Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Cap. 11 Una mancanza di dettagli scientifici[pt.2]

...quindi direi di tornare rapidamente al nostro romantico e determinato capitano, poiché le sue prossime azioni condizioneranno pesantemente il corso futuro della nostra storia.

A questo punto del nostro racconto, egli dava le spalle alla finestra della sala riunioni, dalla quale entrava una leggera brezza cosmica che gli scompigliava i capelli, facendolo sembrare un gallo impettito o un drago cinese. Ah! È una condanna burlona del destino che nelle riunioni più importanti il vento deve sempre andare in giro ad importunare i capelli di qualche importante personaggio ridicolizzandolo. Per fortuna Romeo aveva come vice Jelkins, il quale si affrettò a socchiudere la finestra, in modo da non far cadere quell'importantissimo momento nell'idiozia come troppo spesso accade agli eventi narrati in questa storia.

Chiusa la finestra, il fedele sottoposto ritornò alla destra del capitano curvando leggermente la testa, in attesa che questo proferisse parola. Ma ciò non avvenne.

Romeo si limitava infatti a fissare i convocati in silenzio, spostando lentamente il suo sguardo sui loro volti, come se volesse scrutare nelle loro anime.

I suoi occhi da prima guardarono Jelkins, il quale diventò lievemente pallido sentendosi al centro di tutta quella intensa attenzione. Si spostarono quindi su Burlesque che era troppo assonnato per provare il più minimo sconforto. Quindi indugiarono sulle sorelle moca. Queste indossavano i loro tribali vestiti di foglie e rami e avevano il corpo tatuato secondo antichi riti talmente preistorici che il loro significato era andato perso nel tempo. I loro capelli erano rosso fuoco e sul volto avevano un accenno di lentiggini. Kansas portava dietro il suo arco ...o forse quella era Helsinki ? Cavolo, non voleva passare quell'importante momento ad interrogarsi su questioni così cervellotiche e inconoscibili.

Passò avanti e i suoi occhi incontrarono il suo robusto timoniere (era un pilota ma a lui piaceva chiamarlo timoniere, anche se ovviamente sulla nave non c'era alcun timone) Brand che, irrequieto come sempre, si palleggiava tra le mani la sua pallina anti-stress, sussurrando "vola pupa, vola pupa". Un tipo davvero molto strano, ma incredibilmente professionale e valido a volte (poche volte). Dietro di lui spuntavano il Gourmet e la principessa Gattino XIII "la magnanima". Non riusciva bene a vederli, ma di certo sapeva che come gli altri erano tesi sull'attenti per sapere cosa doveva dire. Si girò quindi alla sua sinistra e vide la principessa de le Antille e notò che gli stava davvero molto vicino. Se fosse stato uno stolto si sarebbe azzardato a dire che ci volesse provare con lui. La cosa ovviamente era completamente impossibile, essendo lui per niente attraente e completamente indegno di stare con una dama di tale raffinatezza e classe. La principessa si era avvicinata in quella maniera solamente per sentire bene il suo discorso, in modo da poterlo ripotare fedelmente nelle cronache che aveva promesso di scrivere: era certamente quello l'unico motivo per cui riusciva ad avere le attenzioni di una così divina creatura (inutile spiegarvi che lo stolto capitano, nel pieno delle sue farneticazioni, non si era accorto minimamente che appena aveva posato il suo sguardo sulla principessa, questa aveva iniziato ad arrossire pericolosamente, tanto da sembrare una vela spaziale priva di sistema di raffreddamento).

Continuò il suo percorso visivo ed arrivò agli "eterni" che aveva scambiato per indigeni aborigeni. Ormai conosceva la loro identità grazie ad un socievole interrogatorio col gobbo, il quale non era stato così stupido da smascherare la copertura di Marie-Antoniette né quella degli imbroglioni e non aveva parlato nemmeno del disperso Badpiece (anche se forse per Badpiece non fu un'astuta omissione, bensì banale dimenticanza). Per sua fortuna infatti l'interrogatorio era durato poco e Romeo non aveva posto domande scottanti, essendo completamente ignaro dell'inganno che gli si tesseva intorno. Anzi, è probabile che se Curval gli avesse confessato la verità, lui semplicemente non gli avrebbe creduto, tanto era ottuso nel suo mito romantico della principessa pura e virtuosa.

