Cap. 4 Una mancanza di credulità [pt.2]
-Oh, sto rovinando ogni cosa oggi e sputo pure. Tutto questo perché volevo fare qualcosa di buono e utile- piagnucolò Sabaca una volta arrivati nel posto maledetto che aveva provocato tutta quella sua disattenzione.
-Te l'ho detto da quando ci siamo conosciuti che le mie cose non puoi maneggiarle con razionalità, cavolo, mi dispiace che tu debba stare in questo stato proprio in questa giornata importantissima, ma cerca di stare ben attenta. Poco fa ho avuto un dibattito con un grand'uomo, un saggio, davvero una mente superiore ti dico e voglio condividere con te tutto quello che ho compreso sulla nostra esistenza: mi serve la tua attenzione solamente per qualche minuto, niente di più - le disse Trollux andando avanti e indietro nella stanza, impaziente di raccontare le sue scoperte.
-Dovrei riuscirci- rispose Sabaca stropicciandosi gli occhi per resettare la sua percezione focale.
-Okey, allora, da dove posso iniziare la nostra piccola spiegazione?- si chiese Trollux massaggiandosi le tempie, per poi passarsi una mano sul volto in modo da riordinare i vorticosi pensieri e temi che gli sembravano affollare la mente -Potrei partire dall'inizio, ogni storia parte dall'inizio, ma non questa, non capiresti- le rimproverò con un briciolo di amarezza il mentore -Perché vedi, un tempo si credeva nell'esistenza di un piano sottostante al nostro, interamente fatto di fiamme e zolfo. In questo luogo orribile perennemente avvolto nel buio primordiale, vivevano delle creature conosciute col nome di "demoni", entità per sempre dannate dall'impossibilità di raggiungere la felicità. Essi erano infatti completamente incapaci di amare o di provare il più minimo sentimento d'affetto a causa di un decreto divino o qualcosa del genere. Erano, per questa loro mutilazione emotiva, immersi nella più assoluta solitudine e non ci volle molto prima che il male si impossessasse di quel luogo, penetrando in ogni anima e condannando irrimediabilmente quegli esseri ad un'esistenza di tragicità ironica, basata sulla folle ricerca di vuoti piaceri costellata da atroci sofferenze. Ma sto divagando: ciò potrebbe interessarti, tuttavia non ti servirebbe a capire. Il fatto è che dobbiamo abbandonare quest'approccio scientifico e avere fede nella fortuna!-
-Fede nella fortuna? Oh maestro, non ho proprio idea di quello che tu stia dicendo, devi per forza parlare con me di questo? Ci sono tante persone nella galassia, solo su questa nave ce ne potrebbero essere alcune che saprebbero cons...- cercò di dissuaderlo nell'andare avanti la sua aiutante, ma come sempre non riuscì a concludere il pensiero.
-No Sabaca, solo tu puoi aiutarmi, ora è troppo tardi per il resto. La nostra realtà è come un gioco in cui si punta tutto su una singola mano casuale. Considera un giocatore di carte, prima che l'ultima carta venga estratta, questo pregherà che esca quella che possa permettergli di vincere il gioco; in questo modo cercherà, tramite la sua volontà, di piegare il corso della realtà per assecondare il suo volere. Ciò non è molto diverso da quello che sta accadendo in questo momento- le spiegò confusamente Trollux -Ora tieni, prendi questo blocco di carta e scrivi, anzi disegna, tutto quello che ti dico. Devi essere precisa mi raccomando, senza esitazioni o sbavature: potrebbero essere fatali- le raccomandò poi mettendole in mano varie penne e fogli di carta.
-Ma perché, cosa sta mai succedendo?- chiese la discepola quasi in lacrime.
-Vedi, penso che la mia anima sia... morta. Non è nulla di grave, ma quando succede bisogna stimolarla. Tranquilla, è già successo qualche volta, anche se credo che questa volta sia la peggiore- rispose con fare fatalistico il mentore -Ma non devi preoccuparti: andrà tutto bene!- aggiunse rassicurante, vedendo il panico negli occhi della sua aiutante.
-Okey, ma ti ho detto che ho provato a mettere a posto...- cercò di spiegare questa in un ultimo tentativo di dissuasione, ma fu fermata bruscamente dal maestro -Non c'è tempo! Può finire tutto!!!- la sgridò severamente stendendosi su un mucchietto di fogli.
