Cap. 3 Una mancanza di sabbia [pt.1]
-Briefing-
-Cosa è? Si mangia?-
-Sul serio, è possibile che ogni volta tu mi debba fare questa domanda?-
-Ma ha un nome così sofisticato, potrebbe essere benissimo un dolce. Prendi cheesecake, potrebbe essere qualsiasi altra cosa, nessuno pensa ad una torta-
-Okey, te lo rispiego, però stammi a sentire-
-Ci provo un po', prometto capo-
-Briefing è quando si fa una riunione molto seria per fare un piano geniale che porta a grandi introiti-
-Come un complotto?-
-No un complotto è diverso! Per fare un complotto non ci deve essere la luce, tutti devono avere dei cappucci e soprattutto un governo cade sempre alla fine di un complotto-
-Vogliamo distruggere Numeronia?-
-Nhaaaa, già abbiamo fatto la nostra parte di danni, il nostro briefing è su altro-
-E allora perché non parli dell'altro invece di fare il sapientone!-
-Ci stavo arrivando, solo lo facevo in modo elegante. Ora pero devi stare davvero a sentirmi-
-Ci provo un po' di più, prometto capo-
-Allora, vedi quella nave? Quella è una nave da persone facoltose, guarda quei due che sono scesi, proprio lì, quel tipo brutto e gobbo e quella specie di fantasma in nero-
-Oddio Volpe, ma fanno proprio paura!-
-Lo so Gattino-
-Oddio credi che possano vederci?-
-No tranquilla, siamo nell'ombra, si sentono solo le nostre voci e non si vede altro-
-Quindi stiamo complottando?-
-Oh, per gli dei, Gattino piccolino, vuoi davvero tornare su questo discorso? Abbiamo davanti il più grande imbroglio di tutti i tempi e tu pensi solo alle tue definizioni!-
-Scusa è che voglio essere certa di capire tutto e bene, poi dai la colpa a me se il piano fallisce miseramente-
-Non fallirà se mi stai a sentire e fai come ti dico-
-Non ho altri intenti che questi ora capo-
-Bene. Allora, concentrati sul gobbo e sul fantasma, guarda come camminano e come parlano, cioè non possiamo sentirli, però dico: guarda la scena. Sono senza ombra di dubbio delle figure super-facoltose, persone importanti, e come tutte le persone importanti hanno una discreta quantità di ricchezze-
-Dove? Non vedo nemmeno una grande ricchezza Volpe-
-Ovvio, stanno tutte sulla nave, dobbiamo avvicinarci, socializzare e con una scusa di una torta in compagnia, ovvero questa buonissima piccola creatura di zuccheri e grassi che ho rubato poco fa dalla pasticceria reale, saliamo sulla nave e rubiamo tutte le ricchezze che luccicano-
-Bene, ma sembra tutto un po' vago-
-Lo è solo perché non abbiamo ancora avuto successo-
-Potrebbe essere-
-No è così fidati, ora seguimi che stiamo parlando troppo e saturiamo l'operazione, tu basta che lasci parlare me e sei convincente, su viaaa!-
-Okey capo, sarò convincente-
E si avvicinano...
...si avvicinano...
...si avvicinano.
Mentre Bokozugo, Trollux e la dama de le Camomille erano impegnati nella loro missione diplomatica di reclutamento, il resto degli Eterni, rimasto sulla nave, era immerso nell'ozio più totale. Non avevano ricevuto particolari ordini e poiché l'esperimento era fallito, non era rimasto più nulla da ricercare o sperimentare. Decisero quindi ognuno di impiegare quel tempo comunque nel miglior modo possibile. Nap Badpiece tirò fuori la sua sedia a dondolo e ci si appisolò sopra, Sabaca decise di intraprendere la folle impresa di mettere a posto lo studio del suo maestro, mentre Hydrogeno decise di uscire fuori per misurare le particelle di colore degli arcobaleni del pianeta, seguita da un Curval che vedeva in ciò una buona occasione per stare un po' da solo con la donna dei suoi sogni.
