Cap. 13 Una mancanza di...[pt.Singola]
Cap. 13 [pt.Singola]
Una mancanza di pianificazione nella razzia di tesori preziosi (parte2)
-Ricapitoliamo, abbiamo soldi e importanza su scala cosmica. Che si fa ora?- chiese il capitano, cercando di far concentrare la sua ciurma sul prossimo punto della loro scrupolosa pianificazione.
-Si uccide qualcosa di grosso ed enorme, quasi mastodontico- rispose Volpe con semplicità (se pensavate che avesse finito con le idiozie vi sbagliavate di grosso).
Romeo lo guardò con fare interrogativo, quella frase suonava così strana e ambigua, ma era sicuro che quel suo valido sottoposto avesse pensato ad un'altra gloriosa impresa da intraprendere, quindi gli fece cenno col capo di proseguire.
-Dobbiamo dare la caccia a qualcosa di molto lungo ed estremamente forte. Qualcosa che sia simbolo di fierezza in tutta la galassia e che passi da un buco ad un altro. E una volta trovato lo abbattiamo con cannonate laser!- specificò rendendo la cosa ancora più fraintendibile.
-Grosso, lungo, mastodontico, che passa da un buco ad un altro...- pensò Marie-Antoniete: aveva la soluzione in bocca sulla punta della lingua.
-Andiamo signore questo tipo sta solo dicendo stupidaggini! È ovvio che si riferisce al...- protestò Jelkins, ma fu interrotto da Marie-Antoniette che trovò una soluzione all'enigma più consona -Il Leviatano!- esclamò.
-Esatto!- confermò Volpe -Di una lunghezza infinita, capace di passare da una dimensione ad un'altra attraversando buchi spazio-temporali quantici. La creatura più mastodontica della galassia: il mai cacciato Leviatano!-
Jelkins si morse la lingua. Era così ovvio. Come aveva fatto a non pensarci prima? Si dannò per la sua rozza stoltezza qualunquista.
-In realtà, ciò non è completamente vero. Il Leviatano fu cacciato secoli e secoli orsono, ma solo pochi sono a conoscenza di questo, poiché nessuno scrisse mai ballate o altro sull'evento. L' impavido a tentar l'impresa fu un marinaio di nome Abcdehab e la sua fu più una spedizione di vendetta che una virtuosa caccia. Egli si imbattete nella creatura da giovane e per tutta la sua vita non si pose altro obiettivo se non quello di uccidere quella bestia. L'incontro gli costò caro, poiché la creatura gli strappò con un sol morso tutti e quattro gli arti, che gli furono tristemente rimpiazzati da rozzi pezzi di legno. Ma la fortuna non giocò nemmeno il giorno del suo secondo incontro a suo favore: in un sol boccone, lui e chi fu tanto stolto da seguirlo furono divorati.
Tuttora quindi l'immortale Leviatano vaga furioso ai confini del mare cosmico a nord di Sahalla, mietendo le anime di chi è troppo stolto da allontanarsi dalla Rainbow Illusion- spiegò la dama de le Antille.
-Un'impresa degna di questa ciurma- commentò Volpe girandosi verso Romeo che era chiuso nell'abisso dei suoi pensieri.
-Signore capitano?- lo richiamò Jelkins preoccupato.
-Si, tesoro numero quattro: anima del Leviatano- disse questo senza distogliere lo sguardo dalla punta dei suoi stivali.
-Ah sirene meretrici, il settimo tesoro non esiste ne sono convinto !!!- imprecò poi, scuotendosi dal suo spossante flusso di pensieri.