Sabaca iniziò un po' a piagnucolare, però non avrebbe più replicato, la situazione era critica ed il suo maestro aveva bisogno del suo aiuto: doveva fare tutto quello che era in suo potere per dargli una mano. Si sedette quindi a terra vicino a Trollux e disse con decisione e fermezza -Sono pronta-
Trollux la guardò ed annuì soddisfatto, quindi iniziò nell'operazione di risanamento.
-Vedo...- disse con lo sguardo perso nel vuoto -...un albero che non sta più in piedi da tanto, tanto tempo, dal quale cadono numerose mele per una promessa infranta- continuò descrivendo la sua visione.
Sabaca disegnò velocemente l'albero abbattuto dal tempo e le mele che cadevano, disegnò quindi un anello e lo barrò per indicare la promessa infrangersi.
-Ora cade della pioggia, ma non è pioggia, ma lacrime- disse Trollux allungando una mano verso il soffitto come se potesse toccarle -Sai cosa significa l'impossibilità di stare con la persona che si ama? A volte per ironia i grandi amori si separano per non ritrovarsi più. Vi è qualcosa di terribile nell'aver vicino la cosa che per te è la più preziosa dell'universo e avere paura di parlarle perché sai che ogni cosa che dirai non potrà che ferirla. A volte per ironia i grandi amori si separano per non ritrovarsi più. Rimasi giù nel buio a piangere su questo destino, senza nulla da fare per eoni...sentivo la musica che componeva mentre singhiozzavo lacrimosa le mie pene, lì sola a tirare i miei dadi- si interruppe per girarsi verso Sabaca, che era tutta presa nel cercare di capire come potesse disegnare un concetto del genere.
Le prese dunque la mano con cui stava scrivendo tra le sue facendola trasalire, le mani di Trollux erano incredibilmente fredde -Ti interessa davvero sapere quanto mi piacque far del male e indire feste, solamente per riempire il fatto che lui preferiva immergersi in quella sua ricerca del suono perfetto, anziché stare con me, preferendo il destino di tutti gli altri a dispetto di quello della donna che avrebbe dovuto amare? Dimmi, ti interessa?- le chiese poi guardandola negli occhi.
Sabaca non stava capendo il senso di tutto quello. La voce del suo maestro era cambiata, sembrava più flebile, come se provenisse da tanto lontano, da qualche posto dimenticato da tempo. Cercò di rispondere, ma non poteva parlare, cercò di liberare la mano da quella morsa empatica, tuttavia non poteva neppure fare quello.
Rimase dunque lì immobile, incapace, come tanti prima di lei, di compatire la sensazione di solitudine che proveniva da quelle parole.
-No, come potresti. Ma so che vuoi giocare, lo leggo nella tua anima che hai bisogno di tirare i dadi, la scatola è lì- disse quello che doveva essere "Trollux?" lasciando la mano della ragazza per indicare una scatoletta poggiata sulla scrivania dello studio. Questa era molto piccola e sicuramente molto vecchia, di un vivo nero tenebra, decorata con delle stelle rosso fiammeggiante sbiadite dal tempo.
Sabaca guardò la surreale apparizione. Strano, avrebbe giurato che fino a due secondi fa su quella stessa scrivania ci fosse unicamente un pandemonio di fogli e ogni altra cosa che potesse portare disordine. E invece ora questa era completamente vuota, fatta eccezione di quella piccola scatolina.
-Avanti non fare la timida, i più grandi poeti vorrebbero stare al tuo posto in questo momento- disse "Trollux?" invitando Sabaca ad avvicinarsi alla scatola con un movimento della mano -Sciocchi, qualcuno ha pure creduto che potesse con le sue parole aggraziarmi per rendere i miei tiri per lui più favorevoli: che cosa ridicola!- aggiunse per poi lanciarsi in una folle risata di cinica derisione.
Sabaca si alzò e si avviò verso la scatola, se quelle parole erano vere non poteva lasciarsi scappare quell'occasione. Dopo qualche passo si ritrovò infine davanti a quel piccolo oggetto, ma aspettò che "Trollux?" gli dicesse -Aprila- per farlo.