I due passarono molto tempo a vedere quello o quell'altro colore, girando e passeggiando, ma senza mai dirsi una sola parola. Curval stava pensando a mille argomenti di conversazione, voleva provare a impostare un discorso, tuttavia sapeva che qualsiasi cosa avrebbe potuto dire non sarebbe mai stata abbastanza valida e interessante per quell'essere celeste che gli stava davanti. In tutti quei secoli aveva sempre provato a parlarle, ma gli era sempre mancato il coraggio; lei del resto non si era mai interessata a lui, neppure lo salutava, magari le stava antipatico o magari non sapeva della sua esistenza (sperava tanto che fosse la seconda).
"No!" si disse "Non questa volta, non mi lascerò mettere da parte dal suo silenzio, non questa volta. Glielo dico e basta!".
Si schiarì la voce e pieno di coraggio per quello che aveva pensato, lo disse -Io ti amo!!!- urlò.
Hydrogeno si mise una gran paura per quell'improvviso rumore, essendosi isolata completamente nei suoi campionamenti. Si girò quindi con fare allarmato – Cosa, che succede?- chiese balbettante, non aveva capito minimamente il messaggio contenuto in quell'urlo disperato d'amore. Ciò vanificò completamente il coraggio di Curval, che morto come un sasso, se ne stava dissimulante immobile impietrito dall'imbarazzo.
-Ma è ovvio che urla! Ha visto un buon affare in lontananza, anche io urlerei "IOTIAMO" è impossibile non farlo, impossibile completamente!- disse una voce interrompendo la disastrosa scena.
I due si girarono nella direzione dalla quale questa proveniva e mai, per gli dei, i loro occhi videro cosa più strana e bizzarra.
Verso di loro venivano due figure, un uomo e una donna, ricoperti (poiché dire vestiti sarebbe inappropriato per l'etichetta cosmica) da coloratissimi stracci, cuciti tra loro senza tener conto delle minime convenzioni di abbinamento cromatico. Il solo guardarli stancava gli occhi e disorientava, mai retina umana fu creata per sopportare la vista di così variopinti indumenti, ottenuti con un ricucirsi casuale di diverse pezze e stracci. Se visti da lontano infatti, rendevano impossibile una definizione focale e tutto appariva come confuso e indistinto: la concretizzazione del caos assoluto.
Come se non bastasse, questi "vestiti" erano cosparsi di brillantini colorati che, insieme ai numerosi gioielli che portavano al collo, sulle dita e sulle braccia, svolgevano con sinergia il compito di pugnalare a morte l'occhio dell'osservatore, aumentando ancora di più la concezione che quei due individui fossero riusciti a domare il folle caos per farci dei vestiti da indossare giornalmente, in modo da farsi scherno della realtà stessa.
Avevano entrambi occhi verdi smeraldo e lunghi capelli biondi, ma ognuno dei due sembrava avere un proprio stile di caos e anche i colori con cui erano vestiti ad una più attenta analisi erano diversi.
L'abbigliamento della donna aveva colori che tendevano verso il marrone e il nero. Il suo portamento non era meno bizzarro della sua persona, poiché nel suo avanzare non compiva dei passi ma dei piccoli balzi saltellosi. Le sue gambe per questo scopo non erano completamente distese, bensì semi-piegate, in modo da poter agevolare meglio ogni salto e atterraggio; mentre con le mani, aperte e rivolte coi palmi verso terra, riusciva a darsi il giusto equilibrio senza rischiare mai di cadere.
Indossava decisamente meno gioielli del suo compagno, ma compensava con delle strane orecchie da gatto che le spuntavano dalla testa, a cui erano abbinati dei guanti morbidi, ai quali lei aveva tagliato le estremità delle dita per fare uscire fuori i suoi letali artigli. Per quanto riguarda i capelli, questi (a differenza di quelli dell'uomo di cui parleremo con difficoltà dopo) erano semplicemente lasciati cadere, liberi di prendere la loro forma, poiché a lei davvero non interessavano (un po' come i figli per una mamma ubriaca e disattenta).
Gli indumenti del maschio invece assumevano colori che tendevano all'arancio e al giallo. Il suo portamento era non meno bizzarro di quello della donna; molto pacato e lento, avanzava con i piedi impostati quasi ad angolo piatto e il bacino spinto in avanti rispetto al corpo, assumendo una posa di ponderata stasi. Mentre camminava aveva una mano in vita e l'altra sulla spada al suo fianco, la cui elsa era bizzarramente legata al fodero con numerosi elastici, corde e strati di scotch. Aveva più bracciali, anelli e collane della donna, in particolare aveva un piercing a catena che gli congiungeva la narice destra col lobo dell'orecchio destro. I suoi capelli erano molto confusi: erano buttati all'indietro per essere raccolti da un elastico che glieli faceva cadere di lato per poi essere attaccati dallo scotch solamente per essere di nuovo ripiegati sull'altro lato della testa {no sul serio non c'è un modo per descriverli, tutta questa descrizione è così difficile, la verità è che questi due si acconciavano in modo casuale e privo di senso e cercare di descrivere questo caos è paradossale e porta ad una stasi della narrazione: quindi basta!!!}.
I due Eterni avrebbero voluto rispondere, ma erano troppo confusi da quello che stavano vedendo (Hydrogeno del resto non aveva capito che "IOTIAMO" alludeva a quello che le aveva detto Curval poco fa), non riuscivano proprio a capire come una cosa del genere potesse essere vera e in un primo momento, pensarono che fosse tutto frutto di un'illusione cromatica dovuto allo spettro degli arcobaleni.
Ma dovettero abbandonare questa teoria quando le due figure furono finalmente vicine e nella loro autenticità esistenziale dissero in coro -Volpe e Gattino, NIHILHIHISTI, NIHILHIHISTI professionisti, non che noti uomini d'affari!-
-NIHILHIHISTI?- chiese Hydrogeno quando si rese conto che quelle non erano visioni, ma persone di tangibile materia.
-I migliori! E ora vi starete chiedendo come mai degli uomini così impegnati come i sottoscritti siano qui per voi. Be', noi abbiamo un affare da proporre, un affare imperdibile!- disse quello che si era presentato come Volpe.
-Sentiamo allora- disse Hydrogeno incuriosita, magari avrebbero dato un senso a tutto quello che stava accadendo.
Volpe fu colto alla sprovvista, non pensava che avrebbero creduto alla storia degli uomini d'affari impegnati: il suo piano era sviare l'attenzione per poi proporre di prendersi una torta in compagnia e salire sulla nave. Stava andando già tutto per il verso sbagliato e avevano appena iniziato, non c'era nulla che potessero fare adesso, era irrimediabilmente finita.
Gattino guardò Volpe, ma questo si era trincerato nel suo fallimentare pessimismo. "Stupido, se prometti qualcosa a qualcuno devi avere quel qualcosa, dovevi far parlare prima me come sempre" pensò, poi ebbe un idea e disse -Be' noi siamo i migliori venditori della galassia di s...-
La "s" sibilò in tutta la sua fonetica nelle orecchie di Volpe rimbombandogli nel cervello: quella stupida pazza stava per svelare che loro erano i due più grandi contrabbandieri di scale di tutto l'universo!
Li avrebbero arrestati all'istante, se fossero scappati la FAOG gli avrebbero dato la caccia e sicuramente li avrebbero trovati per poi ucciderli come cani e buttare quello che rimaneva dei loro corpi, orrendamente mutilati e inceneriti, in un lontano buco nero della galassia.
-Sabbia!!!- urlò Volpe salvando lui e la sua socia da quell'inevitabile, se pur per questa volta evitato, destino.
Dopo l'urlo si buttò sofferente a terra rannicchiandosi su sé stesso, per evitare le richieste di spiegazioni che si formulavano negli occhi dei due scienziati.
-Oh si, sabbia!!! Noi lo urliamo sempre perché, metti caso che qualcuno passi e voglia comprarla, gli basta ascoltare e viene qui a prenderla, altro che cartelloni e spot pubblicitari, il buon vecchio metodo dell'urlo pubblicitario non fallisce mai!- spiegò Gattino.
-Si, ma perché lui sta a terra con quel fare sofferente? Sta bene?- chiese Hydrogeno.
-Si- disse Gattino rassicurante, ma vedendo che la cosa non aveva senso e che Volpe non si alzava, si affrettò a correggersi -Be' cioè no, non sta per niente bene, in verità sta molto male. Vedete, la sabbia può essere venduta e ti permette di fare grandi affari, tuttavia allo stesso tempo come ogni cosa è pericolosa. Sul pianeta della sabbia, a volte, quando troppa sabbia sta insieme diventa incontrollabile ed ecco che decide di ribellarsi contro chi la vende, che poi non la vende certo per avidità uno, la vende solo per poter avere qualcosa da mangiare, poiché su quel pianeta non c'è altro che sabbia! Però a succedere succede, ed ecco che questa si alza e su nel cielo sempre più su scende e seppellisce i poveri venditori di sabbia. E nessuno più li trova! In vano piangeranno i loro figli e le loro mogli e i loro fratelli e i loro animali domestici. La sabbia li avvolge, sabbia tra i capelli, sabbia tra le dita, sabbia sulle palpebre che non potranno più aprirsi e vedere la luce, sabbia ovunque, ovunque, ovunque...e quindi questa reazione l'avreste anche voi se fosse stati seppelliti da tutta quella sabbia!-
Hydrogeno a pensare a quel terribile destino iniziò a piangere. Si immagino lì, seppellita sotto un giallo cumulo di sabbia, impossibilitata a muoversi, impossibilitata a parlare, lì per sempre immobile, inglobata tra i granelli infiniti.
-Oh, che mestiere eroico che è il vostro, rischiare la vita per portare la sabbia nel mondo- fece la scienziata tra le lacrime.
Curval cercò di avvicinarsi per consolarla, ma fu battuto sul tempo da Volpe che si era rialzato e con una mano sulla spalla di Hydrogeno le porgeva un fazzoletto colorato.
-Su non pianga, a volte delle persone sono condannate ad un destino avverso a cui non possono scappare- disse Volpe con fare solenne.
-Vorrei acquistare della sabbia allora- chiese l'Eterno asciugandosi le lacrime.
Volpe fulminò Gattino con uno sguardo "Stupida, se prometti qualcosa a qualcuno devi avere quel qualcosa, sei stata poco convincente come sempre" pensò -Oh ma certo tesoro- fece Volpe allontanandosi.
-E allora state insieme come coppia fissa di fidanzamento?- chiese Gattino per distogliere l'attenzione dalla truffa che stava preparando il socio.
Hydrogeno emise un "Eh?" poiché come sempre non aveva capito il senso di nulla, mentre Curval si riparalizzò ritornando nella sua forma rocciosa: il diversivo aveva funzionato perfettamente.
-Ecco un po' a te e un po' anche a te tipo muto- fece Volpe mettendo quella che non era sabbia nelle mani dei due scienziati.
Curval guardò quella strana cosa -Ma questo è del sale pitturato di giallo- osservò scientificamente.
-Oh ma quindi non sei muto, bravo!- disse Gattino lanciandosi in un caloroso applauso.
-Cosa è la sabbia se non del sale giallo?- chiese Volpe con fare metafisico.
Curval stava per controbattere, ma quello che successe gli tolse la parola sul nascere: Hydrogeno si girò verso di lui e gli disse con naturalezza mentre gli sorrideva- Già, Curval-
Cosa stava succedendo? Hydrogeno non solo gli aveva rivolto la parola, ma l'aveva fatto sorridendo e aveva addirittura pronunciato il suo nome. Tutto quello era troppo per lui, cadde quindi in ginocchio buttandosi la finta sabbia sul volto, nei capelli e da ogni altra parte.
I due folli imbroglioni lo guardarono, "patetico" pensarono all'unisono ridacchiando, ma dissero altro.
-Oh no Volpe, non devi enunciare queste sentenze metafisiche senza avvertirci, qualcuno potrebbe non essere pronto e può accadere qualche tragedia- lo richiamò Gattino.
-No distinto signore, si rialzi, ecco si asciughi e si pulisca con questo- rispose Volpe facendo finta di essere dispiaciuto e volersi scusare.
-Grazie, grazie- balbettò Curval rialzandosi.
-Vado a mettere la sabbia in teca, due minuti. Quanto vi devo comunque?- chiese Hydrogeno.
-Oh una cosa a piacere non siamo soliti chiedere troppo- disse Volpe, non sapeva a quanto si vendeva della sabbia e di certo non voleva creare sospetti.
-500 soldi allora- disse Hydrogeno avviandosi verso la nave felice del suo poetico acquisto.
I due si guardarono, che cazzo di problema avevano quelli? 500 soldi per del sale giallo!!! E poi erano loro i pazzi! Se erano disposti a pagare tanto per degli stupidi ninnoli, chi sa quante ricchezze conteneva quella nave: dovevano assolutamente salirci.
-Aspettate un attimo, voi non siete matematici giusto?- chiese Curval ricordandosi del problema che aveva quasi dimenticato.
-No sciocchino- rispose Gattino sorridendo.
Curval sorrise follemente. L'essenza di quei due era fuori dal comune, erano riusciti a far interagire lui e Hydrogeno, doveva portarli sulla nave ad ogni costo e ora sapeva anche come.
-Vedete, noi siamo i famosi Eterni, scienziati abilissimi e super specializzati. Viaggiamo per il mondo alla ricerca di una risposta ad una domanda, in modo da capire il vero significato dell'amore. Purtroppo ci ritroviamo senza più collaboratori, nessuno che possa aiutarci nella nostra sperimentazione. Ci mancano "cavie", quegli importantissimi e fondamentali individui che aiutano gli scienziati ad ottenere risultati. Il nostro capo è molto ricco e quindi la paga sarà di certo stellare, ma abbiamo bisogno di una dedizione totale e grande abilità. Vi...-
-SI!!!- urlò Gattino a pieni polmoni.
-Cioè dobbiamo pensarci- riformulò Volpe.
-Perfetto, avviso il mio capo allora- disse Curval allontanandosi con il suo Ifone tra le mani.
-Oh Volpe, perché ho urlato in quel modo! Io non volevo andarci, ora siamo costretti- piagnucolò Gattino.
-Cosa, ma sei pazza? Lasciamo finalmente questo patetico pianeta! Ho detto che dobbiamo pensarci solo per poter tirare sull'offerta: è ovvio che ci andiamo- rispose l'altro.
-Ma non lo so più tanto bene. Cioè, so quanti tesori potremmo avere facendo ciò, viaggiare per la galassia e cose così, però poi sarà pericoloso e non potremmo più tornare indietro- osservò Gattino.
-Ascoltami, noi siamo i due più grandi imbroglioni che la galassia abbia mai conosciuto, abbiamo già in mano il commercio delle scale: dobbiamo far vedere di che pasta siamo fatti. Sono tutti lì con le loro ricchezze al sicuro, non meritano di averle se noi riusciamo a prenderle, è il nostro destino essere ricchi, famosi e importanti! Questo pianeta è patetico, non ha più nulla da offrire a due geni come noi, dobbiamo seguire il nostro destino e questo ci porta su una strada che dobbiamo percorrere ora- spiegò Volpe.
-Hai ragione, prometti solo che non mi abbandonerai mai- chiese Gattino.
-La mia natura è umana ma ...- fu interrotto poiché la ragazza conosceva a memoria quella risposta – ...ma mi impegnerò più che posso a mantenere questa promessa si, si, lo so- completò Gattino con una smorfia -Però adesso possiamo mangiarci la torta?-chiese poi golosamente.
-No, poiché stiamo partendo, questa torta diventa un regalo di addio per il vecchio bastardo- rispose severo Volpe.
-Ma è una torta buonissima! Il vecchio bastardo non la merita, il vecchio bastardo non merita niente!- criticò Gattino.
-Non fare così, lui la merita tutta questa torta, merita tutto il nostro regalo di addio-disse Volpe sorridendo. Gattino chiese cosa avesse in mente e Volpe spiegò il suo piano, che ebbe la piena gioiosa approvazione della ragazza che lo reputava degno e geniale per essere il loro ultimo e finale addio.
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