-Emmm... capitano signore siamo al...- cercò di correggerlo Jelkins, ma l'altro lo zittì con un gesto della mano -Lo so inutile vice. Mentre voi vi stavate chiedendo se avessimo dovuto cacciare un cazzo mastodontico o il Leviatano, io avevo già capito che si trattava del Leviatano e mi sono messo a pensare al tesoro numero cinque e al numero sei, ed è inutile dirvi che li ho già trovati senza problemi. Ma il sette, per la sirena metà zoccola ma sempre puttana, non vuole proprio uscir fuori. Sono convinto che i tesori siano finiti: finiti! Ed è un bel problema poiché, finché non ne troveremo un altro, non potremo iniziare le nostre razzie! Forse però sto correndo troppo, partiamo dai tesori precedenti che il mio intelletto, illuminato dal romanticismo dell'eccelsa Musa, ha degnamente trovato- disse il capitano rassegnandosi a rimandare ad un non troppo lontano futuro le sue elucubrazioni.
-Qualcuno ha qualche idea?- chiese illudendosi di trovar risposta, ma ovviamente, come volevasi dimostrare, non ce ne furono.
-Bene, partiamo dal tesoro numero cinque. E iniziamo con l'ennesima storia- fece, preparandosi il giusto spazio nelle loro menti dove avrebbe plasmato l'immagine del suo racconto.
Dunque iniziò quella terrificante storia -C'era una volta, in un'epoca antica, un bambino che aveva paura di tutto. Ogni cosa lo terrorizzava, poiché in ogni cosa riusciva a trovare un lato orribile e spaventoso. Viveva le sue giornate nel panico e la notte era anche peggio. I suoi sogni infatti erano popolati dalle peggior cose che la psiche possa creare: tutte incredibilmente spaventose e orribili.
Un giorno però, questo bimbo decise di reagire contro questa sua terribile situazione e combattere l'orrore del mondo. Immaginò di avere una biglia infinita nella quale poter mettere, pronunciando una formula magica, tutto quello che lo terrorizzava. E ragazzi, quanto riempì quella biglia col passare degli anni, piena zeppa di mostri e ogni oscura cosa che può infestare i remoti angoli della mente umana.
Il bimbo così crebbe, invecchiò e morì, vivendo una vita tutto sommato piacevole costellata da qualche delusione amorosa. Dopo la sua dipartita la biglia rimase senza padrone e non mancò molto prima che degli esseri amanti del male se ne impossessassero. Questi però non erano capaci di usarla, poiché del male non avevano paura e ben presto quell'artefatto divenne un mero soprammobile.
Ma la biglia conteneva ancora quel suo terribile potere e le cose al suo interno iniziarono a dimenarsi desiderosi di compagnia. Il male attira il male e non ci volle molto prima che la sfera iniziasse ad assorbire le paure di tutti gli uomini, ingrandendosi sempre di più... finché un giorno spaccò il cielo!
Da questo punto non si sa più nulla di quella biglia e anche la stessa storia umana presenta un grande vuoto con gli eventi che distrussero il nostro pianeta madre.
Ma quella biglia esiste e dopo che saremo ricchi, popolari e avremmo dominato la furia della natura con l'uccisione del Leviatano, non ci rimane che vincere le nostre paure ritrovandola. Quindi tesoro numero cinque: Biglia dell'Orrore Infinito!!!-
Finito il racconto, Jelkins, preoccupato come non mai, cercò di dire qualcosa sulle poche probabilità che avevano di portare a termine un'impresa così neanche lontanamente possibile, ma fu zittito dalla tacitante mano del capitano -Questi tesori sono insindacabili, poiché sono tappe necessarie da percorrere per essere SUPERSTRATOSFERICI: ogni parere contrario è respinto- decretò irremovibile -Ora tesoro numero sei-
-Questa storia, a differenza della precedente, che prendeva luogo in un'epoca lontana e difficilmente ricordabile, ha luogo in un'era conosciutissima, la mia seconda era preferita dopo quella della pirateria: l'era della rivoluzione dei Ratti.
Dopo che il nostro pianeta madre diventò inabitabile a causa di eventi sconosciuti, l'umanità si spostò sulla Luna, compiendo quella che la storia ricorda come il "primo grande esodo".