Il suo sguardo quindi si mosse sui loro volti con una punta di disprezzo e passò infine a soffermarsi sulla porta. Sentiva il feroce impulso di urlare e bestemmiare, ma confidava che di lì a pochi attimi si sarebbe aperta risolvendo il problema. Si, sarebbe bastato aspettare solo qualche altro secondo, non aveva bisogno di passarsi la rosa nella mano destra e urlare come un folle. Doveva preservare la sua razionalità per la riunione, era fondamentale, la rosa sarebbe rimasta nella sua mano sinistra e la porta si sarebbe aperta nel giro di qualche secondo...si qualche altro secondo...ancora qualcun'altro...di più...poco di più...pochino...

Mentre il capitano era occupato da questi pensieri nessuno osava parlare e neppure muoversi. Tutti erano completamente congelati, in attesa, con l'orecchio teso e l'animo trepidante.

Ciò non valeva naturalmente per Volpe-gourmet e Gattino che, messisi in un punto cieco della vista del capitano, stavano schiacciando un leggero pisolino (altro che essere "tesi sull'attenti"). E ovviamente la cosa non riguardava nemmeno Ada, che non smetteva di lanciare lussuriosi sguardi di desiderio a Hydrogeno e alle due sangue moca, mentre si mordeva il labbro fino a farsi sanguinare (e infatti sanguinò e Hydrogeno preoccupata le porse anche un fazzoletto, ingenua creatura...).

Sta di fatto che tutti gli altri convocati erano congelati e aspettavano attoniti che il capitano proferisse parola, cosa che però diventava sempre meno imminente col passare dei secondi.

Tutto perché quella porta non si apriva, tutto perché quel dannato cuoco non si sbrigava ad entrare. Era questione di attimi, i cardini avrebbero cigolato, il pesante portone si sarebbe spalancato e -Kotozima!!! Grandissimo figlio di una sirena ululante, ma che cazzo di fine bastarda hai fatto?!- imprecò il capitano dopo essersi passato la rosa nella mano destra.

Proprio in quel momento, come se Romeo avesse recitato un rito magico, il cuoco, evocato da quelle parole, fece il suo ingresso -Scusi il ritardo- disse con sguardo basso.

Kotozima era un omone enorme, il classico tipo che da piccolo veniva definito dalla madre "dalle ossa grandi". Egli aveva come unica, ma fondamentale mansione, quella di essere il cuoco della nave ed era bravo, maledettamente bravo, troppo bravo per lavorare su una nave di fixer squattrinati. Non a caso il suo precedente impiego era stato a Sup-Ville come capo cuoco dirigente e di certo non ti assumono a lavorare a Sup-Ville con quel grado se non sei il migliore di tutta la galassia.

Poteva far diventare buona qualsiasi cosa, aveva cucinato perfino il letame, inventando la famosa cacca-zima, un dolce gustoso che veniva servito all'interno di morbide brioche (il dolce per un problema di diritti veniva prodotto solo a Sup-Ville e vane sono state le numerose petizioni firmate in tutto il cosmo per un'esportazione di massa). I suoi segreti erano tre: cottura, salse e spezie. "I dettagli rappresentano l'essenza stessa delle cose e un vero artista si cura prima di questi che del resto" era solito dire.

Nel corso della sua carriera culinaria aveva cucinato ogni cosa, alla continua ricerca del gusto perfetto ed infine l'aveva trovato creando la "salsa-dio" e la "spezia-dea". Nessuno sapeva quali erano gli ingredienti contenuti in esse e seppur più di una volta malvagi cuochi rivali avevano cercato di scoprire il suo segreto, nessuno ci era mai andato solamente lontanamente vicino. I più fortunati erano tornati a casa con un barattolo falso, il quale si era poi rivelato essere una bomba che nella sua esplosione avrebbe portato via le mani e parte della faccia del ladro. Per i più sfortunati, ovvero quelli che venivano colti in flagrante...bhe, la mannaia e il mattarello intinsi di sangue che il cuoco portava sempre legati alla cintola potevano in qualche modo lasciar immaginare il destino di quelle povere anime (uno davvero brutto e doloroso per intenderci).

Sia chiaro, lo chef se la sarebbe cavata anche senza quegli utensili di morte e cucina. Le sue braccia sembravano blocchi di granito alla cui estremità erano collegati pugni grossi come asteroidi e alcune voci riferivano che nel vecchio mattatoio dove lavorava, era solito uccidere gli animali spaccandogli il cranio con un pugno, in modo da far soffrir di meno le condannate bestie (Kotozima era un grande animalista a modo suo e aveva rispetto per gli esseri viventi che non voleva cucinare).

Nonostante tutta questa forza fisica, il cuoco risultava allo stesso tempo essere incredibilmente lento e goffo. Poiché, per quanto fosse vero che ogni suo piatto era squisito, era anche altrettanto vero che assaggiava sempre qualche cucchiaiata di ogni porzione che serviva. E fu proprio a causa di questa golosa e indispensabile abitudine che diede le sue dimissioni come capo cuoco dirigente di Sup-ville.

Ovviamente sulle prime fu molto contento di essere stato assunto per ricoprire un ruolo di così grande rilevanza all'interno del panorama intergalattico culinario, tuttavia ben presto si ricredette, dovendo fare i conti con una cosa terribile: quei ricconi taccagni, che abitavano quel pianeta di snob, mangiavano poco e niente. Essi avevano ridotto i pasti della giornata ad uno solo, composto da due sole portate, le cui porzioni venivano servite su piattini da the tanto erano infinitesimali.

Il motivo di ciò era da riscontrarsi nella sola cosa che regolava la vita di quegli uomini: il denaro. Con tutto quello che gli impianti anatomici venivano a costare, dovevano pur tagliare da qualche parte e saltare qualche pasto non era poi uno scenario così terribile, paragonato alla vergognosa possibilità di prender parte a qualche festa privata senza poter sfoggiare le protesi di abbellimento più rare e particolari che ci fossero in commercio. Potevano correre il rischio di perdere popolarità o peg...no, non poteva succedere nulla di peggio di diventare in-popolari e non essere più invitate alle feste: il peggio era quello. Dovevano per questo evitare in ogni modo il verificarsi di uno scenario cosi funesto!

Naturalmente quelle illustri persone non morivano certo di fame, poiché si rimpinzavano, tra un pasto mancato e uno saltato, di cacca-zima che era: economica, raffinata, buona e poteva essere mangiata e mangiata senza disgustare mai.

A giustificare ancora di più la loro folle dieta, vi era inoltre un'altra fondamentale motivazione: i problemi di postura.

Le protesi anatomiche di cui tutte quelle raffinate persone facevano uso, anche quando erano trattate a dovere e moderatamente fresche, creavano non pochi problemi col sistema nervoso dell'impiantato. Su Sup-ville movimenti inconsueti, scivolate, capriole e persino vere e proprie convulsioni erano all'ordine del giorno. Non era raro che mentre si discuteva del tempo con qualche famoso e ricco proprietario di pianeti, questo iniziasse a fare smorfie, contorcersi e fare piccoli scatti di corsa (su questo Numeronia guadagnava numerosi punti in quanto etichetta cittadina, il peggio che poteva capitarti lì era solamente essere ignorato o frainteso, mentre su Sup-ville se ti girava male potevi essere anche pestato a sangue da qualche smanioso arto ribelle).

Per questo motivo, rimanere seduti ad un tavolo composti per qualche minuto mentre si consumava un pasto, era per quelle persone un qualcosa di completamente inattuabile, anzi pressoché inimmaginabile.

A Kotozima di tutta quella situazione non frega assolutamente nulla. Che i nobili mangiassero poco non era un problema suo: lui era il loro cuoco, non la loro balia. Quindi erano liberissimi di mangiare merda speziata per tutta la vita, egli avrebbe svolto solamente il suo lavoro. Così si disse e per un po' riuscì anche a tirare avanti, ma dovette ben presto gettare la spugna (o il mestolo in questo caso).

A causa dello sconsiderato regime alimentare di quella gente, preparava poche porzioni di piatti al giorno e di conseguenza anche il numero dei suoi imprescindibili assaggi, sua fondamentale fonte di sostentamento, diminuì. Iniziò per questo a patire di un lento e spossante periodo di denutrimento fisico che lo portò a perdere chili e chili di mai più recuperata massa grassa. Fu quando perse i capelli per il forte stress della dieta che, gettato il mestolo giù dalla finestra, schiacciato il cappello col tacco e incendiato metà cucina, decise di dimettersi.

Per molto vagò per la galassia senza lavoro, senza capelli e senza che nessuno credesse nelle sue capacità. Dopo aver lasciato il suo posto a Sup-ville, quei ricconi dispotici si erano vendicati del torto subito mandando una serie di lettere di demerito a tutti i ristoranti e navi rispettabili e nessuno volle assumerlo per molto molto tempo.

Un giorno però si imbattette in un capitano che non era ritenuto rispettabile e quindi non aveva ricevuto quelle lettere. Quell'uomo riuscì a vedere nel cuore di quel povero cuoco e capì subito il suo straordinario talento. Fu così che Kotozima fu accolto nella sua ciurma di fixer, della quale aveva fatto parte fino a quel giorno, poiché era convinto che fosse giunto il momento in cui quel grande capitano si fosse infine stufato di lui.

Piagnucolò un po' pensando a quell'ipotesi, si era dannatamente affezionato a quella nave e alla sua ciurma (nonostante avesse più volte minacciato di tagliare mani a chi osava sgraffignare cose dalla cucina fuori dall'ora dei pasti).

Romeo dovette accorgersi del suo stato d'animo, poiché gli chiese seriamente preoccupato con delicatezza -Sei rimasto tutto questo tempo ad origliare dietro la porta aspettando che ti chiamassi vero?! Che cavolo passa per quella tua testa grossa e liscia come un balenottero? - (per quanto potesse essere delicato Romeo mentre impugnava la rosa nella mano destra)

-Ma niente capitano. Siete tutti qui riuniti a parlare del futuro e di cose da fare insieme che non volevo disturbarvi, poiché non credo ci sia più posto per il buon vecchio cuoco di bordo Kotozima- spiegò con una nota di triste amarezza che gli spezzava atrocemente la voce ad ogni sillaba.

-Chi sono questi?- domandò retoricamente indicando gli eterni -Non lo so io. Nessuno li ha presentati al buon vecchio Kotozima. Non mi stupirei se tra loro ci fosse qualche cuoco pronto a prendere il posto del sottoscritto, che ormai risulta solo un peso per questa ciurma- si rispose quasi in lacrime.

Romeo si portò una mano sul volto con sconforto. Era mai possibile che quel tipo dovesse essere più dualistico di lui? Si stava comportando come un bambino a cui nessuno aveva detto del torneo di biglie solamente perché non aveva biglie.

Non aveva trascurato Kotozima né questa volta né le altre. Era un cuoco ed era naturale che delle volte la sua partecipazione agli eventi pirateschi, cioè da fixer, anzi no stava per annunciare che sarebbero diventati pirati quindi pirateschi andava bene; la sua partecipazione agli eventi pirateschi risultava essere solo marginale.

In quegli ultimi giorni era stato occupato a cucinare non solo per la sua ciurma, ma anche per il resto dei minatori e la cosa l'aveva un po' isolato.

Cioè, poteva ammettere che non essere al corrente degli ultimi eventi e non prendere parte alla viva azione potesse farlo sentire un po' messo da parte, però non poteva, ogni volta che succedeva qualcosa del genere, affrontare sempre quel discorso.

-Ti prego, non oggi- lo supplicò Romeo con ancora il volto coperto dalla mano.

-Faccio le valige- annunciò il cuoco girandosi, ignorando completamente la supplica dell'esasperato capitano.

-Siediti per la sirena puttana maledetta!!!- urlò Romeo lanciando Fedele che saettò poco lontana dalla testa dell'omone. Questo si girò con un sorriso a trentadue denti stampato sul muso e si andò a sedere, se il capitano era disposto ad ucciderlo anziché lasciarlo andare significava che lo voleva ancora con sé.

-Grazie!- esclamò Romeo contento che le cose stessero prendendo una piega più consona alla situazione che dovevano affrontare.

-La farò breve. La mia altra parte voleva parlare molto di più e spiegarvi un sacco di cose, ma a me non frega niente che voi capiate o meno. Sentite solo questo: da oggi il vostro capitano non sarà più un capitano fixer, ma un capitano pirata, anzi un capitano SUPERPIRATASTRATOSFERICO. Quindi, visto il nuovo cambio di gestione, chiunque voglia lasciare la ciurma è libero di lasciare questa stanza. Verrà lasciato a Rattville e chi si è visto non si vedrà più- disse guardandoli tutti senza vedere il minimo movimento -La nuova politica aziendale sarà molto pericolosa e non posso promettere che tutti voi sopravviviate. Del resto sarà qualcosa di completamente folle e posso capire che qualcuno di voi si voglia tirare indietro. Semplicemente come ho detto uscite dalla stanza, rimanere nella stanza equivale ad un giuramento di essere pirati con tutto quello che comporta, uscite ora o mai più- aggiunse, ma nessuno neppure questa volta si mosse.

Romeo guardò quella che sarebbe stata la sua ciurma con grande ammirazione, erano tutti disposti a seguirlo in quella folle avventura che molto probabilmente non avrebbe portato nulla se non morte.

-Bene allora, poiché non credo che nessuno di voi sia sordo, deduco che nessuno di voi voglia lasciare questa stanza?- chiese.

-Già- rispose Jelkins dando voce a tutti i presenti, mentre i suoi occhi brillavano di una furente ammirazione.

-Bene!!!- tuonò Romeo, dovette sforzarsi molto per ricacciare dentro le lacrime davanti a quella prova di fedeltà dei suoi sottoposti -Dò allora ufficialmente inizio alla prima riunione pirata! Argomento del giorno: tesori preziosi da razziare!!!-

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro