Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Cap. 7 Una mancanza di olfatto [pt.2]


La loro corsa però durò poco, poiché qualcosa si parò all'improvviso davanti ad Ada, la quale cadde all'indietro su Curval trascinando con sé Hydrogeno.

I tre fecero per rialzarsi per continuare la loro fuga, ma capirono che sarebbe stato inutile, essendo appena finiti nella padella dalla quale erano in principio scappati.

Davanti a loro vi erano tre uomini terribilmente minacciosi, cioè due erano terribilmente minacciosi, l'altro era un po' ridicolo. Mentre infatti gli altri due erano armati di tutto punto e avevano quell'aria truce e sanguinaria tipica dei "pirati" delle favole, questo non aveva armi e la sua persona non emanava alcun tipo di pericolo. Complice di questa impressione era anche il suo vestito, un pomposo abito da buffone di corte con motivi arlecchineggianti che era coronato da un cappello da giullare con tanto di sonagli e piume colorate.

Egli, come abbiamo già detto, non portava né sciabole né pistole legate alla cintola, ma boccali, bicchierini di cristallo, calici e fiaschette. Tutti strumenti utili e indispensabili per la sua occupazione, ovvero quella di essere il coppiere ufficiale della nave in qualsiasi momento e in qualunque circostanza. A quello scopo portava sotto braccio e nell'imbracatura dietro la schiena due pesanti botti, sulle quali c'era scritto "Vodka e respiro di Satana, solo capitano x.x". Era ormai abituato a portare quei super carichi, la sua professionalità e esperienza in quel campo non aveva eguali in tutta la galassia.

Il suo aspetto era fanciullesco, con lunghi capelli biondi e vivaci occhi azzurri; insomma nulla che potesse incutere terrore, anzi un personaggio del genere risultava quasi adorabile, essendo la rappresentazione vivente dell'ideale principe azzurro fiabesco.

Il coppiere-principe si trovava alla sinistra dell'uomo contro il quale era sbattuta Ada, tuttavia non descriveremo lui, lui è il capitano e un capitano lascia sempre la precedenza ai suoi uomini in queste cose.

Quindi, mentre lui annuisce con fiero elogio della mia scelta e tesse le mie lodi come degno narratore di questa storia per la mia attitudine nel raccontare nel modo in cui racconto, descriviamo l'uomo alla sua destra.

Questo si trovava alla destra del capitano non solo a livello di coordinate spaziali, bensì anche in generale nella vita, essendo il suo braccio destro metaforico, suo vice e affettivamente suo migliore amico. A differenza del coppiere, egli aveva una buona aura di pericolosità piratesca alla quale contribuivano le numerose pistole che portava appese alla cintola. La sua aura di minaccia non era però dovuta semplicemente al suo letale armamentario, chiunque può comprare e indossare delle pistole, ma solo pochi possono sfoggiare una cicatrice cosi brutale e feroce come quella che aveva sul volto quell'uomo. Questa gli prendeva completamente il volto, sfigurandolo completamente e dandogli l'aspetto di un famelico assassino.

Cosa aveva fatto quell'uomo per meritarsi quello sfregio? Di quali orrendi crimini la sua anima si era macchiata per meritare un simile indelebile segno sul corpo? Domande timorose e prive di risposta che chiunque incontrasse quell'individuo non poteva fare a meno di porsi.

Lo sfigurato portava inoltre un lungo vestito a spolverino nero polvere e un cappello da cowboy dello stesso colore che ricordavano quelli un tempo vestiti da "l'innominato del Fumo" (noto giocatore d'azzardo che secondo le leggende, dopo la separazione dalla moglie, decise di imbarcarsi per la galassia per vincere tutte le scommesse, spesso però scommetteva con la vita dei partecipanti e la sua diventò una folle crociata omicida, del resto non giocava nemmeno lealmente poiché, per quanto era noto che non avesse perso neppure una sfida era altrettanto noto che avesse quasi sempre barato) cosa che aumentava solamente il terrore nell'animo di chi lo incontrava.

Per quanto però quest'uomo potesse essere minaccioso, la sua aura di terrore non poteva nemmeno lontanamente paragonarsi a quella dell'uomo alla sua sinistra.

Egli era il capitano, un uomo inflessibile e di buon cuore, che sapeva darsi alla folle sete omicida ed essere anche poetico e sentimentale verso le principesse. Era al comando della nave conosciuta con il nome di "Sogno d'Estate" e amava davvero tanto la vita romantica da pirata (anche se ahimè non aveva mai coronato il suo sogno di diventarne uno).

Aveva i capelli lunghi scompigliatamente pettinati all'indietro di un color bianco cenere, anche se il suo corpo non dava minimamente riflesso della sua avanzata età. Era infatti decisamente grosso e robusto e la sua persona sprizzava vigore e forza fisica, perfetta immagine dei lontani dettami di bellezza del classicismo greco. Ogni sua piccola struttura anatomica sembrava infatti essere incisa nel marmo e ad una maggiore conoscenza, si sarebbe capito che in alcuni momenti possedeva anche la cultura degli scrittori classici.

Portava una giacca smanicata di un rosso cremisi con i bottoni color sangue e un pantalone alla zuava a righe fucsia e blu turchese. Dalla giacca spuntavano le sue muscolose braccia, sulle quali aveva tatuato i suoi valori di vita. Su quella destra vi era la scritta "Determinazione" per ricordarsi di non lasciare mai andare le cose preziose, mentre sull'altra vi era scritto "Onore e Amore" per ricordarsi di vivere sempre nel romanticismo. Sul petto infine, appena intravedibile dalla giacca leggermente sbottonata, vi era il tatuaggio che per lui significava tutto, la sintesi definitiva di tutto quello in cui quell'uomo credeva: una stella di un rosso profondo.

I suoi ideali erano quelli di parità e uguaglianza fra gli individui. Credeva fermamente nella lotta contro i poteri forti e nella ridistribuzione egualitaria dei beni che questi avevano sottratto al popolo appropinquandosene illegittimamente. Durante la sua vita aveva sempre lottato per quegli ideali e seppure non era mai riuscito a coronare il suo sogno di diventare un pirata, era fiero di ammettere che quei nobili ideali l'avevano accompagnato per tutto il suo viaggio e avrebbero continuato a farlo fin nella tomba.

Aveva in vita numerosi pugnali, spadini, daghe e in quel momento brandiva nella sua mano sinistra la sua sciabola arrugginita che aveva chiamato "Fedele", perché non l'aveva mai tradito nello staccare arti e teste dai corpi dei suoi nemici. Nell'altra mano impugnava un oggetto molto singolare che per lui valeva quasi al pari degli ideali di vita che professava: una rosa rossa.

Vedendo gli scienziati, da prima, egli provò un curioso senso di sorpresa, poi fece per dire qualcosa, magari un saluto, ma le sue parole furono fagocitate dal forte suono di un'esplosione.

-Qualcuno spari a quella nave sirene puttane! Sparate a quella nave, la voglio abbattuta e in fiamme, è la seconda volta che quella talpa demente di Kansas ci va così vicino a farci saltare in aria!- urlò quindi incollerito dell'interruzione.

Il coppiere sorrise e guardò lo sfregiato, egli non aveva armi e di quella faccenda se ne lavava le mani: toccava al suo compagno gestire l'ira del capitano.

-Capitano signore- disse lo sfregiato prendendo coraggio -un colpo di pistola non scalfirebbe nemmeno lontanamente lo scafo della nave, essendo rin..-

-Spara! O giuro che non avrai più dita per farlo!- lo minacciò il capo.

Il sottoposto mirò con una delle sue tante pistole alla nave, si sentì un leggero scoppio e come volevasi dimostrare il colpo non ebbe nemmeno la gittata necessaria per raggiungere lo scafo della nave.

-Cazzo si, vendetta!- urlò trionfante il capitano ignorando il fallimento: era il gesto che contava.

-Ah, ma mi sentiranno appena salirò su, li voglio tutti con la faccia a terra a pulire il ponte di coperta con le loro lingue. Prima su tutte quella scioperata di Kansas, vatti a fidare dei sangue moca!- pianificò minaccioso poi.

-Bhe, l'addetta ai cannoni non è Kansas, ho cercato di spiegarvelo anche prima signore capitano- disse lo sfregiato cercando di riproporre il tema che aveva toccato già dopo il primo incidente e in generale in ogni momento prima del loro sbarco sul pianeta.

-Ah no? Non è Kansas il nostro cecchino?- chiese perplesso il capo, che l'avesse di nuovo confusa con Helsinki? I sangue moca che si vestivano di foglie per lui sembravano tutti uguali (soprattutto quando erano gemelli).

-Si, non si è confuso come sempre questa volta. Ma non è lei che è ai cannoni in questo momento, poiché lei stesso, capitano signore, le ha accordato il permesso di scendere dalla nave per fare quella raccolta di erbe che nessuno oltre a lei e sua sorella capisce. E infatti ora è la sorella, Helsinki, che è alla postazione di comando dell'artiglieria- spiegò lo sfregiato.

-Cosa!? Ma la sorella del cecchino è un medico!- obiettò il capitano sconvolto da quella improvvisa rivelazione.

-Lo so signore capitano e le ho fatto presente lo stesso problema poche ore fa sulla nave, ma lei ha detto "La precisione anatomica del medico e la leggiadria che mostra questo nell'operare un corpo umano, non sono tanto diverse da quelle richieste nell'uccidere con un'arma da fuoco, Kansas se la caverà benissimo" cioè ha invertito i nomi delle due signorine, signore capitano, ma il senso era quello- raccontò funesto il commilitone.

-Non ha senso invece, è una cosa che ha la sua bellezza teorica, ma è completamente stupida a livello pratico...- si interruppe -...non ero il me figo vero? Impugnavo la rosa nella mano sinistra?- chiese rendendosi conto della terribile realtà.

-Già, signore capitano...-confermò lo sfregiato.

-Perché, per la sirena puttana, nessuno mi ha avvertito? Jelkins cazzo, tu sei il mio secondo in comando, se vedi che mi bevo il cervello devi dirmelo, dovevi prendere la situazione in mano e dirmi che saresti rimasto tu ai cannoni, essendo il miglior cecchino di riserva! Che cazzo di incompetenza è questa!- urlò frustrato il capitano.

-Ma signore capitano l'ho fatto! Ho provato in ogni modo a dirle del guaio pianificato dalla parte meno figa di lei e mi sono proposto in più di un'occasione di prendere il posto di quell'incompetente di Helsinki. Ma lei mi ha solo preso in giro dicendo "Oh, ma qui qualcuno ha paura delle scimmie uh-uh" per poi mimare il gesto di uno scimmioide che sniffa la propria cacca!- protestò educatamente Jelkins, educatamente perché mai avrebbe osato attaccare briga con quella parte del capitano.

-Cazzo, non è colpa mia se ogni volta che parli sembri sempre impaurito e inutile! Mi hai fatto concentrare sull'offenderti per la tua codardia, distraendomi dalle questioni più importanti. E ora non stai nemmeno puntando una pistola a questi tre indigeni aborigeni che abbiamo incontrato! Sei incompetente come una sirena che prova a fare i pompini a un polipo quando si è sempre spompinata pesci spada!- lo sgridò il capo, infuriato per tutta quella incompetenza dimostrata.

Jelkins udendo quel richiamo disciplinare, si affrettò a puntare non una ma ben due pistole verso gli indigeni aborigeni, cosa abbastanza inutile, poiché questi di certo di lì non si sarebbero mossi.

-Qualcuno parla la mia lingua? Io capitan Romeo vengo pace- mentì etnicamente il capitano accovacciandosi vicino ai tre selvaggi. Aveva letto nelle sue tante avventurose letture che il modo migliore per parlare con la popolazione decivilizzata di un pianeta era dire che si veniva in pace, anche quando questo non era vero, anche quando si stava oggettivamente bombardando il loro pianeta, anche quando si era armati e sul procinto di conquistare tutto il conquistabile depredando ogni cosa.

Ada guardò l'uomo pericolosissimo che fino a due secondi fa era riuscita quasi a spaventarla e capendo che egli era non meno demente di ogni altro essere vivente della galassia, gli fece una sonora pernacchia in faccia, sputacchiandogli addosso viscida saliva.

Il capitan Romeo si pulì l'umida saliva finitagli sul volto, cavolo se quello era il modo con cui quei selvaggi salutavano, dovevano essere decivilizzati a livelli preistorici. Cercò quindi di pensare ad un'altra tecnica di approccio, ma il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dal coppiere -Capitano, capitano, capitano, il naso del gobbo è un pezzo limitato!!!- urlò questo saltellando in preda dall'euforia per la scoperta.

Romeo guardò il pezzo raro e lo strinse forte tra le dita sotto lo sguardò di un terrorizzatissimo Curval -Sirene, buon occhio Burlesque, quasi quasi promuovo te come vice al posto di quello attuale, che non può far a meno di distrarmi col suo fare schifo!- esclamò contento. Prese quindi un coltello specifico per quel compito e si apprestò a fare la precisissima amputazione anatomica, ma fu fermato dal suono di un gracchiare ringhioso.

-Proteggete il naso e la vodka!!!- urlò Romeo impugnando trepidante la sua Fedele, pronto a dar battaglia alle bestie che si apprestavano alla carica.

Lo scontro, come prevedibile, fu brutale e selvaggio. Romeo saltò subito in prima linea, mentre dietro di lui Jelkins si occupava del fuoco di copertura e Burlesque stringeva a sé la botte di vodka per non perderla. I tre prigionieri invece non si mossero per tutto il tempo: Curval e Hydrogeno erano troppo terrorizzati, mentre Ada era troppo occupata a non respirare la pestilenziale puzza schifosa emanata dai corpi e dalle cacche lanciate da quelle creature. Su di loro infatti iniziò a piovere una spessa pioggia di merda, che sporcò ogni lato dei loro corpi, cercando anche di penetrare nelle loro anime. Romeo però non se ne curava, essendo nel pieno del massacro; con abili e decisi movimenti faceva a pezzi tutti gli assalitori, che fin dal principio non potettero nulla contro la sua determinazione omicida.

Ben presto tutti gli avversari furono fatti a pezzi e ora, in piedi, in mezzo ai corpi scimmiodi affettati, rimaneva solo Romeo sogghignate, contento della valorosa battaglia.

-Queste bestie sanno cosa è la guerra, cosa è l'onore, cosa è la gloria e sono sicuro che sappiano anche che cosa è l'amore!- disse il romantico capitano elogiando il valore degli sconfitti.

Rinfoderò quindi la sua Fedele e alzò la mano -Vodka!- ordinò e Burlesque si affrettò a versargliela.

-Nulla di più bello del bere della buona Vodka mentre si guarda il sangue degli sconfitti- disse bevendo in gran quantità il letale intruglio.

-Be', dove eravamo rimasti ordunque- disse buttando il bicchiere a terra e riavvicinandosi a colui che possedeva il raro pezzo anatomico.

-Ti prego, non sono un indigeno aborigeno o qualsiasi cosa del genere. Sono uno scienziato non staccarmi il naso, qui vicino vi è la mia nave, ci sono sopra tanti tesori di valore molto maggiore rispetto al mio naso. Ci tengo al mio naso, non togliermelo, ho solo lui e lui ha solo me- implorò Curval tra le lacrime.

Romeo esitò, cavolo quel tipo stava protestando, quanto voleva poter acconsentire alle sue richieste di pietà, ma quello era il suo lavoro. Stava pensando a come spiegare la sua posizione professionale, quando sentì un forte barrito.

I due Eterni, la matematica e i tre "pirati" si girarono e videro il vero padrone di Tettaverde. Questo era uno scimmione colossale di un nero notte e se ne stava lì a guardarli coi suoi occhi rossi, digrignando i denti inferocito.

Vedendolo Romeo sorrise radioso -Una nuova sfida- esclamò contento, pronto per il secondo round. Jelkins però, avvicinatosi al capitano, gli mise una mano sulla spalla scuotendo la testa, suggerendo che l'impresa non sarebbe stata minimamente perseguibile, poiché se sarebbero rimasti lì sarebbero di certo morti.

-Sirene, sirene...- mugugnò affranto Romeo -...diversivo, vodka, sparo- ordinò quindi... cavolo quanto odiava fuggire davanti alle sfide impossibili!

I suoi sottoposti sentendo quelle tre parole agirono in fretta: il barile fu lanciato, un colpo lo fece esplodere e tutti e sei i presenti se la diedero a gambe.

-Credo di dover rivalutare la tua proposta- disse Romeo a un risollevato Curval (per quanto potesse essere risollevato qualcuno che viene inseguito da una scimmia aliena colossale inferocita e anche un po' incenerita).

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro