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4. Follow me into the dark

"È questa la mia fortuna
Che sono nato qua
A un passo dalla luna
E prenderla quando mi va.
Ma adesso che sono lontano
E gli oceani non vedo più
Sai quanto mi consola
Pensare a quel punto di blu"
(Ad un passo dalla luna - Tre allegri ragazzi morti)


Resto interdetto, incapace di muovere un muscolo. Blue si allontana sciogliendo ogni contatto fisico e rimane a guardarmi in attesa.

- Ma che cazzo fai? - è l'unica cosa che riesco a dire.
Le mie parole vengono sputate fuori con rabbia, molta di più di quanta ne provi in realtà.
Stringo le dita fino a formare un pugno e provo a colpire quella faccia insopportabile, ma la mia mano si scaglia un'altra volta nel vuoto.

Lui se la ride soddisfatto, come un bambino che ha appena sottratto le caramelle ai compagni a loro insaputa. Con una mano sullo stomaco e la testa all'indietro, ride sguaiatamente come se stesse guardando la scena più divertente del mondo.

- Porca puttana, dovresti vedere la tua faccia.

Sento la mia ira aumentare fino a bruciarmi dentro le vene. Prima mi bacia senza il mio consenso e poi ha anche il coraggio di prendermi in giro?

- Perché diavolo l'hai fatto? - urlo, colpendo l'aria più e più volte. Il fatto di non riuscire a mettere a segno neanche un pugno fa aumentare il mio nervosismo.

- Era solo uno scherzo, stai calmo! - sghignazza, - Perché te la prendi tanto per una cosa così insignificante?

Mi muovo per la stanza esasperato, vorrei mandarlo via ma non so come fare. I miei passi rimbombando sulle assi di legno, attutiti dai calzettoni di spugna che indosso.

- Non ti azzardare a farlo mai più. Vattene! Perché sei sempre tra i piedi? - sbraito, spingendolo verso la porta da cui sorprendentemente passa attraverso.

Resto a bocca aperta a fissare il punto in cui è scomparso. Questa volta sono lucido, non posso essermi immaginato tutto. Dopo qualche secondo vedo sbucare il suo viso che mi guarda contrariato, il suo corpo è rimasto sospeso tra una stanza e l'altra, come in uno di quei trucchi da prestigiatore in cui l'assistente del mago viene tagliata in due. Il suo busto è all'interno della mia camera, mentre le gambe sono al di fuori.

- Ma che cazzo... - farfuglio. Non mi abituerò mai a questa cosa.

- E dove altro potrei andare? - Blue pone questa domanda come se la risposta fosse scontata, riferendosi al mio desiderio di mandarlo via. Fa un passo in avanti ed interrompe la bizzarra visione del suo corpo diviso a metà.

- Ad infestare case disabitate o a possedere corpi altrui. - dico acido, - Non so, vai a fare qualunque cosa tu faccia quando non perseguiti me.

Lui mi guarda serio, per poi scoppiare in una risata nervosa. Si avvicina sempre di più, costringendomi ad indietreggiare fino a scontrarmi con il muro alle mie spalle. Ha in viso un'espressione che mi incute timore.
 La luce dell'abatjour proietta su di lui delle ombre inquietanti, illuminando il suo occhio più chiaro, mentre l'altro è completamente cupo e più scuro del normale. Posa le mani ai lati della mia testa, aggrottando le sopracciglia bionde con fare minaccioso. Deglutisco pensando a come anticipare ogni sua possibile mossa. Non so se abbia più timore che mi faccia del male o che provi di nuovo a baciarmi.

- Quando non sono con te, - scandisce piano ogni parola, - io non esisto.

Sgrano gli occhi, sorpreso da questa rivelazione. Solo in quel momento si accorge del mio respiro affannoso, osserva il mio petto fare su e giù freneticamente, ogni dettaglio del mio viso, per poi allontanarsi e lasciarmi finalmente libero. 

- Che vuol dire che non esisti? - domando, cercando di calmare il mio battito cardiaco. Il sangue mi pulsa prepotente in gola e riesco a sentirne il suono fin dentro alle orecchie.

Blue si volta nella mia direzione, dopo essersi allontanato di qualche metro forse per darmi spazio.

- Non ci sono, non sono né qui né da nessun altra parte. È come se dormissi, in attesa di qualcuno che mi svegli.

Vedo un lampo di tristezza attraversare i suoi occhi, come se fosse schiavo di qualcosa che non è in grado di controllare. Deve essere orribile per lui e più cose scopro sul suo conto, più provo pena nei suoi confronti.

