora silenzio.

Il capitano attese ancora qualche minuto, poi urlò attraverso la scatoletta -Ti sbrighi o stai aspettando che tutte le stelle si spengano?!- (era una frase tipica della regina pirata, sapeva a memoria le frasi più celebri dei grandi pirati romantici e ogni tanto non poteva fare a meno di fare qualche citazione).

-Oh capitano, non sono in grado di farlo, io sono un medico! Cosa sono tutti questi pulsanti...forse se prem...- si sentì poi un "bzzzz" e la trasmissione si interruppe.

Romeo era incollerito, voleva caricare quella scatola comunicatrice che aveva in mano come un toro spaccandosela contro la nuca mentre ruggiva come un leone, ma non era abbastanza incazzato per fare qualcosa di così stupido.

Compose invece il numero di Kansas e si mise in ascolto.

-Capitano, capitano, è lei?- chiese una voce femminile dall'altra parte.

-Si sono io Kansas, hai trovato la villa?- disse l'altro.

-Si capitano e...- ma la voce della donna fu coperta dal forte suono di qualcosa che si spaccava e da un -Vola pupa vola, yeaaaaaa!!!-

-Brand stai fermò, ho il capitano in linea! Hai lanciato cocchi per tutta la durata della nostra missione di spionaggio e per tre volte sei andato vicino col decapitarmi, quindi fermo o ti ritrovi una freccia in gola!- lo avvertì severa la ragazza -Sono stata fin troppo paziente nel sopportare i tuoi folli disturbi ossessivi-compulsivi!-

-Dicevo signore, non abbiamo solo trovato la villa, ma anche la fonte da cui risucchiare la linfa del pianeta. Il punto è poco distante dalla villetta e la squadra di estrazione si è già messa a lavoro: con della linfa così pura ci faremo della vodka buonissima!- esclamò gioiosa la ragazza.

-Perfetto, perfetto!- si congratulò il capitano fiero e contento che nel suo equipaggio non ci fossero solo incompetenti -Io ho abbattuto un capitalista e credo di avere la sua ciurma con me. Chiamerò la nave-base per far in modo che prenda in custodia gli ostaggi e faccia esplodere quest'uovo appestato da sfruttamento e gerarchizzazione capitalista. Dopodiché mi dirigerò alla villa per incontrare la principessa Viziosa- spiegò il capitano.

-Uh signore, la nave è incontattabile, credo che Helsinki abbia fatto esplodere qualcosa premendo qualche tasto di troppo, però noi siamo alla villa e possiamo sorvegliare noi i prigionieri fin...- ma la frase non fu mai completata, poiché dopo un altro -Vola pupaaaa!- e un altro "SBLOF" la comunicazione si interruppe.

Forse si era sbagliato, erano davvero tutti incompetenti. Lanciò in aria la scatola comunicatrice e, con una selvaggia testata, la spaccò al volo col capo mentre ruggiva come un leone.

Si sedette poi in posa di meditazione cercando di allontanare i pensieri d'ira con lente e profonde respirazioni. Doveva calmarsi, si, doveva decisamente farlo, pensò. Era il momento di rendersi presentabile e garbato in vista dell'importante incontro, si disse mentre si passava la rosa, che per tutto quel tempo non aveva mai lasciato la mano destra, nella sinistra.











La tecnica di raggiramento relazionale pianificata da Marie-Antoniette era molto tipica, conosciuta da ogni imbroglione che si rispetti come "Due lazzi a corda collegati a nodo ad un fulcro".

Era attuabile solamente da tre persone e il suo funzionamento era decisamente banale. Tutto si basava su un attaccò bifronte, effettuato dalle due persone che sarebbero stati i lazzi, mentre il fulcro mascherava il riavvolgersi della corda ad ogni tentativo fallito, essendo il punto fuori dal sistema.

In parole normali, Marie-Antoniette aveva proposto che lei e Gattino si sarebbero mascherate da principesse, mentre Volpe avrebbe fatto la parte del maggiordomo della villa. Era certa infatti che il capitano della Sogno d'Estate non sarebbe riuscito a svelare l'inganno, accecato dal suo romanticismo, che lo avrebbe portato a credere di essere al cospetto di due principesse.