Naturalmente la superfice di quel satellite era molto piccola per ospitarci tutti e quindi i nostri ingegneri impegnarono le loro illustri menti in un elaborato lavoro di ampliamento e protesizzazione planetare.
Inevitabilmente ciò portò ad una separazione in caste, dove i più ricchi abitavano nella Città Bianca, mentre tutto il resto della nostra specie viveva nella miseria nei Campi.
Il dominio dei DIVINI, tale era il nome col quale quegli sporchi capitalisti si facevano chiamare, era assoluto e chiunque vi si opponesse o che veniva da loro ritenuto inutile veniva gettato nelle Fogne, un lungo apparato di gallerie umide e buie scavate nel ventre del pianeta che fungevano da scolo di scarico; e lì quegli sfortunati, privi di medicine e cibo, morivano.
O almeno questo era il destino di molti, ma non di tutti. Alcuni infatti riuscivano a sopravvivere e a sgusciare di tanto in tanto fuori, per procurarsi il necessario per vivere. Questi, poiché spesso portavano malattie e rovinavano il raccolto, erano scacciati via dagli stessi abitanti dei Campi, che iniziarono a chiamarli Ratti.
Potrei rimanere ore e ore a narrarvi della loro grande e gloriosa rivoluzione sotto il comando del Signore del Nulla e delle tre Zoccole, ma so che se lo facessi la nostra riunione durerebbe quanto un libro e alla fine della storia non riuscirei nemmeno ad accennare l'argomento di cui vorrei parlarvi.
Questo racconto infatti non riguarda né le tre Zoccole, ovvero Rana Cornuta, Donna Barbuta e Gufo Cieco, né il Signore del Nulla e nemmeno l'uomo misterioso che gli diede il potere. Purtroppo, con mio grande rammarico, quest'oggi mi toccherà raccontare di quei bastardi incula sirene dei DIVINI. Cerchiamo dunque di andare veloci e di parlare il meno possibile di questi ridicoli uomini, poiché ne risulterebbe un troppo elevato spreco del nostro tempo.
La tirannia di quei ricconi non si basava solamente sul potere puramente monetario o politico, essa riguardava soprattutto il lato spirituale. Quegli insulsi uomini avevano inventato di sana pianta una complessissima ed inutile religione, che avevano chiamato "via della dominazione del vizio" o come a me piace chiamarla e come la chiamerò per tutto il corso di questo racconto "cazzataimmanebasatasulnulla".
La cazzataimmmanebasatasulnulla sosteneva che la felicità si trova nella miseria, nella sottomissione, nel perdono dei tiranni e nella rinuncia al pensiero in favore dell'ordine DIVINO. Tutto ciò era riassunto nei suoi idioti "comandamenti" o "imposizionedispotichediunregimetiranno". Ecco i primi:
1. Tu non sarai mai neanche lontanamente paragonabile ad un DIVINO, quindi prega per la loro magnanimità e prostrati mortale.
2. Vivi la tua vita guadagnando il giusto senza mai disprezzare il ricco, se ha più soldi di te vuol dire che se li merita più di te.
3. Non disperare di vivere nella miseria, accetta quello che ti è dato senza fiatare, se no ti togliamo anche quello.
4. Sottomettiti completamente al fato e non reagire, se una cosa accade è perché l'ordine DIVINO ha deciso questo e tu sei solo una patetica creatura non capace di contrastare il loro operato.
5. Consacra la tua vita al lavoro e non lasciarti distrarre dall'arte o da frivoli sentimenti. Il dovere fa dell'uomo quello che è!
6. Lavora con dedizione anche gratis, il lavoro permette agli uomini di distinguersi dagli sporchi ratti e dai ronzanti insetti.
7. Non contraddire mai un DIVINO, non permetterti sai!!!
8. Lavora, lavora, lavora.
9. Fuggi sempre dal vizio, soprattutto dalla lussuria. Se incontri una donna/uomo che suscita troppo desiderio segnalala/o alle autorità competenti, in modo che possano renderla/o una Serva/o dell'Occhio Sacro
Mi fermo qui perché le "imposizionedispotichediunregimetiranno" sono davvero tante e da qui in avanti saranno sempre più stupide. Soffermiamoci però sulla numero 9 e introduciamo una delle più tristi realtà di quel regime.
Quando qualcuno commetteva un peccato contraddicendo uno dei comandamenti o attentando in un modo o nell'altro all'ordine stabilito dai DIVINI, se non era per motivi politici, poiché in quel caso le Fogne erano l'unica alternativa, al condannato veniva data una scelta.
Questa era appunto o passare i suoi giorni a vivere come un Ratto strisciando nelle profondità nere del pianeta, o fare ammenda e diventare un Servo.
Diventare un Servo significava sottomettersi completamente al volere dei DIVINI e vivere unicamente per servirli. Spesso non diventavano servi solo i condannati o gli individui di straordinaria bellezza che rischiavano di distogliere i lavoratori dai loro doveri, ma anche dei volontari completamente imbecilli, che decidevano di loro spontaneità quell'atroce destino.
Agli iniziati a quel rito, come primo atto di fede, gli si chiedeva di asportarsi l'occhio sinistro per poi donarlo all'Occhio Sacro, come simbolo di pentimento per non essere nati DIVINI. Quindi venivano torturati in modo sadico per estirpare da loro ogni sentimento e se sopravvivevano venivano lavati con un acido speciale che cancellava le loro impronte digitali e il colore dell'unico occhio rimastogli. Dopodiché erano costretti a prestare sacro giuramento, ovvero passare una notte intera a leggere i comandamenti in una camera buia, illuminata solamente dalla luce della Gemma dell'Aurea. L'effetto finale era non tanto dissimile da una lobotomia totale e cancellava da quelle persone ogni sorta di ribellione, facendole diventare dei pupazzi nelle mani di quei tirannici capitalisti, che disponevano delle loro menti e dei loro corpi secondo le loro più perverse voluttà.
Privati così di dignità e volontà, quegli esseri conducevano la loro vita di giocattoli di corte, incapaci di provare alcun tipo di piacere, nemmeno quello dovuto alla sottomissione erotica totale. Ah, che gesto magnanimo gli rese Rana Cornuta quando li uccise uno ad uno!
La loro condizione era tutta dovuta al potere della Gemma dell'Aurea, la quale era molto di più di un semplice cristallo luminoso. Si pensa che essa sia un coagulo di lacrime apatiche versate da un amante lontano dal suo amore. Purtroppo l'origine di quel minerale è sconosciuta, essendo la sua storia legata a quella delle cose che attaccarono il nostro pianeta madre.
Sta di fatto che la gemma irradiava un'aura di calma capace di annichilire la volontà dei più arditi uomini. Un oggetto del genere quindi non può essere lasciato in giro per la galassia e come pirati romantici è nostro dovere distruggere quel simbolo di oppressione di amore e sentimento! Razziando quel tesoro riusciremo a liberare definitivamente la razza umana da ogni forma di dittatura tirannica dispotica, rendendo per sempre gli uomini liberi! Quindi tesoro numero sei: Gemma dell'Aurea!!!-
Dopo quell'epico racconto e dopo aver posto quell'importante obiettivo, un impregnante silenzio scese nella stanza. Il momento era ormai giunto, dovevano decidere l'ultimo tesoro, il tesoro che avrebbe messo fine alle loro avventure e che li avrebbe decretati nella leggenda come PIRATISUPERSTRATOSFERICI.
Ma dopo essere diventati ricchi, famosi, aver sconfitto la natura, le paure degli uomini e donato la libertà alla loro specie, non vi era davvero più niente da fare.
Stettero tutti per un po' a pensare, riesumando dimenticate leggende e rimembrando antiche imprese, ma le loro elucubrazioni, come era facilmente prevedibile, non portarono alcun frutto.
Romeo si passò la rosa rossa nella mano sinistra e il suo primo pensiero fu che aveva gestito sufficientemente bene quella riunione (tralasciando imprecazioni e teorie complottiste).
Quindi si girò e spalancò la finestra alle sue spalle, lasciando che il vento artificiale inondasse la stanza come un respiro a lungo trattenuto. Rimase a fissare muto quell'immensità di stelle su nero infinito, aspettandosi forse di vedere scritta in qualche costellazione la soluzione al suo problema o almeno un qualche suggerimento. Ma niente.
Il cosmo galattico era infinito e le straordinarie forze che in esso agivano non si erano mai curate degli esserini che lo abitavano. Il nero rimase nero e le stelle continuarono a splendere con quel loro fare divertito e derisorio.
Avrebbe davvero trovato qualcosa capace di zittirle? Qualcosa capace di cancellare quel sorriso maligno che sembra ogni elemento della natura assumere difronte ai più grandi uomini che, per quanto potenti, non possono mai opporsi al destino della realtà stessa? Ovviamente no...e fu così che trovò la sua risposta.
-Tesoro numero sette: uno sguardo attento alla fine di questo mondo- disse.
Quelle parole rimbombarono in tutta la stanza scuotendo la ciurma e soprattutto l'uomo che le aveva pronunciate, che le percepì come vomitate dal luogo più intimo della sua anima.
-Chiaro. Il nostro saccheggio non finirà mai se non con la nostra morte. Noi saremo eterni e il nostro compito lo sarà altrettanto. Per noi non c'è una meta ultima da raggiungere che non sia l'annientamento totale. Continueremo a combattere per il romanticismo, per l'amore e per l'onore finché saremo in vita; poiché chi si batte per un ideale, non raggiunge una stabile meta, ma vive nel continuo divenire, sognando e lottando per ciò in cui crede. Un PIRATASTRATOSFERICO si riposerà solo da morto, metteremo da parte le armi e le vele solo quando di noi non rimarrà che polvere. Non vi chiedo di seguirmi fino ad allora, voglio però che sappiate che la missione che oggi incomincia non avrà mai termine: finché la realtà continuerà ad esistere, noi andremo avanti con le nostre razzie. Questo è il destino del romantico, questo è il destino di chi davvero crede nel suo sogno- spiegò mentre tutti lo guardavano muto.
-Una devozione totale ed eterna- aggiunse, pronunciando quelle parole più per sé stesso che per aggiungere altro alla sua spiegazione.
Lo stava davvero facendo, quello che fin da bambino si era sempre augurato per il suo futuro e che successivamente era stato considerato come qualcosa di lontano e impossibile stava finalmente accadendo. Con quell'ultima frase la sua pianificazione era finita e ora sarebbe iniziata la sua avventura infinita, in cui si sarebbe battuto strenuamente per il suo sogno eterno.
La sua ciurma non aveva detto una parola su quella sua ultima sacra decisione e il capitano sapeva che non l'avrebbero fatto. Alcuni l'avrebbero forse seguito per sempre, ma ognuno di loro aveva il proprio sogno e sapeva che prima o poi alcuni l'avrebbero abbandonato.
Ma questi non erano problemi di quel momento, il destino avrebbe potuto prendere un'altra piega vanificando queste sue preoccupazioni {e chi già ha capito lo scherzo di fondo o almeno il modo in cui questa storia partorisce eventi saprà che sarà certamente così}; tutto quello che poteva fare era andare avanti inesorabilmente.
Quindi per ora c'era una sola cosa da fare -Jelkins!- chiamò.
-Si capitano signore?-
-Il momento è giunto. Innalza il Jolly Roger!- ordinò.
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