- Oh, andiamo, non guardarmi in quel modo. - sputa, - Come se te ne importasse qualcosa!

Annuisco, in fondo è così, ma c'è un nonsoché in tutta questa bizzarra ed inquietante storia che mi tocca nel profondo. Anche se non lo conosco, anche se è morto molto prima che io nascessi, sento una sorta di connessione con questo ragazzo. E vorrei con tutte le mie forze che non fosse così, vorrei solo che scomparisse insieme al turbamento che mi provoca.

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La campanella che segna l'inizio delle lezioni è suonata già da un pezzo quando mi precipito all'interno dell'aula di fisica. Per fortuna il professore è assente, altrimenti mi sarei dovuto giustificare per il ritardo. Come al solito sono andato a letto troppo tardi e di conseguenza non ho sentito la sveglia, nonostante il volume esorbitante a cui l'avevo impostata. Ho il sonno davvero pesante e se mia madre fa il turno di mattina, capita spesso che non riesca a svegliarmi in orario. È lei a buttarmi giù dal letto quando è a casa.

Nora a malapena si accorge della mia presenza tanto è presa a disegnare con dei pennarelli sul suo avambraccio sinistro.

- Lo sai che potrebbero provocarti un tumore? - tento di richiamare la sua attenzione.

Lei sbuffa per poi alzare le spalle senza distogliere lo sguardo dal serpente viola, che riesco ora a distinguere sulla sua pelle.

- Buongiorno anche a te, raggio di sole. - dice sarcastica.

Dirigo le mie labbra verso il suo orecchio per poi soffiarci dentro un - Buongiorno, Tiffany - troppo ravvicinato. Lei rabbrividisce e di conseguenza il pennarello le sfugge di mano creando una sbavatura.

- Cazzo, Leo! - sbraita. Odia che le persone le bisbiglino nelle orecchie, per questo sapevo di riuscire nel mio intento di infastidirla.

- Che cosa stai combinando? - indico il suo braccio imbrattato di inchiostro.

- Voglio farmi un tatuaggio, stavo facendo delle prove prima che tu mandassi a puttane tutto il mio operato.

- Umh, carino, - commento guardando il disegno, - Un po' creepy ma carino.

Nora sposta una ciocca di capelli dietro all'orecchio, si lecca un dito e lo sfrega sulla pelle cercando di correggere l'errore, sotto al mio sguardo inorridito.

Dagli ultimi banchi Chad ci lancia palline di carta con l'intento di infastidirci. Lo fisso con fare minaccioso nei sui occhi verde bottiglia, così contrastanti con la sua carnagione rossastra. È una di quelle persone dalla pelle talmente delicata da scottarsi anche con un minimo raggio di sole. I suoi capelli ramati sono pettinati di lato in modo impeccabile, cosa che non ti aspetteresti mai conoscendolo un minimo: è l'essere più disordinato e casinista che abbia mai incontrato. Ha i modi di fare di un bifolco celati da un aspetto impomatato. 
Chad sembra cogliere il mio avvertimento, perché si congela per qualche secondo per poi concentrarsi nel tormentare qualcun altro.

- Quand'è che mi farai conoscere Blue? È da giorni che continuo a chiedertelo. - dice Nora, interrompendo il profilo psicologico di Chad che stavo ricostruendo mentalmente.

E adesso come le spiego che non sarò mai in grado di presentarglielo? 

"Scusa Nora, ma Blue in realtà è un fantasma che posso vedere solo io. Ma tranquilla, non è niente di che".

Il modo migliore per farmi internare senza passare dal via.

- Non credo accadrà, sai, è molto timido... - vagheggio.

La mia amica alza un sopracciglio, capisce benissimo quando le sto raccontando una cazzata.

- Sul serio? - dice scettica - Con te invece si è esposto così tanto perché sei una persona talmente loquace da mettere chiunque a proprio agio.

- Ehi, non c'è bisogno di offendere, - faccio, risentito. Lo so di non essere molto socievole con gli estranei, ma addirittura dire che li metto a disagio.

- Andiamo Leonard, che cosa mi stai nascondendo? Perché non vuoi farmelo conoscere? Voglio la verità!

Ahia, ha usato il mio nome completo, vuol dire che è molto seria. Adesso come glielo spiego? Non so davvero cosa inventarmi.

- Andiamo Leopard, perché non le dici la verità? - sento una voce alla mia sinistra pronunciare quelle parole, ma non capisco di chi si tratti fino a quando non mi giro in quella direzione.

Blue siede al mio fianco, con le gambe poggiate sul banco vuoto e le braccia piegate dietro la nuca a sorreggergli la testa. Sulle orecchie ha le cuffie blu che avevo già visto durante l'incidente, leggermente spostate per captare i nostri discorsi, mentre le sue Converse fiammeggianti si muovono a penzoloni a ritmo di musica.

Come mi ha chiamato? E che ci fa anche qui a scuola? Credevo di poter evitare la sua presenza stando lontano da casa. Mi ero convinto che il motivo per cui mi perseguitasse fosse legato alla sua vecchia stanza della quale sono diventato il nuovo proprietario.

- Chi diavolo sta ascoltando i Clash ?- domanda Nora, guardando nella mia stessa direzione.

Può sentire anche lei la musica a volume esorbitante che esce da quegli aggeggi? 

- Lui, - dico indicandolo. Chissà se magari è in grado di vederlo anche lei.

- Chi?

- Blue, volevi che te lo presentassi. Beh, eccolo qui!

Sporge la testa ed il sopracciglio di Nora si inarca talmente tanto che temo possa staccarsi dalla sua fronte e rimbalzarmi dritto in faccia.

- Non so a che gioco stai giocando, ma inizia ad infastidirmi. Ti avevo chiesto di dirmi la verità e invece tu continui a prendermi in giro.

Il suo viso è leggermente imbronciato. Litigare di nuovo con lei, soprattutto per questa storia, è l'ultima cosa che voglio. In fondo ci avevo sperato che potesse vederlo anche lei, per dimostrarmi di non essere diventato completamente pazzo.

- Te l'ho detto che sei l'unico in grado di vedermi. - Blue ha la testa inclinata all'indietro e le palpebre socchiuse. Ha un'espressione così rilassata da dare ai nervi.

- Andiamo. - balzo in piedi e trascino con me Nora afferrandola per un braccio.

Mi è balenata in mente un'idea che potrebbe convincere la mia amica del fatto che Blue sia un fantasma, senza farmi sembrare un folle completo.

- Vieni anche tu. - ordino al ragazzo con un bisbiglio. Così dicendo spingo via il banco su cui è appoggiato, facendo cadere le sue gambe in avanti.

- Ma che cazzo! - sbraita scocciato, prima di alzarsi a sua volta e seguirmi per i corridoi.

L'aula di pittura a quest'ora è sempre vuota, le lezioni si svolgono di solito nelle ultime ore della giornata e la serratura è stata manomessa talmente tante volte che alla fine hanno smesso di aggiustarla. Infatti è così che la troviamo: deserta e facilmente accessibile, il posto ideale per non essere visti da occhi indiscreti.
La stanza è abbastanza grande, con numerosi cavalletti disposti a semicerchio, ampie finestre che la inondano di luce e varie tele ammonticchiate contro le pareti. Affaccia sul giardino posteriore, cosicché gli studenti possano dipingere in tranquillità con la vista panoramica del bosco alle loro spalle.

- Perché mi hai portata qui dentro? Non ho intenzione di pomiciare con te. - annuncia Nora incrociando le braccia al petto.

Alzo gli occhi al cielo, so benissimo che quell'aula è rinomata come il posto migliore della scuola per andare a fare sconcerie in santa pace, ma non è per quello che siamo qui. 

- No, scema. Aspetta e vedrai.

Prendo un quaderno e una penna da dentro lo zaino che mi sono portato dietro e li passo a Nora, sotto al suo sguardo perplesso. Faccio cenno a Blue di posizionarsi alle sue spalle, in modo da avere una buona visuale del quaderno. È abbastanza scocciato da questa mia richiesta, ma alla fine decide di accontentarmi, forse spinto dalla curiosità di scoprire che cosa abbia in mente.

- Scrivi qualcosa senza farmelo vedere, - incito la mia amica a fare come le dico, mettendomi di fronte a lei. 
Un po' titubante scrive qualcosa sul foglio. Deve essere breve perché ci mette un secondo a concludere.

Faccio un cenno con il capo a Blue, per incitarlo a leggere quanto scritto. 

- "Sei un coglione". - pronuncia per poi aggiungere con una smorfia -Già mi piace questa ragazza! 

- Sei un coglione,- ripeto sbuffando.

Nora si volta di scatto forse per controllare che non ci siano specchi o telecamere da qualche parte.

- Questa era facile, - dice scettica, guardandomi di sottecchi. Dopo di che scrive un'altra frase, questa volta più articolata.

- Sono Leo e fino ai 12 anni ho fatto la pipì nel letto. - Blue scoppia a ridere mentre pronuncia quelle parole.

Sento la mia faccia andare a fuoco, non mi aspettavo che potesse scrivere una cosa del genere, rivelando involontariamente uno dei miei imbarazzanti segreti.

- Sono Leo e fino ai 12 anni ho fatto la pipì nel letto, - ripeto imbarazzato, -Tra tutte le cose che potevano venirti in mente, dovevi scegliere proprio questa?

L'espressione di Blue è sempre più divertita e la cosa mi rende abbastanza furioso.

- Non so come tu abbia imparato a leggere guardando il movimento della penna, ma non capisco dove vuoi arrivare. Stai seguendo un corso di prestigiatore? - immaginavo che non fosse sufficiente a convincere la mia amica.

Mi volto di spalle, coprendomi gli occhi con le mani ed incitando Nora a riprovarci un'altra volta.

Sento il fruscio della penna sulla carta seguita dalla voce di Blue che dice "Sono stata io a rompere il tuo cellulare l'anno scorso. Mi è caduto nel cesso".

Ripeto un'ultima volta, stando più attento a non confondere le parole che al significato di ciò che ho appena sentito.

- Che cosa? - sbotto poi, quando realizzo. Mi volto di scatto, guardando Nora in modo truce.

- Come cazzo hai fatto? - adesso mi sembra davvero stupita.

- Un attimo solo, riavvolgiamo il nastro. Che cosa hai fatto al mio cellulare?- metto le mani sui fianchi adirato.

- Un giorno me l'avevi prestato per telefonare a Cassie perché il mio era scarico. Era il giorno in cui mi ha lasciata, ero andata nel bagno al terzo piano per poterla chiamare e dopo aver ricevuto la notizia ero talmente sconvolta che mi è scivolato. Ho provato ad asciugarlo come meglio potevo e sembrava funzionasse comunque all'inizio, ma il giorno dopo aveva smesso già di vivere. Scusa, - dice sollevando le spalle col sorriso di chi è stato appena colto con le mani nel sacco.

- Avresti dovuto metterlo nel riso, cazzo! Lo sanno anche i bambini, - sbraito.
Stiamo perdendo il punto della situazione, ma sono troppo incazzato per il mio telefono al momento. Mia madre aveva dato la colpa a me, dicendo che non sono in grado di prendermi cura delle mie cose. Era il terzo che cambiavo nel giro di due anni e avevo dovuto lavorare per tutta l'estate per poterne prendere un altro perché lei si era rifiutata di acquistarlo.

- Leo, ti ho chiesto scusa, non iniziare a sbattere i piedi a terra come un bambino. Adesso spiegami come hai fatto a sapere quello che ho scritto. - blocca la mia scenata sul nascere.

Di sicuro non mi sono calmato, ma per ora è meglio concentrarsi sull'obiettivo. 

- È stato Blue a dirmelo. Ora è proprio dietro di te, - spiego.

Nora si volta confusa, ma ancora una volta non vede nulla.

- Cos'è uno scherzo? Siamo su Candid Camera? Dove nascondi gli auricolari? - dice avvicinandosi ed iniziando a tastarmi la maglietta e le orecchie.

- Smettila, non è uno scherzo. Sono serio! - la spingo via infastidito dalle sue palpate.

Inarca un sopracciglio per poi incrociare le braccia.

- Stai cercando di dirmi che Blue è l'uomo invisibile? - il suo sarcasmo non è di certo così velato, anche se inconsapevolmente ha detto qualcosa di non troppo lontano dalla verità.

- Blue è morto.

- Sì, quello originale probabilmente lo è. Sono stata io a dirti che è scomparso decenni fa.

Scuoto la testa, proprio non lo vuole capire.

- Sono la stessa persona, Nora. Blue Murray è morto nel '94 ed è lo stesso che ora è dietro di te. È un fantasma.

La mia amica mi guarda allibita, sembra sia lì per lì per chiamare il centro di igiene mentale o spararmi un colpo in testa per mettere fine alla mia esistenza, così come si fa con un cavallo azzoppato.

- Leo, hai sbattuto la testa l'altro giorno, forse dovremmo andare in ospedale a farti fare una TAC. Sai, ho letto che capita di avere delle allucinazioni in seguito ad un trauma cranico. - si avvicina preoccupata, cingendomi il viso tra le mani e guardando l'ematoma alla fronte che è quasi del tutto guarito.

Scuoto la testa e l'allontano per una seconda volta. Troppo contatto fisico in una sola giornata.

Mi riprendo il quaderno e mi dirigo verso Blue, che è fermo a gustarsi la scena come se stesse guardando una sitcom comica. 

- Scrivi qualcosa, - gli dico, passandogli in necessario.

- Non sono un fenomeno da baraccone. - le sue pupille passano dalle mie mani al mio viso e mi osservano con espressione contrariata.

- Andiamo! - senza indugi gli metto il quaderno tra le mani, ma questo va a schiantarsi sulle mattonelle, dimostrando solo il contrario di quanto ho detto prima.
Nora sbuffa alle mie spalle.

- Per favore, - lo supplico con un sorriso angelico. Di solito la mia faccia da cucciolo abbandonato funziona sempre con mia madre.

Blue alza gli occhi al cielo, sembra pensarci un attimo, giusto per torturarmi un po', ma poi si abbassa per raccogliere il quaderno. Deve costargli molta fatica perché lo muove molto lentamente, come se pesasse centinaia di chili.
Mi volto verso Nora, sicuramente dalla sua prospettiva starà vedendo soltanto un quaderno fluttuare magicamente nell'aria. Il suo volto è coperto da un velo di stupore.

Sorrido soddisfatto, forse sono quasi riuscito nel mio intento.

Il ragazzo armeggia con la penna come se stesse compiendo uno sforzo immane e la mia amica si avvicina per poter guardare meglio. Ci vuole qualche secondo prima riesca a scrivere le parole "Sono Blue" sul foglio, dopo di che lascia cadere per terra tutto ciò che aveva tra le mani.

- Uoh! - esclama Nora.

Mi volto verso di lei, con la paura che possa svenire da un momento all'altro per via della rivelazione, ma il suo sorrisino ebete mi fa subito ricredere.

- Che figata!

Più tardi siamo seduti ad uno dei tavoli della mensa e Nora non fa altro che fare domande a raffica su Blue. È da quindici minuti che rigiro con la forchetta la pasta disgustosa che si trova dentro al mio piatto, cercando di trovare il coraggio di assaggiarla.

- Ma quindi com'è morto?

- Non lo so, non me l'ha detto.

- Perché si trova qui?

- Boh.

- E perché puoi vederlo solo tu?

- Non ne ho idea.

- Non sai un cazzo! - sbraita la mia amica, scocciata dal mio disinteresse sull'argomento, - Ma almeno glielo hai chiesto?

- No, Nora, perché avrei dovuto farlo se non me ne frega niente?

Se il suo intento è quello di farmi innervosire, devo dire che ci è riuscita benissimo. A farmi irritare ancora di più è la costante presenza di Blue, che oggi non sembra volermi lasciare in pace nemmeno per un secondo. È in piedi accanto al nostro tavolo, ma non si interessa per niente a noi o alla nostra conversazione, il suo sguardo è concentrato nello squadrare gli altri studenti come se fosse in attesa di qualcosa o di qualcuno.

Scorgo Nicholas passare tra i tavoli con in mano il suo vassoio. Il suo sguardo è vago, si muove trascinando i piedi e tenendo la testa bassa. Probabilmente è in cerca di un posto vuoto in cui sedersi, ma è in ritardo e a quest'ora la mensa è un delirio, sono sicuro che non riuscirà a trovarne neanche uno.
Mi alzo e sollevo le braccia, agitandole per farmi notare. Per fortuna riesce a vedermi immediatamente, evitandomi il fastidio di dover urlare il suo nome per cercare di sovrastare le voci degli altri studenti che pullulano la sala.
Gli faccio cenno di sedersi con noi e lui si avvicina un po' titubante, come se non credesse che tutto questo stia succedendo davvero.
Io che invito quel secchione al nostro tavolo, fino a qualche giorno fa non ci avrei creduto nemmeno io.

- Ciao Nicholas, come va?- gli chiedo, invitandolo a prendere posto.

Posso leggere sulla sua faccia tutta la preoccupazione che prova in questo momento, come se temesse che gli stia facendo uno scherzo per metterlo in imbarazzo davanti a tutti.

Anche Nora sembra colpita quanto lui dal mio invito, ma poi mi regala un sorriso fiero.