Per darsi appunto quest'aria regale, le due avevano preso in prestito due dei tantissimi vestiti della vera principessa (vestiti che comunque non usava mai, poiché era solita passare le sue giornate completamente nuda) mentre Volpe, abbandonata la giacca a scacchi, per eliminare ogni collegamento con gli Eterni, indossava ora una camicia bianca e un frac, sottratti a uno dei tanti peluche di Viziosa. Naturalmente gli indumenti non erano della sua misura e gli andavano un po' stretti, ma Marie-Antoniette era sicura che la cosa avrebbe funzionato comunque, poiché era certa che il capitano, trovandosi al cospetto di due principesse, di certo non si sarebbe messo ad osservare il maggiordomo (o Gourmet come voleva farsi chiamare Volpe).

L'unica pecca nel diabolico piano fu Gattino che si rifiutò categoricamente di togliersi orecchie da gatto e guanti soffici, ma anche questo importava poco; se infatti il romanticismo del capitano corrispondeva per metà a quello narrato nella ballata, sarebbe stato possibile ingannarlo anche se Gattino fosse stata una gatta vera e Marie-Antoniette una giraffa in fiamme.

Nell'attesa del capitano, si erano preparati del the e fu proprio mentre sorseggiavano questo nella stanza coi peluche che sentirono lo sparo.

-Mi scusi per il forte rumore signorina. La porta è però aperta e da galantuomo non posso di certo entrare nella casa di una signora rispettabile senza che questa sappia del mio arrivo, del resto il campanello non è un'opzione fiera, anche se vedo che qui manca- disse Romeo impugnando nella mano destra la pistola prestatagli da Jelkins ancora fumante. Non avrebbe osato entrare, era un gentiluomo e come uomo di tal tipo avrebbe aspettato l'invito della dama per procedere oltre, anche se ciò significava aspettare secoli.

Volpe-gourmet sentendo lo sparò, ma non le parole che suonarono solamente ovattate e prive di senso, si affrettò alla porta principale per accogliere l'ospite.

-Buonasalve messere, ordunque giungete alle porte del castello della burgravia del pianeta senza nome, colei il cui cuore e animo le ha fatto ricevere il titolo di delfina non che di khatoun, imparentate per centonovesimo grado alla famiglia DIVINA, col titolo di granmarcheduchessa, la principessa Viziosa!- presentò il Gourmet mentre si inchinava invitandolo ad entrare.

-Tenga mio valoroso amico- disse Romeo a Jelkins restituendogli l'arma -Andrò da solo, aspettami qui- aggiunse avviandosi verso l'entrata.

-Si capitano signore- rispose il fedele sottoposto.

Romeo esitò un attimo -Amico, quante volte ti ho detto di non chiamarmi in un modo così autorevole, il legame che ci lega trascende futili gerarchizzazioni- spiegò girandosi verso il valoroso vice.

-Signore capitano, la ringrazio per la bontà di queste parole, ma preferisco continuare a chiamarla in questo modo. Vedete, la vostra parte sgarbata non è d'accordo con questa politica dirigenziale e poiché sarebbe troppo un casino per me darle dell'amico una volta e del signore capitano un'altra, a seconda della mano che usate per impugnare la vostra rosa, preferisco essere sempre formale- gli rispose l'altro.

-Ah, la mia parte sgarbata, scusa amico se devo farti passare tutti questi problemi con la mia dicotomia d'animo. Sei un vero amico e puoi chiamarmi come vuoi. A dopo quindi, ho un galante incontro che mi aspetta- lo salutò rassicurante Romeo mentre varcava la soglia.

Una volta nella villa, Volpe-gourmet lo condusse su per le scale fin alla porta della sala del the, che aprì con un suntuoso gesto accompagnato da un elegante inchino.

-Salve, oh dame- disse Romeo entrando nella stanza con fare elegante e  abbozzando ad un piccolo inchino.

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