Sollevò quindi il coperchio e non potette fare a meno di tapparsi il naso per via della puzza che uscì dal piccolo cofanetto. Ma era solo l'inizio, perché l'interno non era meno disgustoso: la parte di sotto della scatola era infatti piena di viscidosi vermi, il cui muoversi faceva un forte rumore di slittamento e strisciamento che rendeva ancora più vomitevole il tutto.
Nella parte di sopra della scatola c'era invece un'iscrizione che recitava "Quella troia di Helena si sogna di avere un qualcosa di così bello" e sotto una firma di una L stilizzata.
Sabaca però non la lesse mai, poiché alla vista dei vermi era già piegata in due a vomitare.
-Oh, ti direi "non fare così sono solo vermi", ma non lo sono. Li ho raccolti dalle più schifose profondità, lo giuro sul sangue di una vergine! E devo dire che rappresentano tutta l'imperiosa disgustosità che fin ora le mie pupille abbiano mai visto, quindi sentiti libera di vomitare una volta o tante di più. Ad ogni modo, sempre meglio degli scarafaggi, quelli volano e sono più incontrollabili, che noia farsi gli outfit con gli scarafaggi- disse con una sorta di malinconia, facendo intendere che aveva passato non poche brutte serate a causa di quelle sarcastiche e iperattive creature.
Si avvicinò dunque alla ragazza e le prese la mano coperta dal vomito -Tanto meglio, scivolerà meglio dentro: il vomito è un ottimo lubrificante quando è spontaneo- osservò "Trollux?" per poi infilarla tra i vermi nella parte di sotto della scatoletta.
Sabaca lanciò un urletto isterico di schifo e terrore e provò a liberarsi, ma non ci riuscì, poiché i vermi univano la sua mano a quella del suo aggressore. Chiuse quindi gli occhi privata della forza di vedere quell'orrore compiersi e sentì lentamente il braccio immergersi in quello schifo fino alla spalla (il che naturalmente tra le altre cose era strano visto la piccolezza della scatoletta).
-Ecco!- urlò quel mostro che aveva costretto quella ragazza a fare il disgustoso atto, per poi tirare il braccio di questa su con qualcosa in pugno.
-Dadi?- chiese perplessa Sabaca (si, le era stato già detto che lo scopo finale era tirare dei dadi, quindi la sua sorpresa risulta del tutto immotivata, però ricordiamoci che la poverina non era tanto sveglia e poi del resto in una situazione del genere, chiunque si sentirebbe un po'confuso) aprendo la mano, ma non disse altro, poiché un forte odore di gelsomini le pervase le narici fino a penetrarla nel cervello, nel quale un gelsomino stesso si manifestò come unica immagine mentale.
Fece ondeggiare la mano per aggiungere più casualità al tiro, quindi lasciò ricadere i dadi nel mare di vermi che aveva sotto i piedi facendoli rimbalzare su ogni gelsomino che vedeva.
Si risedette quindi a terra nello stesso punto in cui si era seduta prima e fu finalmente rallegrata di calpestare di nuovo il pavimento della nave.
Trollux era in piedi nella stanza e guardava il disegno dell'albero e delle mele -Sei stata bravissima, spero che ciò ti sia servito come tirocinio in un modo o nell'altro, sei libera di riposarti, te lo meriti- le disse sorridente.
Sabaca era troppo confusa per fare domande, si alzò e uscì dalla stanza, ma appena voltato l'angolo rivide il suo maestro, che le piazzò in mano un decotto al caffè -Ecco a te, spero che ora tu sia pronta a sentire quello che dovevo dirti, ti giuro, quell'uomo era un saggio e parlava in un modo così giusto...- iniziò questo, ma Sabaca lo interruppe -Ma se ne abbiamo parlato prima: la fortuna, i demoni e quelle cose lì, cosa dici ora?- chiese confusa e barcollante.
-Hei stai bene?- le chiese preoccupato Trollux prendendola per un braccio per non farla cadere a terra -Cosa stai dicendo, non abbiamo ancora parlato di nulla. Ti ho chiesto qualche minuto di attenzione, tu mi hai risposto "Dovrei riuscirci" e io come sempre sono stato scettico, perché ti fai sempre in quattro per starmi dietro. Quindi sono andato a prendere i decotti al caf...- cercò di spiegarle ridendo di quello strano comportamento, tuttavia Sabaca lo interruppe nuovamente -Aspetta...- si disse -ma se tu sei qui, chi c'è lì?- ragionò infine.
Si affacciò quindi oltre la porta e la vide, in tutta la sua bellissima paura, morte e orrore.
Urlò fino a quasi farsi esplodere la gola e i polmoni, sbiancando e cadendo all'indietro per quella folle visione. Si riprese poco dopo, ma non seppe raccontare cosa aveva visto (un tale orrore per fortuna viene cancellato subito dalla mente umana). Cercò di spiegare quindi cosa era successo, tuttavia non potendo concretizzare concetti, non ci riuscì ed inoltre non era nemmeno sicura se quell'evento fosse accaduto veramente, poiché nella stanza non furono trovati, né vomito, né disegni e Trollux giurava di non possedere alcuna scatoletta diabolica.
Gli Eterni giustificarono quello strano evento come un semplice esaurimento per il carico di lavoro, del resto avevano appena finito un esperimento importante ed erano tutti molto stanchi. Alla fine Sabaca fu messa a letto, costretta ad un riposo riabilitativo, mentre il resto degli Eterni, cyborg e cavie compresi, aspettava impaziente l'arrivo dell'attesissimo matematico. Ma ahimè, nessuno immaginava il risultato che avrebbe avuto quel piccolo rimescolamento delle probabilità sulla nostra storia.
Si trovavano tutti quanti nella sala da pranzo a mangiare (Marie-Antoniette compresa, alla fine era riuscita a tornare alla nave quasi tutta intera, anche se la sua acconciatura da gran dama purtroppo, nell'immersione, era stata brutalmente assassinata e ora portava i capelli sciolti, cosa che la faceva sentire un po' a disagio) quando accadde.
Si sentì un rombante squillò e poi una voce pervase la nave -Arrendetevi o faccio esplodere questo stupido uovo che chiamate nave all'istante, branco di mammolette prive di spina dorsale!- ordinò.
I presenti si guardarono atterriti: che cavolo stava succedendo?
-Curval- chiese Bokozugo -hai dato di nuovo a qualche falso appassionato di statistica, che si è rivelato essere un losco individuo, i codici di contatto della nave?-
-No capo, infatti non stanno contattando sul canale primario, chi parla non ha i permessi per farlo- rispose prontamente questo, dopo gli ultimi tre incidenti era molto più attento.
-Oh no, credo che la nostra vita sia finita Volpe- commentò Gattino.
-Potrebbe essere, non possiamo escluderlo, beh, noi andiamo a compilare le nostre volontà- disse l'altro fingendo fatalistica tristezza e prendendo la socia sotto braccio. Era l'occasione perfetta per fare il giro della nave e vedere se c'era qualcosa di facilmente sgraffignabile. Se dovevano morire era già finita, ma se fossero sopravvissuti sarebbero stati più ricchi.
-Chi è che osa minacciarmi. Io non tratto coi terroristi, se vogliono fare esplodere tutto lo facciano, ai miei tempi c'erano meno negoziazioni e più azioni, se vogliono la guerra che vengano uno a uno- dichiarò Badpiece. Una delle poche volte che parlava e diceva cose inutili condite da minacce a vuoto, visto che gli aggressori non potevano sentirlo.
-Magari vogliono solo indicazioni, ci sono molti tipi strani nella galassia e vista l'etichetta sociale della gente del posto, il tutto diventa ancora più probabile- cercò di ragionare un raro Trollux raziocinante.
-Oh, ma fate tutti quanti silenzio!- li sgridò Bokozugo -Tasha a me- disse portandosi il cyborg a sé per assorbire il suo calore di amore sintetico -Ora, Curval, riesci a creare una linea di comunicazione tra noi e questo?- chiese.
-L'ho appena fatto- rispose fiero lo scienziato statistico che si stava improvvisando telecomunicatore.
Bokozugo prese la scatola di comunicazione che gli porgeva il collaboratore, ma prima che potesse parlare, la voce tuonò minacciosa di nuovo in tutta la nave -Forse non avete capito, vi voglio fuori dalla nave con le mani alzate, avete puntati contro tre cannoni a pro-sitroni Makk2, che vi bolliranno prima che possiate dire "Siamo delle mammolette prive di spina dorsale"-
-Non vorrei dire nulla che possa rendere questa situazione più tragica, ma i cannoni a pro-sitroni fanno un po' tanto male e non sono così difficili da costruire, quindi non credo sia tanto improbabile; non ci resta che sperare nell'ipotesi di Trollux- commentò Hydrogeno pessimisticamente.
Marie-Antoniette voleva dire qualcosa, ma sul serio, i suoi capelli facevano davvero tanto schifo, come poteva quindi preoccuparsi di cose così effimere come una morte imminente?
-Okey, abbiamo capito, ma dicci chi sei o cosa vuoi. Cioè io voglio crederti, ma la situazione mi risulta un po' improbabile, tu che ci contatti e di...- disse Bokozugo parlando tramite la scatoletta comunicatrice, ma fu di nuovo interrotto dalla rombante voce -Forse non avete capito davvero allora, avete una fottuta flotta di pirati che puntano dei fottuti cannoni su questo cazzo di uovo che chiamate nave!!!-
Quella frase fece gelare il sangue a tutti i presenti, perfino Marie-Antoniette sembrò prestare più attenzione. La pirateria spaziale era finita da un pezzo, questo era vero, ma era anche vero che ogni tanto qualche pazzo decivilizzato di qualche pianeta remoto prendeva il largo con un equipaggio di folli e qualche arma Makk2 o Makk3, lanciandosi all'inseguimento di qualche piccola nave e la loro era un perfetto esempio di piccola nave. Certo questi casi erano superipermegarari e solo una congiunzione di sfortunati eventi astrali potevano provocarli, specialmente in quelle zone della galassia. Tuttavia se c'era una cosa nota a tutti era che non si poteva mai sapere chi vagasse tra le stelle: c'erano, come diceva Trollux, decisamente troppi tipi strani.
Incredibilmente, messa sotto questo punto di vista, la questione assumeva alta serietà, tanto da fare balbettare Bokozugo quando disse -Caz-z-zo Tasha mi stai facendo sudare, spegniti un po'- (no, forse balbettò perché il cyborg era diventato un po' troppo rovente e si era scottato).
Curval invece balbettò terrorizzato, chiese infatti alla scatola radio -P-p-p-p-p-p-p-p-pirat-t-t-t-ti?- per poi guardare i presenti con fare confuso.
-Pirati! Pirati! Pirati! Pirati! Pirati! Pirati! Pirati! Pirati! Pirati! Nello stesso tempo in cui tu l'hai detto una volta, io l'ho ripetuto nove volte, fesso! Vi stiamo seguendo da un po' e poiché la FAOG non viene a Numeronia da tanto, abbiamo deciso di colpire ora!-
-Ma cosa volete?- chiese Curval non più balbettante ma tremante -Qui non abbiamo molti soldi- aggiunse, dissimulando il grosso capitale che avevano abbordo.
-Ma non ci interessano i soldi, che sicuramente ci saranno, noi vogliamo voi! Sarete i nostri schiavi. Sottomettere gli Eterni al nostro volere, è questo quello che vogliamo: il nostro nome di pirati diventerà subito iper-importante!- rispose la voce.
-Io non mi faccio schiavizzare da nessuno, meglio la morte- annunciò Badpiece pensando al modo più degno di mettere fine alla sua esistenza.
-Si. Un piano diabolico, tuttavia ancora non ti credo- obiettò Trollux prendendo il ricevitore dalle molli mani di Curval.
-Beh allora non ti resta che affacciarti e vedere davanti a te, mammoletta scettica!- semplificò con naturalezza la voce.
Gli Eterni non temporeggiarono oltre e si diressero di corsa nella sala aulica, dove avevano osservato il loro ultimo fallito esperimento.
Bokozugo si avvicinò al trono -Apertura visuale- ordinò e tutti trattennero il respiro.
Fu così che lo videro. Si trovava davanti a loro, la peggiore delle ipotesi, il peggiore scenario possibile si era appena manifestato.
Loro, gli Eterni, i più grandi scienziati della galassia erano stati irrimediabilmente presi in giro...
-Scusate, ma sono una tipa egocentrica, volevo che tutti voi mi vedeste arrivare- disse una Ada LoveAce ripresa dalla finestra-schermo, mentre camminava verso di loro con un ghigno malefico sul volto.
Inutile dire che mentre Trollux rideva e Bokozugo se ne fregava di quella storia, essendo più impegnato a ricalibrare le tensioni di pressioni di Tasha, per il resto degli Eterni, per il matematico fu odio a prima vista (anche se la maggior parte già era partito con una base di odio non indifferente).
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