- E questo chi è? - domanda Blue, mostrando improvviso interesse riguardo a quello che sta accadendo. Si avvicina al viso del ragazzo, che è chino sul suo piatto, e lo scruta in maniera molto ravvicinata. I suoi gomiti sono poggiati al tavolo, mentre le nocche gli sorreggono il mento.
In questo momento potrei giurare che abbia anche il potere della telepatia, perché dalla sua espressione concentrata sembra quasi che stia cercando di entrargli nella mente.

- Sono contenta che abbiate chiarito, - esordisce Nora, - Leo sarà essere un tale coglione a volte!

-È tutto okay, tranquilla- ribatte l'altro.

La ringrazio con un'occhiataccia per il complimento e torno a concentrarmi su Blue, che ora mi guarda come uno che ha appena avuto un'illuminazione.

- Ah, è il tizio che hai chiamato frocio - commenta atono.
Distolgo lo sguardo spostandolo su un'insignificante macchia sul giallo del muro. Probabilmente sono diventato completamente rosso perché sento le guance andarmi a fuoco. Ricordare quanto è successo mi imbarazza, mi vergogno tantissimo per essermi comportato in quel modo, ma anche per averlo rivelato a Blue, prima di sapere che lui è davvero omosessuale e la cosa potrebbe avergli dato fastidio, se non peggio.

- Lo sai che sei molto carino quando arrossisci? - sussurra nel mio orecchio, trovandosi improvvisamente alle mie spalle, in piedi, ma con il viso chino ad un soffio dal mio.
Rabbrividisco per via di quello sbuffo emesso così vicino al mio lobo, per poi voltarmi nella sua direzione ed ammonirlo con lo sguardo. Devo controllarmi, non posso permettermi di inveire contro di lui, so già che tutti gli altri vedrebbero solo un pazzo che parla da solo.
Ma perché si comporta in questo modo? Lo diverte così tanto provocarmi?

- Che succede? - domanda Nora che, da attenta osservatrice, si sarà di sicuro gustata tutte le variazioni delle mie espressioni facciali, come se stesse osservando un film muto.

- Blue - dico solo, tornando a mangiare le patatine che ho nel piatto, ormai quasi completamente fredde e mollicce. 
Il diretto interessato si siede al mio fianco stampandosi in faccia un sorrisino soddisfatto.

- Cos'è "Blue"? - ora è Nicholas ad essere diventato improvvisamente curioso, chiaramente frastornato dai nostri discorsi criptici.

- Blue è un ragazzo morto negli anni '90 che frequentava questa scuola e che viveva nella casa in cui si è trasferito Leo. Ora è un fantasma e lo perseguita. - spiega la mia amica, come se fosse le cosa più normale del mondo.

- Ma sì, raccontiamo a tutto il modo a storia del povero ragazzo morto. Tanto lui non può lamentarsi perché non lo sente nessuno! - esala Blue, portandosi due dita alle tempie come se avesse l'emicrania.
Ma ai fantasmi può venire l'emicrania?

Lo sguardo di Nicholas rimbalza da Nora a me, imperscrutabile.

- Okay, mi state prendendo in giro. Ho capito.

Non ho proprio le forze per affrontare di nuovo l'argomento e cercare di convincere anche lui. È stata già abbastanza ardua la prima volta.

- Purtroppo non è uno scherzo, vorrei tanto che lo fosse. - la mia voce esasperata sembra quasi convincerlo.

- Va bene, mettiamo che sia tutto vero, - con l'indice solleva gli occhiali che gli sono scivolati sulla punta del naso, - Perché perseguita proprio te? Potrebbe avere qualche questione in sospeso, legata alla casa, magari?

Blue se la ride, di sicuro pensa che questa teoria sia una cazzata.

Alzo le spalle, - Non ne ho idea, vorrei solo che mi lasciasse in pace, adesso ha iniziato a seguirmi anche a scuola.

- Ma perché semplicemente non glielo chiedi? - sbraita Nora, - La comunicazione risolve tutti i problemi!

- Aspetta, loro si parlano? - riprende l'altro, sempre più interessato all'argomento, - Credevo fosse più una cosa alla Paranormal Activity, con forze invisibili che spostano oggetti e sbattono le porte.

- Beh, per me è stato più o meno così quando me l'ha mostrato, ma Leo può vederlo e parlaci come se fosse una persona normale. 

I due iniziano a parlottare tra di loro e Nora gli racconta tutta la storia dall'inizio, a partire dall'incidente e dal diario.
Nicholas si fa pensieroso, assumendo l'espressione da Nerd che lo caratterizza.
- Sicuramente si tratta del diario, devi capire che cosa gli è capitato per poterti sbarazzare di lui. Deve essere la sua morte la sua questione in sospeso e, una volta scoperto quello che gli è successo, potrebbe trovare la pace e passare oltre.

Questo discorso sembra tanto uscito da un qualsiasi episodio di Ghost Whisperer.

- Okay, forse stiamo correndo un po' troppo. Non sono Melinda Gordon e non ho voglia né tempo di mettermi a fare l'investigatore. - sentenzio.

- Vuoi liberarti di lui o no? - riprende il ragazzo.

Annuisco, mi piacerebbe riavere la mia privacy e non vederlo più spuntare all'improvviso ovunque vada.

- Dobbiamo stilare un piano d'azione, - interviene Nora, nei panni del detective Conan, - Quel povero ragazzo è intrappolato in questo mondo da 27 anni e nessuno sa che fine abbia fatto, è ora che trovi finalmente la pace. 

Sospiro, non so come ma mi sono lasciato convincere da quei due esaltati.

- Ma guarda un po' Chad,- dice una voce famigliare alle mie spalle, avvicinandosi al tavolo, - Leo e Nicholas si sono finalmente messi insieme ufficialmente.

Mi volto nella direzione dei due imbecilli, che ridacchiano come delle iene sotto lsd. Tim sta ancora masticando a bocca aperta l'ultimo boccone del suo pranzo, mentre Chad ha in mano i vassoi con gli scarti da buttare.

- Immagino che questi due siano quelli simpatici della cucciolata - commenta Blue, alzandosi in piedi e aggirandoli per osservarli meglio.

- Dai su, datevi un bacetto! - continua Chad, sporgendo le labbra per rimarcare il concetto.

Posso vedere Nicholas immobilizzarsi sulla sedia, proprio mentre i miei pugni stringono forte il tovagliolo e la forchetta che avevo in mano. Credo tema più una mia sfuriata rispetto agli insulti dei due cretini.

- Siete davvero degli idioti, - interviene Nora, forse intuendo che la mia pazienza sia giunta quasi al limite, - La dovete smettere con questa storia: non fa ridere nessuno.

- Come sei acida oggi, ti sono venute le tue cose? - riprende Tim, incurante del pericolo.

Il viso di Nora diventa paonazzo, le guance gonfie come se stessero per scoppiare. Si alza in piedi di scatto, facendo stridere i pali della sedia sul pavimento. Posso sentire addosso gli sguardi di tutti gli studenti presenti in mensa. Poi succede in un attimo, la mia amica afferra il tubetto del ketchup, si avvicina ai due malcapitati e lo svuota completamente sulla faccia di Timothy, non prima di avergli urlato:
- Si chiamano mestruazioni, imbecille troglodita che non sei altro!

Si sentono ovazioni sconvolte, seguite da fragoroso risate. Anche Chad che si è goduto la furia di Nora in prima fila, se la ride indicando il suo amico. Poco dopo lo afferra per il braccio e cerca di trascinarlo via, mentre lui tra un'imprecazione e l'altra tenta di togliersi la salsa rossa dalla faccia.
- Andiamo via, questa è più pazza della madre di Leo. - si lascia sfuggire Chad.

Adesso sono io a non vederci più. Mi alzo in piedi e non ci sono Nora o Nicholas che possano trattenermi questa volta.

- Che cosa hai detto pezzo di merda? - ringhio, stringendo i pugni. Non mi aspettavo che potesse tirare fuori quella storia.

Chad mi fa un cenno con la mano per scacciarmi via, neanche fossi una mosca. Si volta, pronto ad andarsene, ma in quel momento succede qualcosa che mi lascia a bocca aperta.
Blue allunga la gamba e con uno sgambetto lo fa ruzzolare per terra. Lo scemo finisce spalmato con la faccia sul pavimento, proprio nella pozza di ketchup che si era formata poco prima.

Tutti ridono come se stessimo guardando la scenda di una sitcom demenziale, con sotto le risate preregistrate.

- Chi è stato? - sbraita, guardandosi intorno con circospezione e strisciando come un verme nel tentativo di rialzarsi. I suoi capelli perfetti sono ora tutti sfatti ed imbrattati di rosso, così come la sua maglietta bianca, un tempo immacolata.
Nessuno risponde, erano tutti troppo lontani da lui per poter essere colpevoli.

- Che cosa sta succedendo qui? - interviene quel matusa del professor Loner, cercando di placare gli animi. Mi guarda con quei suoi occhietti malevoli da sotto la montatura dorata dalle lenti spesse. - Hooper, è la seconda volta che finisci nei guai. L'altro giorno ti sei salvato perché i tuoi compagni ti hanno coperto le spalle, ma questa volta non la passerai liscia.

- Ma io non ho fatto niente! - provo a protestare. Perché tra tutti i presenti se la deve prendere proprio con me? Sono stati Chad e Tim ad iniziare ed io non ho fatto in tempo nemmeno a reagire.

- Dal preside. Ora. - pronuncia categorico, con le braccia sui fianchi.

- Ma non è giusto, - Nora come sempre non può fare a meno di intervenire, - Leo non ha fatto niente. Non è colpa nostra se Chad non è in grado di reggersi in piedi.

- Vuole seguirlo anche lei, signorina Moore? - Loner si solleva gli occhiali con l'indice e ci guarda con il suo solito disprezzo. Non so perché quell'uomo mi odi così tanto nonostante abbia ottimi voti nella sua materia.

Faccio cenno alla mia amica di lasciare perdere, non voglio che finisca nei guai anche lei. Prendo le mie cose e mi dirigo verso la presidenza, scortato dal professore e da Blue, ovviamente.

- Carl Loner... Non posso credere che questa feccia umana insegni ancora. -Constata il ragazzo, scrutando l'insegnate da troppo vicino. - Quanti anni avrà adesso? Duecentosettantacinque?  

Non riesco a fare a meno di trattenere un sorrisino divertito, contento che anche Blue non ci andasse d'accordo ai tempi.

Loner si ferma all'improvviso e mi si avvicina con fare minaccioso.

-Trovi tutto questo divertente, Hooper? - ringhia.

- Nossignore. - deglutisco a fatica il groppo che mi si è formato in gola. 

Non sono bravo a gestire queste situazioni, sarà anche perché non sono mai finito nei guai prima d'ora.

Arriviamo davanti all'ufficio e Loner bussa alla porta per poi attendere il consenso ad entrare.

Mi avvicino alla scrivania in ciliegio laccato posta davanti alla finestra, con le mani che mi sudano per l'agitazione. Nella stanza regna un ordine maniacale, è tutto sistemato e catalogato alla perfezione.

Il preside mi invita ad accomodarmi con un cenno della testa, senza degnarmi di uno sguardo, mentre termina di firmare alcuni documenti che ripone dentro ad una cartelletta.

Il suo ciuffo biondo cenere macchiato da qualche ciocca di bianco, è tirato all'indietro con chissà quanta cera, non ha neanche un capello fuori posto.

Asciugo i palmi sui pantaloni e faccio come mi dice.

- Che succede professor Loner? - domanda all'anziano docente, inspirando profondamente.

- Hooper stava litigando con il signor Boil ed il signor Roberts e non è la prima volta che accade. - spiega, raccontando solo la parte della storia a cui ha assistito, ovvero quella in cui Chad cade per terra e striscia nel ketchup come un lombrico.

Il preside ascolta in silenzio, mentre Blue lo squadra concentrato, analizzando tutti gli oggetti personali presenti sulla scrivania.

- Non ci credo che quel coglione di Daniel Rain sia diventato preside del liceo. - in viso ha un'espressione adirata e lo studia come se potesse fargli esplodere la testa da un momento all'altro. - Questa scuola fa anche più schifo di 27 anni fa.

Il preside mi congeda con qualche giorno di punizione da scontare il pomeriggio dopo le lezioni, prevedibile da parte sua. 

Faccio per andarmene quando Blue spalanca la finestra ed inizia improvvisamente, preso da chissà quale raptus, a sparpagliare i fogli disposti meticolosamente sulla scrivania e a lanciarli per aria come se fosse colpa di una folata di vento.
La scena che mi si presenta è tragicomica: il preside Rain ed il professor Loner che rincorrono i documenti per la stanza come in un film comico, lasciandosi sfuggire anche qualche imprecazione.

Abbandoniamo la stanza lasciando i due al loro destino, mentre Blue cammina a testa alta con fare soddisfatto. Chissà che cosa gli avranno fatto, sarei curioso di scoprirlo.

- Che c'è?- dice poi, quando nota che lo sto fissando.

Sollevo le spalle e mi lascio sfuggire un sospiro mentre ritorno a guardare in avanti.

- Nulla, è solo che sei un tipo davvero strano.

Un sorriso sbieco si disegna sul suo viso.

-Oh, ma non hai ancora visto nulla...

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